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Bacco e Minerva
Opere pittoriche e scultoree di Artisti Veneti
Comunicato stampa
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Minerva, dea della sapienza e dell’equilibrio, e Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza, hanno ispirato dieci artisti veneti contemporanei, che hanno tentato di fondere nel segno artistico la pluralità di significati - antropologici, storici, sociali, culturali e religiosi - della produzione e della fruizione del vino. Un’arte vera e propria, quella vitivinicola ed enologica, che ben si accompagna alla produzione artistica, tant’è che Conegliano è “città d’arte e del vino”.
La mostra “Bacco e Minerva”, piccola perla di “ebbrezza” e “saggezza” curata da Prospettive e dal suo presidente Francesco Di Leo, rappresenta dunque, simbolicamente, l’essenza stessa di Conegliano, con la sua duplice vocazione artistica ed enologica. L’arte e il vino, del resto, sono entrambi vocati a dare espressione e risonanza ai moti più profondi dell’animo, attivando circuiti sensoriali ed emotivi, intellettivi e spirituali.
Le opere artistiche e scultoree – alcune predisposte appositamente per l’occasione – rimarranno esposte a Conegliano dal 10 al 22 marzo. L’Oratorio dell’Assunta in piazza Cima ospita diciotto tele dei pittori Lino Dinetto, Domenico Boscolo Natta, Vico Calabrò, Bruno Donadel, Epìphany, Franco Murer, Oyrta, Miro Romagna e Salvino, mentre le tre sculture monumentali di Simon Benetton si armonizzano, in vari punti della città, con il contesto urbano e architettonico: all’ingresso della Corte delle Rose in viale Carducci, a fianco della Fontana del Nettuno in corso Vittorio Emanuele e in piazzetta Cavour. Per l’occasione, Vico Calabrò ha inoltre dipinto due pannelli - raffiguranti ovviamente le divinità classiche che danno il nome alla rassegna - che sono stati inseriti all’ingresso dell’Oratorio dell’Assunta.
«La mostra prosegue l’opera di valorizzazione del patrimonio artistico dell’iconografia veneta, degli artisti che la rendono importante a livello nazionale e internazionale – afferma il sindaco Floriano Zambon – Sarà quindi un’opportunità da non perdere per il pubblico locale, ma anche per coloro che giungeranno da fuori, per avvicinarsi a una cultura che nell’arte trova forme più elevate di rappresentazione della propria identità.»
«L’idea di portare a Conegliano, “città d’arte e del vino”, opere pittoriche e scultoree sul tema “arte e vino” nasce dal voler legare due elementi fondamentali del nostro territorio, il vino e l’arte, appunto – spiega il prof. Francesco Di Leo, curatore della mostra – “Bacco e Minerva” segue le altre due esposizioni a tema proposte da Prospettive: “Dall’arte al vino all’età contemporanea” (2002) e “Dal vino in cornice alla corte di Castelbrando” (2003).»
Il significato della collettiva “Bacco e Minerva” verrà illustrato nell’ambito della cerimonia di inaugurazione -sabato 10 marzo, ore 18, a Palazzo Sarcinelli - dal critico d’arte Lorena Gava. La presentazione sarà preceduta dall’esecuzione musicale dei maestri clarinettisti dell’“Ensamble Rapsodie” e dall’intervento poetico di Francesco Crosato. La mostra rimarrà quindi aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19.30.
La collettiva d’arte, organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Città di Conegliano e patrocinata dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Treviso, è inserita nella manifestazione “Bacco e Minerva - Concorso Nazionale 2007”, istituito dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con la Feder Doc Nazionale, a cui aderiscono le Scuole Agrarie ed Enologiche Italia. L’edizione 2007, che si terrà dal 15 al 18 marzo, è organizzata dalla Scuola Enologica di Conegliano.
Come da tradizione consolidata, Prospettive, durante il periodo di apertura della mostra, organizza laboratori didattici con artisti locali a favore delle scuole del territorio. Il calendario è già fitto di appuntamenti. Si sono prenotate: la scuola media “Brustolon” (17-21-22 marzo), la primaria “Marconi” (16 marzo), la primaria di Campolongo (22 marzo), la primaria “Pascoli” (19 marzo). I laboratori artistici saranno tenuti anche da alcuni maestri che espongono, tra cui Franco Murer, Vico Calabrò, Salvino, e altri.
Arte, vino e sapienza
di Lorena Gava, presentatrice della mostra
Bacco e Minerva: il dio dell’ebbrezza, inventore del vino e la dea della sapienza, protettrice dell’intelligenza, si incontrano nello spazio fertile della pittura e della scultura. Dieci artisti contemporanei offrono il loro sguardo su un tema, il vino, che fin dall’antichità risulta un soggetto iconografico particolarmente amato e trattato.
Le scelta delle opere permette innanzitutto di identificare lo stile e il carattere degli artisti contemplati: l’amore per la natura si esprime nel disegno chiaro, nelle strutture rigorose di Simon Benetton; l’attenzione a pochi soggetti, carichi di valenze simboliche, si attesta nelle atmosfere sospese di Domenico Boscolo-Natta; il gusto per la rievocazione di leggende e fabule, vive nell’esperienza magica di Vico Calabrò; il gesto solenne, la statuaria eleganza nella resa della figura umana, apre il mondo di Lino Dinetto; il segno energico, il colore denso introducono la forza rustica dei paesaggi di Bruno Donadel; la precisione e l’eleganza formale si intrecciano nelle composizioni nitide e fortemente cromatiche di Epiphany; “l’imago” classica, la linea sinuosa, il colore avvolgente evocano l’universo artistico di Franco Murer; la tensione del segno, la pregnanza cromatica, il vigore delle forme accompagnano le creazioni di Oyrta; l’immediatezza dell’immagine, la rapidità dei toni, la luce viva introducono le nature morte di Miro Romagna; l’emozione del colore, il tratto leggero, l’armonia timbrica, segnano la figurazione di Salvino.
Dieci artisti, dieci interpretazioni difformi intorno ad un soggetto, il vino, ricco di fascino, di storia, di leggenda e di nutrite allegorie.
Dai mosaici pavimentali della “domus” romana, alle pareti affrescate delle chiese medievali, la vite carica di frutti si avvale di una simbologia che, se è andata mutando nel corso dei secoli, non ha mai cessato di significare e comunicare un evento atteso e sperato. Nell’età rinascimentale, il vino ha animato tanta della produzione pittorica dei Maestri italiani e fiamminghi, ha arricchito le tavole delle più importanti corti europee, è stato al centro di nature morte impreziosite nei dettagli e nella luminosità dei pigmenti. Per gli artisti legati all’Impressionismo, bere vino genera festa, quindi colore, guizzi di luce improvvisa che rimbalza “en plein air” nel ritmo vorticoso dei balli nelle strade e nelle piazze.
Il tema del vino affascina per il carattere profano, per l’elemento della convivialità, dell’eros legato al mito e ai riti bacchici, ma nello stesso tempo affascina per l’aura sacrale nel mistero dell’Ultima Cena, per il simbolo di immortalità a cui il rosso-sangue rimanda nella tradizione pagana e cristiana.
Nel presente, artisti di ogni età continuano a trattare il tema, rinnovandone la valenza significativa e comunicativa.
Alcuni dei pittori in mostra, mettono il vino al centro di studiate composizioni che evidenziano una forte sensibilità cromatica, giocata attraverso tinte accese o, al contrario, tonalità intime e silenziose. C’è un’indagine accurata degli elementi che compaiono, una scelta di oggetti che evocano idee e riflessioni e consentono di stabilire collegamenti nello spazio e nel tempo. Un calice, un bicchiere, una bottiglia, un grappolo d’uva adagiato su un piano, diventano fortemente riassuntivi e paradigmatici di una temperie culturale, di una condizione mentale, di una maniera di essere e di esistere. Oltre le forme riconoscibili, si avverte l’impalpabile presenza-assenza dell’uomo, spettatore muto di una scena inanimata, dominata dalla fisicità delle cose che lo circondano e gli appartengono.
Da ogni quadro emerge una nota sensibile diversa espressa con una tecnica personale e sempre riconoscibile: accanto al dato naturalistico non mancano suggestioni magiche e incursioni surreali che testimoniano un effetto di straniamento e di passione.
Il vino è storia, mistero, piacere dei sensi ma anche saggezza e intelligenza: in alcune opere è l’elemento catalizzatore di una diffusa sapienza popolare, del rituale lavoro nei campi, dell’ attività che distingue un territorio e un paesaggio. Su uno scenario aperto compare l’uomo, artefice della raccolta dell’uva, depositario di una prassi antica che si rinnova quotidianamente: linea, segno e colore scandiscono questo fare perenne, evidenziano in un’economia di gesti, il carattere di una tradizione che diventa patrimonio assoluto e imperdibile.
Bacco e Minerva: da un lato, il significato mitologico di una conoscenza iniziatica riservata a pochi, dall’altro il dominio collettivo che si compie nell’abbandono agli impulsi vitali, nella scelta intelligente dell’ebbrezza libera e fiduciosa di un brindisi.
Minerva, simbolo potente di ingegno ed intelletto, agisce come forza capace di infondere ordine e raziocinio, predispone all’attività, all’azione, pone un argine alla follia umana; nell’opera dell’artista si manifesta quale intelligenza creatrice di forme, mente ordinata che induce il pittore e lo scultore a ricercare la dimensione esatta della luce, delle proporzioni, delle geometrie nello spazio della tela e della materia. Minerva è la mano che guida il segno, il gesto dentro la fisicità del metallo, del ferro, è la mano che muove il pennello all’interno della sostanza cromatica a volte densa, pastosa, altre volte liquida e quasi slavata.
Le opere in mostra parlano, con stili diversi, di Bacco e Minerva, esaltano con un lessico attuale e ricercato il tema del vino, fonte d’ispirazione iconografica inesauribile.
La mostra “Bacco e Minerva”, piccola perla di “ebbrezza” e “saggezza” curata da Prospettive e dal suo presidente Francesco Di Leo, rappresenta dunque, simbolicamente, l’essenza stessa di Conegliano, con la sua duplice vocazione artistica ed enologica. L’arte e il vino, del resto, sono entrambi vocati a dare espressione e risonanza ai moti più profondi dell’animo, attivando circuiti sensoriali ed emotivi, intellettivi e spirituali.
Le opere artistiche e scultoree – alcune predisposte appositamente per l’occasione – rimarranno esposte a Conegliano dal 10 al 22 marzo. L’Oratorio dell’Assunta in piazza Cima ospita diciotto tele dei pittori Lino Dinetto, Domenico Boscolo Natta, Vico Calabrò, Bruno Donadel, Epìphany, Franco Murer, Oyrta, Miro Romagna e Salvino, mentre le tre sculture monumentali di Simon Benetton si armonizzano, in vari punti della città, con il contesto urbano e architettonico: all’ingresso della Corte delle Rose in viale Carducci, a fianco della Fontana del Nettuno in corso Vittorio Emanuele e in piazzetta Cavour. Per l’occasione, Vico Calabrò ha inoltre dipinto due pannelli - raffiguranti ovviamente le divinità classiche che danno il nome alla rassegna - che sono stati inseriti all’ingresso dell’Oratorio dell’Assunta.
«La mostra prosegue l’opera di valorizzazione del patrimonio artistico dell’iconografia veneta, degli artisti che la rendono importante a livello nazionale e internazionale – afferma il sindaco Floriano Zambon – Sarà quindi un’opportunità da non perdere per il pubblico locale, ma anche per coloro che giungeranno da fuori, per avvicinarsi a una cultura che nell’arte trova forme più elevate di rappresentazione della propria identità.»
«L’idea di portare a Conegliano, “città d’arte e del vino”, opere pittoriche e scultoree sul tema “arte e vino” nasce dal voler legare due elementi fondamentali del nostro territorio, il vino e l’arte, appunto – spiega il prof. Francesco Di Leo, curatore della mostra – “Bacco e Minerva” segue le altre due esposizioni a tema proposte da Prospettive: “Dall’arte al vino all’età contemporanea” (2002) e “Dal vino in cornice alla corte di Castelbrando” (2003).»
Il significato della collettiva “Bacco e Minerva” verrà illustrato nell’ambito della cerimonia di inaugurazione -sabato 10 marzo, ore 18, a Palazzo Sarcinelli - dal critico d’arte Lorena Gava. La presentazione sarà preceduta dall’esecuzione musicale dei maestri clarinettisti dell’“Ensamble Rapsodie” e dall’intervento poetico di Francesco Crosato. La mostra rimarrà quindi aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19.30.
La collettiva d’arte, organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Città di Conegliano e patrocinata dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Treviso, è inserita nella manifestazione “Bacco e Minerva - Concorso Nazionale 2007”, istituito dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con la Feder Doc Nazionale, a cui aderiscono le Scuole Agrarie ed Enologiche Italia. L’edizione 2007, che si terrà dal 15 al 18 marzo, è organizzata dalla Scuola Enologica di Conegliano.
Come da tradizione consolidata, Prospettive, durante il periodo di apertura della mostra, organizza laboratori didattici con artisti locali a favore delle scuole del territorio. Il calendario è già fitto di appuntamenti. Si sono prenotate: la scuola media “Brustolon” (17-21-22 marzo), la primaria “Marconi” (16 marzo), la primaria di Campolongo (22 marzo), la primaria “Pascoli” (19 marzo). I laboratori artistici saranno tenuti anche da alcuni maestri che espongono, tra cui Franco Murer, Vico Calabrò, Salvino, e altri.
Arte, vino e sapienza
di Lorena Gava, presentatrice della mostra
Bacco e Minerva: il dio dell’ebbrezza, inventore del vino e la dea della sapienza, protettrice dell’intelligenza, si incontrano nello spazio fertile della pittura e della scultura. Dieci artisti contemporanei offrono il loro sguardo su un tema, il vino, che fin dall’antichità risulta un soggetto iconografico particolarmente amato e trattato.
Le scelta delle opere permette innanzitutto di identificare lo stile e il carattere degli artisti contemplati: l’amore per la natura si esprime nel disegno chiaro, nelle strutture rigorose di Simon Benetton; l’attenzione a pochi soggetti, carichi di valenze simboliche, si attesta nelle atmosfere sospese di Domenico Boscolo-Natta; il gusto per la rievocazione di leggende e fabule, vive nell’esperienza magica di Vico Calabrò; il gesto solenne, la statuaria eleganza nella resa della figura umana, apre il mondo di Lino Dinetto; il segno energico, il colore denso introducono la forza rustica dei paesaggi di Bruno Donadel; la precisione e l’eleganza formale si intrecciano nelle composizioni nitide e fortemente cromatiche di Epiphany; “l’imago” classica, la linea sinuosa, il colore avvolgente evocano l’universo artistico di Franco Murer; la tensione del segno, la pregnanza cromatica, il vigore delle forme accompagnano le creazioni di Oyrta; l’immediatezza dell’immagine, la rapidità dei toni, la luce viva introducono le nature morte di Miro Romagna; l’emozione del colore, il tratto leggero, l’armonia timbrica, segnano la figurazione di Salvino.
Dieci artisti, dieci interpretazioni difformi intorno ad un soggetto, il vino, ricco di fascino, di storia, di leggenda e di nutrite allegorie.
Dai mosaici pavimentali della “domus” romana, alle pareti affrescate delle chiese medievali, la vite carica di frutti si avvale di una simbologia che, se è andata mutando nel corso dei secoli, non ha mai cessato di significare e comunicare un evento atteso e sperato. Nell’età rinascimentale, il vino ha animato tanta della produzione pittorica dei Maestri italiani e fiamminghi, ha arricchito le tavole delle più importanti corti europee, è stato al centro di nature morte impreziosite nei dettagli e nella luminosità dei pigmenti. Per gli artisti legati all’Impressionismo, bere vino genera festa, quindi colore, guizzi di luce improvvisa che rimbalza “en plein air” nel ritmo vorticoso dei balli nelle strade e nelle piazze.
Il tema del vino affascina per il carattere profano, per l’elemento della convivialità, dell’eros legato al mito e ai riti bacchici, ma nello stesso tempo affascina per l’aura sacrale nel mistero dell’Ultima Cena, per il simbolo di immortalità a cui il rosso-sangue rimanda nella tradizione pagana e cristiana.
Nel presente, artisti di ogni età continuano a trattare il tema, rinnovandone la valenza significativa e comunicativa.
Alcuni dei pittori in mostra, mettono il vino al centro di studiate composizioni che evidenziano una forte sensibilità cromatica, giocata attraverso tinte accese o, al contrario, tonalità intime e silenziose. C’è un’indagine accurata degli elementi che compaiono, una scelta di oggetti che evocano idee e riflessioni e consentono di stabilire collegamenti nello spazio e nel tempo. Un calice, un bicchiere, una bottiglia, un grappolo d’uva adagiato su un piano, diventano fortemente riassuntivi e paradigmatici di una temperie culturale, di una condizione mentale, di una maniera di essere e di esistere. Oltre le forme riconoscibili, si avverte l’impalpabile presenza-assenza dell’uomo, spettatore muto di una scena inanimata, dominata dalla fisicità delle cose che lo circondano e gli appartengono.
Da ogni quadro emerge una nota sensibile diversa espressa con una tecnica personale e sempre riconoscibile: accanto al dato naturalistico non mancano suggestioni magiche e incursioni surreali che testimoniano un effetto di straniamento e di passione.
Il vino è storia, mistero, piacere dei sensi ma anche saggezza e intelligenza: in alcune opere è l’elemento catalizzatore di una diffusa sapienza popolare, del rituale lavoro nei campi, dell’ attività che distingue un territorio e un paesaggio. Su uno scenario aperto compare l’uomo, artefice della raccolta dell’uva, depositario di una prassi antica che si rinnova quotidianamente: linea, segno e colore scandiscono questo fare perenne, evidenziano in un’economia di gesti, il carattere di una tradizione che diventa patrimonio assoluto e imperdibile.
Bacco e Minerva: da un lato, il significato mitologico di una conoscenza iniziatica riservata a pochi, dall’altro il dominio collettivo che si compie nell’abbandono agli impulsi vitali, nella scelta intelligente dell’ebbrezza libera e fiduciosa di un brindisi.
Minerva, simbolo potente di ingegno ed intelletto, agisce come forza capace di infondere ordine e raziocinio, predispone all’attività, all’azione, pone un argine alla follia umana; nell’opera dell’artista si manifesta quale intelligenza creatrice di forme, mente ordinata che induce il pittore e lo scultore a ricercare la dimensione esatta della luce, delle proporzioni, delle geometrie nello spazio della tela e della materia. Minerva è la mano che guida il segno, il gesto dentro la fisicità del metallo, del ferro, è la mano che muove il pennello all’interno della sostanza cromatica a volte densa, pastosa, altre volte liquida e quasi slavata.
Le opere in mostra parlano, con stili diversi, di Bacco e Minerva, esaltano con un lessico attuale e ricercato il tema del vino, fonte d’ispirazione iconografica inesauribile.
10
marzo 2007
Bacco e Minerva
Dal 10 al 22 marzo 2007
arte contemporanea
Location
ORATORIO DELL’ASSUNTA
Conegliano, Piazza Giovanni Battista Cima, (Treviso)
Conegliano, Piazza Giovanni Battista Cima, (Treviso)
Orario di apertura
lun.-ven.: 15.30-19.30; sab. e dom.: 10-12 e 15.30-19.30
Vernissage
10 Marzo 2007, ore 18 a Palazzo Sarcinelli
Sito web
www.salentinitemarca.it
Autore
Curatore