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Banchetto e Simposio in Etruria. Immagini e simboli del Potere
L’esposizione illustra l’evoluzione del costume del banchetto dal VII al V secolo a.C., l’epoca di massima fioritura della civiltà etrusca; lo fa basandosi sull’unica fonte diretta di cui disponiamo, i corredi e gli arredi delle sepolture, soprattutto di quelle rinvenute in area padana
Comunicato stampa
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Banchettare seduti in trono come re, comodamente serviti a tavola; oppure sdraiati sui letti, alla moda dei Greci, su quelle klinai che diventeranno i triclini dei Romani; o declinare il simposio all'etrusca, mescolare cibo, vino, giochi e danze con -Aristotele dixit- sesso e donne. Lungi dall'esser mero nutrirsi, per la cultura etrusca anche il bere e mangiare sono occasioni per ostentare il lusso e il banchetto è un vero e proprio rito sociale, al tempo stesso simbolo e manifestazione di potere.
Lo testimonia la mostra "Banchetto e Simposio in Etruria. Immagini e simboli del Potere", al via dal 29 marzo al Centro Espositivo PAKE di Castelvetro di Modena.
L'esposizione illustra l'evoluzione del costume del banchetto dal VII al V secolo a.C., l'epoca di massima fioritura della civiltà etrusca; lo fa basandosi sull'unica fonte diretta di cui disponiamo, i corredi e gli arredi delle sepolture, soprattutto di quelle rinvenute in area padana. La rappresentazione del banchetto è il tema centrale dei contesti tombali, spesso un'autentica messa in scena, ad uso di contemporanei e posteri, tesa ad esibire il rango e la ricchezza del defunto. Ricostruendo l'interno delle loro tombe, la disposizione del vasellame, la ricchezza dell'arredo, la teatralità dell'allestimento, i curatori della mostra portano il pubblico dentro a queste stanze reali, restituendo al visitatore, 2500 anni dopo, l'immagine di sé che gli Etruschi ci hanno voluto tramandare.
Star del percorso, un ritorno e un inedito. Torna a casa, dopo quasi 130 anni, il prestigioso corredo di una tomba maschile del V sec. a.C. recuperato nel 1879 proprio a Castelvetro, nella necropoli cosiddetta della Galassina. Esposto, fin dal momento della scoperta, al Museo Civico Archeologico ed Etnologico di Modena, il corredo presenta tutto l'occorrente per continuare nell'aldilà i fasti del banchetto: oltre al vasellame per il consumo del vino e a un candelabro con cimasa figurata (assunto a emblema della mostra), troviamo 23 pedine in pasta vitrea e un dado da gioco che rimandano alla dimensione ludica del simposio. L'inedito è la tomba 26 di Casalecchio di Reno, una camera ipogea segnalata all'esterno da un tumulo di terra e da una stele decorata a bassorilievo, datata intorno alla metà del V secolo a.C., rinvenuta nel 1993 all'immediata periferia di Bologna e oggi esposta al pubblico per la prima volta. Oltre ai resti di un letto e di un piccolo tavolino con pedine e dadi da gioco, il corredo di questa sepoltura è ricchissimo di riferimenti al simposio e soprattutto alla danza, cui si riferiscono sia il giovane danzante posto sulla cimasa del candelabro all'interno della tomba che la danzatrice scolpita sulla stele posta all'esterno. Un tema che, coniugato a quello della celebrazione di ruoli di potere cui allude la raffigurazione di cavaliere sull'altra faccia della stele, ribadisce ancora una volta il ruolo di status symbol di questi simposi arricchiti da ogni sorta di piacevolezze.
Anche procedendo a ritroso, l'equazione potere-piacere si conferma prerogativa antica. Siamo nel VII sec. a.C., dalla Grecia e dal Levante arriva ogni genere di bene di lusso, arrivano le descrizioni dei re e degli eroi omerici, le rappresentazioni dei banchetti dei sovrani orientali che mangiano seduti su un trono davanti ad una tavola imbandita. Per le aristocrazie etrusche, è attrazione fatale. La forza di questo simbolo 'regale' è tale che viene adottato non solo nelle città dell'Etruria meridionale ma anche nella ricca e periferica Verucchio. Proprio ad una delle straordinarie sepolture di Verucchio si ispira la ricostruzione proposta nella mostra, uno spazio arredato con trono, poggiapiedi e tavolino in legno oltre a numerosi pezzi da banchetto, tra cui coppe incise con decorazione incisa.
Nel corso del VI sec. a. C. la moda orientale di banchettare sdraiati sui letti, dapprima diffusasi in Grecia, diventa anche in Etruria un'abitudine generalizzata tra le classi alte. L'ambientazione proposta, ispirata soprattutto alle pitture delle tombe di Tarquinia, presenta due klinai coperte di stoffe e cuscini colorati, e un tipico tavolino trapezoidale a tre gambe. In questo caso il vasellame non proviene dal contesto padano ma dall'Etruria meridionale, anche se gli otto vasi etruschi e greci che rappresentano il tema del banchetto nel VI sec. a.C. hanno percorso in realtà pochissimi chilometri, trattandosi di un prestito dalla Collezione Chierici conservata ai Musei Civici di Reggio Emilia.
La piccola ma efficace esposizione, curata dall'archeologa Daniela Locatelli e allestita dall'architetto Riccardo Merlo, offre parziale ristoro anche al tentativo di delegittimazione operato dai coevi ai danni degli Etruschi. La propaganda degli scrittori greci e latini ce li descrive come un popolo lussurioso, dissoluto, smodatamente gaudente: la realtà archeologica che emerge dal percorso espositivo è di ben altra evidenza.
La mostra è promossa dal Comune di Castelvetro di Modena -Assessorato ai Servizi Culturali- in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, Musei Civici di Reggio Emilia e con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola.
L'esposizione è curata da Daniela Locatelli, archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna; il progetto allestitivo e dell'Arch. Riccardo Merlo.
Lo testimonia la mostra "Banchetto e Simposio in Etruria. Immagini e simboli del Potere", al via dal 29 marzo al Centro Espositivo PAKE di Castelvetro di Modena.
L'esposizione illustra l'evoluzione del costume del banchetto dal VII al V secolo a.C., l'epoca di massima fioritura della civiltà etrusca; lo fa basandosi sull'unica fonte diretta di cui disponiamo, i corredi e gli arredi delle sepolture, soprattutto di quelle rinvenute in area padana. La rappresentazione del banchetto è il tema centrale dei contesti tombali, spesso un'autentica messa in scena, ad uso di contemporanei e posteri, tesa ad esibire il rango e la ricchezza del defunto. Ricostruendo l'interno delle loro tombe, la disposizione del vasellame, la ricchezza dell'arredo, la teatralità dell'allestimento, i curatori della mostra portano il pubblico dentro a queste stanze reali, restituendo al visitatore, 2500 anni dopo, l'immagine di sé che gli Etruschi ci hanno voluto tramandare.
Star del percorso, un ritorno e un inedito. Torna a casa, dopo quasi 130 anni, il prestigioso corredo di una tomba maschile del V sec. a.C. recuperato nel 1879 proprio a Castelvetro, nella necropoli cosiddetta della Galassina. Esposto, fin dal momento della scoperta, al Museo Civico Archeologico ed Etnologico di Modena, il corredo presenta tutto l'occorrente per continuare nell'aldilà i fasti del banchetto: oltre al vasellame per il consumo del vino e a un candelabro con cimasa figurata (assunto a emblema della mostra), troviamo 23 pedine in pasta vitrea e un dado da gioco che rimandano alla dimensione ludica del simposio. L'inedito è la tomba 26 di Casalecchio di Reno, una camera ipogea segnalata all'esterno da un tumulo di terra e da una stele decorata a bassorilievo, datata intorno alla metà del V secolo a.C., rinvenuta nel 1993 all'immediata periferia di Bologna e oggi esposta al pubblico per la prima volta. Oltre ai resti di un letto e di un piccolo tavolino con pedine e dadi da gioco, il corredo di questa sepoltura è ricchissimo di riferimenti al simposio e soprattutto alla danza, cui si riferiscono sia il giovane danzante posto sulla cimasa del candelabro all'interno della tomba che la danzatrice scolpita sulla stele posta all'esterno. Un tema che, coniugato a quello della celebrazione di ruoli di potere cui allude la raffigurazione di cavaliere sull'altra faccia della stele, ribadisce ancora una volta il ruolo di status symbol di questi simposi arricchiti da ogni sorta di piacevolezze.
Anche procedendo a ritroso, l'equazione potere-piacere si conferma prerogativa antica. Siamo nel VII sec. a.C., dalla Grecia e dal Levante arriva ogni genere di bene di lusso, arrivano le descrizioni dei re e degli eroi omerici, le rappresentazioni dei banchetti dei sovrani orientali che mangiano seduti su un trono davanti ad una tavola imbandita. Per le aristocrazie etrusche, è attrazione fatale. La forza di questo simbolo 'regale' è tale che viene adottato non solo nelle città dell'Etruria meridionale ma anche nella ricca e periferica Verucchio. Proprio ad una delle straordinarie sepolture di Verucchio si ispira la ricostruzione proposta nella mostra, uno spazio arredato con trono, poggiapiedi e tavolino in legno oltre a numerosi pezzi da banchetto, tra cui coppe incise con decorazione incisa.
Nel corso del VI sec. a. C. la moda orientale di banchettare sdraiati sui letti, dapprima diffusasi in Grecia, diventa anche in Etruria un'abitudine generalizzata tra le classi alte. L'ambientazione proposta, ispirata soprattutto alle pitture delle tombe di Tarquinia, presenta due klinai coperte di stoffe e cuscini colorati, e un tipico tavolino trapezoidale a tre gambe. In questo caso il vasellame non proviene dal contesto padano ma dall'Etruria meridionale, anche se gli otto vasi etruschi e greci che rappresentano il tema del banchetto nel VI sec. a.C. hanno percorso in realtà pochissimi chilometri, trattandosi di un prestito dalla Collezione Chierici conservata ai Musei Civici di Reggio Emilia.
La piccola ma efficace esposizione, curata dall'archeologa Daniela Locatelli e allestita dall'architetto Riccardo Merlo, offre parziale ristoro anche al tentativo di delegittimazione operato dai coevi ai danni degli Etruschi. La propaganda degli scrittori greci e latini ce li descrive come un popolo lussurioso, dissoluto, smodatamente gaudente: la realtà archeologica che emerge dal percorso espositivo è di ben altra evidenza.
La mostra è promossa dal Comune di Castelvetro di Modena -Assessorato ai Servizi Culturali- in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, Musei Civici di Reggio Emilia e con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola.
L'esposizione è curata da Daniela Locatelli, archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna; il progetto allestitivo e dell'Arch. Riccardo Merlo.
29
marzo 2008
Banchetto e Simposio in Etruria. Immagini e simboli del Potere
Dal 29 marzo al 28 settembre 2008
archeologia
Location
PAKE
Castelvetro Di Modena, Via Enrico Cialdini, 9, (Modena)
Castelvetro Di Modena, Via Enrico Cialdini, 9, (Modena)
Orario di apertura
venerdì 15.30 – 19.30 sabato e domenica 10 – 12.30 / 15.30 – 19.30. chiuso dal 11 al 24 agosto
Vernissage
29 Marzo 2008, ore 17
Sito web
www.archeobologna.beniculturali.it
Curatore