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Benetton | De Pieri | Stefanini
Le mostre personali sono dedicate al pittore Francesco Stefanini e alla giovane fotografa Francesca De Pieri. A concludere il percorso un omaggio allo scultore Toni Benetton, uno dei maggiori protagonisti della macroscultura nel Novecento italiano.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
FONDAZIONE F. FABBRI
ATTIVITA’ ESPOSITIVA
Villa Brandolini – Pieve di Soligo
27 marzo - 25 aprile
TONI BENETTON
FRANCESCO STEFANINI
FRANCESCA DE PIERI
La Fondazione Francesco Fabbri promuove una serie di eventi all’interno della splendida cornice di Villa Brandolini a Solighetto di Pieve di Soligo, dal 26 marzo al 25 aprile. Saranno presentate delle mostre, su tre autori fautori di ricerche molto diverse, ma entrambi che pongono grande attenzioni ai luoghi portatori di memorie e istanze.
Le mostre personali sono dedicate al pittore Francesco Stefanini e alla giovane fotografa Francesca De Pieri. A concludere il percorso un omaggio allo scultore Toni Benetton, uno dei maggiori protagonisti della macroscultura nel Novecento italiano.
Le rassegne curate da Carlo Sala, sono promosse dalla Fondazione Fabbri, con il contributo del Comune di Pieve di Soligo, il patrocinio della Provincia di Treviso, del Museo Toni Benetton di Mogliano Veneto e della Fundaciòn InspirArte di Valencia.
FRANESCO STEFANINI
Opere scelte. Dipinti e pastelli 2001-2011
La prima rassegna è dedicata al noto pittore Francesco Stefanini, autore che indaga un paesaggio a cavallo tra barlumi di figurazione e una astrazione carica di evocazioni.
La mostra propone opere pittoriche e pastelli, che tracciano gli ultimi dieci anni della produzione dell’artista, cogliendone gli aspetti peculiari. Nelle “serre” della villa, svettano le tele di grandi dimensioni in cui si apprezza appieno la componente coloristica e il dipanarsi di una delicata luce dipinta.
In Stefanini la componente naturalistica è solo un punto di partenza. Nei suoi quadri si possono scorgere dei barlumi di realtà mutuati dalla vegetazione che avvolge i luoghi dove vive l’artista nei pressi del Montello.
Territori con cui l’artista entra in contatto profondamente, riflettendo la realtà mediante il filtro interiore ed emozionale. Ma queste immagini sono anch’esse a modo loro un pretesto, esse infatti non sono rappresentate ma evocate. L’autore non svela mai troppo, lascia sempre quel leggero senso di mistero che pervade il fruitore e sublima il fascino dei luoghi. Il tutto costruito mediante un sapiente uso dei colori. Questi non hanno rigidi impianti formali, bensì sono liberi e fluidi, cromatismi vitali che fanno della luce un vero elemento rivelatore.
Un sottile equilibrio che non può far definire Stefanini né paesaggista, né semplice astrattista. Schemi superficiali che banalizzano la ricerca dell’attimo, del silenzio e del particolare momento impresso di stati d’animo presenti nelle opere del pittore.
Negli ultimi lavori, se sento orami l’abbandono del concetto di paesaggio, in cui questo è solo accennato e si arriva a una dimensione in cui l’assetto coloristico ha la supremazia. Forse si potrebbe parlare di meta-pittura, in cui le opere sono un ragionamento stesso sul fare pittura al giorno d’oggi.
INFO MOSTRA
FRANESCO STEFANINI
Opere scelte. Dipinti e pastelli 2001-2011
a cura di Carlo Sala
PIEVE DI SOLIGO
Solighetto, Villa Brandolini - Centro Culturale F. Fabbri
Piazza Libertà, 7
27 marzo - 25 aprile
Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 17.30
Orario di apertura
venerdì ore 17.00-20.00
sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-20.00
Ingresso libero
info:
ph. 334 9677948
eventi@fondazionefrancescofabbri.it
www.fondazionefrancescofabbri.it
Evento promosso da:
Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo
Con il contributo di:
Comune di Pieve di Soligo
Con il patrocinio di:
Provincia di Treviso
FRANCESCA DE PIERI
Marginalia
Francesca De Pieri, è considerata una delle più interessanti fotografe della scena giovane, che si sta imponendo nelle principali rassegne di settore. In mostra scatti realizzati a nord-est in luoghi all'apparenza abbandonati e provi di significato. Con il suo agire, carico di poesia, arriva a produrre delle suggestioni nel fruitore secondo delle logiche che vanno oltre la visione meramente "cartolinistica". Una cinquantina di scatti che dimostrano come i luoghi sappiamo svelare emozioni inconsuete svelando anfratti peculiari che sfuggono al nostro occhio.
La fotografa usa una particolare tecnica, proponendo i suoi “Memory box”, delle “scatole dei ricordi”, in cui racchiudere immagini di luoghi reali che assumono dimensioni fantastiche destinate a svanire. Essi sono realizzati con la tecnica della doppia stampa, rendere ancor più vive le sensazioni nell’osservatore e a rimarcare il ricordo in chi ad essi s’accosta anche solo per un rapido sguardo
La serie “Father’s life”, mette in parallelo le vicende umane del padre dell’autrice con il mutamento del territorio in cui viveva. Dalla campagna che oramai sta scomparendo fino alle nuove costruzioni che ancora una volta cambiano il volto della città di Mestre.
Suggestive le immagini realizzate all’Ospedale al mare del Lido di Venezia. Un luogo che era all’avanguardia per curare le tubercolosi nei giovani, e ora è abbandonato e fatiscente. E’ un immenso simulacro, e negli scatti della De Pieri, pur parlando di un posto ora vuoto, emergono le istanze delle persone che lo hanno popolato. Muri scrostati, termosifoni arrugginiti, piastrelle sradicate e vecchi letti sono i portatori di una memoria fatta di sofferenza.
Oltre le foto realizzate in Italia, sarà esposta la serie prodotta a Valencia. Intitolata “Invernaderos” fotografa le coltivazioni delle arance, uno dei simboli della città. Troviamo le visioni di queste serre tipiche, per la maggior parte abbandonate. Queste terre dedite all’agricoltura all’interno parco nazionale dell’Albufere, da anni si stanno spopolando con la migrazione dei giovani nei nuovi quartieri. La stoffa che copriva le serre, ora ci appare a brandelli, squarci che sono il simbolo di un tessuto sociale che si sta mutando.
In mostra anche due video che l’artista ha realizzato in collaborazione con l’artista Lucilla Pesce. ”Un posto al sole” ripercorre la struttura dell’Ospedale del lido, quasi in compendio alle foto. “Gaja” invece, è girato a Villa Gaia Fabris a Camposampiero in provincia di Padova. La storia di un luogo che avrebbe dovuto rinascere, anche con intenti culturali, e che giace in totale degrado. Questo filmato nasce con una metaforicamente lettera a Gaja, la villa, come fosse una donna. In ogni luogo, anche durante i momenti di declino, si sente pulsare una sorta di “vita propria” slegata da chi lo abita. In questo sta il lavoro della De Pieri, cogliere l’anima del paesaggio e degli edifici che lo compongono.
INFO MOSTRA
FRANCESCA DE PIERI
Marginalia
a cura di Carlo Sala
PIEVE DI SOLIGO
Solighetto, Villa Brandolini - Centro Culturale F. Fabbri
Piazza Libertà, 7
27 marzo - 25 aprile
Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 17.30
Orario di apertura
venerdì ore 17.00-20.00
sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-20.00
Ingresso libero
info:
ph. 334 9677948
eventi@fondazionefrancescofabbri.it
www.fondazionefrancescofabbri.it
Evento promosso da:
Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo
Con il contributo di:
Comune di Pieve di Soligo
Con il patrocinio di:
Provincia di Treviso
Fundaciòn InspirArte, Valencia
TONI BENETTON
Ricordando il Giardino Salomon
Toni Benetton è stato uno dei maggiori autori della macroscultura del Novecento italiano. Proprio a Solighetto al Giardino Salomon nel 1960, era stato creato dall'artista uno dei primi parchi d’arte ambientale d'Europa. Questo era frequentato da intellettuali del calibro di Andrea Zanzotto, Carlo Scarpa, Giovanni Comisso e Diego Valeri.
Ora una mostra celebra questo punto di aggregazione culturale, poi smantellato, riportando i bozzetti scultorei delle opere a Pieve di Soligo dopo quarant'anni dalla chiusura.
Per oltre quindi anni lo studio dell’autore, conteneva alcune tra le più significative opere della sua produzione. A Villa Brandolini viene ricostruito il corpus di lavori esposti negli anni Sessanta con i bozzetti preparatori e le versioni più piccole delle opere monumentali.
Di grande fascino l’opera dei due gatti, in cui le forme slanciate mostrano una modernità delle forme carica di dinamismo. L’opera “Il Toro” mostra come le sembianze dell’animale siamo perfettamente stilizzate con maestria dell’artista mediante l’uso della lastra.
Il laminato è un oggetto di derivazione industriale, di partenza standardizzato e massificato, che tramite l’intervento dello scultore assurge a una nuova dimensione percettiva. Una materia inerte che sembra al primo sguardo lontana da un sentire autoriale, e che attraverso l’opera di sottrazione di Toni Benetton diviene materia emotiva
In questo percorso troviamo anche una versione della celebre opera “Gli acrobati” che svettava nella collocazione originaria del Giardino Salomon imponendosi alla vista degli spettatori.
Nel percorso è inoltre esposto un nucleo di disegni preparatori che mostrano l’abilità segnica dell’artista, ma soprattutto con le numerose varianti si comprende la grande voglia di innovazione e ricerca di Benetton; un procedere senza mai assetarsi in una soluzione finita e reiterata.
Proprio negli anni Sessanta l’artista inizia a indagare il problema della macro-scultura. Ad una concezione iconica e slegata dal contesto, subentra una visione lucida del luogo: quest’ultimo non è inteso come mero spazio che accoglie l’opera, ma come entità da valutare in sé e fonte di problematiche ambientali.
Benetton stesso nel riferirsi ai suoi lavori non parla più di sculture, ma di strutture: chiaro segnale di come percepisca la sua ricerca all'interno di un discorso che non sia meramente estetico, ma che contempli dinamiche prettamente architettoniche. Il Giardino Salomon è certamente da vedere come il primo passo per Benetton nella sua nuova visione dell’ambiente e della collocazione delle opere, che lo porterà ad una visione pubblica della scultura che oltre ad essere innovazione artistica deve riconoscere e saper valutare questioni di carattere collettivo e sociale.
NOTE BIOGRAFICHE
Toni Benetton (1910-1996)
E’ allievo di Arturo Martini all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Negli anni Sessanta frequenta letterati e poeti tra i quali, Giovanni Comisso, Andrea Zanzotto e Carlo Scarpa, coi quali avrà un forte legame. In questo periodo realizza grandi figure in ferro, soprattutto animali, e sperimenta la sua prima mostra–ambiente collocandole all’aperto nel Giardino Salomon di Solighetto (Treviso), realizzando uno dei primi parchi espostivi italiani di sculture.
Viene chiamato a New York nel 1964 a rappresentare l’Italia al Congresso Mondiale dell’Arte. Nello stesso anno esegue dei lavori per la chiesa protestante di S. Giovanni di Bad Godesberg in Germania. Il Presidente della Repubblica della Tunisia, Habib Bourguiba, gli commissiona alcune opere da collocare nell’oasi di Toser a Kairouan e all’Hotel Aghlabites. L’anno seguente partecipa alla Quadriennale Internazionale di Lindau, in Germania, dove gli viene assegnato il Gran Premio per la macroscultura.
Fondatore dell’Accademia Internazionale del Ferro, dal 1967 nel suo atelier si alternano periodicamente artisti di tutto il mondo. Riguardo al suo lavoro, la critica inizia a parlare di scultura come architettura nelle città del domani, e vengono organizzate importanti mostre a Trieste all’Istituto di Cultura Americano, a Treviso nel Chiostro di S. Caterina, alla Rotonda della Besana di Milano ed al museo di Ca’ Pesaro a Venezia.
Nel 1977 la Galleria d’Arte Moderna della città di Bologna promuove il convegno internazionale di studi Sull’arte del ferro con una mostra antologica dell’autore. E’ invitato nel 1980 al Crafts Council organizzato a Hereford, nei pressi di Londra, per relazionare l’argomento Il ferro nella scultura dal mille ad oggi.
Nel 1981 l’Istituto Italiano di Cultura di Praga presenta lo studio per una grande opera da installare nel Museo Nazionale di Lidice, in memoria del massacro effettuato dai nazisti nell’occupazione cecoslovacca del ’42. Nel 1985 è a Toronto in Canada con una mostra antologica.
Nel 1986 è invitato alla XLII Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1995 vince il Primo Premio assoluto per la scultura a Dubrovnik e nel 1996 il Museo d’Arte Moderna della città gli dedica una mostra retrospettiva. Lo stesso anno si tiene a New York il simposio internazionale dal titolo L’Arte del Ferro, che si apre con un documentario del critico americano Stephen Bondi dedicato a Toni Benetton.
Nel 2001 il Museo civico Luigi Bailo di Treviso ospita la mostra Magicheforme, allestita con sculture e disegni dell’artista.
Il Museo Toni Benetton, collabora dal 2002 con i musei francesi al programma europeo La notte dei musei. Nel 2003 è inaugurata una mostra antologica in Moravia al Muzeum Komemskèho nel castello di Helfstyn in Repubblica Ceca.
Viene dedicato un omaggio all’artista alla 12.Mostra Internazionale di Architettura al Padiglione Venezia, curato da Carlo Sala e Nico Stringa.
Sue opere si trovano in importanti musei e collezioni private di vari paesi. Le macrosculture sono collocate, tra gli altri, al Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington USA), Museum Boelden aan Zee Scheveningen (Olanda) e The Hakone Open Air Museum di Tokyo (Giappone).
ATTIVITA’ ESPOSITIVA
Villa Brandolini – Pieve di Soligo
27 marzo - 25 aprile
TONI BENETTON
FRANCESCO STEFANINI
FRANCESCA DE PIERI
La Fondazione Francesco Fabbri promuove una serie di eventi all’interno della splendida cornice di Villa Brandolini a Solighetto di Pieve di Soligo, dal 26 marzo al 25 aprile. Saranno presentate delle mostre, su tre autori fautori di ricerche molto diverse, ma entrambi che pongono grande attenzioni ai luoghi portatori di memorie e istanze.
Le mostre personali sono dedicate al pittore Francesco Stefanini e alla giovane fotografa Francesca De Pieri. A concludere il percorso un omaggio allo scultore Toni Benetton, uno dei maggiori protagonisti della macroscultura nel Novecento italiano.
Le rassegne curate da Carlo Sala, sono promosse dalla Fondazione Fabbri, con il contributo del Comune di Pieve di Soligo, il patrocinio della Provincia di Treviso, del Museo Toni Benetton di Mogliano Veneto e della Fundaciòn InspirArte di Valencia.
FRANESCO STEFANINI
Opere scelte. Dipinti e pastelli 2001-2011
La prima rassegna è dedicata al noto pittore Francesco Stefanini, autore che indaga un paesaggio a cavallo tra barlumi di figurazione e una astrazione carica di evocazioni.
La mostra propone opere pittoriche e pastelli, che tracciano gli ultimi dieci anni della produzione dell’artista, cogliendone gli aspetti peculiari. Nelle “serre” della villa, svettano le tele di grandi dimensioni in cui si apprezza appieno la componente coloristica e il dipanarsi di una delicata luce dipinta.
In Stefanini la componente naturalistica è solo un punto di partenza. Nei suoi quadri si possono scorgere dei barlumi di realtà mutuati dalla vegetazione che avvolge i luoghi dove vive l’artista nei pressi del Montello.
Territori con cui l’artista entra in contatto profondamente, riflettendo la realtà mediante il filtro interiore ed emozionale. Ma queste immagini sono anch’esse a modo loro un pretesto, esse infatti non sono rappresentate ma evocate. L’autore non svela mai troppo, lascia sempre quel leggero senso di mistero che pervade il fruitore e sublima il fascino dei luoghi. Il tutto costruito mediante un sapiente uso dei colori. Questi non hanno rigidi impianti formali, bensì sono liberi e fluidi, cromatismi vitali che fanno della luce un vero elemento rivelatore.
Un sottile equilibrio che non può far definire Stefanini né paesaggista, né semplice astrattista. Schemi superficiali che banalizzano la ricerca dell’attimo, del silenzio e del particolare momento impresso di stati d’animo presenti nelle opere del pittore.
Negli ultimi lavori, se sento orami l’abbandono del concetto di paesaggio, in cui questo è solo accennato e si arriva a una dimensione in cui l’assetto coloristico ha la supremazia. Forse si potrebbe parlare di meta-pittura, in cui le opere sono un ragionamento stesso sul fare pittura al giorno d’oggi.
INFO MOSTRA
FRANESCO STEFANINI
Opere scelte. Dipinti e pastelli 2001-2011
a cura di Carlo Sala
PIEVE DI SOLIGO
Solighetto, Villa Brandolini - Centro Culturale F. Fabbri
Piazza Libertà, 7
27 marzo - 25 aprile
Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 17.30
Orario di apertura
venerdì ore 17.00-20.00
sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-20.00
Ingresso libero
info:
ph. 334 9677948
eventi@fondazionefrancescofabbri.it
www.fondazionefrancescofabbri.it
Evento promosso da:
Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo
Con il contributo di:
Comune di Pieve di Soligo
Con il patrocinio di:
Provincia di Treviso
FRANCESCA DE PIERI
Marginalia
Francesca De Pieri, è considerata una delle più interessanti fotografe della scena giovane, che si sta imponendo nelle principali rassegne di settore. In mostra scatti realizzati a nord-est in luoghi all'apparenza abbandonati e provi di significato. Con il suo agire, carico di poesia, arriva a produrre delle suggestioni nel fruitore secondo delle logiche che vanno oltre la visione meramente "cartolinistica". Una cinquantina di scatti che dimostrano come i luoghi sappiamo svelare emozioni inconsuete svelando anfratti peculiari che sfuggono al nostro occhio.
La fotografa usa una particolare tecnica, proponendo i suoi “Memory box”, delle “scatole dei ricordi”, in cui racchiudere immagini di luoghi reali che assumono dimensioni fantastiche destinate a svanire. Essi sono realizzati con la tecnica della doppia stampa, rendere ancor più vive le sensazioni nell’osservatore e a rimarcare il ricordo in chi ad essi s’accosta anche solo per un rapido sguardo
La serie “Father’s life”, mette in parallelo le vicende umane del padre dell’autrice con il mutamento del territorio in cui viveva. Dalla campagna che oramai sta scomparendo fino alle nuove costruzioni che ancora una volta cambiano il volto della città di Mestre.
Suggestive le immagini realizzate all’Ospedale al mare del Lido di Venezia. Un luogo che era all’avanguardia per curare le tubercolosi nei giovani, e ora è abbandonato e fatiscente. E’ un immenso simulacro, e negli scatti della De Pieri, pur parlando di un posto ora vuoto, emergono le istanze delle persone che lo hanno popolato. Muri scrostati, termosifoni arrugginiti, piastrelle sradicate e vecchi letti sono i portatori di una memoria fatta di sofferenza.
Oltre le foto realizzate in Italia, sarà esposta la serie prodotta a Valencia. Intitolata “Invernaderos” fotografa le coltivazioni delle arance, uno dei simboli della città. Troviamo le visioni di queste serre tipiche, per la maggior parte abbandonate. Queste terre dedite all’agricoltura all’interno parco nazionale dell’Albufere, da anni si stanno spopolando con la migrazione dei giovani nei nuovi quartieri. La stoffa che copriva le serre, ora ci appare a brandelli, squarci che sono il simbolo di un tessuto sociale che si sta mutando.
In mostra anche due video che l’artista ha realizzato in collaborazione con l’artista Lucilla Pesce. ”Un posto al sole” ripercorre la struttura dell’Ospedale del lido, quasi in compendio alle foto. “Gaja” invece, è girato a Villa Gaia Fabris a Camposampiero in provincia di Padova. La storia di un luogo che avrebbe dovuto rinascere, anche con intenti culturali, e che giace in totale degrado. Questo filmato nasce con una metaforicamente lettera a Gaja, la villa, come fosse una donna. In ogni luogo, anche durante i momenti di declino, si sente pulsare una sorta di “vita propria” slegata da chi lo abita. In questo sta il lavoro della De Pieri, cogliere l’anima del paesaggio e degli edifici che lo compongono.
INFO MOSTRA
FRANCESCA DE PIERI
Marginalia
a cura di Carlo Sala
PIEVE DI SOLIGO
Solighetto, Villa Brandolini - Centro Culturale F. Fabbri
Piazza Libertà, 7
27 marzo - 25 aprile
Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 17.30
Orario di apertura
venerdì ore 17.00-20.00
sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-20.00
Ingresso libero
info:
ph. 334 9677948
eventi@fondazionefrancescofabbri.it
www.fondazionefrancescofabbri.it
Evento promosso da:
Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo
Con il contributo di:
Comune di Pieve di Soligo
Con il patrocinio di:
Provincia di Treviso
Fundaciòn InspirArte, Valencia
TONI BENETTON
Ricordando il Giardino Salomon
Toni Benetton è stato uno dei maggiori autori della macroscultura del Novecento italiano. Proprio a Solighetto al Giardino Salomon nel 1960, era stato creato dall'artista uno dei primi parchi d’arte ambientale d'Europa. Questo era frequentato da intellettuali del calibro di Andrea Zanzotto, Carlo Scarpa, Giovanni Comisso e Diego Valeri.
Ora una mostra celebra questo punto di aggregazione culturale, poi smantellato, riportando i bozzetti scultorei delle opere a Pieve di Soligo dopo quarant'anni dalla chiusura.
Per oltre quindi anni lo studio dell’autore, conteneva alcune tra le più significative opere della sua produzione. A Villa Brandolini viene ricostruito il corpus di lavori esposti negli anni Sessanta con i bozzetti preparatori e le versioni più piccole delle opere monumentali.
Di grande fascino l’opera dei due gatti, in cui le forme slanciate mostrano una modernità delle forme carica di dinamismo. L’opera “Il Toro” mostra come le sembianze dell’animale siamo perfettamente stilizzate con maestria dell’artista mediante l’uso della lastra.
Il laminato è un oggetto di derivazione industriale, di partenza standardizzato e massificato, che tramite l’intervento dello scultore assurge a una nuova dimensione percettiva. Una materia inerte che sembra al primo sguardo lontana da un sentire autoriale, e che attraverso l’opera di sottrazione di Toni Benetton diviene materia emotiva
In questo percorso troviamo anche una versione della celebre opera “Gli acrobati” che svettava nella collocazione originaria del Giardino Salomon imponendosi alla vista degli spettatori.
Nel percorso è inoltre esposto un nucleo di disegni preparatori che mostrano l’abilità segnica dell’artista, ma soprattutto con le numerose varianti si comprende la grande voglia di innovazione e ricerca di Benetton; un procedere senza mai assetarsi in una soluzione finita e reiterata.
Proprio negli anni Sessanta l’artista inizia a indagare il problema della macro-scultura. Ad una concezione iconica e slegata dal contesto, subentra una visione lucida del luogo: quest’ultimo non è inteso come mero spazio che accoglie l’opera, ma come entità da valutare in sé e fonte di problematiche ambientali.
Benetton stesso nel riferirsi ai suoi lavori non parla più di sculture, ma di strutture: chiaro segnale di come percepisca la sua ricerca all'interno di un discorso che non sia meramente estetico, ma che contempli dinamiche prettamente architettoniche. Il Giardino Salomon è certamente da vedere come il primo passo per Benetton nella sua nuova visione dell’ambiente e della collocazione delle opere, che lo porterà ad una visione pubblica della scultura che oltre ad essere innovazione artistica deve riconoscere e saper valutare questioni di carattere collettivo e sociale.
NOTE BIOGRAFICHE
Toni Benetton (1910-1996)
E’ allievo di Arturo Martini all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Negli anni Sessanta frequenta letterati e poeti tra i quali, Giovanni Comisso, Andrea Zanzotto e Carlo Scarpa, coi quali avrà un forte legame. In questo periodo realizza grandi figure in ferro, soprattutto animali, e sperimenta la sua prima mostra–ambiente collocandole all’aperto nel Giardino Salomon di Solighetto (Treviso), realizzando uno dei primi parchi espostivi italiani di sculture.
Viene chiamato a New York nel 1964 a rappresentare l’Italia al Congresso Mondiale dell’Arte. Nello stesso anno esegue dei lavori per la chiesa protestante di S. Giovanni di Bad Godesberg in Germania. Il Presidente della Repubblica della Tunisia, Habib Bourguiba, gli commissiona alcune opere da collocare nell’oasi di Toser a Kairouan e all’Hotel Aghlabites. L’anno seguente partecipa alla Quadriennale Internazionale di Lindau, in Germania, dove gli viene assegnato il Gran Premio per la macroscultura.
Fondatore dell’Accademia Internazionale del Ferro, dal 1967 nel suo atelier si alternano periodicamente artisti di tutto il mondo. Riguardo al suo lavoro, la critica inizia a parlare di scultura come architettura nelle città del domani, e vengono organizzate importanti mostre a Trieste all’Istituto di Cultura Americano, a Treviso nel Chiostro di S. Caterina, alla Rotonda della Besana di Milano ed al museo di Ca’ Pesaro a Venezia.
Nel 1977 la Galleria d’Arte Moderna della città di Bologna promuove il convegno internazionale di studi Sull’arte del ferro con una mostra antologica dell’autore. E’ invitato nel 1980 al Crafts Council organizzato a Hereford, nei pressi di Londra, per relazionare l’argomento Il ferro nella scultura dal mille ad oggi.
Nel 1981 l’Istituto Italiano di Cultura di Praga presenta lo studio per una grande opera da installare nel Museo Nazionale di Lidice, in memoria del massacro effettuato dai nazisti nell’occupazione cecoslovacca del ’42. Nel 1985 è a Toronto in Canada con una mostra antologica.
Nel 1986 è invitato alla XLII Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1995 vince il Primo Premio assoluto per la scultura a Dubrovnik e nel 1996 il Museo d’Arte Moderna della città gli dedica una mostra retrospettiva. Lo stesso anno si tiene a New York il simposio internazionale dal titolo L’Arte del Ferro, che si apre con un documentario del critico americano Stephen Bondi dedicato a Toni Benetton.
Nel 2001 il Museo civico Luigi Bailo di Treviso ospita la mostra Magicheforme, allestita con sculture e disegni dell’artista.
Il Museo Toni Benetton, collabora dal 2002 con i musei francesi al programma europeo La notte dei musei. Nel 2003 è inaugurata una mostra antologica in Moravia al Muzeum Komemskèho nel castello di Helfstyn in Repubblica Ceca.
Viene dedicato un omaggio all’artista alla 12.Mostra Internazionale di Architettura al Padiglione Venezia, curato da Carlo Sala e Nico Stringa.
Sue opere si trovano in importanti musei e collezioni private di vari paesi. Le macrosculture sono collocate, tra gli altri, al Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington USA), Museum Boelden aan Zee Scheveningen (Olanda) e The Hakone Open Air Museum di Tokyo (Giappone).
26
marzo 2011
Benetton | De Pieri | Stefanini
Dal 26 marzo al 25 aprile 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
VILLA BRANDOLINI
Pieve Di Soligo, Piazza Libertà, 7, (Treviso)
Pieve Di Soligo, Piazza Libertà, 7, (Treviso)
Orario di apertura
venerdì ore 17.00-20.00
sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-20.00
Vernissage
26 Marzo 2011, ore 17.30
Sito web
www.fondazionefrancescofabbri.it
Autore
Curatore