Il lavoro dell’artista torinese Maurizio Bertinetti è il risultato di una più che costruttiva ironia, giocata su una molteplicità di piani e livelli conoscitivi.

È abitudine di Bertinetti coinvolgere trasversalmente, divenendo “Bertinetti & Co.” persone e personaggi di tutto l'establishment del mondo dell'arte. Attraverso le scelte iconografiche di questo museo personale, egli “organizza la confusione”, l’analizza, la riordina e la indaga partendo dal suo carattere più noto e parossistico, quello mediatico.

Se Bertinetti in passato si era servito di riproduzioni e duplicati d’immagini note, icone appunto depositate nell’immaginario culturale collettivo, qui, come aveva già fatto in “Is this anything?” a Milano e poi al Masedu di Sassari, utilizza opere vere e proprie per accompagnare o meglio per mettere in scena questa sua rappresentazione. E le usa sul serio!

Bertinetti & Co. (Tony Cragg, Wim Delvoye, Braco Dimitrijevic, Gelitin, Luigi Ontani, Paola Pivi) ci sussurrano del lieve spostamento e della consistente “leggerezza” di cui sono impregnate le opere esposte nella mostra, svelandoci quell’insieme di combinazioni, accostamenti, ribaltamenti che determinano il sottile sfasamento di significato nella rappresentazione dell’arte. O della SuperArte, qui ottenuta dalla sovversiva relazione con le opere di Bertinetti: quando l’opera d’arte metabolizza se stessa, significa qualcosa di ancora diverso (?). “L’arte si nutre d’arte” osservava Giorgio De Chirico.

BERTINETTI & CO.

TONY CRAGG

WIM DELVOYE

BRACO DIMITRIJEVIC

GELITIN

LUIGI ONTANI

PAOLA PIVI