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Bruno Pinto – Conoscenza e destino
Mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ARTE: Bologna omaggia il pittore Bruno Pinto con un incontro all'università, una mostra,
un documentario sulla sua vita, al fianco di Severini, Dossetti, Ragghianti
“Il dipingere per me ha un senso nella misura in cui crea un rapporto di verità con il
mondo”, dice Pinto
Bologna rende omaggio al grande Maestro Bruno Pinto, pittore, scultore, scrittore, più volte definito
dalla critica “artista totale”, grazie al suo talento, speso alla ricerca della verità. Allievo di Renato
Guttuso, il suo è un percorso di libera ricerca espressiva, svincolato dai meccanismi del mercato
artistico, ma al fianco di grandi artisti quali Gino Severini, Henry Moore, Augustus John, Lucio Pozzi,
e di intellettuali del calibro di Dossetti, Cacciari, Ragghianti, Argan, Ashton, Mazzariol, Zolla, Bodei,
Calabrese, quest’ultimo curatore del libro di successo di Pinto, Per uscire dalla valle – Critica a me
stesso (La Casa Usher, Ponte alle Grazie Editori, 1992).
Per ringraziarlo della sua ricerca, e in seguito alla donazione all’Università di Bologna del suo
quadro, La Cena in Emmaus – Discorsi a tavola, giovedì 12 gennaio alle 17.30 è in programma un
incontro presso il Rettorato dell’Università (via Zamboni 33), alla presenza del Magnifico Rettore
Ivano Dionigi, del filosofo e teologo Piero Coda, e di Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, Presidente del
Museo d’Arte Moderna di Bologna. La presenza di Sassoli è di particolare rilevanza, in quanto
sancisce pubblicamente il rinsaldarsi di un proficuo sodalizio artistico, iniziato negli anni ’70 e
interrottosi bruscamente nella metà degli anni ‘90. Questo evento li vede quindi di nuovo insieme
dopo molti anni di distanza, un evento nell'evento.
La Cena in Emmaus – Discorsi a tavola anticipa nel titolo il tema dell'incontro: ispirata a Martin
Lutero e alle sue proposte di riforma del rapporto tra convinzioni individuali e gerarchie del potere,
allude alla necessità di intendere le produzioni dell’arte, ancorché invenzioni di un individuo, come
presupposti di arricchimento sociale, e dunque impulsi a una crescita di consapevolezza che dovrà
aprirsi ben oltre l’esperienza di chi le ha concepite ed eseguite.
Si inaugura successivamente, sabato 14 gennaio alle 18 presso lo SpazioArte CartaBianca di
Bazzano, in provincia di Bologna, la mostra personale dal titolo Bruno Pinto, conoscenza e destino,
che ospita alcune opere materiche del pittore. Il curatore, Stefano Masseri, ne sottolinea “la
singolare fisicità frontale viscerale e immediata, che impone al respiro e allo sguardo un’attenzione
nuova e nuovamente silenziosa. Una volta intercettati si è come obbligati a seguire ogni minimo
segno di questo lavoro di scavo e sottrazione all’interno di una materia che sta rivelando la sua
luce - la sua e la nostra origine - la sua e la nostra matrice”. La mostra è visitabile tutti i giorni,
fino a domenica 26 febbraio, escluso la domenica e il giovedì pomeriggio, ad ingresso gratuito,
in orario 9.00-13.00 e 16.00-19.30 (per ulteriori info www.cartabianca.name). Il pittore è inoltre
attualmente al centro delle riprese di un documentario in 3D sulla sua vita e sul suo percorso
artistico, curato dal regista e sceneggiatore Eugenio Melloni, già al fianco di Wim Wenders, il cui
ultimo film, Settecento anni per vedere il mare, ha ricevuto il riconoscimento della Presidenza della
Repubblica.
“Il dipingere per me ha un senso nella misura in cui crea un rapporto di verità con il mondo”,
dice Pinto, il quale ha da poco ripreso il suo percorso artistico. È infatti recentemente rientrato in
possesso di tutte le sue opere, ingiustamente sequestrate al termine di una drammatica vicenda
giudiziaria durata oltre tre anni e appena conclusasi. La sua pittura non è un semplice fatto, ma
una condizione esistenziale che lo accompagna tutta la vita in ogni forma di esperienza. Un’arte
spinta dall’urgenza di mettere in comune emozioni e sentimenti, che chiede a chi la osserva una
partecipazione viva e profonda; un’arte che cerca di restituire un’autentica visione del mondo, che
si offre innanzitutto come dialogo. Un pensiero teso a prendere consapevolezza di sè, affrontando
angosce e paure, un messaggio quanto mai attuale in questo periodo di crisi.
Per ulteriori informazioni sull’artista: www.brunopinto.it.
Ufficio stampa X PRESS COMUNICAZIONE Sara Chiarello mob. 329.9864843; esse.chiarello@gmail.com
Ufficio stampa Alma Mater Via Zamboni 33 - 40126 Bologna tel. 051-2088664 ufficiostampa@unibo.it
Per info sull’artista:
Bianca Maria Pinto cell. (+39) 339-1571496; e-mail: info@brunopinto.it; sito web: www.brunopinto.it
Biografia
Bruno Pinto nasce a Roma il 20 agosto 1935. Insofferente verso ogni forma di vita eccessiva-mente istituzionalizzata, da adolescente abbandona gli studi regolari per apprendere tecniche pubblicitarie, pittura e
incisione dal maestro Francesco Cretara, direttore della scuola “Rinascita” di Roma e per frequentare i corsi dell’Accademia di Francia. Lavora per un breve periodo come pubblicitario presso l’American Advertising Agency, ma poi segue gli incoraggiamenti di Renato Guttuso e si dedica esclusivamente alla pittura. Durante i
soggiorni a Londra e a Parigi frequenta Gino Severini, Henry Moore, Augustus John e l’asceta-filosofo siciliano Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, di cui è ospite per alcuni mesi presso la Communauté de l’Arche, nel sud della Francia.
Tornato in Italia, l’esigenza di liberarsi di ogni forma di psicologismo e di narcisistica inutilità lo spinge, agli inizi degli anni ‘60, ad abbandonare la pittura e la città per vivere in una sperduta valle tra i monti di Arezzo,
un’esperienza tanto estrema quanto singolare, quella de La Valle, narrata anche in un libro di successo.
A porre fine a questo periodo è l’incontro, nel 1964, con Don Giuseppe Dossetti, che lo invita a trasferirsi nel borgo dell’Abbazia di Monteveglio, vicino a Bologna, dove sposa Laura Lanza, nipote del filosofo. Qui ricomincia a dipingere ed è protagonista di mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, accompagnato
dalla sensibilità di intellettuali protagonisti della contemporaneità, suoi amici e interlocutori, quali lo stesso Dossetti, ma anche Cacciari, Ragghianti, Argan, Ashton, Mazzariol, Zolla, Calabrese, e molti altri. Sollecitato
dall’esigenza di approfondire il proprio lavoro di “artista totale”, Pinto interrompe negli ultimi due decenni del Novecento ogni relazione con il mondo ufficiale dell’arte e riappare pubblicamente solo nel 2003 con una grande mostra curata da Peter Weiermair alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Bruno Pinto. Dopo il silenzio. Nel 2005 espone per la prima volta ad Arte Fiera. Dello stesso anno è la grande antologica che gli
dedica la Fondazione Mazzotta a Milano, Bruno Pinto. Di fronte e attraverso, curata da Pietro Bellasi e Bruno Corà, cui segue una dolorosa vicenda giudiziaria per opere di sua proprietà ingiustamente sequestrate. Dopo
un lungo periodo di meditazione, conclusasi nel frattempo la controversia giuridica e riacquistata la proprietà di tutto il suo lavoro, nel dicembre 2009 Pinto ricomincia a dipingere e ad esporre.
Estratto critico
“Una personalità pensosa e schietta, che si è spogliata di apparenze e di affissioni, respinte come inessenziali,
che ha fatto di una conquistata ricchezza una semplicità densa ed irruente, che non teme di presentarsi nuda
e disarmata, con la verità illuminante di una visione sincera e di una esperienza autentica di umanità”.
Carlo Ludovico Ragghianti– 1972 critico e storico d’arte
“Della tua arte intuivo il carattere solitario e la libertà da ogni compromesso. Dei primi anni tuoi a Monteveglio
ricordo soprattutto di avere percepito il tuo ardore intimo, tormentato e tormentante, forse confuso ma
comunque sempre senza artificio o ostentazione; mi faceva pensare ad una frase di Isaia, nel latino della
Vulgata: “Spiritus vester, ut ignis vorabit vos ”.
Giuseppe Dossetti - 1987 politico e religioso
“ Da molto tempo conosco il Suo lavoro d’artista e lo stimo: mi ha fatto piacere avere la conferma di quel che
penso, è guidato (o almeno comporta ) da una lucida veduta critica. […] .
Hegel aveva capito l’incompatibilità dell’arte con la borghesia egemone.
La pittura che Lei fa ( per fortuna) cerca ancora il valore, crede nella comunicazione intersoggettiva.
La difficile compatibilità con la tecnologia industriale era dialettica, l’incompatibilità con il sistema della
informazione di massa è totale, brutale, letale. […] Col post- moderno è morta ed è andata all’inferno.
Giulio Carlo Argan - 1992 storico e critico d’arte
“ Questa opera obbliga ad una visione della pittura molto inattuale. E’ pittura, pittura e basta. Siamo di fronte
a un problema, è una pittura inattuale, perché?
Non solo perché è diversa da tutto quello che si vede: la maggior parte della pittura nasce da idee: Bruno
Pinto è un uomo pieno di idee ma non credo che la sua opera nasca da idee.
Io penso che se leggete queste opere senza pregiudizio siete colti da qualche pudore nel senso classico del
termine perché qui non si mettono in scena idee ma ossa, sangue, nervi, si mette in scena un essere ai ferri
corti con la vita.
Tu non contempli una vita che cerca di dire malgrado tutto, nonostante tutto, la compatisci ma non la puoi
contemplare, come se fossi davanti a qualcosa in sé compiuto. Questo è totalmente inattuale.[…].
L’arte contemporanea esige distanza che gioca sulla rimozione dell’angoscia.
Siamo di fronte ad un opera nella quale Pinto volente o nolente ci chiede di essere insieme vivente
partecipazione.
Argan comprese benissimo: questa pittura fa a pugni con la moda, la divorante moda, quel mercato onnivoro.
Pinto si nega ogni speranza paradisiaca ma si ostina a non andare all’inferno.
Massimo Cacciari - 2003 filosofo
“Un autore amato dalla critica e ignorato dal mercato, ma non perché il mercato non fosse pronto a digerire
queste opere, ma perché non ha accettato quel compromesso faustiano che gli faceva vendere l’anima in
cambio di qualche cosa che sarebbe stata la notorietà, la popolarità, la moltiplicazione, […]. Pinto non voleva
essere né ricco, né famoso, né potente.
La sua opera dà la sensazione di un impegno morale essenziale,l’opera d’arte non può nascere senza una
profondissima ragione, senza che l’espressione derivi dall’essere in-pressione, dall’essere in questa tensione
espressiva, dall’essere una necessità, necessità che è la ragione dell’artista.
Una volta fatto l’opera è stato così intelligente d’aver trovato quello che poi le sue espressioni mettono al
mondo, il suo compito l’ha fatto.
La parte che Pinto ha rinunciato a fare è quella che non riguarda lui.
Ha dovuto esprimere in-pressione; il resto (che sia un qualsiasi grande gallerista..) è questione che non lo
riguarda, non vuole perdere tempo a occuparsene, non è cosa sua, è già postumo a se stesso.”
Vittorio Sgarbi – 2003 critico
"Nelle tradizioni sapienziali, è vero, c’è la luce del riconoscimento: ci sono le due luci. Ma non è ancora
presente fino in fondo la reciprocità e quindi anche la dimensione del corpo. La corporeità di chi percepisce, e
anche quella delle cose percepite, alla fine non riescono ad avere consistenza. In te si annuncia una reciprocità
dispiegata. In cui prende forma la realtà, che è corpo, e attraverso la quale la luce va e viene. […]
Agostino nel De Trinitate, vuole vedere Dio nello specchio della realtà […] ma la luce si fa allora abbagliante. E
Agostino non riesce a vedere dentro di essa. Perché? Perché manca la dimensione del corpo. Ma quando lo si
abbandona la luce non ha dove riflettersi, non va e viene più: abbaglia. Tu fai un’operazione che è impregnata
di Cristo, che è il Verbo, la luce che si fa carne: con Lui, tu lasci passare la luce attraverso la carne.[…] E’
l’aurora del nuovo che sta accadendo. Sono convinto che se guardiamo il mondo con l‘occhio giusto, là dove sembrano prevalenti le spinte regressive che vanno verso l’implosione, in realtà assistiamo invece ad un parto.
Una forma d’arte come la tua è luce dell’alba che comincia ad albeggiare, [...] si esprime in te l’umano che è gia divino.”
Piero Coda – 2005, teologo
un documentario sulla sua vita, al fianco di Severini, Dossetti, Ragghianti
“Il dipingere per me ha un senso nella misura in cui crea un rapporto di verità con il
mondo”, dice Pinto
Bologna rende omaggio al grande Maestro Bruno Pinto, pittore, scultore, scrittore, più volte definito
dalla critica “artista totale”, grazie al suo talento, speso alla ricerca della verità. Allievo di Renato
Guttuso, il suo è un percorso di libera ricerca espressiva, svincolato dai meccanismi del mercato
artistico, ma al fianco di grandi artisti quali Gino Severini, Henry Moore, Augustus John, Lucio Pozzi,
e di intellettuali del calibro di Dossetti, Cacciari, Ragghianti, Argan, Ashton, Mazzariol, Zolla, Bodei,
Calabrese, quest’ultimo curatore del libro di successo di Pinto, Per uscire dalla valle – Critica a me
stesso (La Casa Usher, Ponte alle Grazie Editori, 1992).
Per ringraziarlo della sua ricerca, e in seguito alla donazione all’Università di Bologna del suo
quadro, La Cena in Emmaus – Discorsi a tavola, giovedì 12 gennaio alle 17.30 è in programma un
incontro presso il Rettorato dell’Università (via Zamboni 33), alla presenza del Magnifico Rettore
Ivano Dionigi, del filosofo e teologo Piero Coda, e di Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, Presidente del
Museo d’Arte Moderna di Bologna. La presenza di Sassoli è di particolare rilevanza, in quanto
sancisce pubblicamente il rinsaldarsi di un proficuo sodalizio artistico, iniziato negli anni ’70 e
interrottosi bruscamente nella metà degli anni ‘90. Questo evento li vede quindi di nuovo insieme
dopo molti anni di distanza, un evento nell'evento.
La Cena in Emmaus – Discorsi a tavola anticipa nel titolo il tema dell'incontro: ispirata a Martin
Lutero e alle sue proposte di riforma del rapporto tra convinzioni individuali e gerarchie del potere,
allude alla necessità di intendere le produzioni dell’arte, ancorché invenzioni di un individuo, come
presupposti di arricchimento sociale, e dunque impulsi a una crescita di consapevolezza che dovrà
aprirsi ben oltre l’esperienza di chi le ha concepite ed eseguite.
Si inaugura successivamente, sabato 14 gennaio alle 18 presso lo SpazioArte CartaBianca di
Bazzano, in provincia di Bologna, la mostra personale dal titolo Bruno Pinto, conoscenza e destino,
che ospita alcune opere materiche del pittore. Il curatore, Stefano Masseri, ne sottolinea “la
singolare fisicità frontale viscerale e immediata, che impone al respiro e allo sguardo un’attenzione
nuova e nuovamente silenziosa. Una volta intercettati si è come obbligati a seguire ogni minimo
segno di questo lavoro di scavo e sottrazione all’interno di una materia che sta rivelando la sua
luce - la sua e la nostra origine - la sua e la nostra matrice”. La mostra è visitabile tutti i giorni,
fino a domenica 26 febbraio, escluso la domenica e il giovedì pomeriggio, ad ingresso gratuito,
in orario 9.00-13.00 e 16.00-19.30 (per ulteriori info www.cartabianca.name). Il pittore è inoltre
attualmente al centro delle riprese di un documentario in 3D sulla sua vita e sul suo percorso
artistico, curato dal regista e sceneggiatore Eugenio Melloni, già al fianco di Wim Wenders, il cui
ultimo film, Settecento anni per vedere il mare, ha ricevuto il riconoscimento della Presidenza della
Repubblica.
“Il dipingere per me ha un senso nella misura in cui crea un rapporto di verità con il mondo”,
dice Pinto, il quale ha da poco ripreso il suo percorso artistico. È infatti recentemente rientrato in
possesso di tutte le sue opere, ingiustamente sequestrate al termine di una drammatica vicenda
giudiziaria durata oltre tre anni e appena conclusasi. La sua pittura non è un semplice fatto, ma
una condizione esistenziale che lo accompagna tutta la vita in ogni forma di esperienza. Un’arte
spinta dall’urgenza di mettere in comune emozioni e sentimenti, che chiede a chi la osserva una
partecipazione viva e profonda; un’arte che cerca di restituire un’autentica visione del mondo, che
si offre innanzitutto come dialogo. Un pensiero teso a prendere consapevolezza di sè, affrontando
angosce e paure, un messaggio quanto mai attuale in questo periodo di crisi.
Per ulteriori informazioni sull’artista: www.brunopinto.it.
Ufficio stampa X PRESS COMUNICAZIONE Sara Chiarello mob. 329.9864843; esse.chiarello@gmail.com
Ufficio stampa Alma Mater Via Zamboni 33 - 40126 Bologna tel. 051-2088664 ufficiostampa@unibo.it
Per info sull’artista:
Bianca Maria Pinto cell. (+39) 339-1571496; e-mail: info@brunopinto.it; sito web: www.brunopinto.it
Biografia
Bruno Pinto nasce a Roma il 20 agosto 1935. Insofferente verso ogni forma di vita eccessiva-mente istituzionalizzata, da adolescente abbandona gli studi regolari per apprendere tecniche pubblicitarie, pittura e
incisione dal maestro Francesco Cretara, direttore della scuola “Rinascita” di Roma e per frequentare i corsi dell’Accademia di Francia. Lavora per un breve periodo come pubblicitario presso l’American Advertising Agency, ma poi segue gli incoraggiamenti di Renato Guttuso e si dedica esclusivamente alla pittura. Durante i
soggiorni a Londra e a Parigi frequenta Gino Severini, Henry Moore, Augustus John e l’asceta-filosofo siciliano Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, di cui è ospite per alcuni mesi presso la Communauté de l’Arche, nel sud della Francia.
Tornato in Italia, l’esigenza di liberarsi di ogni forma di psicologismo e di narcisistica inutilità lo spinge, agli inizi degli anni ‘60, ad abbandonare la pittura e la città per vivere in una sperduta valle tra i monti di Arezzo,
un’esperienza tanto estrema quanto singolare, quella de La Valle, narrata anche in un libro di successo.
A porre fine a questo periodo è l’incontro, nel 1964, con Don Giuseppe Dossetti, che lo invita a trasferirsi nel borgo dell’Abbazia di Monteveglio, vicino a Bologna, dove sposa Laura Lanza, nipote del filosofo. Qui ricomincia a dipingere ed è protagonista di mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, accompagnato
dalla sensibilità di intellettuali protagonisti della contemporaneità, suoi amici e interlocutori, quali lo stesso Dossetti, ma anche Cacciari, Ragghianti, Argan, Ashton, Mazzariol, Zolla, Calabrese, e molti altri. Sollecitato
dall’esigenza di approfondire il proprio lavoro di “artista totale”, Pinto interrompe negli ultimi due decenni del Novecento ogni relazione con il mondo ufficiale dell’arte e riappare pubblicamente solo nel 2003 con una grande mostra curata da Peter Weiermair alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Bruno Pinto. Dopo il silenzio. Nel 2005 espone per la prima volta ad Arte Fiera. Dello stesso anno è la grande antologica che gli
dedica la Fondazione Mazzotta a Milano, Bruno Pinto. Di fronte e attraverso, curata da Pietro Bellasi e Bruno Corà, cui segue una dolorosa vicenda giudiziaria per opere di sua proprietà ingiustamente sequestrate. Dopo
un lungo periodo di meditazione, conclusasi nel frattempo la controversia giuridica e riacquistata la proprietà di tutto il suo lavoro, nel dicembre 2009 Pinto ricomincia a dipingere e ad esporre.
Estratto critico
“Una personalità pensosa e schietta, che si è spogliata di apparenze e di affissioni, respinte come inessenziali,
che ha fatto di una conquistata ricchezza una semplicità densa ed irruente, che non teme di presentarsi nuda
e disarmata, con la verità illuminante di una visione sincera e di una esperienza autentica di umanità”.
Carlo Ludovico Ragghianti– 1972 critico e storico d’arte
“Della tua arte intuivo il carattere solitario e la libertà da ogni compromesso. Dei primi anni tuoi a Monteveglio
ricordo soprattutto di avere percepito il tuo ardore intimo, tormentato e tormentante, forse confuso ma
comunque sempre senza artificio o ostentazione; mi faceva pensare ad una frase di Isaia, nel latino della
Vulgata: “Spiritus vester, ut ignis vorabit vos ”.
Giuseppe Dossetti - 1987 politico e religioso
“ Da molto tempo conosco il Suo lavoro d’artista e lo stimo: mi ha fatto piacere avere la conferma di quel che
penso, è guidato (o almeno comporta ) da una lucida veduta critica. […] .
Hegel aveva capito l’incompatibilità dell’arte con la borghesia egemone.
La pittura che Lei fa ( per fortuna) cerca ancora il valore, crede nella comunicazione intersoggettiva.
La difficile compatibilità con la tecnologia industriale era dialettica, l’incompatibilità con il sistema della
informazione di massa è totale, brutale, letale. […] Col post- moderno è morta ed è andata all’inferno.
Giulio Carlo Argan - 1992 storico e critico d’arte
“ Questa opera obbliga ad una visione della pittura molto inattuale. E’ pittura, pittura e basta. Siamo di fronte
a un problema, è una pittura inattuale, perché?
Non solo perché è diversa da tutto quello che si vede: la maggior parte della pittura nasce da idee: Bruno
Pinto è un uomo pieno di idee ma non credo che la sua opera nasca da idee.
Io penso che se leggete queste opere senza pregiudizio siete colti da qualche pudore nel senso classico del
termine perché qui non si mettono in scena idee ma ossa, sangue, nervi, si mette in scena un essere ai ferri
corti con la vita.
Tu non contempli una vita che cerca di dire malgrado tutto, nonostante tutto, la compatisci ma non la puoi
contemplare, come se fossi davanti a qualcosa in sé compiuto. Questo è totalmente inattuale.[…].
L’arte contemporanea esige distanza che gioca sulla rimozione dell’angoscia.
Siamo di fronte ad un opera nella quale Pinto volente o nolente ci chiede di essere insieme vivente
partecipazione.
Argan comprese benissimo: questa pittura fa a pugni con la moda, la divorante moda, quel mercato onnivoro.
Pinto si nega ogni speranza paradisiaca ma si ostina a non andare all’inferno.
Massimo Cacciari - 2003 filosofo
“Un autore amato dalla critica e ignorato dal mercato, ma non perché il mercato non fosse pronto a digerire
queste opere, ma perché non ha accettato quel compromesso faustiano che gli faceva vendere l’anima in
cambio di qualche cosa che sarebbe stata la notorietà, la popolarità, la moltiplicazione, […]. Pinto non voleva
essere né ricco, né famoso, né potente.
La sua opera dà la sensazione di un impegno morale essenziale,l’opera d’arte non può nascere senza una
profondissima ragione, senza che l’espressione derivi dall’essere in-pressione, dall’essere in questa tensione
espressiva, dall’essere una necessità, necessità che è la ragione dell’artista.
Una volta fatto l’opera è stato così intelligente d’aver trovato quello che poi le sue espressioni mettono al
mondo, il suo compito l’ha fatto.
La parte che Pinto ha rinunciato a fare è quella che non riguarda lui.
Ha dovuto esprimere in-pressione; il resto (che sia un qualsiasi grande gallerista..) è questione che non lo
riguarda, non vuole perdere tempo a occuparsene, non è cosa sua, è già postumo a se stesso.”
Vittorio Sgarbi – 2003 critico
"Nelle tradizioni sapienziali, è vero, c’è la luce del riconoscimento: ci sono le due luci. Ma non è ancora
presente fino in fondo la reciprocità e quindi anche la dimensione del corpo. La corporeità di chi percepisce, e
anche quella delle cose percepite, alla fine non riescono ad avere consistenza. In te si annuncia una reciprocità
dispiegata. In cui prende forma la realtà, che è corpo, e attraverso la quale la luce va e viene. […]
Agostino nel De Trinitate, vuole vedere Dio nello specchio della realtà […] ma la luce si fa allora abbagliante. E
Agostino non riesce a vedere dentro di essa. Perché? Perché manca la dimensione del corpo. Ma quando lo si
abbandona la luce non ha dove riflettersi, non va e viene più: abbaglia. Tu fai un’operazione che è impregnata
di Cristo, che è il Verbo, la luce che si fa carne: con Lui, tu lasci passare la luce attraverso la carne.[…] E’
l’aurora del nuovo che sta accadendo. Sono convinto che se guardiamo il mondo con l‘occhio giusto, là dove sembrano prevalenti le spinte regressive che vanno verso l’implosione, in realtà assistiamo invece ad un parto.
Una forma d’arte come la tua è luce dell’alba che comincia ad albeggiare, [...] si esprime in te l’umano che è gia divino.”
Piero Coda – 2005, teologo
14
gennaio 2012
Bruno Pinto – Conoscenza e destino
Dal 14 gennaio al 26 febbraio 2012
arte contemporanea
Location
CARTA BIANCA
Bazzano, Via Borgo Romano, 3, (Bologna)
Bazzano, Via Borgo Romano, 3, (Bologna)
Orario di apertura
tutti i giorni, escluso la domenica e il giovedì pomeriggio, 9.00-13.00 e 16.00-19.30
Vernissage
14 Gennaio 2012, ore 18
Sito web
www.brunopinto.it
Autore
Curatore