Lettera a uno straniero: è questo il tema dell’edizione 2009 del Festival delle Lettere e di Buste dipinte. Appuntamento con l’arte contemporanea che ogni anno coinvolge, su invito di critici, galleristi e curatori, più o meno giovani maestri del contemporaneo.

Gli artisti sono invitati a trasformare in un’opera d’arte una busta del Festival delle Lettere, per vederla poi esposta nel foyer del Teatro dal Verme a Milano l’11 ottobre 2009 – dove si svolge la premiazione delle migliori lettere – e venduta a un prezzo prestabilito. A teatro, durante l’esposizione, o in seguito sul sito della galleria Dep Art. Il prezzo di ogni opera è di 500 euro, che sono interamente devoluti ai medici e agli infermieri della clinica di st. Kizito in Lagos (Nigeria). Un centro sanitario sostenuto da AVSI che ha aperto i battenti nel 1991 e che da allora non ha mai smesso di offrire cure mediche, vaccinazioni e farmaci alla popolazione giungendo ad assistere oltre 300 persone al giorno.

Ogni artista una Lettera a uno straniero

Se nelle precedenti edizioni di Buste dipinte gli artisti erano più o meno restati entro i confini della fatidica busta, quest’anno la stessa è diventata il punto di partenza per decise incursioni nello spazio. I confini, si sa, sono segnati proprio per essere varcati. Ed ecco le città immaginifiche del giovane Federico Romero Bayter, gli angeli di Loredana Cerveglieri, il piccione viaggiatore di Mihailo Beli Karanovic, un Obama decisamente iper- di Giuseppe Veneziano e un disperso villaggio di Gianluca Chiodi. Gli artisti di Buste dipinte – le scorse edizioni hanno visto impegnati, tra i molti, maestri come Alberto Biasi e Ugo La Pietra – già ben noti al pubblico dell’arte contemporanea, hanno quindi declinato nel proprio lessico la sfida di quest’anno del festival, l’avvicinamento all’alterità, impegnandosi in prima persona per sostenere una di quelle realtà lontane che tutti dovremmo sentire ben più vicine.