In occasione dell’evento sportivo più famoso, la Coppa del Mondo di Calcio, l’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia, in collaborazione con l’Assessorato allo Sport, l’Istituto di Cultura Italo – Tedesco, il Goethe Institut e l’agenzia fotografica Magnum, presenta una mostra fotografica interamente dedicata al mondo del calcio. Il tema centrale della mostra è l'uomo: indipendentemente dall'età, dalle origini o dalla posizione sociale che occupa, egli cede al fascino del pallone. Il calcio unisce ed entusiasma ovunque nel mondo. Le immagini della mostra ritraggono adulti e bambini, calciatori professionisti e dilettanti che, dall’Europa all’Asia, dall’America all’Africa, negli stadi come nelle città e nelle campagne, in riva al mare o in montagna, corrono felici giocando a pallone; altre ancora immortalano tifosi che fremono e soffrono per la squadra del cuore, circondati dai colori degli striscioni che animano gli spalti. Sarà possibile ammirare le foto che maestri come Cartier-Bresson, Abbas, Parr e tanti altri hanno dedicato al mondo del pallone: immagini in bianco e nero e a colori, nelle quali il calcio assume in sintesi un ruolo ben più significativo del suo primario valore di gioco: esso diventa una sorta di idioma universalmente compreso, che indifferentemente dal Paese, dalle diverse condizioni climatiche, religioni, lingue e tradizioni riesce ad accomunare tutti, come ad indicare che anche le cose apparentemente più frivole e banali ci rivelano la nostra comune origine e appartenenza al genere umano. La grazia di queste fotografie è nell’esultanza di un bambino, nella solitudine di un uomo in tunica nera, nel palleggio di una donna sotto lo sguardo di alcune compagne, nella torsione di un portiere o nello stop di petto di un carcerato, nell’incedere di un giovane con la palla davanti ad un carro armato; la grazia è ovunque disposta a rivelarsi con naturalezza e spontaneità.. Il calcio dimostra dunque di essere un gioco bellissimo, davanti al quale siamo tutti uguali, perché è un gioco, un’arte che insegna la libertà, la passione volontà di riscatto dalla realtà a volte dura e misera dei soggetti di questi scatti.