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Camille Lévêque
Camille Lévêque (1985) è una fotografa freelance nata e cresciuta a Parigi, Francia. Il suo lavoro riflette sulle relazioni, sulla questione dell’identità e delle origini, lavorando principalmente attorno alla fotografia d’archivio, sia come soggetto che come mezzo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Camille Lévèque, come molti artisti, ha un rapporto conflittuale con la realtà: il suo lavoro sull’archivio fotografico viaggia in bilico tra il desiderio di incarnazione e la pura astrazione, ed è facile immedesimarcisi. Il suo vagare tra i ricordi altrui è un modus operandi capace di comunicare, allo stesso tempo, una negazione ed un’apologia del passato. La chiave di lettura è divergente: il desiderio di cancellare, confondere le acque, mistificare, far perdere le tracce del proprio passato per poter essere liberi di essere chiunque; e il riconoscimento di una realtà che sembra esistere anche contro il nostro volere. Il passato che continua a ripresentarsi e che siamo costretti a riconoscere e ad amare se non vogliamo esserne mangiati.
Dalle immagini di Familiar Gestures si possono estrapolare molti racconti, sintesi di un significato più grande. Interpretando queste immagini intuiamo ritagli di storie ordinarie e momenti importanti. Familiar Gestures ha l’obbiettivo di lasciare libera lettura a gesti che abitualmente vengono compiuti, esplorando l'intimità del linguaggio corporeo. Guardando le sue immagini da vicino, sono molti gli elementi che catturano il nostro occhio: particolari prima sottovalutati e ignorati vengono messi in luce e rivestiti di un nuovo significato. Non sono più parti di un'immagine più grande, ma diventano l'immagine stessa. Tolti dal loro contesto, questi frammenti risuonano con forza, svegliando memorie sepolte. Questi close-up sono la rinascita di fotografie trascurate. I collages di Universal Truth rappresentano la summa del suo desiderio di unità, con gli altri e con noi stessi. Le immagini uniscono famiglie che non si sono mai incontrate, provenienti da diverse epoche e continenti. In puzzle caotici, viene rivelata la forte somiglianza tra le vite delle persone e la presenza di un legame universale. In un angolo, fogli trasparenti con immagini di uomini di mezza età si sovrappongono le une alle altre. In search of the father, prima parte di una ricerca divisa in tre capitoli, ci porta a fare una pausa da questa bulimia di immagini ponendo una domanda: cosa rappresenta per noi la figura del padre?
La ricerca di Camille sfida la realtà e il mezzo fotografico. Ci pone di fronte a domande profonde, su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri, sul valore della fotografia come prova di realtà e sul concetto stesso di autorialità.Camille Lévèque, come molti artisti, ha un rapporto conflittuale con la realtà: il suo lavoro sull’archivio fotografico viaggia in bilico tra il desiderio di incarnazione e la pura astrazione, ed è facile immedesimarcisi. Il suo vagare tra i ricordi altrui è un modus operandi capace di comunicare, allo stesso tempo, una negazione ed un’apologia del passato. La chiave di lettura è divergente: il desiderio di cancellare, confondere le acque, mistificare, far perdere le tracce del proprio passato per poter essere liberi di essere chiunque; e il riconoscimento di una realtà che sembra esistere anche contro il nostro volere. Il passato che continua a ripresentarsi e che siamo costretti a riconoscere e ad amare se non vogliamo esserne mangiati.
Dalle immagini di Familiar Gestures si possono estrapolare molti racconti, sintesi di un significato più grande. Interpretando queste immagini intuiamo ritagli di storie ordinarie e momenti importanti. Familiar Gestures ha l’obbiettivo di lasciare libera lettura a gesti che abitualmente vengono compiuti, esplorando l'intimità del linguaggio corporeo. Guardando le sue immagini da vicino, sono molti gli elementi che catturano il nostro occhio: particolari prima sottovalutati e ignorati vengono messi in luce e rivestiti di un nuovo significato. Non sono più parti di un'immagine più grande, ma diventano l'immagine stessa. Tolti dal loro contesto, questi frammenti risuonano con forza, svegliando memorie sepolte. Questi close-up sono la rinascita di fotografie trascurate. I collages di Universal Truth rappresentano la summa del suo desiderio di unità, con gli altri e con noi stessi. Le immagini uniscono famiglie che non si sono mai incontrate, provenienti da diverse epoche e continenti. In puzzle caotici, viene rivelata la forte somiglianza tra le vite delle persone e la presenza di un legame universale. In un angolo, fogli trasparenti con immagini di uomini di mezza età si sovrappongono le une alle altre. In search of the father, prima parte di una ricerca divisa in tre capitoli, ci porta a fare una pausa da questa bulimia di immagini ponendo una domanda: cosa rappresenta per noi la figura del padre?
La ricerca di Camille sfida la realtà e il mezzo fotografico. Ci pone di fronte a domande profonde, su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri, sul valore della fotografia come prova di realtà e sul concetto stesso di autorialità.
BIO
Camille Lévêque (1985) è una fotografa freelance nata e cresciuta a Parigi, Francia.
Si laurea in Belle Arti e Letteratura a Parigi . Dal 2007 al 2008 vive in Armenia, dove le viene commissionato dall'Ambasciata Francese e dal UNHCR un reportage annuale sulla condizione dei rifugiati di guerra in Karabagh, Armenia. Tornata a Parigi lavora come assistente presso l'agenzia Tendance Floue. Nel 2010 inizia a lavorare come Assistente Editorial per MAGNUM PHOTOS a Parigi. Nel 2011 torna negli Stati Uniti per focalizzarsi sui suoi progetti personali.
Mentre sviluppa la sua pratica fotografica, si concentra sull'esplorazione dell'intimità e crea delle serie narrative che uniscono il lavoro documentario ad un approccio più artistico e personale.
Il suo lavoro riflette sulle relazioni, sulla questione dell'identità e delle origini – guardando alla famiglia come al fondamento della sua analisi. Lavorando principalmente attorno alla fotografia d'archivio, sia come soggetto che come mezzo, mira ad analizzare l'idea di memoria, il suo impatto sul presente e sul futuro, i suoi limiti e la sua scomparsa. Se la fotografia è un indizio, l'uso che ne fa è sia quello di dichiarare che di distorcere la realtà, giocando con i limiti del mezzo e, in un certo senso, giocando col passato. Molto influenzata dal suo stesso archivio familiare, nella sua ricerca lascia che si incontrino diverse ere della fotografia, creando una discussione attorno all'oggetto fotografico.
Cresciuta in una famiglia dal background multiculturale, le origini sono uno degli argomenti predominanti della sua ricerca, e la sua pratica artistica illustra l'incontro tra varie influenze e come il passato influenzi il presente modellando il futuro.
I suoi lavori sono stati presentati su varie pubblicazioni ed esposti negli Stati Uniti ed in Europa. E' fondatrice e membro del collettivo LIVE WILD e co-fondatrice della casa editrice ORPHEUS STANDING ALONE.
Dalle immagini di Familiar Gestures si possono estrapolare molti racconti, sintesi di un significato più grande. Interpretando queste immagini intuiamo ritagli di storie ordinarie e momenti importanti. Familiar Gestures ha l’obbiettivo di lasciare libera lettura a gesti che abitualmente vengono compiuti, esplorando l'intimità del linguaggio corporeo. Guardando le sue immagini da vicino, sono molti gli elementi che catturano il nostro occhio: particolari prima sottovalutati e ignorati vengono messi in luce e rivestiti di un nuovo significato. Non sono più parti di un'immagine più grande, ma diventano l'immagine stessa. Tolti dal loro contesto, questi frammenti risuonano con forza, svegliando memorie sepolte. Questi close-up sono la rinascita di fotografie trascurate. I collages di Universal Truth rappresentano la summa del suo desiderio di unità, con gli altri e con noi stessi. Le immagini uniscono famiglie che non si sono mai incontrate, provenienti da diverse epoche e continenti. In puzzle caotici, viene rivelata la forte somiglianza tra le vite delle persone e la presenza di un legame universale. In un angolo, fogli trasparenti con immagini di uomini di mezza età si sovrappongono le une alle altre. In search of the father, prima parte di una ricerca divisa in tre capitoli, ci porta a fare una pausa da questa bulimia di immagini ponendo una domanda: cosa rappresenta per noi la figura del padre?
La ricerca di Camille sfida la realtà e il mezzo fotografico. Ci pone di fronte a domande profonde, su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri, sul valore della fotografia come prova di realtà e sul concetto stesso di autorialità.Camille Lévèque, come molti artisti, ha un rapporto conflittuale con la realtà: il suo lavoro sull’archivio fotografico viaggia in bilico tra il desiderio di incarnazione e la pura astrazione, ed è facile immedesimarcisi. Il suo vagare tra i ricordi altrui è un modus operandi capace di comunicare, allo stesso tempo, una negazione ed un’apologia del passato. La chiave di lettura è divergente: il desiderio di cancellare, confondere le acque, mistificare, far perdere le tracce del proprio passato per poter essere liberi di essere chiunque; e il riconoscimento di una realtà che sembra esistere anche contro il nostro volere. Il passato che continua a ripresentarsi e che siamo costretti a riconoscere e ad amare se non vogliamo esserne mangiati.
Dalle immagini di Familiar Gestures si possono estrapolare molti racconti, sintesi di un significato più grande. Interpretando queste immagini intuiamo ritagli di storie ordinarie e momenti importanti. Familiar Gestures ha l’obbiettivo di lasciare libera lettura a gesti che abitualmente vengono compiuti, esplorando l'intimità del linguaggio corporeo. Guardando le sue immagini da vicino, sono molti gli elementi che catturano il nostro occhio: particolari prima sottovalutati e ignorati vengono messi in luce e rivestiti di un nuovo significato. Non sono più parti di un'immagine più grande, ma diventano l'immagine stessa. Tolti dal loro contesto, questi frammenti risuonano con forza, svegliando memorie sepolte. Questi close-up sono la rinascita di fotografie trascurate. I collages di Universal Truth rappresentano la summa del suo desiderio di unità, con gli altri e con noi stessi. Le immagini uniscono famiglie che non si sono mai incontrate, provenienti da diverse epoche e continenti. In puzzle caotici, viene rivelata la forte somiglianza tra le vite delle persone e la presenza di un legame universale. In un angolo, fogli trasparenti con immagini di uomini di mezza età si sovrappongono le une alle altre. In search of the father, prima parte di una ricerca divisa in tre capitoli, ci porta a fare una pausa da questa bulimia di immagini ponendo una domanda: cosa rappresenta per noi la figura del padre?
La ricerca di Camille sfida la realtà e il mezzo fotografico. Ci pone di fronte a domande profonde, su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri, sul valore della fotografia come prova di realtà e sul concetto stesso di autorialità.
BIO
Camille Lévêque (1985) è una fotografa freelance nata e cresciuta a Parigi, Francia.
Si laurea in Belle Arti e Letteratura a Parigi . Dal 2007 al 2008 vive in Armenia, dove le viene commissionato dall'Ambasciata Francese e dal UNHCR un reportage annuale sulla condizione dei rifugiati di guerra in Karabagh, Armenia. Tornata a Parigi lavora come assistente presso l'agenzia Tendance Floue. Nel 2010 inizia a lavorare come Assistente Editorial per MAGNUM PHOTOS a Parigi. Nel 2011 torna negli Stati Uniti per focalizzarsi sui suoi progetti personali.
Mentre sviluppa la sua pratica fotografica, si concentra sull'esplorazione dell'intimità e crea delle serie narrative che uniscono il lavoro documentario ad un approccio più artistico e personale.
Il suo lavoro riflette sulle relazioni, sulla questione dell'identità e delle origini – guardando alla famiglia come al fondamento della sua analisi. Lavorando principalmente attorno alla fotografia d'archivio, sia come soggetto che come mezzo, mira ad analizzare l'idea di memoria, il suo impatto sul presente e sul futuro, i suoi limiti e la sua scomparsa. Se la fotografia è un indizio, l'uso che ne fa è sia quello di dichiarare che di distorcere la realtà, giocando con i limiti del mezzo e, in un certo senso, giocando col passato. Molto influenzata dal suo stesso archivio familiare, nella sua ricerca lascia che si incontrino diverse ere della fotografia, creando una discussione attorno all'oggetto fotografico.
Cresciuta in una famiglia dal background multiculturale, le origini sono uno degli argomenti predominanti della sua ricerca, e la sua pratica artistica illustra l'incontro tra varie influenze e come il passato influenzi il presente modellando il futuro.
I suoi lavori sono stati presentati su varie pubblicazioni ed esposti negli Stati Uniti ed in Europa. E' fondatrice e membro del collettivo LIVE WILD e co-fondatrice della casa editrice ORPHEUS STANDING ALONE.
16
maggio 2018
Camille Lévêque
Dal 16 maggio al 30 giugno 2018
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUCHO MAS! ARTIST RUN SPACE
Torino, Corso Brescia, 89, (Torino)
Torino, Corso Brescia, 89, (Torino)
Orario di apertura
apertura al pubblico venerdì 3 maggio dalle ore 18,30 alle ore 22,00.
lun. - ven. ore 15,30 - 18,30
sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
16 Maggio 2018, ore 18,30 - 22,00
Autore
Curatore