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Carlo e Fabio Ingrassia – Exhibition
I due giovani artisti catanesi, “lanciati” dalla Galleria di Giuseppe Lo Magno e poi approdati alla 54° Biennale di Venezia, esporranno una decina di opere, tra disegni, pastelli, installazioni, sculture e macchine-struttura che si caratterizzano per la novità formale ma anche per l’attenzione alla natura, alla scultura classica e alle opere di artisti del Novecento.
Comunicato stampa
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Carlo e Fabio Ingrassia
“ Niente colore troppo caldo…eccedete nel grigio piuttosto che nell’infuocato”
(Jean-Auguste-Dominique Ingres)
“ Niente colore troppo caldo…eccedete nel grigio piuttosto che nell’infuocato” questo il suggerimento dato da Ingres e che senza saperlo, a distanza di duecento anni, i gemelli Carlo e Fabio Ingrassia hanno fatto proprio. Lavorano insieme, confrontandosi tra loro come altre coppie importanti nell’arte e nella letteratura. Nella loro stanza-studio poco fuori Catania custodiscono le loro creature come delle reliquie, considerando ogni loro opera come una Pietà michelangiolesca, ricordandone la genesi, il lavoro certosino, quasi da monaci benedettini su ogni foglio, sottolineandone l’uso delle matite, dei pastelli, delle lacche, dello spessore della carta, della variazioni di umidità che può determinare cambiamenti..
Sono le loro opere che disorientano e attraggono allo stesso tempo, sorprendono e nello stesso tempo restano enigmatiche. Si vorrebbe collocarle in un tendenza, si vorrebbe trovare ascendenze, ma queste, se ci sono, sono molto vaghe e per certi versi irrilevanti. Eppure hanno coerenza, seguono un ductus chiaro. Alcuni animali, una colomba, un toro, un elefante, due cervi, una giraffa, alcune sculture classiche, il Marco Aurelio del Campidoglio, la Nike di Samotracia, una Venere ellenistica, tutti resi col pastello, a grana dura e a grana morbida, con grande perizia, fatti a regola d’arte ( vantano un papà falegname ed il lavoro artigianale fatto a regola d’arte), plasticamente resi con un disegno impeccabile, con passaggi chiaroscurali delicati e solidi allo stesso tempo, tutti soggetti contestualizzati in superfici e spazi neutri, organizzati geometricamente in fondali che rimandano alla Bauhaus, alle geometrie neoplastiche olandesi, alcune collocate su piedistalli come monumenti. Non hanno espressioni particolari, sono forme oggettive nel loro porsi in quello spazio, ogni volta nuovo, in campiture grigie, bianche o nere; forme plastiche che diventano visioni metafisiche, di una neometafisica che rifugge dalla storia, così come rifugge dal quotidiano, dal tempo pur necessitando della luce fisica di cui le campiture hanno bisogno, per occhi che devono guardare e ritornare a guardare per percepirne le lenticolari variazioni dell’incarnato delle materie con cui sono fatte.
Per un secolo la materia sempre più è stata scandagliata, formulata nella profondità informale. Quella materia preziosa, vellutata, cangiante rende la pelle e la struttura interna, rende la stabilità e la solidità. Le immagini sono condensate, la vita come sequenza si immobilizza e si monumentalizza, acquistando nella solidità la durata, nelle variazioni cromatiche, nelle vibrazioni della luce e nelle sottrazioni la robustezza della carne ( “ disegnare per noi- mi dicono- è incarnare, aggiungere carne”).
Lavorano i nostri col grigio, col grigio danno tutti i colori. Il grigio conserva in sé tutti i colori che possono essere percepiti da chi guarda, spostandosi e cogliendo in questo modo la luce fisica che colpisce
l’immagine. Il loro è un procedere dal buio verso la luce ed è emblematico un titolo dato ad una loro opera: “Se manteniamo il sogno nella memoria, se oltrepassiamo la collezione dei ricordi, la casa perduta uscirà dall’ombra a poco a poco”.
Non sono molte le opere di questa fase, una diecina in tutto, ma trovo in tutte coerenza, un filo rosso che li lega e tutte insieme determinano una poetica, s’impongono a chi guarda, lasciano il segno, si ricordano e ritornano alla mente, pur nella novità formale, nella proposta di forme non viste prima, non collocabili in contesti storicizzati, per quanto l’attenzione alla natura sia massima, per quanto l’attenzione ad opere della scultura antica sia ossessiva nella resa, alla ricerca di archetipi che attraversano opere ed artisti del Novecento, da De Chirico a Casorati, per andare indietro a Cezanne, ad Antonello da Messina, alle sculture antiche ai dipinti delle grotte di Lascaux. Natura e memoria come riferimento, ma anche stupore di una resa lirica e poetica insieme che nelle forme plastiche del disegno, dei pastelli, si condensano, si chiudono come forme chiuse in spazi inverosimili.
Paolo Nifosì
11
novembre 2012
Carlo e Fabio Ingrassia – Exhibition
Dall'undici novembre 2012 al 05 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA LO MAGNO
Modica, Via Risorgimento, 91/93, (Ragusa)
Modica, Via Risorgimento, 91/93, (Ragusa)
Orario di apertura
Da martedì a sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 17.00 alle 20.00.
Vernissage
11 Novembre 2012, ore 19
Autore
Curatore