Il 26 maggio 2005 alla galleria Paolo Antonacci a Via del Babuino 144, Roma, inaugura la prima mostra personale a Roma della fotografa Carola Syz Sarzi-Amadè, romana di nascita e londinese d’adozione. La serie di fotografie "Narlai" è stata scattata in un piccolo villaggio del Nord-Ovest dell'India, nel Rajastan. L’occhio fotografico dell’artista ritrae gli abitanti del posto con un’istintività che lascia parlare i luoghi, gli oggetti e le persone in tutta la loro dignità e splendore. Non si tratta di fotografia documentarista nè di fotogiornalismo. C'è un desiderio estetizzante, quasi un voler catturare la bellezza, la serenità e l'armonia di persone e luoghi nell' estremo rispetto per i soggetti ritratti: donne, uomini e vecchi abitanti del posto, fotografati da Carola di getto, senza posa, con il risultato di un realismo efficacemente omogeneo nella composizione. “Quello che più mi interessa nella mia ricerca fotografica”, dice Carola Syz Sarzi-Amadè, "è il gioco di colori, di luci e ombre che in un paese come l’India assumono toni di forte intensità." "Sono stata colpita dal contrasto tra la raffinatezza delle persone e dei luoghi e la loro povertà estrema" dice ancora Carola. Grazie alla luce calda ed intensa di un pomeriggio indiano, agli sguardi incisivi e pieni di umanità delle persone ritratte, le immagini si caricano di sensualità. La moltitudine dei colori e i forti caratteri delle etnie locali diventano i protagonisti assoluti delle composizioni fotografiche, a volte assolutamente casuali, a volte, soprattutto negli interni, colte nell’insieme con un occhio più attento allo spazio, alle geometrie e al dettaglio. Carola focalizza la sua attenzione sul dettaglio soprattutto nella serie degli “Abstract Flowers”, sei scatti in cui l’obbiettivo si concentra sulla sensualità implicità di fiori e piante. Il punto di partenza è sempre la realtà. L'artista, attraverso l'obbiettivo macro, in un incontro intimo con i fiori e le piante, dà vita ad un mondo fantastico, a forme immaginarie. L’intensità dei colori e della luce sposta l’attenzione verso una dimensione più onirica e la superficie vibratile delle fotografie rimanda quasi a una presenza pittorica.

Parte del ricavato della mostra sarà devoluto in beneficenza alla Comunità di S. Egidio tramite l'Associazione "Amitiée sans frontieres".