Uno dei modi vari di definire l'era contemporanea e le complessità che la contraddistinguono è sicuramente quello di identificarla come epoca di confine, di nuovi limiti e di inedite frontiere, con tutti i significati psicologici che l'attraversano: ambiguità, confusione, assenza di certezze, ambivalenza, fragilità esistenziale. L'uomo contemporaneo è chiamato ad oltrepassare le distinzioni nette ed artificiose degli assoluti che si contrappongono, per assumere invece la precarietà delle sfumature e per far coesistere gli opposti che si presentano ai suoi occhi: ieri, oggi e domani che si fondano in un unico istante, i luoghi familiari e conosciuti che si immergono e si compenetrano in uno spazio virtuale infinito, la salute che convive con le nuove malattie del nostro tempo (solitudine, angoscia, alienazione). È proprio su questa zona di confine che si colloca quella sottile linea che separa l'equilibrio interiore dalla follia, la scissione psichica e le sue continue ristrutturazioni, il perdersi e lo scoprirsi nuovi e diversi. La sfida di oggi, che può trovare nelle diverse forme artistiche un genuino veicolo di espressione, sta forse nella disponibilità a tollerare lo smarrimento della precarietà, a riconoscersi grandi ma anche piccoli, uguali ma diversi, in parte "sani" ma soprattutto un po' "folli", in un continuo dinamismo vitale che non teme la fragilità, ma che trova in essa una risorsa insostituibile di crescita spirituale.


Roberta Sala