“Senza titolo” vuole essere una mostra che non preclude alcun “titolo”.

All’interno della galleria Arte&Arte Gloria Gallery di Bertoni, nel centro storico di Pietrasanta, a confronto due artisti: Catia Chicchi e Roberto Lazzarini.

La mostra non ha un tema specifico se non quello di creare un dialogo tra due personalità diverse che trovano nello sguardo attento dell’osservatore i punti di contrasto o di unione.

Mostra in mutazione, in divenire perché le opere non sono fisse per tutta la durata dell’esposizione ma cambiano e ruotano, cambiano i quadri e cambia la loro posizione.

Ciò permette al visitatore di ritornare e vedere ogni volta una mostra diversa, permette ai pittori di poter mostrare più aspetti del proprio percorso artistico, ma soprattutto permette di mescolare e variare all’interno dello spazio espositivo, forme,colori e composizioni che creano di volta in volta, un nuovo ambiente, una nuova sintonia, un nuovo modo di vedere e sentire.

Catia Chicchi, artista versiliese, si inserisce nel solco dell’espressionismo, un espressionismo moderno, contaminato dalla personalità e sensibilità dell’artista.

Attraverso lo spunto del reale, attraverso il simbolo o la metafora, ci mostra quello che non si vede: la ricchezza dei moti interiori che reagiscono agli stimoli esterni, l’inconscio sopito che riaffiora inatteso e ci costringe a seguirlo.

La Chicchi, non si distacca mai completamente dalla figurazione, poiché è proprio attraverso essa che si può capire l’”oltre”, è la porta di passaggio che apre un mondo a volte sepolto sotto le ceneri della superficialità, ma fuoco vivo.

Roberto Lazzarini, segue da anni un percorso di continua sperimentazione nell’ambito dell’astrazione, pittore sensibile alla ricerca formale e cromatica che si è concretizzata nell’ultimo periodo in una stesura pittorica sempre più materica, fino ad arrivare ai collage del 2008 e alle ultime opere dove è la materia stessa che entra a far parte dell’opera.

Gli stracci, le camice, i pantaloni, che Lazzarini inserisce nel quadro, non sono altro che materiale pittorico al pari del colore, che egli usa come fa con la spatola o con il pennello per creare nuovi spazi, forme riconoscibili e piani in profondità.

Così, come nei precedenti quadri astratti, ricercava continuamente una prospettiva, una terza dimensione nella bidimensionalità della tela, attraverso tonalità di colore contrastante, adesso, nella tridimensionalità della materia appiccicata sull’opera, ci mette di fronte a pieghe e anfratti esistenti, dove il colore non ha più senso di esistere se non ad evidenziare quello che già “è”.