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Chiara Pergola – Passanti (InDoor)
L’installazione, composta da 153 specchi di vetro sottile che, forzando a una visione convergente e determinando la scomposizione dell’immagine, costringono lo spettatore a prendere atto dell’intrinseca molteplicità dell’immagine, intende stimolare una riflessione sui problemi legati alla percezione soggettiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Passanti (InDoor), un’installazione artistica
Una riflessione sulla percezione soggettiva delle immagini
attraverso un’opera di Chiara Pergola esposta
alla Fondazione San Carlo
dal 26 febbraio al 29 aprile
La Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San
Carlo, 5 – 059.421237), parallelamente al ciclo di lezioni
sul tema Immagine. Forme di conoscenza e teorie
della rappresentazione, ha realizzato un’installazione
dal titolo Passanti (InDoor) di Chiara Pergola, allestita
nella Sala Cardinali della Fondazione. L’installazione,
composta da 153 specchi di vetro sottile che, forzando a
una visione convergente e determinando la
scomposizione dell’immagine, costringono lo spettatore a
prendere atto dell’intrinseca molteplicità dell’immagine,
intende stimolare una riflessione sui problemi legati alla
percezione soggettiva.
Tra venerdì 26 febbraio e venerdì 29 aprile il pubblico
potrà visitare l’installazione, dal lunedì al venerdì dalle
8.30 alle 19. L’incontro con l’artista è invece previsto per
mercoledì 16 marzo alle ore 18 ed è aperto al pubblico.
In quell’occasione verrà anche presentato il catalogo
relativo all’installazione, a cura di Antonella Battilani, con
testo critico di Elio Franzini.
L’installazione è parte integrante del progetto
“Immagine”, sviluppato dalla Fondazione San Carlo
nell’anno accademico 2015/16 attraverso un ciclo di 12
conferenze (trasmesse anche in diretta web) e una serie
di workshop con le scuole superiori di Modena e
provincia. Una riflessione critica sul ruolo delle immagini
è apparsa necessaria nella società attuale, in cui esse
hanno sostituito il linguaggio verbale come principale
strumento di conoscenza e sono diventate “oggetti” di
importanza tale da oltrepassare il dominio di pertinenza
artistica o estetica, per rivestire un ruolo di primo piano
nella cultura di massa, nella comunicazione politica e
nelle riflessioni sul comportamento sociale. Lo scopo
della proposta culturale della Fondazione è fornire
strumenti critici adeguati e storicamente fondati per
intervenire nel dibattito pubblico.
Passanti (InDoor) INSTALLAZIONE
dal 26 febbraio al 29 aprile 2016
Orari: dalle 8.30 alle 19, dal lunedì al venerdì
Chiusure: festività pasquali, dal 24 al 29 marzo compresi, e 25 aprile
Info: Tel. 059.421237 o www.fondazionesancarlo.it.
Ufficio stampa FSC
Paola Ferrari
paola@paolaferrari.it
www.fondazionesancarlo.it
Testo critico sull’installazione Passanti/InDoor, a cura di Elio
Franzini, professore di Estetica presso l’Università di Milano,
membro del Comitato Scientifico della Fondazione San Carlo di
Modena
Quando nell’arte appare lo specchio, la sua forza simbolica si
presenta potente: l’opera non riproduce il visibile, bensì ne moltiplica
le prospettive e le possibilità. L’arte, come nel lavoro di Chiara
Pergola, diviene, per noi che passiamo, per noi passanti, varcare
una soglia, attraversare una porta, quella linea sottile tra la forma e
l’informe. Il “sapere” che è nelle immagini si coglie soltanto
spezzando un paradigma regolistico, e classicistico, recuperando
un’idea simbolica di forma, che è sempre compresenza - e
mediazione - di visibile e invisibile. La “forma” artistica non è
un’immagine mimetica, bensì è il senso simbolico dello spazio e del
suo infinito moltiplicarsi in lame, in luce che si irradia, creando
ombre, che sono nuove forme: esse derivano questo inestinguibile
desiderio di “nuovo” dal voler essere “anamorfosi”, cioè
stravolgimento della forma stessa, che ne mostra tuttavia l’interna
forza, la volontà di espansione. Si inaugura qui un sapere figurale
che non può essere “detto”, anche se è immediatamente,
intuitivamente presente alla nostra realtà.
Lo sguardo nell’arte, nelle lame di vetro di Chiara Pergola, diviene
vivo, interagisce con la forma artistica e con quel che la circonda,
modifica il nostro stesso modo di vedere. Questi altri occhi sono
tuttavia i nostri occhi, quelli con cui guardiamo il mondo, gli spazi che
abitiamo. Le immagini con cui il mondo qui appare permettono a
ciascuno di noi, nelle diverse ore del giorno, di disegnare una
“propria” storia, dove l’immagine non è la “ripetizione” delle cose,
bensì il luogo, e il tempo, in cui ne manifesta il senso espressivo.
L’immagine, con le sue anamorfosi, si pone dunque, in questo
lavoro, come punto di avvio per esibire il senso simbolico, espressivo
e spirituale della percezione, per comprendere, infine, che dietro
essa si cela un potere che in vari modi manifesta la relazione
conoscitiva tra uno sguardo che afferra e le qualità degli spazi in cui
“passiamo”.
Le lame di luce, gli specchi che Chiara Pergola getta verso l’alto,
nascenti da solida base, ma ciascuno diverso dall’altro, e
diversamente orientato, fanno comprendere che un’immagine è
“simbolica” non quando viene descritta da una saggia iconologia, ma
nel momento in cui, prima di questo orizzonte, costituisce il mondo
come “organismo nascente”, come “operazione d’espressione”, che
non allontana dalla realtà, ma che, indipendentemente da ciò che
rappresenta, svela il senso profondo delle cose. L’artista, scrive il
filosofo Merleau-Ponty, riprende e converte in oggetto visibile ciò che
senza di lui resterebbe rinchiuso nella vita separata di ogni
coscienza: rende l’immagine una “vibrazione delle apparenze” che
rivela “la genesi delle cose”, inscindibile dalla realtà espressiva del
nostro corpo.
Lo statuto di un’immagine è dunque legato a dimensioni estetiche,
che si riferiscono in prima istanza alla percezione di uno spazio. Tale
spazio di rappresentazione, la Sala dei Cardinali della Fondazione
che attraversiamo, si offre così, grazie all’arte, alle sue stratificazioni
di arte e di tempo, in molti modi, presentando, con il gioco dei riflessi,
“luoghi” dell’immaginazione. Questo spazio, nella sua simbolicità,
non è allora una nozione astratta, bensì una connessione che offre
nuovi modi di orientarci nel mondo. Lo spazio, ci dice Chiara
Pergola, non è una specie di etere nel quale sono immerse tutte le
cose, bensì una potenza di connessione, che assume lo stile di uno
spazio vissuto, che ciascuno di noi arricchisce, e nuovamente
interpreta, con il proprio sguardo.
Spazi, dunque, da descrivere, senza che tale descrizione sia
frantumazione del senso dello spazio stesso della rappresentazione,
ma solo messa in rilievo di alcuni elementi del suo senso, che
concorrono a delinearne una essenza che solo attraverso la nostra
esperienza può manifestarsi. Gli specchi di Chiara Pergola, pur
partendo da frammenti di vetro, non sono allora l’elogio di un
frantumarsi della forma, bensì ne vogliono attestare un nuovo potere
dialogico, che unisce l’invenzione fantastica e il senso filosofico, la
situazione eccezionale e la ricerca della verità.
A partire dalle lame, e dai loro giochi di visioni e di ombre, si
comprende il profondo rapporto tra rappresentazione artistica e
funzione simbolica: perché vi sono forme di vita che non si riducono
alla loro esibizione, bensì sono eventi che non possono svolgersi sul
piano di una coscienza unica e unitaria, ma presuppongono quel
dialogo tra coscienze cui il dialogo degli specchi allude. Queste
opere di vetro sottile lanciato verso l’alto, che sono tra loro diverse,
che esprimono punti di vista differenti, mostrano così un’esigenza
comune, quella di esibire il manifestarsi storico di un “sentire” capace
di spiegare i motivi di fondo che sono il senso, a volte invisibile, della
storia stessa, il suo vivere simbolico in varie forme, in molteplici
modalità non sempre rappresentative, espressione di differenti modi
retorici per rivelare i sensi nascosti dell’immagine. La storia dell’arte,
in particolare nella nostra contemporaneità, non si costruisce
soltanto con le cronologie, bensì svincolando le forme da una rigida
storicizzazione e cogliendone, senza rigettarne la storicità, gli
spessori emotivi, afferrando che essa è una via per mostrare i sensi
conoscitivi della rappresentazione, i suoi rapporti con la spazio-
temporalità dell’esperienza. Il lavoro di Chiara Pergola, posto in un
interno “storico”, ricco di autorevole passato, ricorda dunque a
ciascuno di noi che passa, che attraversa la porta, che una
narrazione cronologica e storica che non colga la potenza sincronica
e diacronica racchiusa nelle immagini simboliche rischia, anche là
dove rispecchia la consequenzialità dei linguaggi, di uccidere o
depotenziare proprio l’intrinseca simbolicità della storia, che vive
anche di salti, di legami analogici, di riunificazioni improvvise e
apparentemente casuali tra le forme. Questi specchi fanno
comprendere che il tempo lineare in cui viviamo è attraversato da
lame di luce che ne arricchiscono la qualità, che ne moltiplicano le
possibilità, in un incontro rinnovato e paradossale tra le forme dello
spazio e quelle del tempo.
Biografia dell’artista
Chiara Pergola
Modena 1968. Vive e lavora a Bologna.
Dopo gli studi in Architettura e la laurea magistrale in Biologia, si diploma in
Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, con una tesi di revisione
del concetto di macchina celibe alla luce del pensiero della differenza.
La sua ricerca, legata all’evoluzione della dimensione simbolica, dà origine a
installazioni ed interventi che rivelano la natura semantica di ogni forma
espressiva e l’azione del segno sulla realtà. Le sue opere confluiscono
talvolta in progetti editoriali unificati sotto la sigla X/? Un dispositivo
particolare è rappresentato da Musée de l’OHM, un comò del XIX secolo
adibito a museo d’arte contemporanea e collocato dal 2009 presso il Museo
Civico Medievale di Bologna.
L’installazione Passanti/InDoor realizzata per la Fondazione Collegio San
Carlo di Modena è legata all’oggetto che ha dato origine all’esperienza
artistica dell’autrice: un sottile specchio che, forzando a una visione
convergente, costringe a prendere atto dell’intrinseca molteplicità
dell’immagine.
PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI
2015 Parжour, La Chambre Blanche, Quebec, Canada. Cura: Francois
Vallée.
2014 Via, Parco di Sculture all’Aperto e Galleria d’Arte Contemporanea
Vero Stoppioni, Santa Sofia (FC). Cura e testo critico: Renato Barilli.
Quelchefarete, Emergenze Creative, rassegna di arte contemporanea nel
centro di Ravenna. Cura: Silvia Cirelli. Bolivar Finissage (con Marc Giloux),
Musée de l’OHM c/o Museo Civico Medievale, Bologna. Cura: Art City,
Istituzione Bologna Musei.
2013 AnnaPurna, Italia-Oriente, Festival Dolce India c/o Ashram Joytinat,
Senigallia. Cura: Fulvio Chimento. Quadretti, Toywith.it minigallery c/o
Studio Cloud 4, Bologna. Cura: Stefano W. Pasquini. La Direction, Musée de
l’OHM c/o Museo Medievale di Bologna. Art City – ArteFiera.
2012 Madeleine, Riss(e), Varese. Cura: Ermanno Cristini. Non ho niente
da aggiungere, Centro d’arte Novella Guerra. Cura: Annalisa Cattani.
2011 Inventario, Biblioteca d’Arte L. Poletti, Modena. Cura: Emanuele De
Donno, Giorgio Maffei. Prendi una traccia del tuo passaggio, Musée de
l’OHM c/o Museo d’Arte Moderna, Bologna. Cura: Uliana Zanetti. Grado MA,
MAGra Museo d’Arte di Granara. Cura: Alessandra Andrini, Luca Bertolo,
Chiara Camoni. Bernardi/Avveduti/Pergola, Casabianca, Bologna. Cura:
Anteo Radovan, con un testo critico di Antonio Grulli.
Una riflessione sulla percezione soggettiva delle immagini
attraverso un’opera di Chiara Pergola esposta
alla Fondazione San Carlo
dal 26 febbraio al 29 aprile
La Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San
Carlo, 5 – 059.421237), parallelamente al ciclo di lezioni
sul tema Immagine. Forme di conoscenza e teorie
della rappresentazione, ha realizzato un’installazione
dal titolo Passanti (InDoor) di Chiara Pergola, allestita
nella Sala Cardinali della Fondazione. L’installazione,
composta da 153 specchi di vetro sottile che, forzando a
una visione convergente e determinando la
scomposizione dell’immagine, costringono lo spettatore a
prendere atto dell’intrinseca molteplicità dell’immagine,
intende stimolare una riflessione sui problemi legati alla
percezione soggettiva.
Tra venerdì 26 febbraio e venerdì 29 aprile il pubblico
potrà visitare l’installazione, dal lunedì al venerdì dalle
8.30 alle 19. L’incontro con l’artista è invece previsto per
mercoledì 16 marzo alle ore 18 ed è aperto al pubblico.
In quell’occasione verrà anche presentato il catalogo
relativo all’installazione, a cura di Antonella Battilani, con
testo critico di Elio Franzini.
L’installazione è parte integrante del progetto
“Immagine”, sviluppato dalla Fondazione San Carlo
nell’anno accademico 2015/16 attraverso un ciclo di 12
conferenze (trasmesse anche in diretta web) e una serie
di workshop con le scuole superiori di Modena e
provincia. Una riflessione critica sul ruolo delle immagini
è apparsa necessaria nella società attuale, in cui esse
hanno sostituito il linguaggio verbale come principale
strumento di conoscenza e sono diventate “oggetti” di
importanza tale da oltrepassare il dominio di pertinenza
artistica o estetica, per rivestire un ruolo di primo piano
nella cultura di massa, nella comunicazione politica e
nelle riflessioni sul comportamento sociale. Lo scopo
della proposta culturale della Fondazione è fornire
strumenti critici adeguati e storicamente fondati per
intervenire nel dibattito pubblico.
Passanti (InDoor) INSTALLAZIONE
dal 26 febbraio al 29 aprile 2016
Orari: dalle 8.30 alle 19, dal lunedì al venerdì
Chiusure: festività pasquali, dal 24 al 29 marzo compresi, e 25 aprile
Info: Tel. 059.421237 o www.fondazionesancarlo.it.
Ufficio stampa FSC
Paola Ferrari
paola@paolaferrari.it
www.fondazionesancarlo.it
Testo critico sull’installazione Passanti/InDoor, a cura di Elio
Franzini, professore di Estetica presso l’Università di Milano,
membro del Comitato Scientifico della Fondazione San Carlo di
Modena
Quando nell’arte appare lo specchio, la sua forza simbolica si
presenta potente: l’opera non riproduce il visibile, bensì ne moltiplica
le prospettive e le possibilità. L’arte, come nel lavoro di Chiara
Pergola, diviene, per noi che passiamo, per noi passanti, varcare
una soglia, attraversare una porta, quella linea sottile tra la forma e
l’informe. Il “sapere” che è nelle immagini si coglie soltanto
spezzando un paradigma regolistico, e classicistico, recuperando
un’idea simbolica di forma, che è sempre compresenza - e
mediazione - di visibile e invisibile. La “forma” artistica non è
un’immagine mimetica, bensì è il senso simbolico dello spazio e del
suo infinito moltiplicarsi in lame, in luce che si irradia, creando
ombre, che sono nuove forme: esse derivano questo inestinguibile
desiderio di “nuovo” dal voler essere “anamorfosi”, cioè
stravolgimento della forma stessa, che ne mostra tuttavia l’interna
forza, la volontà di espansione. Si inaugura qui un sapere figurale
che non può essere “detto”, anche se è immediatamente,
intuitivamente presente alla nostra realtà.
Lo sguardo nell’arte, nelle lame di vetro di Chiara Pergola, diviene
vivo, interagisce con la forma artistica e con quel che la circonda,
modifica il nostro stesso modo di vedere. Questi altri occhi sono
tuttavia i nostri occhi, quelli con cui guardiamo il mondo, gli spazi che
abitiamo. Le immagini con cui il mondo qui appare permettono a
ciascuno di noi, nelle diverse ore del giorno, di disegnare una
“propria” storia, dove l’immagine non è la “ripetizione” delle cose,
bensì il luogo, e il tempo, in cui ne manifesta il senso espressivo.
L’immagine, con le sue anamorfosi, si pone dunque, in questo
lavoro, come punto di avvio per esibire il senso simbolico, espressivo
e spirituale della percezione, per comprendere, infine, che dietro
essa si cela un potere che in vari modi manifesta la relazione
conoscitiva tra uno sguardo che afferra e le qualità degli spazi in cui
“passiamo”.
Le lame di luce, gli specchi che Chiara Pergola getta verso l’alto,
nascenti da solida base, ma ciascuno diverso dall’altro, e
diversamente orientato, fanno comprendere che un’immagine è
“simbolica” non quando viene descritta da una saggia iconologia, ma
nel momento in cui, prima di questo orizzonte, costituisce il mondo
come “organismo nascente”, come “operazione d’espressione”, che
non allontana dalla realtà, ma che, indipendentemente da ciò che
rappresenta, svela il senso profondo delle cose. L’artista, scrive il
filosofo Merleau-Ponty, riprende e converte in oggetto visibile ciò che
senza di lui resterebbe rinchiuso nella vita separata di ogni
coscienza: rende l’immagine una “vibrazione delle apparenze” che
rivela “la genesi delle cose”, inscindibile dalla realtà espressiva del
nostro corpo.
Lo statuto di un’immagine è dunque legato a dimensioni estetiche,
che si riferiscono in prima istanza alla percezione di uno spazio. Tale
spazio di rappresentazione, la Sala dei Cardinali della Fondazione
che attraversiamo, si offre così, grazie all’arte, alle sue stratificazioni
di arte e di tempo, in molti modi, presentando, con il gioco dei riflessi,
“luoghi” dell’immaginazione. Questo spazio, nella sua simbolicità,
non è allora una nozione astratta, bensì una connessione che offre
nuovi modi di orientarci nel mondo. Lo spazio, ci dice Chiara
Pergola, non è una specie di etere nel quale sono immerse tutte le
cose, bensì una potenza di connessione, che assume lo stile di uno
spazio vissuto, che ciascuno di noi arricchisce, e nuovamente
interpreta, con il proprio sguardo.
Spazi, dunque, da descrivere, senza che tale descrizione sia
frantumazione del senso dello spazio stesso della rappresentazione,
ma solo messa in rilievo di alcuni elementi del suo senso, che
concorrono a delinearne una essenza che solo attraverso la nostra
esperienza può manifestarsi. Gli specchi di Chiara Pergola, pur
partendo da frammenti di vetro, non sono allora l’elogio di un
frantumarsi della forma, bensì ne vogliono attestare un nuovo potere
dialogico, che unisce l’invenzione fantastica e il senso filosofico, la
situazione eccezionale e la ricerca della verità.
A partire dalle lame, e dai loro giochi di visioni e di ombre, si
comprende il profondo rapporto tra rappresentazione artistica e
funzione simbolica: perché vi sono forme di vita che non si riducono
alla loro esibizione, bensì sono eventi che non possono svolgersi sul
piano di una coscienza unica e unitaria, ma presuppongono quel
dialogo tra coscienze cui il dialogo degli specchi allude. Queste
opere di vetro sottile lanciato verso l’alto, che sono tra loro diverse,
che esprimono punti di vista differenti, mostrano così un’esigenza
comune, quella di esibire il manifestarsi storico di un “sentire” capace
di spiegare i motivi di fondo che sono il senso, a volte invisibile, della
storia stessa, il suo vivere simbolico in varie forme, in molteplici
modalità non sempre rappresentative, espressione di differenti modi
retorici per rivelare i sensi nascosti dell’immagine. La storia dell’arte,
in particolare nella nostra contemporaneità, non si costruisce
soltanto con le cronologie, bensì svincolando le forme da una rigida
storicizzazione e cogliendone, senza rigettarne la storicità, gli
spessori emotivi, afferrando che essa è una via per mostrare i sensi
conoscitivi della rappresentazione, i suoi rapporti con la spazio-
temporalità dell’esperienza. Il lavoro di Chiara Pergola, posto in un
interno “storico”, ricco di autorevole passato, ricorda dunque a
ciascuno di noi che passa, che attraversa la porta, che una
narrazione cronologica e storica che non colga la potenza sincronica
e diacronica racchiusa nelle immagini simboliche rischia, anche là
dove rispecchia la consequenzialità dei linguaggi, di uccidere o
depotenziare proprio l’intrinseca simbolicità della storia, che vive
anche di salti, di legami analogici, di riunificazioni improvvise e
apparentemente casuali tra le forme. Questi specchi fanno
comprendere che il tempo lineare in cui viviamo è attraversato da
lame di luce che ne arricchiscono la qualità, che ne moltiplicano le
possibilità, in un incontro rinnovato e paradossale tra le forme dello
spazio e quelle del tempo.
Biografia dell’artista
Chiara Pergola
Modena 1968. Vive e lavora a Bologna.
Dopo gli studi in Architettura e la laurea magistrale in Biologia, si diploma in
Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, con una tesi di revisione
del concetto di macchina celibe alla luce del pensiero della differenza.
La sua ricerca, legata all’evoluzione della dimensione simbolica, dà origine a
installazioni ed interventi che rivelano la natura semantica di ogni forma
espressiva e l’azione del segno sulla realtà. Le sue opere confluiscono
talvolta in progetti editoriali unificati sotto la sigla X/? Un dispositivo
particolare è rappresentato da Musée de l’OHM, un comò del XIX secolo
adibito a museo d’arte contemporanea e collocato dal 2009 presso il Museo
Civico Medievale di Bologna.
L’installazione Passanti/InDoor realizzata per la Fondazione Collegio San
Carlo di Modena è legata all’oggetto che ha dato origine all’esperienza
artistica dell’autrice: un sottile specchio che, forzando a una visione
convergente, costringe a prendere atto dell’intrinseca molteplicità
dell’immagine.
PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI
2015 Parжour, La Chambre Blanche, Quebec, Canada. Cura: Francois
Vallée.
2014 Via, Parco di Sculture all’Aperto e Galleria d’Arte Contemporanea
Vero Stoppioni, Santa Sofia (FC). Cura e testo critico: Renato Barilli.
Quelchefarete, Emergenze Creative, rassegna di arte contemporanea nel
centro di Ravenna. Cura: Silvia Cirelli. Bolivar Finissage (con Marc Giloux),
Musée de l’OHM c/o Museo Civico Medievale, Bologna. Cura: Art City,
Istituzione Bologna Musei.
2013 AnnaPurna, Italia-Oriente, Festival Dolce India c/o Ashram Joytinat,
Senigallia. Cura: Fulvio Chimento. Quadretti, Toywith.it minigallery c/o
Studio Cloud 4, Bologna. Cura: Stefano W. Pasquini. La Direction, Musée de
l’OHM c/o Museo Medievale di Bologna. Art City – ArteFiera.
2012 Madeleine, Riss(e), Varese. Cura: Ermanno Cristini. Non ho niente
da aggiungere, Centro d’arte Novella Guerra. Cura: Annalisa Cattani.
2011 Inventario, Biblioteca d’Arte L. Poletti, Modena. Cura: Emanuele De
Donno, Giorgio Maffei. Prendi una traccia del tuo passaggio, Musée de
l’OHM c/o Museo d’Arte Moderna, Bologna. Cura: Uliana Zanetti. Grado MA,
MAGra Museo d’Arte di Granara. Cura: Alessandra Andrini, Luca Bertolo,
Chiara Camoni. Bernardi/Avveduti/Pergola, Casabianca, Bologna. Cura:
Anteo Radovan, con un testo critico di Antonio Grulli.
26
febbraio 2016
Chiara Pergola – Passanti (InDoor)
Dal 26 febbraio al 29 aprile 2016
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE COLLEGIO SAN CARLO
Modena, Via San Carlo, 5, (Modena)
Modena, Via San Carlo, 5, (Modena)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle
8.30 alle 19. Chiusure: festività pasquali, dal 24 al 29 marzo compresi, e 25 aprile
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