Lo spazio in cui sarà allestita la mostra, è lo Scalone Vanvitelliano; uno spazio suggestivo che affiancato all'immagine dei precari, crea una sorta di "viaggio" dentro le loro storie.
Lo spettatore, salendo la scalinata elegante, regale e storica, viene in contatto con gli sguardi di queste persone che raccontano il loro essere precario, una situazione attualissima che fa parte della realtà di troppi.

"La mostra non è un punto di arrivo, ma una tappa di questo percorso che vuole portare il progetto a chi ancora non lo conosce, nè è incuriosito e a chi vuole vederlo nel suo sviluppo.
Essere precari non è solo una condizione lavorativa, ma un modo di vivere.
Essere precari significa non poter fare progetti,
Non poter stare tranquilli,
Non avere diritti...o per lo meno, rinunciarvi, per mantenere il proprio impiego.
Non potersi comprare una casa
Una macchina
Progettare di avere figli.
Essere alla continua ricerca del lavoro "dopo".
Non avere pensione.
Piegarsi e accontentarsi di quello che si trova.
Studiare anni e anni e scoprire che quelle lauree non servono a nulla o poco più.
Essere disillusi.
Rassegnati.
Chiudersi.
Perdere piano piano la nostra dignità
La nostra Individualità."

Nella sala a pianoterra ci sarà uno spazio dedicato alle sole testimonianze di chi ancora deve essere ritratto.
Qui i visitatori potranno lasciare a loro volta la loro storia e appenderla assieme alle altre, entrando a sua volta in questo coro sempre più numeroso.

Non parlarne, non cambierà le cose.
Alzando la testa e raccontandoci, forse, sì!
Questo progetto racconta in maniera totalmente libera e apartitica la realtà oggettiva delle persone, giovani e non, che si trovano in questa condizione.

Chiara Schiaratura