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Claudio Costa – Strumenti sulle tracce dell’essere
ll progetto espositivo, concepito e realizzato in stretta collaborazione con gli Eredi dell’ Artista si concentra su un rappresentativo numero di lavori che spaziano da tematiche antropologiche fino a toccare l’aspetto magico alchemico
Comunicato stampa
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ll progetto espositivo, concepito e realizzato in stretta collaborazione con gli Eredi dell' Artista si concentra su un rappresentativo numero di lavori che spaziano da tematiche antropologiche fino a toccare l'aspetto magico alchemico.
Nell'estate del 1977, Claudio Costa viene invitato dall'illustre storico e critico d'arte Gunter Metken a partecipare all'esposizione di “ Documenta 6 “ a Kassel nella sezione dedicata all' “ Archeologia dell'umano “. L'Artista espone l'opera “ Antropologia riseppellita “ che si compone di sei casse di legno intonacate di fango e riempite con utensili agricoli e corredate di immagini di grotte, caverne e case coloniche abbandonate, come a suggerire un seppellimento atto a una futura riscoperta. In questi lavori Costa,con sensibilità preveggente, unisce il mondo umano agricolo alla grande civilizzazione urbana e ne sottolinea il rischio ecologico immanente. Avverte l'Uomo a non abbandonare il suo stato antropologico, il suo proprio spazio all'interno e in presenza della Natura. Riporta l'Arte in quanto atto intellettuale creativo, a dichiarare il sentire ancestrale dell'umanità in modo strutturato, e espone così le condizioni ontologiche, gnoseologiche e psico-fisiologiche che sono all'origine del sentire universalmente umano e del sentire personale.
L'oggetto ready made di Duchamp, reso neutro e afunzionale dalla sua esposizione, viene ricontestualizzato nell'opera di Costa attraverso la sua ricostruzione, il suo tracciato storico e la sua immagine fotografica, ma soprattutto, attraverso la presenza impressa nella terra, che mostra sia all'artista che al visitatore la sua reale dimensione.
L'atteggiamento di Costa nei confronti della poetica di Duchamp appare chiaro attraverso le sue stesse parole che indicano un tentativo di mettere sotto scacco la poetica duchampiana, perchè tutto è comunque cambiato e i giocatori sono sia alleati che nemici, il “motore “ non è più immobile ma è in moto costante.
Nell'esposizione è rappresentata anche la fase alchemico magica dell'opera di Costa:laddove per Duchamp l'Alchimia è un problema invisibile, un segreto rifugio, un labirinto del quale egli soltanto detiene le chiavi, per l'artista genovese d'adozione, l'Alchimia è affermazione, forza magica di rappresentazione, ponte misterioso tra mondo e soggetto.
E' il suo peculiare concetto di “ tempo trasportato “ attraverso il quale la parabola artistica di Costa, partita da premesse poveriste concettuali si apre a nuove possibilità interlinguistiche, cui non sono alieni fenomeni posteriori di ricollocazione della pittura stessa, come il Post-Modernismo e la Pittura Colta.
Nell'estate del 1977, Claudio Costa viene invitato dall'illustre storico e critico d'arte Gunter Metken a partecipare all'esposizione di “ Documenta 6 “ a Kassel nella sezione dedicata all' “ Archeologia dell'umano “. L'Artista espone l'opera “ Antropologia riseppellita “ che si compone di sei casse di legno intonacate di fango e riempite con utensili agricoli e corredate di immagini di grotte, caverne e case coloniche abbandonate, come a suggerire un seppellimento atto a una futura riscoperta. In questi lavori Costa,con sensibilità preveggente, unisce il mondo umano agricolo alla grande civilizzazione urbana e ne sottolinea il rischio ecologico immanente. Avverte l'Uomo a non abbandonare il suo stato antropologico, il suo proprio spazio all'interno e in presenza della Natura. Riporta l'Arte in quanto atto intellettuale creativo, a dichiarare il sentire ancestrale dell'umanità in modo strutturato, e espone così le condizioni ontologiche, gnoseologiche e psico-fisiologiche che sono all'origine del sentire universalmente umano e del sentire personale.
L'oggetto ready made di Duchamp, reso neutro e afunzionale dalla sua esposizione, viene ricontestualizzato nell'opera di Costa attraverso la sua ricostruzione, il suo tracciato storico e la sua immagine fotografica, ma soprattutto, attraverso la presenza impressa nella terra, che mostra sia all'artista che al visitatore la sua reale dimensione.
L'atteggiamento di Costa nei confronti della poetica di Duchamp appare chiaro attraverso le sue stesse parole che indicano un tentativo di mettere sotto scacco la poetica duchampiana, perchè tutto è comunque cambiato e i giocatori sono sia alleati che nemici, il “motore “ non è più immobile ma è in moto costante.
Nell'esposizione è rappresentata anche la fase alchemico magica dell'opera di Costa:laddove per Duchamp l'Alchimia è un problema invisibile, un segreto rifugio, un labirinto del quale egli soltanto detiene le chiavi, per l'artista genovese d'adozione, l'Alchimia è affermazione, forza magica di rappresentazione, ponte misterioso tra mondo e soggetto.
E' il suo peculiare concetto di “ tempo trasportato “ attraverso il quale la parabola artistica di Costa, partita da premesse poveriste concettuali si apre a nuove possibilità interlinguistiche, cui non sono alieni fenomeni posteriori di ricollocazione della pittura stessa, come il Post-Modernismo e la Pittura Colta.
09
giugno 2016
Claudio Costa – Strumenti sulle tracce dell’essere
Dal 09 giugno all'otto luglio 2016
arte contemporanea
Location
C+N – CANEPANERI
Genova, Via Caffaro, 22r, (Genova)
Genova, Via Caffaro, 22r, (Genova)
Orario di apertura
lunedì' - venerdi' 11.00 - 13.00 / 15.00 - 18.30
Vernissage
9 Giugno 2016, ore 18
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