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Claudio Martinez – Suspended
Nel lavoro fotografico che precede la scultura, Martinez scatta con pellicola a raggi infrarossi e lo vediamo soffermarsi particolarmente sulla resa che egli ottiene sui corpi nudi, una sorta di etereo, asessuato, che ci trasporta già esso in suo mondo poetico di sospensioni e indeterminatezza.
Comunicato stampa
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L’esposizione dell’artista e fotografo Claudio Martinez alla Galleria Hybrida Contemporanea in via Reggio Emilia 32A a Roma, che si terrà il prossimo 4 luglio, prevede l’esibizione dei lavori nuovi dell’artista: una serie di sculture in resina e un video.
Delle fotografie vengono, per così dire, “intrappolate” dentro alle suddette sculture.
Nel lavoro fotografico che precede la scultura, Martinez scatta con pellicola a raggi infrarossi e lo vediamo soffermarsi particolarmente sulla resa che egli ottiene sui corpi nudi, una sorta di etereo, asessuato, che ci trasporta già esso in suo mondo poetico di sospensioni e indeterminatezza… nelle sue foto non abbiamo la sensazione dei bordi, ne del luogo.
Corpi in trappola tra quello che sembra un telaio o un lenzuolo, i suoi sono già di per se fantasmi… dovremmo dunque piuttosto dire, testimonianze di un corpo.
La foto infine, come detto, intrappolata… è fusa dentro alla strutture di resina; non incastrata, bensì il corpo fotografato è nella struttura, o scultura, ovvero ne è parte inscindibile sia contestualmente o concettualmente che statutariamente.
I punti che tocca Martinez sono in fondo quelli della fotografia nel suo senso più profondo, laddove essa diviene un fossile, un attimo; per Roland Barthes, ad esempio una foto è la testimonianza che qualcosa è stato li e che non c’è già più, è un punctum emozionale che è a sua volta la memoria, il ricordo, o almeno lo sarebbe… in Martinez, pur partendo dallo stesso ragionamento, la resa scultorea appare quasi come un estremizzazione, ovvero la foto è quasi una non memoria, una trappola, una sospensione di qualcosa che non è e non sarà, ma che vediamo..
Dunque in lui la memoria è appesa, intrappolata..
“la fotografia è un fossile immediato” dice Martinez.. e la resina in questi lavori è dunque quasi una ridondanza necessaria.
Ogni lavoro ha bisogno della propria luce e del proprio punto di osservazione, si tratta di un lavoro molto meticoloso che prevede come parte integrante lo studio del supporto e della cornice, la forma della resina e l’illuminazione.
Il video infine mostra una sorta di feto che nasce già adulto, o meglio che non nasce, una sospensione estrema e continua tra la vita e la vita inesistente, una continua tensione, la definirei un’ inesplosione, non un esplosione che non avviene, ma una “non esplosione” che è in atto.
Tra azione e non azione nel video non c’è differenza, il corpo è fermo nel tempo e nell’inazione, ma non nel movimento e nel suono.
Dentro a tubi che escono dal sottosuolo o dalle pareti, e nei quali sono incastrate alcune delle sculture suddette, ritroviamo la trappola della sospensione dei corpi, quasi angeli, che misti alla struttura danno l’idea di un intero mondo fossile e nostalgico in cui siamo trasportati, un mondo di strutture ossee e di sospensioni eleganti ed eteree, scheletro è la tubatura, sospensione o elisione è il corpo.. una nostalgia presente e non passata, svanita… catturata nello svanire, presa nell’impossibilità della possessione.
Ogni singolo pezzo ci guarda con l’eleganza di un residuo angelico e ci spiega silente la sua storia, la sua memoria, la sua non nascita, il cimelio che è.
Delle fotografie vengono, per così dire, “intrappolate” dentro alle suddette sculture.
Nel lavoro fotografico che precede la scultura, Martinez scatta con pellicola a raggi infrarossi e lo vediamo soffermarsi particolarmente sulla resa che egli ottiene sui corpi nudi, una sorta di etereo, asessuato, che ci trasporta già esso in suo mondo poetico di sospensioni e indeterminatezza… nelle sue foto non abbiamo la sensazione dei bordi, ne del luogo.
Corpi in trappola tra quello che sembra un telaio o un lenzuolo, i suoi sono già di per se fantasmi… dovremmo dunque piuttosto dire, testimonianze di un corpo.
La foto infine, come detto, intrappolata… è fusa dentro alla strutture di resina; non incastrata, bensì il corpo fotografato è nella struttura, o scultura, ovvero ne è parte inscindibile sia contestualmente o concettualmente che statutariamente.
I punti che tocca Martinez sono in fondo quelli della fotografia nel suo senso più profondo, laddove essa diviene un fossile, un attimo; per Roland Barthes, ad esempio una foto è la testimonianza che qualcosa è stato li e che non c’è già più, è un punctum emozionale che è a sua volta la memoria, il ricordo, o almeno lo sarebbe… in Martinez, pur partendo dallo stesso ragionamento, la resa scultorea appare quasi come un estremizzazione, ovvero la foto è quasi una non memoria, una trappola, una sospensione di qualcosa che non è e non sarà, ma che vediamo..
Dunque in lui la memoria è appesa, intrappolata..
“la fotografia è un fossile immediato” dice Martinez.. e la resina in questi lavori è dunque quasi una ridondanza necessaria.
Ogni lavoro ha bisogno della propria luce e del proprio punto di osservazione, si tratta di un lavoro molto meticoloso che prevede come parte integrante lo studio del supporto e della cornice, la forma della resina e l’illuminazione.
Il video infine mostra una sorta di feto che nasce già adulto, o meglio che non nasce, una sospensione estrema e continua tra la vita e la vita inesistente, una continua tensione, la definirei un’ inesplosione, non un esplosione che non avviene, ma una “non esplosione” che è in atto.
Tra azione e non azione nel video non c’è differenza, il corpo è fermo nel tempo e nell’inazione, ma non nel movimento e nel suono.
Dentro a tubi che escono dal sottosuolo o dalle pareti, e nei quali sono incastrate alcune delle sculture suddette, ritroviamo la trappola della sospensione dei corpi, quasi angeli, che misti alla struttura danno l’idea di un intero mondo fossile e nostalgico in cui siamo trasportati, un mondo di strutture ossee e di sospensioni eleganti ed eteree, scheletro è la tubatura, sospensione o elisione è il corpo.. una nostalgia presente e non passata, svanita… catturata nello svanire, presa nell’impossibilità della possessione.
Ogni singolo pezzo ci guarda con l’eleganza di un residuo angelico e ci spiega silente la sua storia, la sua memoria, la sua non nascita, il cimelio che è.
04
luglio 2008
Claudio Martinez – Suspended
Dal 04 al 25 luglio 2008
fotografia
Location
HYBRIDA CONTEMPORANEA
Roma, Via Reggio Emilia, 32, (Roma)
Roma, Via Reggio Emilia, 32, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16-20
Vernissage
4 Luglio 2008, ore 19,00
Autore
Curatore