“Nelle sue opere esplora il corpo plasmato nella materia pittorica, in rapporto con essa sia nelle peculiarità tecniche sia nella ricerca delle forme che ritraggono l’uomo nell’artificio e nell’emozione, nell’ambiente e nello spazio, generando con essi elementi strutturali tratti dallo stesso corpo, ampliandone la concezione originaria.
L’artista ricerca come il corpo possa diventare dialogo con l’ambiente elaborandolo nelle sue stesse parti, indagando nei contenitori sensoriali, percettivi e creativi. A questo fine appare la mano sinistra, filtrata al negativo rispetto l’immagine reale, idealizzando ciò che nasconde agli occhi; posta in alto, al centro, come sostituisse il capo, se li fosse l’uomo.
Il linguaggio pittorico si avvale di più mezzi, inserendo anche la fotografia e la scrittura: le immagini sono contenuto e luogo simbolico, costruendo ed inseguendo nuovi impianti iconografici, evocando mondi di verità e di diversità, in uno spazio reso monumentale, intersecando in modo inscindibile la sfera terrena a quella spirituale.
Lo spazio qui appartiene ad una memoria antica; nell’ipotesi che il tempio all’origine fosse un boschetto di alberi sacri, ora la luce crea l’architettura e ferma l’atto, l’istante in cui l’uomo cerca la ricongiunzione con la terra non solo per necessità, ma con sapienza, riconoscenza e consapevolezza dell’esistere.”
Marina Morati