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Claudio Napolitano – Ciò che inferno non è
In mostra dipinti di un artista che rappresenta toccanti paesaggi tecnologici, tralicci, ripetitori altissimi, mostruose macchine che depredano la natura e il nostro tempo più intimo
Comunicato stampa
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Quando ho guardato per la prima volta le opere di Claudio Napolitano, ho pensato immediatamente ad alcune opere di Joseph M.W. Turner, il pittore inglese vissuto tra fine 700 e metà 800, durante l’immenso stravolgimento della prima rivoluzione industriale.
È un’opera del 1844,"Pioggia, vapore e velocità": è un treno che corre in un paesaggio carico di pioggia e nebbia. Era stato da poco inaugurata la tratta ferroviaria Bristol-Exeter e forse chissà, il primo “paesaggio tecnologico" della storia della pittura.
A questa immagine ho pensato quando ho avuto in mano gli acquerelli di Claudio Napolitano.
Essi sono toccanti paesaggi tecnologici. Tralicci dell’Enel, ripetitori altissimi, maestosi, "prepotenti” delle aziende telefoniche che depredano oggi il nostro tempo più intimo...; e poi macchine e motorini anonimi nel traffico. E una frazione di cielo, sempre, attraversata da connessioni di fili elettrici, cavi.
Si sente il silenzio di una “tecno-natura morta”. Ma dietro ai cavi e ai tralicci c’è sempre un cielo anarchico e selvaggio, per Claudio.
Claudio è accademico nel tratteggiare i "mostri" industriali, enormi e incombenti, ma cede volentieri anzi, con assoluta violazione “all’impression" quando si cala nella materia della natura vera, nella sostanza del cielo, nei colori resistenti dell'aria.
Perché la natura resiste. Resiste, tremolante, alla colonizzazione dell’acciaio e del ferro del "chi tocca muore". E lo sguardo di Claudio Napolitano sulla natura selvaggia è impressionista. Perché lì il silenzio è silenzio fatto di dialogo. Di impressioni. E di espressioni.
I ripetitori meritano soltanto una radiografia. Certo, son lì...; ci sono, vanno fatti, si potrebbero anche amare, un giorno.
Per ora ci sono, ingombranti e ingabbianti come un codice a barre, la periferia industriale ne sente la presenza e il peso. Ma i sogni, il tratto impressionista della pittura di Claudio Napolitano, la sostanza dialogica e coscienziale, sono riservati ai cieli selvaggi, all’anarchia della natura. “Ciò che inferno non è”.
Massimiliano Crocco
È un’opera del 1844,"Pioggia, vapore e velocità": è un treno che corre in un paesaggio carico di pioggia e nebbia. Era stato da poco inaugurata la tratta ferroviaria Bristol-Exeter e forse chissà, il primo “paesaggio tecnologico" della storia della pittura.
A questa immagine ho pensato quando ho avuto in mano gli acquerelli di Claudio Napolitano.
Essi sono toccanti paesaggi tecnologici. Tralicci dell’Enel, ripetitori altissimi, maestosi, "prepotenti” delle aziende telefoniche che depredano oggi il nostro tempo più intimo...; e poi macchine e motorini anonimi nel traffico. E una frazione di cielo, sempre, attraversata da connessioni di fili elettrici, cavi.
Si sente il silenzio di una “tecno-natura morta”. Ma dietro ai cavi e ai tralicci c’è sempre un cielo anarchico e selvaggio, per Claudio.
Claudio è accademico nel tratteggiare i "mostri" industriali, enormi e incombenti, ma cede volentieri anzi, con assoluta violazione “all’impression" quando si cala nella materia della natura vera, nella sostanza del cielo, nei colori resistenti dell'aria.
Perché la natura resiste. Resiste, tremolante, alla colonizzazione dell’acciaio e del ferro del "chi tocca muore". E lo sguardo di Claudio Napolitano sulla natura selvaggia è impressionista. Perché lì il silenzio è silenzio fatto di dialogo. Di impressioni. E di espressioni.
I ripetitori meritano soltanto una radiografia. Certo, son lì...; ci sono, vanno fatti, si potrebbero anche amare, un giorno.
Per ora ci sono, ingombranti e ingabbianti come un codice a barre, la periferia industriale ne sente la presenza e il peso. Ma i sogni, il tratto impressionista della pittura di Claudio Napolitano, la sostanza dialogica e coscienziale, sono riservati ai cieli selvaggi, all’anarchia della natura. “Ciò che inferno non è”.
Massimiliano Crocco
25
gennaio 2018
Claudio Napolitano – Ciò che inferno non è
Dal 25 gennaio al 05 febbraio 2018
arte contemporanea
Location
GALLERIA SALVATORE SERIO
Napoli, Via Guglielmo Oberdan, 8, (Napoli)
Napoli, Via Guglielmo Oberdan, 8, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10:30 - 13:00 e 16:30 - 19:30
Vernissage
25 Gennaio 2018, ore 18:00
Autore
Curatore