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Claus Miller – I Mari del Sud
L’arte di stare insieme tra arti, artigianato e convivialità
Comunicato stampa
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CLAUS MILLER
Tra arte e artigianato, musica e video TRASFORMARE ci propone in questa occasione il tema del mare con le splendide tele di Claus Miller. Una finestra sui lontani orizzonti della Polinesia francese nel mezzo dell'Oceano Pacifico, dove in questo momento si trova di nuovo Miller, artista danese e skipper che spesso proprio dai propri viaggi ha colto l'ispirazione, come nel caso delle opere scelte per questa retrospettiva che presenta lavori del 2000/2001. Come spiega Alessandra Panaro – ideatrice e coordinatrice del progetto Trasformare patrocinato dai due Comuni delle Albisole - i lavori presentati da Miller, dipinti con colori acrilici su tela. si sviluppa su due diversi filoni di simbologie: il primo cattura e reinterpreta i segni dell’arte rupestre e dei tatuaggi Maori, linguaggio esplicito per rappresentare il legame coi propri antenati.
Il secondo scaturisce dalla scrittura Rongorongo, originaria dell’isola di Pasqua (Rapa Nui).
La creazione di ogni tela è il frutto di una ricerca che combina forme estremamente semplici, quelle della simbologia primordiale, rese attuali dalla forza cromatica e dalla modernità del tratto. Paradossalmente, soffermandosi ad un’analisi degli equilibri grafici di ciascuna opera, si potrebbe arrivare ad un concetto opposto: una disarmante semplicità nella scelta del colore unita alla forza monocromatica del segno. “....immagini che hanno germogliato nel suo mondo visivo ibridantosi con altre pratiche della contemporaneità, - dichiara Pilippe Daverio - mescolando i segni antichissimi della lingua dei moai con i segni della grafia urbana. Sempre però con l’occhio attento agli equilibri estetici insegnati dalla lingua grafica moderna. Questo percorso caurioso e personale ha permesso a Claus Miller di continuare a perlustrare il sentiero della sua propria libertà e di ritrovare il gusto per un gesto, per “il” gesto, quello del colore disteso con attenzione tale da generare una sorta di piccola intima voluttà.”
Lo stesso Miller dichiara :”E’ vero che antiche culture etniche della Polinesia vadano protette e consegnate intatte alle nuove generazioni. Ma, visto l’avanzamento delle facilità di comunicazione e l’accorciarsi virtuale delle distanze planetarie, credo vada fatto uno sforzo per mescolare le culture del passato con il presente in una logica di influenza reciproca, al solo scopo di dare spazio a nuove espressioni e al nascere di una rinnovata creatività contemporanea.”
Il Miller di oggi non è comunque quello “dei mari” ma quello riconosciuto a livello internazionale per le impronte digitali che negli ultimi anni ha realizzato. Dal 1990 il suo lavoro artistico si configura in una serie a lungo termine di Ritratti Digitali quanto mai ampia e articolata comprendente personaggi che vanno da Leonardo da Vinci ad Albert Einstein, da John Kennedy a Billie Holiday, da Walt Disney a Malcom X, da Che Guevara a Cassius Clay a Amelia Earhart, Piero Manzoni. Non sono immagini di volti, e tuttavia sono inequivocabilmente ritratti.che “...hanno certamente e quasi ovviamente una origine concettuale, quella cioè derivata dal documentare l’unicità del singolo essere con la traccia che lascia e che lo rende inconfondibile, quella del ricercare il documento di questa impronta chiedendo alle sue “cavie” vive di spedirla e di commentarla, quella però anche dell’archeologo che va a riscoprire l’impronta dei defunti negli oggetti che sono loro appartenuti, meglio ancora degli oggetti che hanno plasmato” scrive Daverio “Il danese giramondo che si è stabilito nella medesima Brera dove si muoveva Piero Manzoni. In questo percorso la lezione delle fantasie concettuali di Manzoni è evidente. Ma nel compiere l’elaborazione Claus Miller scopre una trappola a lui cara, che lo allontana dalla concettualità esangue e lo fa ricadere nella sua di dimensione, quella della pittura. Perché queste sue impronte ingigantite, dai colori spesso non lavorati, sono in realtà dipinte con condensata attenzione e rivelano la loro vibrazione, che poi è quella del colore vero, solo dopo l’esame attento d’un osservatore che abbia avuto tempo e voglia da dedicare all’opera. E qui ancora torna manzoniano, nella medesima passione per il “quadro” che deve mantenere una sua autonomia estetica, al di là del volere dell’artista, poiché questa sua autonomia discende direttamente dalla complessa fisionomia della materia pittorica, anche quanto si trova essa materia ad essere pura e monocroma. Ed è sorprendente il risultato di questi ritratti che sono al contempo concettuali e psicologici, inventati dalla macchina numerica e messi in vita dal pennello. Sono opere in grado di lasciare emergere dettagli minimi capaci di racconti massimi, di essere gioiose nella loro tensione abissale, di essere allegre e crudeli al contempo, proprio come quelle di Manzoni mezzo secolo fa. Di fare respirare aria di libertà leggera, quella che forse oggi, nell’antico quartiere di Brera è venuta a mancare. Perché i tempi in realtà cambiano… ma le nostre aspirazioni no.”
Scrive invece Laura Cherubini “L’immagine dell’impronta ha un valore originario, germinativo, primario. E’ infatti legata al primo a svilupparsi tra i cinque sensi, il tatto, il più importante per il bambino. Ha un valore universale: ci contraddistingue, ma attraverso una similitudine di struttura, evidenzia ciò che unisce gli uomini più che ciò che li differenzia. Non un’infinita varietà di facce, ma un’infinita analogia di linee, segni, tratti. Perché come il labirinto, l’impronta ha un cuore, un nucleo, conduce inevitabilmente a un centro.
Alla base dell’opera Miller pone una ricerca approfondita sulla personalità da ritrarre, ricerca che comprende anche i testi della persona in questione e che poi viene utilizzata nel lavoro attraverso un procedimento di condensazione.”.
Tra arte e artigianato, musica e video TRASFORMARE ci propone in questa occasione il tema del mare con le splendide tele di Claus Miller. Una finestra sui lontani orizzonti della Polinesia francese nel mezzo dell'Oceano Pacifico, dove in questo momento si trova di nuovo Miller, artista danese e skipper che spesso proprio dai propri viaggi ha colto l'ispirazione, come nel caso delle opere scelte per questa retrospettiva che presenta lavori del 2000/2001. Come spiega Alessandra Panaro – ideatrice e coordinatrice del progetto Trasformare patrocinato dai due Comuni delle Albisole - i lavori presentati da Miller, dipinti con colori acrilici su tela. si sviluppa su due diversi filoni di simbologie: il primo cattura e reinterpreta i segni dell’arte rupestre e dei tatuaggi Maori, linguaggio esplicito per rappresentare il legame coi propri antenati.
Il secondo scaturisce dalla scrittura Rongorongo, originaria dell’isola di Pasqua (Rapa Nui).
La creazione di ogni tela è il frutto di una ricerca che combina forme estremamente semplici, quelle della simbologia primordiale, rese attuali dalla forza cromatica e dalla modernità del tratto. Paradossalmente, soffermandosi ad un’analisi degli equilibri grafici di ciascuna opera, si potrebbe arrivare ad un concetto opposto: una disarmante semplicità nella scelta del colore unita alla forza monocromatica del segno. “....immagini che hanno germogliato nel suo mondo visivo ibridantosi con altre pratiche della contemporaneità, - dichiara Pilippe Daverio - mescolando i segni antichissimi della lingua dei moai con i segni della grafia urbana. Sempre però con l’occhio attento agli equilibri estetici insegnati dalla lingua grafica moderna. Questo percorso caurioso e personale ha permesso a Claus Miller di continuare a perlustrare il sentiero della sua propria libertà e di ritrovare il gusto per un gesto, per “il” gesto, quello del colore disteso con attenzione tale da generare una sorta di piccola intima voluttà.”
Lo stesso Miller dichiara :”E’ vero che antiche culture etniche della Polinesia vadano protette e consegnate intatte alle nuove generazioni. Ma, visto l’avanzamento delle facilità di comunicazione e l’accorciarsi virtuale delle distanze planetarie, credo vada fatto uno sforzo per mescolare le culture del passato con il presente in una logica di influenza reciproca, al solo scopo di dare spazio a nuove espressioni e al nascere di una rinnovata creatività contemporanea.”
Il Miller di oggi non è comunque quello “dei mari” ma quello riconosciuto a livello internazionale per le impronte digitali che negli ultimi anni ha realizzato. Dal 1990 il suo lavoro artistico si configura in una serie a lungo termine di Ritratti Digitali quanto mai ampia e articolata comprendente personaggi che vanno da Leonardo da Vinci ad Albert Einstein, da John Kennedy a Billie Holiday, da Walt Disney a Malcom X, da Che Guevara a Cassius Clay a Amelia Earhart, Piero Manzoni. Non sono immagini di volti, e tuttavia sono inequivocabilmente ritratti.che “...hanno certamente e quasi ovviamente una origine concettuale, quella cioè derivata dal documentare l’unicità del singolo essere con la traccia che lascia e che lo rende inconfondibile, quella del ricercare il documento di questa impronta chiedendo alle sue “cavie” vive di spedirla e di commentarla, quella però anche dell’archeologo che va a riscoprire l’impronta dei defunti negli oggetti che sono loro appartenuti, meglio ancora degli oggetti che hanno plasmato” scrive Daverio “Il danese giramondo che si è stabilito nella medesima Brera dove si muoveva Piero Manzoni. In questo percorso la lezione delle fantasie concettuali di Manzoni è evidente. Ma nel compiere l’elaborazione Claus Miller scopre una trappola a lui cara, che lo allontana dalla concettualità esangue e lo fa ricadere nella sua di dimensione, quella della pittura. Perché queste sue impronte ingigantite, dai colori spesso non lavorati, sono in realtà dipinte con condensata attenzione e rivelano la loro vibrazione, che poi è quella del colore vero, solo dopo l’esame attento d’un osservatore che abbia avuto tempo e voglia da dedicare all’opera. E qui ancora torna manzoniano, nella medesima passione per il “quadro” che deve mantenere una sua autonomia estetica, al di là del volere dell’artista, poiché questa sua autonomia discende direttamente dalla complessa fisionomia della materia pittorica, anche quanto si trova essa materia ad essere pura e monocroma. Ed è sorprendente il risultato di questi ritratti che sono al contempo concettuali e psicologici, inventati dalla macchina numerica e messi in vita dal pennello. Sono opere in grado di lasciare emergere dettagli minimi capaci di racconti massimi, di essere gioiose nella loro tensione abissale, di essere allegre e crudeli al contempo, proprio come quelle di Manzoni mezzo secolo fa. Di fare respirare aria di libertà leggera, quella che forse oggi, nell’antico quartiere di Brera è venuta a mancare. Perché i tempi in realtà cambiano… ma le nostre aspirazioni no.”
Scrive invece Laura Cherubini “L’immagine dell’impronta ha un valore originario, germinativo, primario. E’ infatti legata al primo a svilupparsi tra i cinque sensi, il tatto, il più importante per il bambino. Ha un valore universale: ci contraddistingue, ma attraverso una similitudine di struttura, evidenzia ciò che unisce gli uomini più che ciò che li differenzia. Non un’infinita varietà di facce, ma un’infinita analogia di linee, segni, tratti. Perché come il labirinto, l’impronta ha un cuore, un nucleo, conduce inevitabilmente a un centro.
Alla base dell’opera Miller pone una ricerca approfondita sulla personalità da ritrarre, ricerca che comprende anche i testi della persona in questione e che poi viene utilizzata nel lavoro attraverso un procedimento di condensazione.”.
14
agosto 2006
Claus Miller – I Mari del Sud
Dal 14 al 30 agosto 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO D’ARTE CONTEMPORANEA
Albissola Marina, Via Dell'oratorio, 2, (Savona)
Albissola Marina, Via Dell'oratorio, 2, (Savona)
Orario di apertura
dalle 17 alle 23
Vernissage
14 Agosto 2006, ore 19 ore 21,30 Performance “amBientazione”
Autore