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Concetto, Corpo e Sogno – Dan Graham
La rassegna Concetto, Corpo e Sogno presenta cinque mostre che si inaugurano in successione durante la primavera e l’estate 2006, personali dedicate ad artisti dell’arte concettuale
Comunicato stampa
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La rassegna si articola in cinque personali dedicate all’arte concettuale presentate, in successive scadenze, da Carolyn Christov-Bakargiev. Negli anni Sessanta e Settanta questa tendenza proponeva il rifiuto dell’opera pittorica e scultorea tradizionale per un’indagine tra arte e realtà che riflettesse sul pensiero, sui meccanismi di creazione e sui processi dell’esperienza artistica. Le opere sono realizzate con mezzi che variano da una semplice dichiarazione ad un testo scritto a parete, fino all’installazione e all’azione. Il processo logico e la “smaterializzazione” della fisicità dell’opera a favore della messa in scena delle idee e del linguaggio stesso sono tra le caratteristiche più significative di molta arte concettuale, movimento artistico che ha influenzato particolarmente l’arte di oggi. Infatti, a partire dagli anni Novanta, esso gode di un rinnovato interesse da parte dei giovani artisti in tutto il mondo. La rassegna presenta opere di artisti “classici” dell’arte concettuale come Joseph Kosuth e Lawrence Weiner, artisti che hanno sviluppato in direzioni diverse un’analisi concettuale della percezione e dell’esperienza, come Dan Graham, ed altri non tradizionalmente definiti come “concettuali” che hanno invece agito nell’ambito della performance, dell’installazione e dell’esplorazione del lato misterioso e meno razionale della mente, come Joan Jonas e Susan Hiller. Ogni personale è caratterizzata dalla presenza di opere storiche e di progetti più recenti o inediti dell’artista.
Nell’ambito di ogni mostra si terrà un incontro tra l’artista e un curatore o un intellettuale di fama internazionale.
Grazie a Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea, sette delle opere presentate entrano nella collezione permanente del Castello di Rivoli.
Lawrence Weiner
Periodo: 28 marzo – 30 luglio 2006
Per Lawrence Weiner (New York, 1942), il linguaggio verbale è un vero e proprio materiale scultoreo. Nella seconda metà degli anni Sessanta e negli anni Settanta si pone all’attenzione della critica internazionale per le sue installazioni, i libri e le riflessioni teoriche. Il suo lavoro è incentrato principalmente sull’investigazione del rapporto tra le persone e le cose, attraverso la semplice presentazione di parole nello spazio. Le sue opere sono spesso riflessioni sulle qualità di un luogo ed offrono uno dei migliori esempi di arte liberata dalle convenzioni tradizionali della scultura. I suoi lavori più conosciuti consistono in interventi testuali sulle pareti dello spazio espositivo. In essi i testi descrivono processi, materiali e strutture che ogni spettatore può immaginare liberamente. In occasione della personale l’artista americano realizzerà un’opera specificatamente ideata e realizzata per il Museo. MADE TO PRODUCE A SPARK (FATTA PER PRODURRE UNA SCINTILLA), 2006 è un intervento sui muri perimetrali dello scalone centrale del Castello. Oltre a questa installazione, vengono presentate due opere storiche degli anni Settanta, A REMOVAL OF THE CORNER OF A RUG IN USE (UNA RIMOZIONE DELL’ANGOLO DA UN TAPPETO IN USO), 1969 e …IN AS MUCH AS / IN AS MUCH AS… (…PER QUANTO / PER QUANTO…), 1972. Le tre opere sono acquisite dalla Fondazione CRT per la collezione permanente del Museo.
Nell’ambito della rassegna, lunedì 27 marzo alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Carolyn Christov-Bakargiev.
Susan Hiller
Periodo: 11 aprile – 30 luglio 2006
Susan Hiller (1940), nasce in Florida per poi trasferirsi a Londra dove inizia la propria carriera artistica negli anni Settanta. Studia antropologia ed entra in contatto con gli ambienti femministi. Si pone all’attenzione della critica per la pratica artistica innovativa che utilizza sia la carta da parati ed altri elementi della cultura popolare, sia la scrittura automatica e fenomeni extrasensoriali. I lavori della Hiller sondano il male, il sogno, l’irruzione dell’inconscio nel quotidiano (dal rapporto con gli UFO, all’esperienza del risveglio dal coma, a quella dei fenomeni paranormali), ponendo uno sguardo sia concettuale sia antropologico sui funzionamenti misteriosi e nascosti del pensiero, sul rapporto tra mondo visibile e mondo invisibile, sulla follia. Le sue opere consistono in installazioni complesse (foto, pupazzi, opere di gruppo, oggetti, sculture), libri, performance. Divenuta una figura molto influente per le ultime generazioni di artisti internazionali, le sue installazioni fanno parte delle collezioni di musei come la Tate Modern di Londra. Al Castello di Rivoli, Hiller presenta una delle sue prime installazioni e un lavoro recente. Dedicated to the Unknown Artists (Dedicato agli artisti sconosciuti), 1972-76, è stata realizzata raccogliendo 350 cartoline postali e costruendo tabelle che le interpretano alludendo al metodo dell’archiviazione. In Witness (Testimone), installazione sonora realizzata nel 2000, commissionata da Artangel e presentata in una chiesa di Londra, lo spettatore attraversa un labirinto acustico creato da voci registrate di persone che raccontano esperienze paranormali.
Lunedì 10 aprile alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Adam Szymczyk, direttore della Kunsthalle di Basilea.
Dan Graham
Periodo: 29 aprile – 30 luglio 2006
Dan Graham (Urbana, Illinois, 1942), eclettico e inventivo artista concettuale, pioniere della performance e della video arte, si è confrontato con vari mezzi espressivi. Alla metà degli anni Sessanta inizia il suo percorso artistico con una serie di opere in cui utilizza testi e fotografie. Pubblica i propri lavori su pagine destinate alla pubblicità di riviste a larga diffusione, innestando un procedimento concettuale diametralmente opposto a quello praticato dalla Pop Art. Negli anni successivi crea performance, video e film, interessandosi alla complessa relazione esistente tra l’opera d’arte e il pubblico, impiegando telecamere collegate a monitor che permettono al visitatore di vedere la propria immagine in un contesto spazio-temporale sfalsato rispetto alla realtà. A partire dagli anni Ottanta, l’artista realizza padiglioni in metallo e vetro, strutture percorribili con superfici specchianti, riflettenti o opache, in cui la sensazione di straniamento viene accentuata e l’indagine sul ruolo del visitatore e sulla definizione dell’opera d’arte rispetto al contesto viene ulteriormente approfondita. In mostra Dan Graham presenta i suoi primi cinque film/performance: Sunrise to Sunset, 1969; Binocular Zoom, 1969-70; Roll, 1970; Helix/Spiral, 1973; Helix/Spiral (Simone Forti), 1973 e una grande opera recente: Children’s Day Care, CD-Rom, Cartoon and Computer Screen Library Project, 1998-2000. Quest’ultima è composta da un padiglione di grandi dimensioni (228,6 x 751,8 x 693,4 cm) con una postazione per CD-Rom come in una mediateca di cartoni animati per bambini. Le parti in specchio senza fondo, con un effetto anamorfico, da un lato ingrandiscono l’immagine dei bambini che percorrono lo spazio, dall’altro la riducono creando un labirinto tra realtà e virtualità. Le opere entrano a far parte della collezione permanente del Museo grazie a Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea.
Venerdì 28 aprile alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Chrissie Iles, Curatore al Whitney Museum of American Art, New York.
Joseph Kosuth
Periodo: 16 maggio – 30 luglio 2006
Joseph Kosuth (Toledo, Ohio, 1945) è tra i primi artisti dell’arte concettuale. Reagendo sia all’espressionismo della pittura informale, sia all’accentuazione della fisicità dell’oggetto artistico e alla forte rappresentazione iconica nella Pop Art, Kosuth prende dalla metà degli anni Sessanta una posizione radicale: operare nell’ambito dell’arte ma al contempo spostando l’oggetto del lavoro artistico in una dimensione strettamente mentale e sottolineando l’aspetto linguistico dell’opera. L’arte “è” il pensare l’arte stessa ed è questa nozione tautologica ad essere alla base della sua metodologia. Metodologia applicata sin dalle Protoinvestigations, del 1965 (in cui presentava, accostati, un oggetto, la sua immagine e la sua definizione tratta dal dizionario) e nelle sue prime opere maggiori con la scrittura in tubi al neon che definisce se stessa. Nel suo saggio L’arte dopo la filosofia, 1969, uno dei principali testi alla base del pensiero teorico sull’arte concettuale scrive: ”gli oggetti sono concettualmente irrilevanti alla condizione dell'arte". L’arte quindi tende ad avere sempre meno significato emozionale per proporsi come lucida razionalità ed indagine. Dopo le prime opere, Kosuth sviluppa il suo interesse linguistico verso l’osservazione e la critica dell’intero contesto della comunicazione artistica e realizza grandi installazioni. Da sempre interessato a Freud e alla psicanalisi, a Duchamp e alla nozione di Readymade, a Wittgenstein e alla filosofia del linguaggio, Kosuth ha indagato la natura linguistica delle proposizioni artistiche nei vari contesti sociali, istituzionali, psicologici ed etnologici, ampliando i confini tradizionali del ruolo dell’artista. Kosuth presenterà, oltre all’opera storica Seeing reading (orange), 1979, il progetto in-situ Project for Castello di Rivoli, 2004, allestito sul tetto della Manica Lunga. Entrambe entrano a far parte della collezione del Castello di Rivoli. Saranno inoltre esposte Neon Electric Light English Glass Letters Violet Eight (Neon luce elettrica lettere inglesi vetro viola otto), 1965 e Una e tre sedie, 1965.
Lunedì 15 maggio alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Ray Monk, professore di filosofia all’Università di Southampton.
Joan Jonas
Periodo: 30 maggio – 30 luglio 2006
Joan Jonas (New York, 1936) è tra le prime e più innovative artiste della Performance Art. Alla fine degli anni Sessanta, partendo dalla scultura, Jonas trasformò le sue opere in un luogo d’incontro tra spettatore e artista utilizzando superfici specchianti. Con esse si viene a creare una coreografia di gesti ed azioni che suggeriscono miti e riti da scoprire, nonché una dilatazione temporale dell’opera d’arte. Gli artisti-performer, utilizzando specchi incollati ai propri abiti o portati a mano e posti in movimento, frammentavano lo spazio visivo in una miriade di punti di vista differenti. Riflessi negli specchi, gli spettatori diventavano parte dei lavori in uno spazio vertiginoso che si frantumava e si moltiplicava. Jonas ha presentato le sue prime performances in gallerie e in luoghi non deputati all’arte come palestre, “loft”, spazi urbani abbandonati o in aree all’aperto, come le spiagge. Lo specchio viene dopo poco sostituito da videocamere che registrano dal vivo i performers. Le immagini ottenute vengono ri-proiettate nel corso dell’evento stesso. Nelle installazioni più recenti, maggiormente narrative, l’artista “riattualizza” spesso le sue prime performances accostando la documentazione filmata delle prime azioni a oggetti scenografici e materiali vari. In mostra verranno presentate una nuova e inedita performance, realizzata appositamente per questa occasione, nonché due installazioni tratte da performances tra le più significative: Mirage (1976-2005) e The Shape, the Scent, the Feel of Things (2004-2005).
Lunedì 29 maggio alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Lynne Cooke, Curatore al DIA Center for the Arts, New York.
Nell’ambito di ogni mostra si terrà un incontro tra l’artista e un curatore o un intellettuale di fama internazionale.
Grazie a Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea, sette delle opere presentate entrano nella collezione permanente del Castello di Rivoli.
Lawrence Weiner
Periodo: 28 marzo – 30 luglio 2006
Per Lawrence Weiner (New York, 1942), il linguaggio verbale è un vero e proprio materiale scultoreo. Nella seconda metà degli anni Sessanta e negli anni Settanta si pone all’attenzione della critica internazionale per le sue installazioni, i libri e le riflessioni teoriche. Il suo lavoro è incentrato principalmente sull’investigazione del rapporto tra le persone e le cose, attraverso la semplice presentazione di parole nello spazio. Le sue opere sono spesso riflessioni sulle qualità di un luogo ed offrono uno dei migliori esempi di arte liberata dalle convenzioni tradizionali della scultura. I suoi lavori più conosciuti consistono in interventi testuali sulle pareti dello spazio espositivo. In essi i testi descrivono processi, materiali e strutture che ogni spettatore può immaginare liberamente. In occasione della personale l’artista americano realizzerà un’opera specificatamente ideata e realizzata per il Museo. MADE TO PRODUCE A SPARK (FATTA PER PRODURRE UNA SCINTILLA), 2006 è un intervento sui muri perimetrali dello scalone centrale del Castello. Oltre a questa installazione, vengono presentate due opere storiche degli anni Settanta, A REMOVAL OF THE CORNER OF A RUG IN USE (UNA RIMOZIONE DELL’ANGOLO DA UN TAPPETO IN USO), 1969 e …IN AS MUCH AS / IN AS MUCH AS… (…PER QUANTO / PER QUANTO…), 1972. Le tre opere sono acquisite dalla Fondazione CRT per la collezione permanente del Museo.
Nell’ambito della rassegna, lunedì 27 marzo alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Carolyn Christov-Bakargiev.
Susan Hiller
Periodo: 11 aprile – 30 luglio 2006
Susan Hiller (1940), nasce in Florida per poi trasferirsi a Londra dove inizia la propria carriera artistica negli anni Settanta. Studia antropologia ed entra in contatto con gli ambienti femministi. Si pone all’attenzione della critica per la pratica artistica innovativa che utilizza sia la carta da parati ed altri elementi della cultura popolare, sia la scrittura automatica e fenomeni extrasensoriali. I lavori della Hiller sondano il male, il sogno, l’irruzione dell’inconscio nel quotidiano (dal rapporto con gli UFO, all’esperienza del risveglio dal coma, a quella dei fenomeni paranormali), ponendo uno sguardo sia concettuale sia antropologico sui funzionamenti misteriosi e nascosti del pensiero, sul rapporto tra mondo visibile e mondo invisibile, sulla follia. Le sue opere consistono in installazioni complesse (foto, pupazzi, opere di gruppo, oggetti, sculture), libri, performance. Divenuta una figura molto influente per le ultime generazioni di artisti internazionali, le sue installazioni fanno parte delle collezioni di musei come la Tate Modern di Londra. Al Castello di Rivoli, Hiller presenta una delle sue prime installazioni e un lavoro recente. Dedicated to the Unknown Artists (Dedicato agli artisti sconosciuti), 1972-76, è stata realizzata raccogliendo 350 cartoline postali e costruendo tabelle che le interpretano alludendo al metodo dell’archiviazione. In Witness (Testimone), installazione sonora realizzata nel 2000, commissionata da Artangel e presentata in una chiesa di Londra, lo spettatore attraversa un labirinto acustico creato da voci registrate di persone che raccontano esperienze paranormali.
Lunedì 10 aprile alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Adam Szymczyk, direttore della Kunsthalle di Basilea.
Dan Graham
Periodo: 29 aprile – 30 luglio 2006
Dan Graham (Urbana, Illinois, 1942), eclettico e inventivo artista concettuale, pioniere della performance e della video arte, si è confrontato con vari mezzi espressivi. Alla metà degli anni Sessanta inizia il suo percorso artistico con una serie di opere in cui utilizza testi e fotografie. Pubblica i propri lavori su pagine destinate alla pubblicità di riviste a larga diffusione, innestando un procedimento concettuale diametralmente opposto a quello praticato dalla Pop Art. Negli anni successivi crea performance, video e film, interessandosi alla complessa relazione esistente tra l’opera d’arte e il pubblico, impiegando telecamere collegate a monitor che permettono al visitatore di vedere la propria immagine in un contesto spazio-temporale sfalsato rispetto alla realtà. A partire dagli anni Ottanta, l’artista realizza padiglioni in metallo e vetro, strutture percorribili con superfici specchianti, riflettenti o opache, in cui la sensazione di straniamento viene accentuata e l’indagine sul ruolo del visitatore e sulla definizione dell’opera d’arte rispetto al contesto viene ulteriormente approfondita. In mostra Dan Graham presenta i suoi primi cinque film/performance: Sunrise to Sunset, 1969; Binocular Zoom, 1969-70; Roll, 1970; Helix/Spiral, 1973; Helix/Spiral (Simone Forti), 1973 e una grande opera recente: Children’s Day Care, CD-Rom, Cartoon and Computer Screen Library Project, 1998-2000. Quest’ultima è composta da un padiglione di grandi dimensioni (228,6 x 751,8 x 693,4 cm) con una postazione per CD-Rom come in una mediateca di cartoni animati per bambini. Le parti in specchio senza fondo, con un effetto anamorfico, da un lato ingrandiscono l’immagine dei bambini che percorrono lo spazio, dall’altro la riducono creando un labirinto tra realtà e virtualità. Le opere entrano a far parte della collezione permanente del Museo grazie a Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea.
Venerdì 28 aprile alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Chrissie Iles, Curatore al Whitney Museum of American Art, New York.
Joseph Kosuth
Periodo: 16 maggio – 30 luglio 2006
Joseph Kosuth (Toledo, Ohio, 1945) è tra i primi artisti dell’arte concettuale. Reagendo sia all’espressionismo della pittura informale, sia all’accentuazione della fisicità dell’oggetto artistico e alla forte rappresentazione iconica nella Pop Art, Kosuth prende dalla metà degli anni Sessanta una posizione radicale: operare nell’ambito dell’arte ma al contempo spostando l’oggetto del lavoro artistico in una dimensione strettamente mentale e sottolineando l’aspetto linguistico dell’opera. L’arte “è” il pensare l’arte stessa ed è questa nozione tautologica ad essere alla base della sua metodologia. Metodologia applicata sin dalle Protoinvestigations, del 1965 (in cui presentava, accostati, un oggetto, la sua immagine e la sua definizione tratta dal dizionario) e nelle sue prime opere maggiori con la scrittura in tubi al neon che definisce se stessa. Nel suo saggio L’arte dopo la filosofia, 1969, uno dei principali testi alla base del pensiero teorico sull’arte concettuale scrive: ”gli oggetti sono concettualmente irrilevanti alla condizione dell'arte". L’arte quindi tende ad avere sempre meno significato emozionale per proporsi come lucida razionalità ed indagine. Dopo le prime opere, Kosuth sviluppa il suo interesse linguistico verso l’osservazione e la critica dell’intero contesto della comunicazione artistica e realizza grandi installazioni. Da sempre interessato a Freud e alla psicanalisi, a Duchamp e alla nozione di Readymade, a Wittgenstein e alla filosofia del linguaggio, Kosuth ha indagato la natura linguistica delle proposizioni artistiche nei vari contesti sociali, istituzionali, psicologici ed etnologici, ampliando i confini tradizionali del ruolo dell’artista. Kosuth presenterà, oltre all’opera storica Seeing reading (orange), 1979, il progetto in-situ Project for Castello di Rivoli, 2004, allestito sul tetto della Manica Lunga. Entrambe entrano a far parte della collezione del Castello di Rivoli. Saranno inoltre esposte Neon Electric Light English Glass Letters Violet Eight (Neon luce elettrica lettere inglesi vetro viola otto), 1965 e Una e tre sedie, 1965.
Lunedì 15 maggio alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Ray Monk, professore di filosofia all’Università di Southampton.
Joan Jonas
Periodo: 30 maggio – 30 luglio 2006
Joan Jonas (New York, 1936) è tra le prime e più innovative artiste della Performance Art. Alla fine degli anni Sessanta, partendo dalla scultura, Jonas trasformò le sue opere in un luogo d’incontro tra spettatore e artista utilizzando superfici specchianti. Con esse si viene a creare una coreografia di gesti ed azioni che suggeriscono miti e riti da scoprire, nonché una dilatazione temporale dell’opera d’arte. Gli artisti-performer, utilizzando specchi incollati ai propri abiti o portati a mano e posti in movimento, frammentavano lo spazio visivo in una miriade di punti di vista differenti. Riflessi negli specchi, gli spettatori diventavano parte dei lavori in uno spazio vertiginoso che si frantumava e si moltiplicava. Jonas ha presentato le sue prime performances in gallerie e in luoghi non deputati all’arte come palestre, “loft”, spazi urbani abbandonati o in aree all’aperto, come le spiagge. Lo specchio viene dopo poco sostituito da videocamere che registrano dal vivo i performers. Le immagini ottenute vengono ri-proiettate nel corso dell’evento stesso. Nelle installazioni più recenti, maggiormente narrative, l’artista “riattualizza” spesso le sue prime performances accostando la documentazione filmata delle prime azioni a oggetti scenografici e materiali vari. In mostra verranno presentate una nuova e inedita performance, realizzata appositamente per questa occasione, nonché due installazioni tratte da performances tra le più significative: Mirage (1976-2005) e The Shape, the Scent, the Feel of Things (2004-2005).
Lunedì 29 maggio alle ore 18 si terrà un incontro con l’artista e Lynne Cooke, Curatore al DIA Center for the Arts, New York.
28
aprile 2006
Concetto, Corpo e Sogno – Dan Graham
Dal 28 aprile al 30 luglio 2006
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI RIVOLI – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Rivoli, Piazza Mafalda Di Savoia, (Torino)
Rivoli, Piazza Mafalda Di Savoia, (Torino)
Biglietti
€ 6.50 intero, € 4.50 ridotto
Orario di apertura
mar-gio 10-17; ven-dom 10-21
Vernissage
28 Aprile 2006, ore 18
Editore
SKIRA
Autore
Curatore