Confusione mentale, stress, ansia. C’è chi ne fa una malattia. E cerca soluzioni veloci in piccole pillole della felicità. Capsule dalle forme allungate e dai colori brillanti accompagnano il quotidiano di milioni di persone, che cercano, ma non sempre trovano in esse la soluzione ai più svariati problemi. I medicinali si annidano nei cassetti, tra i fiori, sotto i piatti. Ancore di salvezza psicologica a cui fa comodo aggrapparsi, anche quando non sarebbe necessario.

Corrado Agricola si lascia ossessionare dalle medicine per trasformarle in opere d’arte. Alla galleria La Corte, il giovane artista siciliano presenta due tipologie di lavori incentrati sui farmaci, percepiti come reperti da archeologia urbana. In una vasta serie di fotografie, sorprende pillole, flaconi e spray negli angoli delle case, incastonati tra gli oggetti quotidiani di persone diverse. I contesti dei suoi scatti diventano ritratti di profili umani irripetibili. Nelle microsculture tridimensionali, invece, le capsule perdono ogni riferimento a chi ne fa uso. Agricola le svuota delle sostanze che racchiudono e le utilizza come atomi di rigorose costruzioni compositive. Gli involucri colorati si accostano in combinazioni armoniche, inserite in griglie trasparenti, contenitori di contenitori.

Le aspettative riposte in pillole e gocce medicamentose vengono enfatizzate attraverso il lavoro fotografico e annullate dalla decontestualizzazione delle sculture. Due procedimenti opposti tendono a convergere nei contenuti: da leggere (attentamente) tra le righe.