Costruire l’itinerario prima della partenza, libera dal raziocinio, dilata le percezioni, disinnesca il tempo, acuisce la capacità sensoriale di questa autrice attenta alla dimensione della vita. Vita sentita esclusivamente attraverso luoghi e soggetti inanimati che portano i segni dell’uomo; dai graffiti alle linee dei palazzi, l’uomo non è mai ripreso ma la sua storia è ben visibile, l’inanimato prelude ad una spinta vitale: “l’assenza della presenza umana è un momento fotografico voluto, forse per suggerire l’anima a quello che un’anima non ha” dice l’autrice.

Le geometrie di linee e spazi, ricercate e individuate, disegnano strane asimmetrie dove la pietra, la linea delle case, i profili delle antiche strutture abbracciano la luce e diventano protagoniste dell’istante.

Cristina Gradellini, da sempre interessata ai temi più intimi delle rappresentazioni artistiche, ha scoperto nell’ultimo anno la possibilità di descrivere luoghi ed emozioni attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. La fotografia, intesa nella sua primitiva etimologia, viene vissuta come un raccontare, attraverso la luce e l’ombra, il percorso emozionale della suggestione visiva .

Vive a Roma e attualmente frequenta il Corso Avanzato di fotografia presso il Centro Sperimentale di Fotografia Ansel Adams di Roma.