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Da Tintoretto a Rubens. Capolavori della collezione Durazzo
Oltre 180 opere tra dipinti su tavola e su tela (60), sculture (20), manoscritti (5), libri a stampa (50), libretti d’opera (10), lettere (5), disegni (5), stampe (10), arti decorative (15) raccontano la storia dei Durazzo, una delle più importanti famiglie genovesi.
Comunicato stampa
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Nell’ambito delle manifestazioni ufficiali previste per Genova 2004 Capitale Europea della Cultura degli Istituti periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio della Liguria organizza una grande mostra nell’antico Teatro del Falcone, teatro di corte del Palazzo Reale di Genova.
Oltre 180 opere tra dipinti su tavola e su tela (60), sculture (20), manoscritti (5), libri a stampa (50), libretti d’opera (10), lettere (5), disegni (5), stampe (10), arti decorative (15) raccontano la storia dei Durazzo, una delle più importanti famiglie genovesi, mettendo a fuoco soprattutto le vicende comprese tra l’acquisto del loro fastoso palazzo di via Balbi nel 1679 e la sua vendita nel 1824.
La mostra è dedicata dunque a una delle età più fervide della magnifica dimora di via Balbi oggi nota come Palazzo Reale, quella legata ai suoi proprietari più longevi, i Durazzo. Nei centoquaranta anni di proprietà Durazzo il palazzo si trasformò profondamente arricchendosi di straordinarie collezioni d’arte e bibliografiche: dipinti e sculture di grandi maestri, arti decorative, centinaia di libri e manoscritti, una delle più vaste raccolte di stampe mai messe insieme nell’Europa del Settecento. La maggior parte di quelle collezioni che avevano fatto del grande palazzo genovese uno dei contenitori di beni culturali più preziosi della città, fu dispersa nei primi quaranta anni dell’Ottocento. La mostra riporta a Genova alcuni dei capolavori della collezione Durazzo, soprattutto i grandi dipinti su tavola e su tela, che ne avevano fatto uno delle quadrerie più importanti della città, visitata e ammirata per decenni dai protagonisti del Grand Tour. Naturalmente si è colta anche l’occasione di raccontare la storia dei Durazzo. Lo si è fatto attraverso i loro ritratti, i libri che possedettero, quelli che a loro furono dedicati o che appartennero alla grande biblioteca ospitata nel palazzo, oggi non più esistente. Non è un caso che la mostra abbia trovato sede in quello che fu uno dei tre teatri della Genova del Settecento, il Teatro del Falcone, danneggiato durante la seconda guerra mondiale, ricostruito negli anni cinquanta del Novecento e restaurato per questo evento. Il teatro fu parte fondamentale della storia della famiglia e in particolare di alcuni suoi membri. Non si è voluto rinunciare dunque ad un riferimento anche alla passione dei “Durazzo di Palazzo Reale” per il mondo dell’opera e del balletto. Lo si è fatto attraverso materiali inediti, libretti di tragedie e commedie in musica, partiture musicali e lettere, ricostruendo soprattutto la figura di uno dei Durazzo più celebri, quel conte Giacomo che a Vienna promosse la grande riforma dell’opera seria in qualità di Sovrintendente generale dei teatri imperiali di Vienna.
Storia della quadreria
Raccolta tra 1679 e 1791 da Eugenio, Gerolamo e Marcellino Durazzo, fu venduta nel 1824 al re di Sardegna Carlo Felice e dal 1919 è proprietà dello Stato italiano.
La quadreria di questo ramo dei Durazzo, uno dei più ricchi ed influenti della città, rappresentò una delle ultime grandi esempi di collezionismo su larga scala del patriziato genovese, intimamente connesso alla dimora storica che l’ospitò (e in buona parte la ospita tuttora). Fu nello stesso tempo specchio di una fase importante della storia sociale, economica, politica e artistica della città: se è vero, infatti, che per gran parte del patriziato genovese il Settecento fu un periodo di declino, per i Durazzo rappresentò il momento grande del mecenatismo e degli affari, il secolo dell’apogeo.
La storia della dispersione della collezione dei dipinti inizia nel periodo napoleonico quando un buon numero di capolavori furono alienati dagli ultimi discendenti della grande famiglia genovese: uscirono così dipinti capitali come la Morte di Argo di Rubens, il Seneca di Luca Giordano, alcune tavole fiamminghe di grande valore.
Ma quello fu solo il primo atto di un processo che sarebbe continuato con sottrazioni più consistenti. La Real Casa, dopo aver acquistato il Palazzo Durazzo completo dell’importante collezione, trasferì infatti a Torino alcuni pezzi più importanti perché arricchissero la nuova Galleria Sabauda voluta in quegli anni da Carlo Alberto a gloria del Regno Sardo.
Più di 90 tra le tele e le tavole più importanti della quadreria Durazzo lasciarono Genova alla volta della capitale sabauda: dalla Cena del Fariseo del Veronese, alla Trinità del Tintoretto, dalla Susanna al Bagno del Rubens, alla Sacra Famiglia di Van Dyck, il meglio delle opere del palazzo di via Balbi lasciò Genova. Rispetto alle alienazioni del periodo napoleonico l’uscita di queste opere rappresentò una e vera e propria decapitazione della raccolta.
Nello stesso tempo i marchesi Durazzo avevano escluso dalla vendita ai Savoia un buon numero di opere che trasferirono nel loro nuovo palazzo genovese in piazza della Meridiana: si trattava per la maggior parte di ritratti e di quadri storici legati alle memorie dell’antica casata genovese. Anche in questo gruppo si contano capolavori di Van Dyck, del Mulinaretto, di Domenico Parodi.
Fu così che nei primi quaranta anni dell’Ottocento una delle collezioni più ricche della città perse una parte consistente delle sue opere che oggi invece la mostra vuole riunire.
La sede
Una delle ragioni di grande interesse della mostra è certo legata alla sua sede, il Teatro del Falcone, teatro di corte del Palazzo Reale di Genova, chiuso da oltre trent’anni e restituito invece in quest’occasione alla città. Il teatro restaurato e rinnovato ospiterà il percorso espositivo distribuito su due piani: al piano terra il visitatore troverà i grandi capolavori della quadreria Durazzo, mentre al primo piano si alterneranno le sezioni dedicate ai ritratti dei Durazzo, ai personaggi più importanti della famiglia, alle arti decorative, ai libri a stampa, ai materiali teatrali.
L’antico teatro settecentesco a cinque ordini di palchetti in legno (un modello in legno che ne restituisce la struttura originale sarà esposto in mostra), ricostruito con assetto moderno nel 1953-54, dopo i gravi danni della seconda guerra mondiale, attendeva ormai da anni una ristrutturazione globale e l’adeguamento degli impianti alle normative vigenti, uscite di sicurezza, ascensore, climatizzazione, riordino della facciata e del cortile, impianti di illuminazione e di sicurezza, servizi igienici.
In futuro sarà possibile ospitare nel teatro altre grandi mostre d’arte, ma anche convegni e conferenze, spettacoli teatrali e musicali.
L’allestimento della mostra è stato curato da Stefano Fera.
L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo di San Paolo IMI.
Oltre 180 opere tra dipinti su tavola e su tela (60), sculture (20), manoscritti (5), libri a stampa (50), libretti d’opera (10), lettere (5), disegni (5), stampe (10), arti decorative (15) raccontano la storia dei Durazzo, una delle più importanti famiglie genovesi, mettendo a fuoco soprattutto le vicende comprese tra l’acquisto del loro fastoso palazzo di via Balbi nel 1679 e la sua vendita nel 1824.
La mostra è dedicata dunque a una delle età più fervide della magnifica dimora di via Balbi oggi nota come Palazzo Reale, quella legata ai suoi proprietari più longevi, i Durazzo. Nei centoquaranta anni di proprietà Durazzo il palazzo si trasformò profondamente arricchendosi di straordinarie collezioni d’arte e bibliografiche: dipinti e sculture di grandi maestri, arti decorative, centinaia di libri e manoscritti, una delle più vaste raccolte di stampe mai messe insieme nell’Europa del Settecento. La maggior parte di quelle collezioni che avevano fatto del grande palazzo genovese uno dei contenitori di beni culturali più preziosi della città, fu dispersa nei primi quaranta anni dell’Ottocento. La mostra riporta a Genova alcuni dei capolavori della collezione Durazzo, soprattutto i grandi dipinti su tavola e su tela, che ne avevano fatto uno delle quadrerie più importanti della città, visitata e ammirata per decenni dai protagonisti del Grand Tour. Naturalmente si è colta anche l’occasione di raccontare la storia dei Durazzo. Lo si è fatto attraverso i loro ritratti, i libri che possedettero, quelli che a loro furono dedicati o che appartennero alla grande biblioteca ospitata nel palazzo, oggi non più esistente. Non è un caso che la mostra abbia trovato sede in quello che fu uno dei tre teatri della Genova del Settecento, il Teatro del Falcone, danneggiato durante la seconda guerra mondiale, ricostruito negli anni cinquanta del Novecento e restaurato per questo evento. Il teatro fu parte fondamentale della storia della famiglia e in particolare di alcuni suoi membri. Non si è voluto rinunciare dunque ad un riferimento anche alla passione dei “Durazzo di Palazzo Reale” per il mondo dell’opera e del balletto. Lo si è fatto attraverso materiali inediti, libretti di tragedie e commedie in musica, partiture musicali e lettere, ricostruendo soprattutto la figura di uno dei Durazzo più celebri, quel conte Giacomo che a Vienna promosse la grande riforma dell’opera seria in qualità di Sovrintendente generale dei teatri imperiali di Vienna.
Storia della quadreria
Raccolta tra 1679 e 1791 da Eugenio, Gerolamo e Marcellino Durazzo, fu venduta nel 1824 al re di Sardegna Carlo Felice e dal 1919 è proprietà dello Stato italiano.
La quadreria di questo ramo dei Durazzo, uno dei più ricchi ed influenti della città, rappresentò una delle ultime grandi esempi di collezionismo su larga scala del patriziato genovese, intimamente connesso alla dimora storica che l’ospitò (e in buona parte la ospita tuttora). Fu nello stesso tempo specchio di una fase importante della storia sociale, economica, politica e artistica della città: se è vero, infatti, che per gran parte del patriziato genovese il Settecento fu un periodo di declino, per i Durazzo rappresentò il momento grande del mecenatismo e degli affari, il secolo dell’apogeo.
La storia della dispersione della collezione dei dipinti inizia nel periodo napoleonico quando un buon numero di capolavori furono alienati dagli ultimi discendenti della grande famiglia genovese: uscirono così dipinti capitali come la Morte di Argo di Rubens, il Seneca di Luca Giordano, alcune tavole fiamminghe di grande valore.
Ma quello fu solo il primo atto di un processo che sarebbe continuato con sottrazioni più consistenti. La Real Casa, dopo aver acquistato il Palazzo Durazzo completo dell’importante collezione, trasferì infatti a Torino alcuni pezzi più importanti perché arricchissero la nuova Galleria Sabauda voluta in quegli anni da Carlo Alberto a gloria del Regno Sardo.
Più di 90 tra le tele e le tavole più importanti della quadreria Durazzo lasciarono Genova alla volta della capitale sabauda: dalla Cena del Fariseo del Veronese, alla Trinità del Tintoretto, dalla Susanna al Bagno del Rubens, alla Sacra Famiglia di Van Dyck, il meglio delle opere del palazzo di via Balbi lasciò Genova. Rispetto alle alienazioni del periodo napoleonico l’uscita di queste opere rappresentò una e vera e propria decapitazione della raccolta.
Nello stesso tempo i marchesi Durazzo avevano escluso dalla vendita ai Savoia un buon numero di opere che trasferirono nel loro nuovo palazzo genovese in piazza della Meridiana: si trattava per la maggior parte di ritratti e di quadri storici legati alle memorie dell’antica casata genovese. Anche in questo gruppo si contano capolavori di Van Dyck, del Mulinaretto, di Domenico Parodi.
Fu così che nei primi quaranta anni dell’Ottocento una delle collezioni più ricche della città perse una parte consistente delle sue opere che oggi invece la mostra vuole riunire.
La sede
Una delle ragioni di grande interesse della mostra è certo legata alla sua sede, il Teatro del Falcone, teatro di corte del Palazzo Reale di Genova, chiuso da oltre trent’anni e restituito invece in quest’occasione alla città. Il teatro restaurato e rinnovato ospiterà il percorso espositivo distribuito su due piani: al piano terra il visitatore troverà i grandi capolavori della quadreria Durazzo, mentre al primo piano si alterneranno le sezioni dedicate ai ritratti dei Durazzo, ai personaggi più importanti della famiglia, alle arti decorative, ai libri a stampa, ai materiali teatrali.
L’antico teatro settecentesco a cinque ordini di palchetti in legno (un modello in legno che ne restituisce la struttura originale sarà esposto in mostra), ricostruito con assetto moderno nel 1953-54, dopo i gravi danni della seconda guerra mondiale, attendeva ormai da anni una ristrutturazione globale e l’adeguamento degli impianti alle normative vigenti, uscite di sicurezza, ascensore, climatizzazione, riordino della facciata e del cortile, impianti di illuminazione e di sicurezza, servizi igienici.
In futuro sarà possibile ospitare nel teatro altre grandi mostre d’arte, ma anche convegni e conferenze, spettacoli teatrali e musicali.
L’allestimento della mostra è stato curato da Stefano Fera.
L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo di San Paolo IMI.
14
luglio 2004
Da Tintoretto a Rubens. Capolavori della collezione Durazzo
Dal 14 luglio al 03 ottobre 2004
arte antica
Location
PALAZZO REALE DI GENOVA
Genova, Via Balbi, 10, (Genova)
Genova, Via Balbi, 10, (Genova)
Biglietti
biglietto intero 6,00 €, ridotto 5,00 €, scuole 2,50 €
Orario di apertura
: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00, lunedì chiuso
Editore
SKIRA
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