Una volta era un bel viso sudato di una contadina. Era un ritratto severo di una nobildonna. Era una serva ripresa davanti a una finestra, magari con un orecchino di perla… Una volta ti costringeva a mischiare la tua arte e l’osservazione del mondo attraverso i particolari.
Quei particolari che potevano dare la patente di immoralità a un’opera e farla morire subito. Quei particolari che potevano dare la patente di immorTalità a un’opera e farla vivere per sempre. Spesso quel che è immorale prima, diventa immorTale dopo. Prendere la realtà e portarla dove nessuno penserebbe che possa andare. Farlo con un ritratto è cosa non da poco. Il viso non è più specchio di niente di personale. È territorio invaso, bombardato, sfruttato, privato di ogni risorsa nascosta, denudato. Non c’è pudore. Non c’è passione. Non c’è sentimento. Non c’è ragione. Niente amore. E neppure sesso. Ci sono solo i resti di tutto. E di tutti. (Riccardo Scaldini)


Daniele Capecchi, 33 anni, artista pistoiese.