Daniele D’Amico è un giovane artista che vive e lavora a Roma. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha cominciato a esporre nel 1996 e finora ha partecipato a numerose personali e collettive. La mostra vuole essere antologica, a dire che già a partire dal 1998, oltre a contenere elementi musicali con ritmi e movimenti jazz, la sua ricerca pittorica ha ancora la metropoli come filo conduttore. Con immagini tra luci e ombre cadenzate tra passato e presente, tra archeologia industriale e architettura futuristica, che rivelano un mondo pieno di arie poetiche e sognate.
La sua è una pittura, prevalentemente acrilico su tela, intesa a catturare gli aspetti della vita contemporanea, fatta non solo di immagini e colori, ma anche di rumori.
Non sono delle ambientazioni ben precise a lanciare un immediato messaggio sensoriale all’osservatore, bensì pochi singoli elementi, forme, linee geometriche e colori, quasi i simboli di un rebus facilitato. Atmosfere e sonorità metropolitane sono intuibili dalla sovrapposizione di sagome monocrome, oggetti musicali e architetture urbane, a sfondi ritmicamente scanditi da linee curve o reticoli geometrici freneticamente colorati.
Daniele D’Amico sceglie attraverso i suoi colori una musicalità tonale per distinguere cose di sempre, spazi abitati e disabitati, la geometria e la dissoluzione delle zone buie e di quelle illuminate, strutturando la tela come una rete di contrasti con cui cattura elementi tanto diversi tra di loro. L’effetto è sorprendente: forme e figure monocrome si sovrappongono nel rebus del tessuto, del resto coloratissimo, su elementi evocati e surreali, ma al tempo stesso mobili, sospesi, ariosi, ombre e luci di vita quotidiana.