Con Dany Vescovi la Galleria Marchina si trasforma in un giardino delle meraviglie, animato da bagliori di luce e spettri di cromie fulgide. L'artista riesce a ristabilire un contatto originario con elementi primari della terra, ritornando ad una pura estetica del naturalismo arricchita d’espedienti post-moderni.

Arte che realizza una conciliazione tra astrazione e figurazione, tra reale ed illusorio, facendo germogliare un'imitazione ingannevole della natura che esibisce perfezione e bellezza ideale. Le opere presentate si possono definire "nature digitalizzate", difatti al loro interno si attivano in maniera imprevedibile impulsi di scansioni elettroniche o sezionamenti di un codice binario immaginario, che scompongono l'immagine tale da generare una simultaneità della visione e un forte dinamismo della composizione. Dany Vescovi in questo procedimento sembra spingersi quasi al limite, fino a rischiare di rendere i soggetti estranei alla loro stessa natura e rasentando il concretismo.

Il procedimento adoperato da Dany Vescovi può essere letto come scontro tra il raziocinio pittorico dell’artista e l’irrazionalità della natura; esso si caratterizza per una resa manieristica, per l’attenzione prestata all’infinitamente piccolo e alla tecnica d’ingrandimento che svela ogni singolo dettaglio, questo metodo innescandosi tende ad alienare l’oggetto provocando stupore ed incanto nell’osservatore.