La Galleria d'Arte Moderna di Udine festeggia sabato 27 marzo il compleanno del pittore e incisore Darmo Brusini, nato a Tricesimo il 27 marzo del 1910, e da oltre settant'anni sulla scena artistica friulana. Per l'occasione, nelle prime sale espositive del Museo, è stata allestita una sequenza di dipinti accompagnati da un'ampia selezione di disegni e da alcune sculture, datati tra il 1928 e il 1950, che riassumono, in un sintetico ma significativo omaggio, gli anni giovanili della sua fertile produzione, all'insegna di uno spiccato talento disegnativo e di un estro trasfigurante e a tratti immaginifico.
Brusini, diplomatosi nel 1931 al Liceo artistico veneziano, dove è allievo di Bruno Saetti, condivide le prime esperienze formative con i protagonisti della Scuola Friulana d'Avanguardia, legandosi d'amicizia in particolare ad Afro Basaldella e frequentando anche i fratelli Dino e Mirko. Con Afro e Alessandro Filipponi, intorno al 1928, dipinge paesaggi collinari tratti dal vero nei dintorni di Tricesimo, e una serie di preziose testimonianze artistiche documenta in mostra questo legame attraverso inediti giovanili di Afro, tra cui uno dei ritratti dedicati all'amico Darmo.
Paesaggi arcaizzanti, figure di giovinetti dai volti familiari, veri e propri ritratti, nature morte ed interni quotidiani, ma anche visioni nate da una singolare vena surreale e allegorica, animano l'intensa attività condotta lungo gli anni Trenta e Quaranta del Novecento dall'artista. Si tratta di una produzione che denota nelle scelte tonali, nel gusto primitivo, in certe esasperazioni anche di matrice espressionista, strette affinità con le poetiche di Afro.
Successivamente Darmo Brusini si concentra sul disegno e sull'incisione, distinguendosi nella realizzazione di monotipi, e attivandosi anche come illustratore, con una produzione che lo distingue anche in mostre nazionali dedicate alla grafica d'arte.
Darmo Brusini si è dedicato soprattutto all'insegnamento, e tutt'oggi è attivo nel suo studio udinese, dove continua a esercitare la matita a esempio di una lunga e serena operosità, per natura e scelta volutamente schiva da ogni esibizione esteriore, testimone di una felice stagione delle arti nella Udine del Novecento.