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DeltArte alla Notte Europea dei Musei
Per la Notte Europea dei Musei il festival itinerante DeltArte, capeggiato dall’Associazione Voci per la Libertà, presenta il quarto appuntamento presso il Lapidario del Museo Archeologico Nazionale di Adria, dove si potrà visitare “Nuovi Orizzonti” la mostra di Chiara Guidotto e Andrea Clementi.
Comunicato stampa
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Il Museo Archeologico Nazionale di Adria è stato scelto da DeltArte anche per questa nuova edizione essendo lo scrigno della storia del Delta, rappresentandone le identità storiche e culturali attraverso gli importanti reperti conservati, che rendono omaggio a questa terra, crocevia di popoli e di storie. “In linea con la tematica principale di DeltArte- spiega la curatrice Melania Ruggini- il Museo rappresenta infatti uno dei massimi esempi locali della creatività collettiva, poiché racchiude nelle forme dei manufatti e nelle testimonianze archeologiche l’intera storia del Delta e del Polesine, raccontandoci di come, fin dalla notte dei tempi, l’uomo si sia impadronito dei materiali che gli erano familiari per poi trasformarli secondo i propri bisogni, sia quotidiani che spirituali”.
Il Museo può allora essere riletto, grazie ai linguaggi artistici di Chiara Guidotto e Andrea Clementi, come un enorme archivio contemporaneo del “nostro fare”, per ricordarci come la creatività sia un valore di riferimento sociale a partire dalle epoche più remote.
Per la Notte Europea dei Musei ritorna in scena il dialogo tra antico e presente, tra archeologia e arte contemporanea, sottolineando come la rilettura artistica possa essere uno strumento per la conservazione e la valorizzazione del proprio patrimonio storico-artistico. Non a caso sono stati scelti questi due artisti under 35, Chiara Guidotto e Andrea Clementi, in dialogo con le tracce tangibili dell’antica creatività umana, al fine di esplorare “nuovi orizzonti”.
L’installazione di Chiara Guidotto presso il giardino del Lapidario mette in scena una rilettura dell’archeologia nella dimensione della contemporaneità, mediante un preciso materiale, il cemento. Le strutture archeologiche contemporanee create dall’artista veneziana si innestano come un continuum nella storia, diventando una seconda pelle, come se nel corso dei secoli l’unica cosa veramente cambiata fosse il materiale, mentre la funzione e il bisogno di quel particolare oggetto non siano mutati nel tempo, sottolineando da un lato l’avanzamento della tecnologia e dall’altro l’assoluta permanenza dei bisogni basilari dell’uomo nella società. “Gli scarti della nostra architettura, le tracce che lasciamo oramai indelebili nel tempo vanno a creare nell’ambiente del Lapidario una seconda natura “- spiega l’artista. “Nel giardino e nelle aree esterne al Lapidario le miei installazioni entrano nella natura contrapponendosi ad essa per la loro dimensione artificiale, trovando tuttavia un accordo silenzioso e una tacita armonia”.
Le due installazioni di Andrea Clementi, La grande Latrodectus Mactans e Nodo apotropaico pongono l’accento sulla ritualità come valore di riferimento con cui rapportarsi e riappropriarsi. Così come l’alchimista trasforma oggetti comuni in preziosi, l’artista ricerca, sperimenta, costruisce, attraverso i materiali più insoliti, quali corda, ferro, spago, fettuccia, e sotto la spinta di un gesto che smorza ogni tensione, imparando a stare dentro le materie e con esse pensare, credere, sognare un orizzonte capace di rivelare colore, spazio, luce e l’inquietudine di superfici e volumi sempre in perenne movimento, rianimati alitando in essi una potenzialità inaspettata. Il nodo apotropaico per allontanare gli infissi maligni innesca ad esempio il bisogno atavico di una ritualità esorcizzante che ricollega l’uomo contemporaneo ai suoi progenitori. Da sempre gli intrecci e soprattutto i nodi stabiliscono un legame, un’unione fra elementi opposti. Il nodo è ambivalente nel suo esser fatto e disfatto, nel senso di costrizione negativa e liberazione positiva. Nelle culture orientali, indiana, taoista ed ebraica, sciogliere i nodi significa liberare l'anima da ciò che la lega, la trattiene al mondo. Nell’antica Roma il flamine diale, il sacerdote preposto al culto di Giove Capitolino, non poteva avere alcun nodo nelle vesti e nella chioma e durante i Baccanali le donne dovevano sciogliere le trecce; lo stesso divieto di aver nodi sulle vesti è prescritto al pellegrino islamico quando si reca alla Mecca ed è in uso presso diverse culture nei momenti critici come il parto, il matrimonio e la morte. Ecco allora come un’installazione contemporanea può parlare di tutto questo e proiettare in un viaggio interiore alla ricerca della propria identità sopita.
Dopo l’inaugurazione di “Nuovi orizzonti” si potrà assistere alla performance di Andrea Dodicianni, che si metterà a nudo raccontandosi e svelando alcuni segreti e ricordi legati ai suoi suoi brani più famosi. Un altro modo per entrare nella dimensione più intima e personale, quasi quotidiana, di un lavoro altamente creativo come quello del musicista.
Il Museo può allora essere riletto, grazie ai linguaggi artistici di Chiara Guidotto e Andrea Clementi, come un enorme archivio contemporaneo del “nostro fare”, per ricordarci come la creatività sia un valore di riferimento sociale a partire dalle epoche più remote.
Per la Notte Europea dei Musei ritorna in scena il dialogo tra antico e presente, tra archeologia e arte contemporanea, sottolineando come la rilettura artistica possa essere uno strumento per la conservazione e la valorizzazione del proprio patrimonio storico-artistico. Non a caso sono stati scelti questi due artisti under 35, Chiara Guidotto e Andrea Clementi, in dialogo con le tracce tangibili dell’antica creatività umana, al fine di esplorare “nuovi orizzonti”.
L’installazione di Chiara Guidotto presso il giardino del Lapidario mette in scena una rilettura dell’archeologia nella dimensione della contemporaneità, mediante un preciso materiale, il cemento. Le strutture archeologiche contemporanee create dall’artista veneziana si innestano come un continuum nella storia, diventando una seconda pelle, come se nel corso dei secoli l’unica cosa veramente cambiata fosse il materiale, mentre la funzione e il bisogno di quel particolare oggetto non siano mutati nel tempo, sottolineando da un lato l’avanzamento della tecnologia e dall’altro l’assoluta permanenza dei bisogni basilari dell’uomo nella società. “Gli scarti della nostra architettura, le tracce che lasciamo oramai indelebili nel tempo vanno a creare nell’ambiente del Lapidario una seconda natura “- spiega l’artista. “Nel giardino e nelle aree esterne al Lapidario le miei installazioni entrano nella natura contrapponendosi ad essa per la loro dimensione artificiale, trovando tuttavia un accordo silenzioso e una tacita armonia”.
Le due installazioni di Andrea Clementi, La grande Latrodectus Mactans e Nodo apotropaico pongono l’accento sulla ritualità come valore di riferimento con cui rapportarsi e riappropriarsi. Così come l’alchimista trasforma oggetti comuni in preziosi, l’artista ricerca, sperimenta, costruisce, attraverso i materiali più insoliti, quali corda, ferro, spago, fettuccia, e sotto la spinta di un gesto che smorza ogni tensione, imparando a stare dentro le materie e con esse pensare, credere, sognare un orizzonte capace di rivelare colore, spazio, luce e l’inquietudine di superfici e volumi sempre in perenne movimento, rianimati alitando in essi una potenzialità inaspettata. Il nodo apotropaico per allontanare gli infissi maligni innesca ad esempio il bisogno atavico di una ritualità esorcizzante che ricollega l’uomo contemporaneo ai suoi progenitori. Da sempre gli intrecci e soprattutto i nodi stabiliscono un legame, un’unione fra elementi opposti. Il nodo è ambivalente nel suo esser fatto e disfatto, nel senso di costrizione negativa e liberazione positiva. Nelle culture orientali, indiana, taoista ed ebraica, sciogliere i nodi significa liberare l'anima da ciò che la lega, la trattiene al mondo. Nell’antica Roma il flamine diale, il sacerdote preposto al culto di Giove Capitolino, non poteva avere alcun nodo nelle vesti e nella chioma e durante i Baccanali le donne dovevano sciogliere le trecce; lo stesso divieto di aver nodi sulle vesti è prescritto al pellegrino islamico quando si reca alla Mecca ed è in uso presso diverse culture nei momenti critici come il parto, il matrimonio e la morte. Ecco allora come un’installazione contemporanea può parlare di tutto questo e proiettare in un viaggio interiore alla ricerca della propria identità sopita.
Dopo l’inaugurazione di “Nuovi orizzonti” si potrà assistere alla performance di Andrea Dodicianni, che si metterà a nudo raccontandosi e svelando alcuni segreti e ricordi legati ai suoi suoi brani più famosi. Un altro modo per entrare nella dimensione più intima e personale, quasi quotidiana, di un lavoro altamente creativo come quello del musicista.
21
maggio 2016
DeltArte alla Notte Europea dei Musei
Dal 21 maggio al 26 giugno 2016
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
giovane arte
performance - happening
serata - evento
giovane arte
Location
DELTARTE
Rovigo, Via Vittorio Veneto, 93, (Rovigo)
Rovigo, Via Vittorio Veneto, 93, (Rovigo)
Biglietti
1 euro
Orario di apertura
8.30-19.30
Vernissage
21 Maggio 2016, h 20:30-22:30
Autore
Curatore