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Dentro e fuori la valigia
Comunicato stampa
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Il tema proposto per questo allestimento, “Dentro e fuori la valigia”, i partecipanti allo stesso ed il luogo prescelto centrano diverse tematiche di estrema attualità all’interno della scena artistica contemporanea. Il tema del viaggio è intimamente connesso al concetto ed alla pratica dell’arte sin da tempi remoti, e corrisponde ad un’effettiva esigenza antropologica di rappresentazione dell’ ”altrove”. Il viaggio è un vero e proprio archetipo letterario ed artistico, una metafora in cui si possono rintracciare vari elementi strutturali come l’avventura, la memoria del passato e l’ansiosa e trepida speranza di futuro, sospese nella temporalizzazione del “qui ed ora”, nell’incedere del cammino, ed anche il fascino e la paura implicite all’esplorazione di luoghi sconosciuti connessi al desiderio di ritorno. Non è difficile qui rinvenire molti aspetti propri della pratica dell’arte lungo il crinale della storia, quando a repentine fughe in avanti, a rivoluzioni del linguaggio, si alternano momenti di stasi e di riflessione, dove prevale la citazione e lo sguardo si rivolge all’indietro, al passato, recente e remoto. Naturalmente la valigia, strumento in arte spesso utilizzato come supporto oggettuale per il suo alto livello di metaforicità, è il contenitore strettamente correlato alla pratica del viaggio e del trasferimento in generale, spazio in cui si colloca il nostro vissuto quotidiano fatto di oggetti e di simboli che accompagnano il nostro involucro corporale nel suo smuoversi dalla dimensione della quiete e del già noto. E con la valigia si evidenzia l’argomento del “dentro e fuori” che a sua volta rimanda alla dialettica tra “interno” ed “esterno” che in arte significa il rapporto che intercorre tra l’uomo ed il mondo fuori da lui. Un autore tardo antico fondamentale per la storia dell’estetica come Plotino sintetizza con estrema efficacia l’argomento quando dichiara che la processualità dell’arte parte dalla consapevolezza interiore e come solo tramite il raggiungimento di tale condizione si potrà poi intervenire con efficacia sull’inerte e buia materia per plasmarla e dargli forma, dando precedenza a questo assunto più che alla pur necessaria capacità manuale, la teknè, davvero tale solo nel momento in cui si abbina alla dimensione dello spirito. Un’altra coppia dicotomica che rimanda ai temi della mostra è quella, assai pertinente alla nostra contemporaneità, in cui al modello della “presenza” si contrappone quello dell’”assenza”, laddove con il primo termine si intende un’apertura nei confronti del mondo e dei suoi fenomeni, in cui l’arte si dirige intenzionalmente verso l’oggetto, mentre con il secondo si indica un ripiegamento verso la dimensione interiore, una sostanziale chiusura verso l’esterno ed un’attenzione prevalente nei confronti dell’analisi degli schemi mentali fondativi il linguaggio dell’arte. L’essere entrati in maniera decisa e definitiva all’interno della contemporaneità ha generato grandi aspettative ed altrettanto intense angosce. Da un punto di vista artistico in questi anni si confrontano punti di vista differenti rispetto a quella che attualmente è una indubbia crisi del modello della “presenza”. Ad esempio vi è la visione, sostanzialmente “apocalittica”, del culturologo francese Jean Baudrillard che sostiene come il ruolo dell’arte sia attualmente interamente assorbito dalla visualità della pubblicità e dei media, e che quindi la partita vada giocata interamente sul fronte dell’”assenza” ricorrendo alla poetica del frammento e del dettaglio, visto come esemplare “parte per il tutto” in grado di fornire ancora un senso all’esperienza visiva o chi invece in questi anni rinviene elementi di maggiore speranza riproponendo la “presenza” nei termini di una insolita alleanza tra i miti arcaici, le simbologie religiose della premodernità con la realtà futuribile delle nuove tecnologie, in una civiltà, la nostra, dove è necessario, ormai, dare per scontato come la cultura del logos sia stata sostituita da quella dell’immagine e ci si incammini in direzione della costruzione di una nuova estetica, dove il confine tra arte e vita è ormai sempre più ravvicinato. Non bisogna dimenticare, poi, la collocazione logistica della mostra. Grazie alla gentile disponibilità di “Cesari Pelletterie” questa viene allestita all’interno di un vasto centro commerciale sito alla periferia di Parma. Questi contenitori, ed altri omologhi come gli “outlet” sono assurti, nel bene e nel male, al rango di cattedrali laiche dei nostri tempi, fungendo sempre più non solo da spazi in cui si acquistano merci a prezzi convenienti, ma anche da arene di incontro tra le giovani generazioni e non solo. Si tratta, per usare un efficace e noto termine coniato dall’antropologo francese Marc Augè, di “non luoghi”: spazi come aeroporti, stazioni ferroviarie, strutture polivalenti per il tempo libero e, per l’appunto, centri commerciali dove si simboleggia l’essenza del vivere contemporaneo, dove ci si vota al provvisorio ed all’effimero, dove si partecipa all’identità anonima di una comunità provvisoria all’interno di strutture ridondanti di segni e simboli, luci, suoni e colori. Ciò detto, dalla fenomenologia del presente o ci si sottrae alla non facile ricerca di un’”altrove” al di fuori del vivere urbano, o si tenta di migliorare, dall’interno, le condizioni e la qualità della vita. La partita forse più importante che gioca l’arte ai nostri giorni e quella di essere stimolo per la creazione di una condizione di estetica diffusa e la pratica dell’arte pubblica, capace di calarsi e contestualizzarsi all’interno degli spazi urbani e dell’ambiente va in questa direzione. Venendo ai contenuti della mostra, il mio compito era più che altro quello di tentare di spiegarne le motivazioni, questa presenta un nucleo di giovani e validi artisti che si cimentano sull’impegnativo e stimolante tema suggerito, affiancati da autori di più solida esperienza come Rosetta Termenini, Santo Nicoletti, Damiano Paroni, Alessia Lusardi e Cristian Vidon. Ho più volte scritto che l’ultima generazione, contrariamente a buona parte di quella emersa nel corso degli anni ’90, dimostra umiltà nel tirocinio artistico e consapevolezza del proprio ruolo all’interno dell’attuale scenario riuscendo spesso ad instaurare dialoghi fecondi con autori più maturi, con cui crea un positivo clima di scambio di esperienze e suggestioni. Visitando l’originale allestimento si possono notare tutti gli spunti formali che danno corpo al variegato ed eclettico panorama contemporaneo, ovviamente relazionati al tema, che vede comunque la valigia come collante della narrazione. Oggettualismo, video arte, pittura, fotografia, compongono una stimolante miscellanea di proposte caratterizzate dalla qualità e dal rigore, all’interno delle quali non è arduo scommettere la presenza di alcuni possibili protagonisti degli anni a venire.
Edoardo Di Mauro, marzo 2005
Edoardo Di Mauro, marzo 2005
15
aprile 2005
Dentro e fuori la valigia
Dal 15 al 21 aprile 2005
arte contemporanea
Location
CENTRO COMMERCIALE EUROTORRI – CESARI PELLETTERIA
Parma, Via Rocco Bormioli, 33a, (Parma)
Parma, Via Rocco Bormioli, 33a, (Parma)
Vernissage
15 Aprile 2005, ore 18
Curatore