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DENTRO GLI ARCHIVI La fotografia nelle collezioni pubbliche e private
L’Archivio Fotografico Italiano, inaugura il nuovo anno con una rassegna dedicata agli Archivi privati e pubblici Italiani di particolare interesse, che ripercorrono storie, costumi e aspetti sociali del recente passato, sia in ambito nazionale che territoriale. Un progetto culturale che rientra integralmente nella filosofia dell’Afi, che ha tra gli obiettivi proprio la scoperta di archivi, ma anche di autori, spesso celati o poco noti, da far conoscere e diffondere mediante mostre e pubblicazioni. Il progetto prevede l’esposizione di quattro mostre, scelte per la qualità e l’originalità delle immagini e dei contenuti
Comunicato stampa
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DENTRO GLI ARCHIVI
La fotografia nelle collezioni pubbliche e private
L’Archivio Fotografico Italiano, inaugura il nuovo anno con una rassegna dedicata agli Archivi
privati e pubblici Italiani di particolare interesse, che ripercorrono storie, costumi e aspetti sociali
del recente passato, sia in ambito nazionale che territoriale.
Un progetto culturale che rientra integralmente nella filosofia dell’Afi, che ha tra gli obiettivi
proprio la scoperta di archivi, ma anche di autori, spesso celati o poco noti, da far conoscere e
diffondere mediante mostre e pubblicazioni.
Il progetto prevede l’esposizione di quattro mostre, scelte per la qualità e l’originalità delle
immagini e dei contenuti, come di seguito presentate:
STORIE DI CRONACA VERA dal 1969 ad oggi
L'Italia minore vista attraverso l'archivio fotografico del più popolare fra i settimanali
illustrati
"Cronaca Vera" è una rivista settimanale italiana specializzata in resoconto di costume e di
cronaca nera destinati ad un pubblico popolare. È stata fondata dall'imprenditore Sergio Garassini,
già editore del mensile erotico "Kent", che nel 1969 ne affidò la direzione a Antonio Perria
(caporedattore di "ABC" ed ex inviato di cronaca nera de "L'Unità", oltre che affermato autore di
gialli). Il progetto grafico della nuova rivista venne realizzato dall'illustratore Maurizio Bovarini.
L'intento di Garassini fu quello di creare un settimanale di taglio popolare, quanto più possibile
vicino ai propri lettori (di cui spesso racconta le vicende private) e a basso costo (la carta utilizzata
per stampare il settimanale è di bassa qualità). L'idea riscontra un grande successo, tanto che a metà
degli anni settanta Cronaca Vera riuscì a vendere sino a 600.000 copie a numero.
La rivista si caratterizza per un taglio editoriale sensazionalistico; gli articoli sono scritti in un
linguaggio semplice e discorsivo. Caso pressoché unico nel panorama giornalistico italiano, la
rivista ha mantenuto pressoché invariato il proprio layout, costituito da numerose fotografie in
bianco e nero e da grandi titoli di forte impatto in carattere maiuscolo. Nella rivista è inoltre quasi
completamente assente la pubblicità. La rivista ospita numerose rubriche che invitano i lettori a
prendere la parola su svariate questioni ("I vostri problemi", "Un avvocato al vostro servizio", "Una
mano tesa", "Dottore mi dica", "I misteri del sesso", "Il mondo dell'inconscio", ecc.). Recentemente
è stata inaugurata una pagina dedicata alla narrativa noir, "Il Racconto Giallo/Nero", che ospita
racconti brevi di autori noti e meno noti. Altra particolarità di "Cronaca Vera" è che in oltre 45 di
storia ha avuto due soli direttori: Antonio Perria (dal 1969 al 1996) e Giuseppe Biselli (dal maggio
1996 ad oggi).
GLI OCCHI E IL SOLE
Immagini del mondo di Nazareno Fabbretti
Francescano, scrittore, giornalista, disobbediente, fotografo
La mostra delle immagini realizzate da Nazareno Fabbretti (1920-1997), in ogni parte del mondo,
non è una semplice esposizione fotografica di luoghi, persone e ambienti quanto, invece, una
rappresentazione, a livello planetario, della pluralità delle culture, delle religioni e delle etnie.
E’ dunque oltre l’immagine che Fabbretti intende focalizzare l’attenzione dell’osservatore: le foto
delle strade dell’India, delle mura della Terrasanta, delle architetture orientali o, infine, quelle della
natura, colta nella sua varietà stagionale, non sono soltanto tra le migliori realizzazioni fotografiche
di Fabbretti, ma una vera e propria esaltazione della totalità del Creato e, dunque, della vita, in ogni
sua manifestazione.
In altre parole non è unicamente l’aspetto estetico delle sue fotografie a dover essere valutato
quanto, piuttosto, il loro significato in rapporto alla condizione umana che in quelle immagini
mostrano o richiamano. In definitiva il messaggio rappresentato dall’opera fotografica di Nazareno
Fabbretti al pari, del resto, alla sua esemplare esperienza, è una sorta di invocazione per un nuovo
dialogo interreligioso e interculturale.
Una prospettiva che lo stesso Balducci motivò come una necessità imposta dalla analisi della realtà
attuale e della evidenza storica nel suo saggio. L’uomo planetario, nel quale sottolineava tra l’altro,
come la stessa identità europea dovesse essere rappresentata dal rispetto e della valorizzazione della
pluralità piuttosto che dalla preoccupazione della costituzione di un’identità. (A. Cecconi)
CORBETTA IN BIANCO E NERO
Immagini di Gianni Saracchi
Ricordi in bianco e nero, la nostra storia attraverso le immagini di Gianni Saracchi, è un tributo a un
fotografo si è distinto nel panorama fotografico nazionale, lavorando nel proprio territorio ma con
un linguaggio di grande intensità espressiva, passando dal territorio alla storia locale, dai matrimoni,
ai ritratti nelle scuole, alla vita sociale, alle feste popolari, al lavoro, con grande eleganza formale.
Un vero e proprio testamento fotografico che documenta le fasi storiche di Corbetta, una città in
provincia di Milano Tutte le fotografie esposte, infatti, sono liberamente tratte dallo sterminato
archivio Saracchi, di proprietà del comune di Corbetta.
Gianni Saracchi, studente universitario di farmacia, abbandonò lo studio per dedicarsi fin da
ragazzo al suo hobby per la fotografia. Il 19 marzo del ’52 aprirà il suo studio a Corbetta che cederà
solo nel 1994 dopo oltre 40 anni d’attività. Saracchi con la sua macchina fotografica immortalerà
momenti importanti della vita pubblica corbettese: commemorazioni religiose, manifestazioni
sportive, politiche, l’industria e la moda, ma anche fatti privati. Dunque, immagini preziose anche
nella misura in cui certificano un’evoluzione negli usi e costumi di una comunità. Dalle prime,
moltissime, color seppia, a quelle più recenti documentano di una Corbetta che da paese rurale
ha assunto sempre più la fisionomia di città. Il passaggio dall’agricoltura dei campi all’epoca
dell’industria. L’archivio Saracchi vanta numeri davvero importanti: 260 mila negativi, 6.300
positivi, 2.300 diapositive, oltre a materiale audiovisivo, bibliografico, riproduzioni e cartoline
d’epoca. Dal 1996 l’archivio è di proprietà comunale ed è gestito dall’Associazione che porta il suo
nome.
GUIDO GIANNINI
LAVORO, SOCIETA’ E MERIDIONE
Formato per la stampa Stampa 1. Morte ai preti. In lettere grandi e nere, qualcuno si è divertito a
segnarlo proprio lì, sul muro, dove ogni giorno si fa vedere il monaco che legge il suo breviario,
senza staccare gli occhi dalle preghiere, tutto nero, pure lui, mantello e copricapo. Guido Giannini,
in una mattina come le altre, attraversa Napoli e si trova in quell’attimo davanti al muro: mentre
il prete cammina, legge e prega, e non si accorge neanche della scritta: morte ai preti. Nessuno di
noi due trattiene una risata, mentre guardiamo la foto, scattata nel 1980, raccolta in Letture, recente
pubblicazione della casa editrice beneventana “Edizioni Il Chiostro”. Qui Giannini ha raccolto foto
scattate soprattutto tra gli anni ’70 e ’80, soprattutto a Napoli, in cui compaiono lettori e lettrici
di tutte le età, intellettuali, bambini, operai con i loro libri e giornali, al sole, su una panchina,
in treno, su un albero o su un marciapiede. Colpisce come il fotografo sia riuscito a trasmetterci
l’interesse, l’intimità, l’immaginazione che, immersi tra le pagine di un libro o di un giornale,
sembrano provare tutti i soggetti ripresi. Persone che raramente si trovano in una biblioteca, nel
proprio studio, perché il libro sta fuori: sulle bancarelle del centro storico, su un carretto ambulante,
a terra, in vendita nelle piazze. E le riviste lo stesso, le leggi seduto in riva al mare oppure a una
manifestazione, o al tavolino del caffè. Non stupisce il fatto che i rumori della città non disturbino
affatto il lettore, piuttosto impressiona quanto sia evidente che venti o trenta anni fa il momento
della lettura e dell’informazione era vissuto con più valore. A Guido, che ormai, dopo aver sfogliato
queste foto, chiamo per nome, viene spesso chiesto come sia stato possibile non far mettere in posa
i suoi soggetti e qui, indispettito e per metà lusingato, risponde anche a me: «So che c’è chi ritiene
che le foto non andrebbero mai rubate, ma non sono d’accordo per vari motivi. Generalmente,
quindi, non chiedo a qualcuno di posare, faccio il “ladro”».
2. Un altro libro, Sopravvivenza sopravvivenze. Questo è il primo libro di Guido Giannini,
pubblicato da La Casa Usher, nel 1986 a Firenze, con una bellissima introduzione di Wladimiro
Settimelli. Ci sono le foto della Violinista, comparsa per la prima volta su “Il Mondo” di Pannunzio,
di uomini e donne che vivono agli angoli delle strade, come l’invalida che si addormenta sulle sue
stampelle, mentre dietro di lei giganteggia la propaganda elettorale: manifesti del Pci, dei socialisti,
del Movimento sociale si sovrappongono sulle mura usurate della città, più misera dopo il terremoto
del 1980. In quegli anni Guido andava fotografando il patrimonio architettonico interessato dal
sisma e partecipava alla mostra itinerante internazionale e al volume Campania oltre il terremoto,
pubblicato dalla regione Campania nel 1982. Erano anche gli anni in cui la città incominciava
a riempirsi di manifesti e pubblicità, come ancora di più sarà negli anni ’90: Guido, che
predilige la fotografia in bianco e nero, lavorando anche per “Qui Touring”, con richieste di foto
necessariamente a colori, prese l’abitudine di consumare i rollini “colorati” puntando l’obiettivo
su particolari di quei manifesti. Il risultato è stato un notevole esperimento artistico reso pubblico
solo l’anno scorso, nella personale “Manifest-azione. Scatti a colori di Guido Giannini”, tenutasi
ad Aversa, poi a Napoli. Durante gli anni ’90, Guido ha continuato a lavorare per diverse testate
giornalistiche tra cui “Il Manifesto”, “Il Mattino”, “La Repubblica”, “Liberazione”, “LiberEtà”,
“L’Unità” e ha pubblicato i libri Immagini allo specchio, Luoghi d’autore, Il manifesto Venti foto.
La sua carriera sembrerebbe quella di un fotoreporter che nella vita non ha fatto altro che dedicarsi
all’obiettivo, ma il racconto dei suoi lavori, la lontananza dalla macchina fotografica mostreranno
quanto “irregolare” essa sia, pur di mantenersi libera da compromessi e svilimenti. «Sono partito da
ragazzo, scattando foto con una Kodak a soffietto Agfa 6X9, che a quei tempi, quando si chiudeva,
sembrava un portapenne. Fui vicino al Gruppo ’58, che mi invitò a pubblicare una mia foto su
“Documento Sud”. Poi ci fu la collaborazione con “Il Mondo”, l’unico giornale che pubblicava
foto considerandole come un testo scritto, delle opere a sé stanti. Ho cominciato per hobby e non
ho mai fatto in modo che la fotografia fosse per me un lavoro a tempo pieno. Ho fatto piuttosto
l’impiegato in un’agenzia di pegni, aperto un negozio di giocattoli ecologici, ho lavorato come
guardia notturna, ho svolto lavori nel campo dell’editoria e tipografia. Ci sono stati anni in cui non
ho fotografato affatto...». Mai mi parla invece di indecisioni in politica. Guido è anarchico, militante
dalla fine degli anni ’50: «Quando cominciavo ad abbracciare le idee anarchiche, a Napoli non
incontravo altri compagni e così presi contatti col gruppo di Torre Del Greco, dopodiché cominciai
a diffondere stampa anarchica a Napoli. Così incontrai Gigi Fedele e fu lui il primo compagno
anarchico che ebbi in città».
3. Il racconto di questi anni fatto da Guido è la Storia che mi manca, che manca a quelli della mia
generazione, nata trent’anni dopo quelle vicende. Ascoltarlo è un bisogno; narra della notte in cui
la polizia con un mandato lo perquisì per sospetto di materiale esplosivo e lo costrinse a recarsi a
piazza Dante, alla sede del movimento per ulteriori controlli: durante il giorno c’era stata la strage
di piazza Fontana. L’ultima foto che Guido mi mostra è a colori ma con un manifesto di morte: i
compagni ricordano Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico “suicidato” il 15 dicembre del ’69 dagli
zelanti funzionari della questura di Milano. Sfoglio ancora i libri, le cartoline che mi mette davanti
delle sue mostre, personali e collettive, l’ultima sui Rom, a Napoli. Non devo chiamarlo artista,
perché si arrabbia: vuole essere chiamato fotografo. Un fotografo di ottanta anni, che non smetterà
di stupirci, con le sue denunce e con l’eleganza sobria e discreta delle sue immagini.
(Anna Smeragliuolo Perrotta)
EVENTI CORRELATI:
DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015 ore 15,30-18,30
Lettura dei portfolio a cura di Claudio Argentiero
Partecipazione libera previa prenotazione – posti limitati
Per iscrizioni: afi.foto.it@gmail.com
________________________________________________________________________________
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VENERDI 27 FEBBRAIO 2015 ore 21,15
La fotografia e l’Archivio – Dalla scoperta alla conservazione alla memoria
Conferenza
F.I.F. – Fondo Italiano Fotografia
Cos’è, come agisce, specifiche organizzative, relazione con il pubblico e il territorio
Breve introduzione
Informazioni sulla rassegna
Curatore: Claudio Argentiero
Luogo: Villa Pomini – Via Don Luigi Testori, 14 – Castellanza (Va)
Periodo espositivo: 8 febbraio 2015 – 1 marzo 2015
Inaugurazione: 8 febbraio 2015 ore 17,30
Orari di visita. venerdì e sabato 15/19 – domenica 10/12 – 15/19 - Ingresso libero
Segreteria organizzativa: Afi e-mail: afi.foto.it@gmail.com
Sito web: www.archiviofotografico.org
Informazioni: Claudio Argentiero T.347 5902640 / e-mail: claudio.argentiero@alice.it
La fotografia nelle collezioni pubbliche e private
L’Archivio Fotografico Italiano, inaugura il nuovo anno con una rassegna dedicata agli Archivi
privati e pubblici Italiani di particolare interesse, che ripercorrono storie, costumi e aspetti sociali
del recente passato, sia in ambito nazionale che territoriale.
Un progetto culturale che rientra integralmente nella filosofia dell’Afi, che ha tra gli obiettivi
proprio la scoperta di archivi, ma anche di autori, spesso celati o poco noti, da far conoscere e
diffondere mediante mostre e pubblicazioni.
Il progetto prevede l’esposizione di quattro mostre, scelte per la qualità e l’originalità delle
immagini e dei contenuti, come di seguito presentate:
STORIE DI CRONACA VERA dal 1969 ad oggi
L'Italia minore vista attraverso l'archivio fotografico del più popolare fra i settimanali
illustrati
"Cronaca Vera" è una rivista settimanale italiana specializzata in resoconto di costume e di
cronaca nera destinati ad un pubblico popolare. È stata fondata dall'imprenditore Sergio Garassini,
già editore del mensile erotico "Kent", che nel 1969 ne affidò la direzione a Antonio Perria
(caporedattore di "ABC" ed ex inviato di cronaca nera de "L'Unità", oltre che affermato autore di
gialli). Il progetto grafico della nuova rivista venne realizzato dall'illustratore Maurizio Bovarini.
L'intento di Garassini fu quello di creare un settimanale di taglio popolare, quanto più possibile
vicino ai propri lettori (di cui spesso racconta le vicende private) e a basso costo (la carta utilizzata
per stampare il settimanale è di bassa qualità). L'idea riscontra un grande successo, tanto che a metà
degli anni settanta Cronaca Vera riuscì a vendere sino a 600.000 copie a numero.
La rivista si caratterizza per un taglio editoriale sensazionalistico; gli articoli sono scritti in un
linguaggio semplice e discorsivo. Caso pressoché unico nel panorama giornalistico italiano, la
rivista ha mantenuto pressoché invariato il proprio layout, costituito da numerose fotografie in
bianco e nero e da grandi titoli di forte impatto in carattere maiuscolo. Nella rivista è inoltre quasi
completamente assente la pubblicità. La rivista ospita numerose rubriche che invitano i lettori a
prendere la parola su svariate questioni ("I vostri problemi", "Un avvocato al vostro servizio", "Una
mano tesa", "Dottore mi dica", "I misteri del sesso", "Il mondo dell'inconscio", ecc.). Recentemente
è stata inaugurata una pagina dedicata alla narrativa noir, "Il Racconto Giallo/Nero", che ospita
racconti brevi di autori noti e meno noti. Altra particolarità di "Cronaca Vera" è che in oltre 45 di
storia ha avuto due soli direttori: Antonio Perria (dal 1969 al 1996) e Giuseppe Biselli (dal maggio
1996 ad oggi).
GLI OCCHI E IL SOLE
Immagini del mondo di Nazareno Fabbretti
Francescano, scrittore, giornalista, disobbediente, fotografo
La mostra delle immagini realizzate da Nazareno Fabbretti (1920-1997), in ogni parte del mondo,
non è una semplice esposizione fotografica di luoghi, persone e ambienti quanto, invece, una
rappresentazione, a livello planetario, della pluralità delle culture, delle religioni e delle etnie.
E’ dunque oltre l’immagine che Fabbretti intende focalizzare l’attenzione dell’osservatore: le foto
delle strade dell’India, delle mura della Terrasanta, delle architetture orientali o, infine, quelle della
natura, colta nella sua varietà stagionale, non sono soltanto tra le migliori realizzazioni fotografiche
di Fabbretti, ma una vera e propria esaltazione della totalità del Creato e, dunque, della vita, in ogni
sua manifestazione.
In altre parole non è unicamente l’aspetto estetico delle sue fotografie a dover essere valutato
quanto, piuttosto, il loro significato in rapporto alla condizione umana che in quelle immagini
mostrano o richiamano. In definitiva il messaggio rappresentato dall’opera fotografica di Nazareno
Fabbretti al pari, del resto, alla sua esemplare esperienza, è una sorta di invocazione per un nuovo
dialogo interreligioso e interculturale.
Una prospettiva che lo stesso Balducci motivò come una necessità imposta dalla analisi della realtà
attuale e della evidenza storica nel suo saggio. L’uomo planetario, nel quale sottolineava tra l’altro,
come la stessa identità europea dovesse essere rappresentata dal rispetto e della valorizzazione della
pluralità piuttosto che dalla preoccupazione della costituzione di un’identità. (A. Cecconi)
CORBETTA IN BIANCO E NERO
Immagini di Gianni Saracchi
Ricordi in bianco e nero, la nostra storia attraverso le immagini di Gianni Saracchi, è un tributo a un
fotografo si è distinto nel panorama fotografico nazionale, lavorando nel proprio territorio ma con
un linguaggio di grande intensità espressiva, passando dal territorio alla storia locale, dai matrimoni,
ai ritratti nelle scuole, alla vita sociale, alle feste popolari, al lavoro, con grande eleganza formale.
Un vero e proprio testamento fotografico che documenta le fasi storiche di Corbetta, una città in
provincia di Milano Tutte le fotografie esposte, infatti, sono liberamente tratte dallo sterminato
archivio Saracchi, di proprietà del comune di Corbetta.
Gianni Saracchi, studente universitario di farmacia, abbandonò lo studio per dedicarsi fin da
ragazzo al suo hobby per la fotografia. Il 19 marzo del ’52 aprirà il suo studio a Corbetta che cederà
solo nel 1994 dopo oltre 40 anni d’attività. Saracchi con la sua macchina fotografica immortalerà
momenti importanti della vita pubblica corbettese: commemorazioni religiose, manifestazioni
sportive, politiche, l’industria e la moda, ma anche fatti privati. Dunque, immagini preziose anche
nella misura in cui certificano un’evoluzione negli usi e costumi di una comunità. Dalle prime,
moltissime, color seppia, a quelle più recenti documentano di una Corbetta che da paese rurale
ha assunto sempre più la fisionomia di città. Il passaggio dall’agricoltura dei campi all’epoca
dell’industria. L’archivio Saracchi vanta numeri davvero importanti: 260 mila negativi, 6.300
positivi, 2.300 diapositive, oltre a materiale audiovisivo, bibliografico, riproduzioni e cartoline
d’epoca. Dal 1996 l’archivio è di proprietà comunale ed è gestito dall’Associazione che porta il suo
nome.
GUIDO GIANNINI
LAVORO, SOCIETA’ E MERIDIONE
Formato per la stampa Stampa 1. Morte ai preti. In lettere grandi e nere, qualcuno si è divertito a
segnarlo proprio lì, sul muro, dove ogni giorno si fa vedere il monaco che legge il suo breviario,
senza staccare gli occhi dalle preghiere, tutto nero, pure lui, mantello e copricapo. Guido Giannini,
in una mattina come le altre, attraversa Napoli e si trova in quell’attimo davanti al muro: mentre
il prete cammina, legge e prega, e non si accorge neanche della scritta: morte ai preti. Nessuno di
noi due trattiene una risata, mentre guardiamo la foto, scattata nel 1980, raccolta in Letture, recente
pubblicazione della casa editrice beneventana “Edizioni Il Chiostro”. Qui Giannini ha raccolto foto
scattate soprattutto tra gli anni ’70 e ’80, soprattutto a Napoli, in cui compaiono lettori e lettrici
di tutte le età, intellettuali, bambini, operai con i loro libri e giornali, al sole, su una panchina,
in treno, su un albero o su un marciapiede. Colpisce come il fotografo sia riuscito a trasmetterci
l’interesse, l’intimità, l’immaginazione che, immersi tra le pagine di un libro o di un giornale,
sembrano provare tutti i soggetti ripresi. Persone che raramente si trovano in una biblioteca, nel
proprio studio, perché il libro sta fuori: sulle bancarelle del centro storico, su un carretto ambulante,
a terra, in vendita nelle piazze. E le riviste lo stesso, le leggi seduto in riva al mare oppure a una
manifestazione, o al tavolino del caffè. Non stupisce il fatto che i rumori della città non disturbino
affatto il lettore, piuttosto impressiona quanto sia evidente che venti o trenta anni fa il momento
della lettura e dell’informazione era vissuto con più valore. A Guido, che ormai, dopo aver sfogliato
queste foto, chiamo per nome, viene spesso chiesto come sia stato possibile non far mettere in posa
i suoi soggetti e qui, indispettito e per metà lusingato, risponde anche a me: «So che c’è chi ritiene
che le foto non andrebbero mai rubate, ma non sono d’accordo per vari motivi. Generalmente,
quindi, non chiedo a qualcuno di posare, faccio il “ladro”».
2. Un altro libro, Sopravvivenza sopravvivenze. Questo è il primo libro di Guido Giannini,
pubblicato da La Casa Usher, nel 1986 a Firenze, con una bellissima introduzione di Wladimiro
Settimelli. Ci sono le foto della Violinista, comparsa per la prima volta su “Il Mondo” di Pannunzio,
di uomini e donne che vivono agli angoli delle strade, come l’invalida che si addormenta sulle sue
stampelle, mentre dietro di lei giganteggia la propaganda elettorale: manifesti del Pci, dei socialisti,
del Movimento sociale si sovrappongono sulle mura usurate della città, più misera dopo il terremoto
del 1980. In quegli anni Guido andava fotografando il patrimonio architettonico interessato dal
sisma e partecipava alla mostra itinerante internazionale e al volume Campania oltre il terremoto,
pubblicato dalla regione Campania nel 1982. Erano anche gli anni in cui la città incominciava
a riempirsi di manifesti e pubblicità, come ancora di più sarà negli anni ’90: Guido, che
predilige la fotografia in bianco e nero, lavorando anche per “Qui Touring”, con richieste di foto
necessariamente a colori, prese l’abitudine di consumare i rollini “colorati” puntando l’obiettivo
su particolari di quei manifesti. Il risultato è stato un notevole esperimento artistico reso pubblico
solo l’anno scorso, nella personale “Manifest-azione. Scatti a colori di Guido Giannini”, tenutasi
ad Aversa, poi a Napoli. Durante gli anni ’90, Guido ha continuato a lavorare per diverse testate
giornalistiche tra cui “Il Manifesto”, “Il Mattino”, “La Repubblica”, “Liberazione”, “LiberEtà”,
“L’Unità” e ha pubblicato i libri Immagini allo specchio, Luoghi d’autore, Il manifesto Venti foto.
La sua carriera sembrerebbe quella di un fotoreporter che nella vita non ha fatto altro che dedicarsi
all’obiettivo, ma il racconto dei suoi lavori, la lontananza dalla macchina fotografica mostreranno
quanto “irregolare” essa sia, pur di mantenersi libera da compromessi e svilimenti. «Sono partito da
ragazzo, scattando foto con una Kodak a soffietto Agfa 6X9, che a quei tempi, quando si chiudeva,
sembrava un portapenne. Fui vicino al Gruppo ’58, che mi invitò a pubblicare una mia foto su
“Documento Sud”. Poi ci fu la collaborazione con “Il Mondo”, l’unico giornale che pubblicava
foto considerandole come un testo scritto, delle opere a sé stanti. Ho cominciato per hobby e non
ho mai fatto in modo che la fotografia fosse per me un lavoro a tempo pieno. Ho fatto piuttosto
l’impiegato in un’agenzia di pegni, aperto un negozio di giocattoli ecologici, ho lavorato come
guardia notturna, ho svolto lavori nel campo dell’editoria e tipografia. Ci sono stati anni in cui non
ho fotografato affatto...». Mai mi parla invece di indecisioni in politica. Guido è anarchico, militante
dalla fine degli anni ’50: «Quando cominciavo ad abbracciare le idee anarchiche, a Napoli non
incontravo altri compagni e così presi contatti col gruppo di Torre Del Greco, dopodiché cominciai
a diffondere stampa anarchica a Napoli. Così incontrai Gigi Fedele e fu lui il primo compagno
anarchico che ebbi in città».
3. Il racconto di questi anni fatto da Guido è la Storia che mi manca, che manca a quelli della mia
generazione, nata trent’anni dopo quelle vicende. Ascoltarlo è un bisogno; narra della notte in cui
la polizia con un mandato lo perquisì per sospetto di materiale esplosivo e lo costrinse a recarsi a
piazza Dante, alla sede del movimento per ulteriori controlli: durante il giorno c’era stata la strage
di piazza Fontana. L’ultima foto che Guido mi mostra è a colori ma con un manifesto di morte: i
compagni ricordano Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico “suicidato” il 15 dicembre del ’69 dagli
zelanti funzionari della questura di Milano. Sfoglio ancora i libri, le cartoline che mi mette davanti
delle sue mostre, personali e collettive, l’ultima sui Rom, a Napoli. Non devo chiamarlo artista,
perché si arrabbia: vuole essere chiamato fotografo. Un fotografo di ottanta anni, che non smetterà
di stupirci, con le sue denunce e con l’eleganza sobria e discreta delle sue immagini.
(Anna Smeragliuolo Perrotta)
EVENTI CORRELATI:
DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015 ore 15,30-18,30
Lettura dei portfolio a cura di Claudio Argentiero
Partecipazione libera previa prenotazione – posti limitati
Per iscrizioni: afi.foto.it@gmail.com
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VENERDI 27 FEBBRAIO 2015 ore 21,15
La fotografia e l’Archivio – Dalla scoperta alla conservazione alla memoria
Conferenza
F.I.F. – Fondo Italiano Fotografia
Cos’è, come agisce, specifiche organizzative, relazione con il pubblico e il territorio
Breve introduzione
Informazioni sulla rassegna
Curatore: Claudio Argentiero
Luogo: Villa Pomini – Via Don Luigi Testori, 14 – Castellanza (Va)
Periodo espositivo: 8 febbraio 2015 – 1 marzo 2015
Inaugurazione: 8 febbraio 2015 ore 17,30
Orari di visita. venerdì e sabato 15/19 – domenica 10/12 – 15/19 - Ingresso libero
Segreteria organizzativa: Afi e-mail: afi.foto.it@gmail.com
Sito web: www.archiviofotografico.org
Informazioni: Claudio Argentiero T.347 5902640 / e-mail: claudio.argentiero@alice.it
08
febbraio 2015
DENTRO GLI ARCHIVI La fotografia nelle collezioni pubbliche e private
Dall'otto febbraio al primo marzo 2015
fotografia
Location
VILLA POMINI
Castellanza, Via Don Luigi Testori, 14, (Varese)
Castellanza, Via Don Luigi Testori, 14, (Varese)
Orario di apertura
venerdì e sabato 15/19 – domenica 10/12 – 15/19
Vernissage
8 Febbraio 2015, ore 17.30
Sito web
www.archiviofotografico.org
Curatore