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Dialoghi spuri in 4 atti. Atto I: finzione, ossessione, silenzio
Chiara Giorgetti ha invitato alcuni artisti, diversi per formazione, a mettersi alla prova con gli spazi della sartoria teatrale e con i metodi a loro più congeniali in un gioco delle parti in cui ciascuno diventa protagonista e “autore” di una stanza. Il risultato è una serie di eventi che comprendono reading poetici, performance, video, libri d’artista, oltre ad oggetti, disegni e installazioni di vario genere
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Alcune stanze della Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli si aprono nuovamente al
pubblico dei visitatori dopo l’esperienza della mostra Pereživànie (il lavoro dell’artista su se stesso)
con la quale si proponeva una singolare indagine sul mestiere e sulla funzione dell’artista
parafrasando, nel sottotitolo, uno dei libri di Konstantin Sergeevič Stanislavskij sul metodo di
recitazione da lui sviluppato basato sull'approfondimento psicologico del personaggio, nel quale
l'attore non imita ma diventa il personaggio che deve rappresentare. Agli artisti invitati era stato
richiesto di impegnarsi in un dialogo con gli oggetti e gli arredi del luogo in un percorso espositivo
pensato per sottolinearne il ruolo di laboratorio di idee.
Il nuovo progetto denominato Dialoghi spuri in 4 atti intende portare avanti l’esperienza
precedente ponendo l’attenzione sull’aspetto della comunicazione verbale, sulle caratteristiche
psichiche e sulle modalità comportamentali dell’uomo. Attese, finzioni, cose futili, oggetti
misteriosi e pregiatissimi, i misteri della memoria, i racconti e le pause, le zone d’ombra e il
cambio d’abito da palcoscenico per rappresentare una parte di sé autentica o falsata sono alcuni
indizi dai quali si muoverà la ricerca dei diversi artisti invitati. La parola spurio [dal lat. spurius, di
origine etrusca] si riferisce ad un’opera non autentica, attribuita falsamente o erroneamente, non
originale e/o non riconosciuta come propria dall'autore, il riferimento è a qualcosa la cui natura non
è ben definita, ma rimaneggiata, di un’opera d'arte si dice infatti spuria quando non appartenente
all'autore a cui viene attribuita.
Chiara Giorgetti ha invitato alcuni artisti, diversi per formazione, a mettersi alla prova con gli
spazi della sartoria teatrale e con i metodi a loro più congeniali in un gioco delle parti in cui
ciascuno diventa protagonista e “autore” di una stanza. Il risultato è una serie di eventi che
comprendono reading poetici, performance, video, libri d’artista, oltre ad oggetti, disegni e
installazioni di vario genere. L’idea è quella di suscitare nello spettatore la sensazione di avere
davanti a sé il mondo intimo e personale dell’autore, una stanza emotiva che ha probabilmente tratti
comuni con quella stessa stanza in cui lui stesso è rinchiuso, una 'stanza dell'oppressione' di
pinteriana memoria ma che al contempo è stanza delle meraviglie, dell’ascolto, della comunicazione
e/o dell’incomunicabilità.
La Sartoria Teatrale Fiorentina, situata in piazza Duomo a Firenze, si occupa di costumi teatrali fin
dal 1860 ed è la più antica della città. Possiede circa 3000 costumi di varie fogge ed epoche ed una
piccola collezione di pezzi originali che vanno da un copri bustino del ‘700 fino ad abiti degli anni
‘60 del ‘900, conservati in grandi armadi dell’800. Di particolare rilievo tra gli altri i lavori
realizzati con vari costumisti di fama tra cui Ezio Frigerio e Lorenzo Ghiglia. Qui sono stati
realizzati anche i costumi di scena per il corpo di ballo e l’étoile Carla Fracci per il Teatro
Comunale di Firenze e i costumi firmati da Elena Mannini, per l’Orlando Furioso di Luca Ronconi,
con Edmonda Aldini, Paola Gasman e la giovanissima Ottavia Piccolo, opera pluripremiata e
apprezzata in tutto il mondo che portò il regista alla ribalta internazionale del Festival di Spoleto
nel 1969. Nel 2005 la Sartoria è stata acquistata dal costumista Massimo Poli che è riuscito a
riportare l’azienda ai massimi livelli, rinforzando i rapporti ormai sopiti con la città, forte della sua
esperienza professionale maturata anche con produzioni legate a registi acclamati come, tra gli altri,
Lindsay Kemp e Misha Van Hoecke.
Il primo appuntamento è con gli artisti Massimo Arduini, Alberto D’Amico e Delio Gennai.
Massimo Arduini presenta Vestiti animati (quasi un reality) un esperimento/messa in scena in cui
i visitatori della mostra saranno invitati ad indossare alcuni abiti della sartoria e a farsi ritrarre di
fronte all’obbiettivo fotografico dell’artista. L’operazione ricalca la procedura di En-travesti,
realizzato per Perezivanie e di cui sarà possibile vedere la versione dell’animazione video realizzata
nel 2014, attraverso forme cosiddette di spontaneità, mediate e veicolate da Arduini. Una metafora
dell’ovvietà relazionale, mediatica, che sembra pretendere un riscatto visivo e quasi redentorio, ma
anche un gioco di ruoli dove l’azione ripercorre avanguardisticamente la pratica artistica fino al
mero e semplice gusto edonistico di farsi ritrarre e di abbigliarsi.
Per Alberto D’Amico è l’ossessione verso i supereroi e l’attrattiva sessuale emanata dai loro
costumi “disegnati addosso” e realizzati in stoffe superaderenti, a fornire il pretesto per le tre opere
presentate. Una passione coltivata fin da bambino quando immerso nella lettura dei fumetti
trascorreva ore nel mondo segreto della sua cameretta, desideroso poi di ritrovare nella realtà quei
simboli e colori. La richiesta di disegnare bozzetti fatta a diversi costumisti per la realizzazione del
video, coincide con il tentativo di rievocare il rapporto conflittuale con la madre, a cui D’Amico
chiedeva insistentemente di disegnare i costumi dei suoi eroi preferiti. Vi sono poi due stendardi che
uniscono gli elementi formali e cromatici dell’araldica e l’idea della religione e un costume da
Supergirl lavorato a maglia e realizzato per una bambina, la figlia, ideale trasmissione ereditaria di
una passione-ossessione.
I lavori presentati da Delio Gennai con la loro presenza/assenza, trasparenza e opacità, luce e
ombra sembrano fare da contraltari alla odierna civiltà tecnologica. La ricerca di Gennai colpisce
infatti per la cura attenta e raffinata nella lavorazione di materiali dalla trama rada che consentono
effetti di parziale trasparenza, un fare che rimanda ad un percorso interiore segnato dalla sobrietà,
dall’esigenza di silenzio, di pause espressive e di riflessione. Libri illeggibili, impalpabili
segni/simboli che con il proprio biancore suggeriscono un’esigenza di contemplazione in spazi
ascetici e solitari.
Evento sabato 7 marzo ore 17.30
Info:349 8343014 o perezivanie@gmail.com
Sede:
Sartoria Teatrale Fiorentina, Piazza Duomo 2, Firenze www.sartoriateatralefiorentina.it
pubblico dei visitatori dopo l’esperienza della mostra Pereživànie (il lavoro dell’artista su se stesso)
con la quale si proponeva una singolare indagine sul mestiere e sulla funzione dell’artista
parafrasando, nel sottotitolo, uno dei libri di Konstantin Sergeevič Stanislavskij sul metodo di
recitazione da lui sviluppato basato sull'approfondimento psicologico del personaggio, nel quale
l'attore non imita ma diventa il personaggio che deve rappresentare. Agli artisti invitati era stato
richiesto di impegnarsi in un dialogo con gli oggetti e gli arredi del luogo in un percorso espositivo
pensato per sottolinearne il ruolo di laboratorio di idee.
Il nuovo progetto denominato Dialoghi spuri in 4 atti intende portare avanti l’esperienza
precedente ponendo l’attenzione sull’aspetto della comunicazione verbale, sulle caratteristiche
psichiche e sulle modalità comportamentali dell’uomo. Attese, finzioni, cose futili, oggetti
misteriosi e pregiatissimi, i misteri della memoria, i racconti e le pause, le zone d’ombra e il
cambio d’abito da palcoscenico per rappresentare una parte di sé autentica o falsata sono alcuni
indizi dai quali si muoverà la ricerca dei diversi artisti invitati. La parola spurio [dal lat. spurius, di
origine etrusca] si riferisce ad un’opera non autentica, attribuita falsamente o erroneamente, non
originale e/o non riconosciuta come propria dall'autore, il riferimento è a qualcosa la cui natura non
è ben definita, ma rimaneggiata, di un’opera d'arte si dice infatti spuria quando non appartenente
all'autore a cui viene attribuita.
Chiara Giorgetti ha invitato alcuni artisti, diversi per formazione, a mettersi alla prova con gli
spazi della sartoria teatrale e con i metodi a loro più congeniali in un gioco delle parti in cui
ciascuno diventa protagonista e “autore” di una stanza. Il risultato è una serie di eventi che
comprendono reading poetici, performance, video, libri d’artista, oltre ad oggetti, disegni e
installazioni di vario genere. L’idea è quella di suscitare nello spettatore la sensazione di avere
davanti a sé il mondo intimo e personale dell’autore, una stanza emotiva che ha probabilmente tratti
comuni con quella stessa stanza in cui lui stesso è rinchiuso, una 'stanza dell'oppressione' di
pinteriana memoria ma che al contempo è stanza delle meraviglie, dell’ascolto, della comunicazione
e/o dell’incomunicabilità.
La Sartoria Teatrale Fiorentina, situata in piazza Duomo a Firenze, si occupa di costumi teatrali fin
dal 1860 ed è la più antica della città. Possiede circa 3000 costumi di varie fogge ed epoche ed una
piccola collezione di pezzi originali che vanno da un copri bustino del ‘700 fino ad abiti degli anni
‘60 del ‘900, conservati in grandi armadi dell’800. Di particolare rilievo tra gli altri i lavori
realizzati con vari costumisti di fama tra cui Ezio Frigerio e Lorenzo Ghiglia. Qui sono stati
realizzati anche i costumi di scena per il corpo di ballo e l’étoile Carla Fracci per il Teatro
Comunale di Firenze e i costumi firmati da Elena Mannini, per l’Orlando Furioso di Luca Ronconi,
con Edmonda Aldini, Paola Gasman e la giovanissima Ottavia Piccolo, opera pluripremiata e
apprezzata in tutto il mondo che portò il regista alla ribalta internazionale del Festival di Spoleto
nel 1969. Nel 2005 la Sartoria è stata acquistata dal costumista Massimo Poli che è riuscito a
riportare l’azienda ai massimi livelli, rinforzando i rapporti ormai sopiti con la città, forte della sua
esperienza professionale maturata anche con produzioni legate a registi acclamati come, tra gli altri,
Lindsay Kemp e Misha Van Hoecke.
Il primo appuntamento è con gli artisti Massimo Arduini, Alberto D’Amico e Delio Gennai.
Massimo Arduini presenta Vestiti animati (quasi un reality) un esperimento/messa in scena in cui
i visitatori della mostra saranno invitati ad indossare alcuni abiti della sartoria e a farsi ritrarre di
fronte all’obbiettivo fotografico dell’artista. L’operazione ricalca la procedura di En-travesti,
realizzato per Perezivanie e di cui sarà possibile vedere la versione dell’animazione video realizzata
nel 2014, attraverso forme cosiddette di spontaneità, mediate e veicolate da Arduini. Una metafora
dell’ovvietà relazionale, mediatica, che sembra pretendere un riscatto visivo e quasi redentorio, ma
anche un gioco di ruoli dove l’azione ripercorre avanguardisticamente la pratica artistica fino al
mero e semplice gusto edonistico di farsi ritrarre e di abbigliarsi.
Per Alberto D’Amico è l’ossessione verso i supereroi e l’attrattiva sessuale emanata dai loro
costumi “disegnati addosso” e realizzati in stoffe superaderenti, a fornire il pretesto per le tre opere
presentate. Una passione coltivata fin da bambino quando immerso nella lettura dei fumetti
trascorreva ore nel mondo segreto della sua cameretta, desideroso poi di ritrovare nella realtà quei
simboli e colori. La richiesta di disegnare bozzetti fatta a diversi costumisti per la realizzazione del
video, coincide con il tentativo di rievocare il rapporto conflittuale con la madre, a cui D’Amico
chiedeva insistentemente di disegnare i costumi dei suoi eroi preferiti. Vi sono poi due stendardi che
uniscono gli elementi formali e cromatici dell’araldica e l’idea della religione e un costume da
Supergirl lavorato a maglia e realizzato per una bambina, la figlia, ideale trasmissione ereditaria di
una passione-ossessione.
I lavori presentati da Delio Gennai con la loro presenza/assenza, trasparenza e opacità, luce e
ombra sembrano fare da contraltari alla odierna civiltà tecnologica. La ricerca di Gennai colpisce
infatti per la cura attenta e raffinata nella lavorazione di materiali dalla trama rada che consentono
effetti di parziale trasparenza, un fare che rimanda ad un percorso interiore segnato dalla sobrietà,
dall’esigenza di silenzio, di pause espressive e di riflessione. Libri illeggibili, impalpabili
segni/simboli che con il proprio biancore suggeriscono un’esigenza di contemplazione in spazi
ascetici e solitari.
Evento sabato 7 marzo ore 17.30
Info:349 8343014 o perezivanie@gmail.com
Sede:
Sartoria Teatrale Fiorentina, Piazza Duomo 2, Firenze www.sartoriateatralefiorentina.it
07
marzo 2015
Dialoghi spuri in 4 atti. Atto I: finzione, ossessione, silenzio
07 marzo 2015
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
SARTORIA TEATRALE FIORENTINA
Firenze, Piazza Del Duomo, 2, (Firenze)
Firenze, Piazza Del Duomo, 2, (Firenze)
Vernissage
7 Marzo 2015, ore 17.30
Autore
Curatore