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Disagi. Immagini dal Manicomio di San Servolo
La mostra presenta fotografie dei primi anni del Novecento (probabilmente 1905) tratte da un album “celebrativo” realizzato alla fine della gestione del Manicomio di San Servolo da parte dei frati dell’ordine di S. Giovanni di Dio detti “Fatebenefratelli” e alla conclusione dei lavori di restauro, di adeguamento e ampliamento fatti in quel periodo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Questa mostra utilizza fotografie dei primi anni del Novecento
(probabilmente 1905) tratte da un album “celebrativo”
realizzato alla fine della gestione dei frati dell’ordine di S.
Giovanni di Dio detti “Fatebenefratelli” e alla conclusione
dei lavori di restauro, di adeguamento e ampliamento fatti
in quel periodo. Alcune immagini della mostra riproducono
spazi ampi, i padiglioni dei pazienti, le camerate, i cortili e
i campi coltivati della colonia agricola, i gabinetti medici
tutti puliti e ordinati e svelano il dispositivo disciplinare di
esclusione e reclusione allora ampiamente in atto.
Osservando le immagini si nota che le finestre sono
sbarrate da pesanti inferriate e i padiglioni hanno tutti un
recinto. Le foto in cui appaiono i pazienti sono molto poche
e sono tutte punteggiate da sorveglianti nerovestiti a ribadire
la necessità di una custodia pressante.
Sono, queste, tutte espressioni sintomatiche del “disagio”
vissuto all’interno del manicomio che filtrano attraverso fotografie
che invece vorrebbero veicolare una sensazione di
tranquillità e di sicurezza.
Una seconda serie di fotografie è di carattere più propriamente
manicomiale: la ricerca dello stigma della pazzia
attraverso la fisiognomica. Si tratta di fotografie, tratte da
un album comparativo, scattate al momento del ricovero
(ammalati) e al momento della dimissione (guariti) con
riportata la diagnosi e le date di entrata ed uscita.
Nella prima foto il paziente appare al “naturale”: capelli
arruffati, barba incolta, vestiti trasandati e un aspetto complessivamente
dimesso; la seconda immagine lo mostra
con capelli e barba tagliati, vestito semplice ma decoroso e
un aspetto più florido.
Questa comparazione, oltre ad essere un modo per mostrare
il successo delle cure praticate nel manicomio,
sottende sempre il meccanismo del controllo: per esser dichiarati
guariti bisogna essersi adeguati a quello che la psichiatria
di allora riteneva essere la normalità anche
nell’aspetto esteriore.
Con questo album, probabilmente unico nel suo genere,
viene così portata avanti una significativa operazione: la
fotografia psichiatrica ricercando il riflesso della malattia
mentale nel corpo del malato crea nel contempo una sorta
di catalogo della pazzia ma anche di fatto un catalogo dei
canoni della normalità.
(probabilmente 1905) tratte da un album “celebrativo”
realizzato alla fine della gestione dei frati dell’ordine di S.
Giovanni di Dio detti “Fatebenefratelli” e alla conclusione
dei lavori di restauro, di adeguamento e ampliamento fatti
in quel periodo. Alcune immagini della mostra riproducono
spazi ampi, i padiglioni dei pazienti, le camerate, i cortili e
i campi coltivati della colonia agricola, i gabinetti medici
tutti puliti e ordinati e svelano il dispositivo disciplinare di
esclusione e reclusione allora ampiamente in atto.
Osservando le immagini si nota che le finestre sono
sbarrate da pesanti inferriate e i padiglioni hanno tutti un
recinto. Le foto in cui appaiono i pazienti sono molto poche
e sono tutte punteggiate da sorveglianti nerovestiti a ribadire
la necessità di una custodia pressante.
Sono, queste, tutte espressioni sintomatiche del “disagio”
vissuto all’interno del manicomio che filtrano attraverso fotografie
che invece vorrebbero veicolare una sensazione di
tranquillità e di sicurezza.
Una seconda serie di fotografie è di carattere più propriamente
manicomiale: la ricerca dello stigma della pazzia
attraverso la fisiognomica. Si tratta di fotografie, tratte da
un album comparativo, scattate al momento del ricovero
(ammalati) e al momento della dimissione (guariti) con
riportata la diagnosi e le date di entrata ed uscita.
Nella prima foto il paziente appare al “naturale”: capelli
arruffati, barba incolta, vestiti trasandati e un aspetto complessivamente
dimesso; la seconda immagine lo mostra
con capelli e barba tagliati, vestito semplice ma decoroso e
un aspetto più florido.
Questa comparazione, oltre ad essere un modo per mostrare
il successo delle cure praticate nel manicomio,
sottende sempre il meccanismo del controllo: per esser dichiarati
guariti bisogna essersi adeguati a quello che la psichiatria
di allora riteneva essere la normalità anche
nell’aspetto esteriore.
Con questo album, probabilmente unico nel suo genere,
viene così portata avanti una significativa operazione: la
fotografia psichiatrica ricercando il riflesso della malattia
mentale nel corpo del malato crea nel contempo una sorta
di catalogo della pazzia ma anche di fatto un catalogo dei
canoni della normalità.
22
dicembre 2015
Disagi. Immagini dal Manicomio di San Servolo
Dal 22 dicembre 2015 al 07 febbraio 2016
fotografia
Location
SCUOLA GRANDE DI SAN MARCO – OSPEDALE CIVILE
Venezia, Campo Santi Giovanni E Paolo, (Venezia)
Venezia, Campo Santi Giovanni E Paolo, (Venezia)
Vernissage
22 Dicembre 2015, ore 17.30