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Egidio Bonfante – Opere
L’arte dell’artista italiano arricchisce, con questa esposizione, il percorso delle mostre dello Spazio Hajech, proponendo al liceo e al pubblico la vicenda di un altro degli studenti, divenuti artisti di fama, del passato di questa scuola.
Comunicato stampa
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Scrive Francesca Pensa nel testo:
Il percorso artistico di Egidio Bonfante ha vissuto stagioni diverse collegate tra loro da un pensiero poetico coerente pur nelle differenti declinazioni espressive. L’artista, allievo del Liceo di Brera negli anni trenta, giunge alla propria originale maturità creativa nei pieni anni quaranta, quando realizza opere che sono state accostate alla cultura visiva dei Fauves e più in generale all’Espressionismo: figure, ritratti, nature morte, interni e scorci dell’amata e già presente Venezia sono composti dalla suggestione di un colore che sostanzia la forma, accompagnato da un segno di tono espressionista, rivelatore della partecipazione emotiva dell’artista. Con gli anni cinquanta Bonfante arriva alla pittura più caratteristica del suo itinerario artistico, concentrato da qui in poi sull’immagine di Venezia. La tela viene integralmente coperta da una tessitura cromatica composta da tasselli di colore, disposti in un ritmo serrato e ripetuto; le tinte scelte coprono una gamma cromatica vasta e articolata, capace di evocare tutte le più diverse atmosfere che avvolgono i monumenti della città serenissima. E così le architetture del Canal Grande, le facciate delle chiese nei campielli e nelle calli, gli interni dei palazzi storici vengono immersi nelle foschie acquoree della laguna o nel calore vitale dell’Adriatico. La stessa evidenza pittorica costruisce forme e sfondi, annullando, nel ricorso alla griglia compositiva che struttura l’immagine, il confine tra oggetto e ambiente e quindi ogni resa spaziale finalizzata a rendere l’effetto illusorio di una prospettiva al di là del quadro: la narrazione pittorica mostra se stessa in assoluto primo piano, senza contenere subordinazioni stabilite da virtuali aggetti o arretramenti della composizione.
La gamma cromatica offre una selezione vasta e complessa di tinte, organizzate in un insieme che riesce a evocare in una versione moderna antichi procedimenti pittorici, legati in particolare all’arte del territorio veneto, lo stesso dove Bonfante era nato: succede così che si abbia l’impressione di rivivere le suggestioni del tonalismo veneziano, nel ricorrere di tinte, come l’azzurro, presentato nelle modulazioni più diverse, mentre, in altri casi, l’accensione improvvisa di un colore, per esempio di un giallo o di un rosso, pare riproporre gli slanci cromatici di alcuni antichi
brani di pittura timbrica. E la studiata e insieme partecipata selezione della tavolozza conduce necessariamente a un voluto e ben determinato effetto della luce, che si rivela come un altro ingrediente fondamentale della pittura dell’artista: Venezia diviene uno spazio abitato da luminosità diverse, che variano dalla tenuità umida delle nebbie al chiarore abbacinante dell’estate, dispiegate nell’atmosfera e sui riflessi guizzanti dell’acqua.
Il carattere complessivo di questa pittura rivela comunque un percorso compositivo che unisce nello stesso itinerario creativo l’immediatezza intuitiva e spontanea delle scelte cromatiche e lo sguardo meditativo e attento della loro resa complessiva, con un effetto finale che suscita nello spettatore emozione e riflessione.
Più indirizzate verso uno schema progettuale studiato passo per passo e sottoposto a un calcolo attento e sorvegliato appaiono invece le composizioni che Bonfante realizza a partire dagli anni settanta, nelle quali riprende il tema delle architetture veneziane, proposte però in immagini singolarmente e originariamente costruite con tappi corona di bibite, trasformati in tessere di mosaici dal tono sottilmente ironico. Vari sono stati i riferimenti che la critica ha individuato nella pittura di Bonfante, riconducibili a una vasta gamma di motivi di ispirazione, da Dufy a Mondrian, dalla tradizione bizantina al concettuale: per le immagini di Venezia si è parlato anche di astrazione, da intendere però come trasfigurazione dell’immagine, come rarefazione del ricordo del reale fino a una visione sempre più mentale e di coscienza, la stessa che, nei medesimi anni, caratterizza la ricerca di vari artisti protagonisti della stagione dell’Informale, la cui eco sembra vedersi anche nella pittura del nostro autore, in particolare in certe consistenze materiche di alcune sue opere. L’arte di Egidio Bonfante arricchisce quindi, con questa esposizione, il percorso delle mostre dello Spazio Hajech, proponendo al liceo e al pubblico la vicenda di un altro degli studenti, divenuti artisti di fama, del passato della nostra scuola.
Cenni biografici dell’artista
Egidio Bonfante è nato a Treviso il 7 luglio 1922. Ha studiato al liceo artistico e alla Facoltà di architettura del Politecnico di Milano (1940-46). E' di questi anni una sua consapevole frequentazione di Venezia. Vi conosce Giovanni Comisso, Filippo De Pisis, Juti Ravenna. Ha occasione di dipingere sulla riva degli Schiavoni con Raoul Dufy. L'incontro gli sarà determinante; la sua pittura degli inizi è appunto orientata da matrici post-impressioniste e fauves. Nel 1947 espone alla Quadriennale della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Nel 1965 è alla Quadriennale di Roma; nel 1972 alla Biennale di Venezia. Partecipa con i suoi allestimenti alle edizioni del 1951, 1957, 1960 della Triennale di Milano (Medaglia d'oro 1957). Dal 1948 lavora nel settore designer, con la società Olivetti: ne ha progettato negozi ed esposizioni nei cinque continenti, oltre a libri e manifesti. Dal 1940 ha esposto in più di sessanta mostre personali e in numerose manifestazioni di gruppo e collettive in Italia e all'estero. Hanno scritto sul suo lavoro artistico, tra gli altri: Guido Aristarco, Guido Ballo, Riccardo Barletta, Leonardo Borgese, Rossana Bossaglia, Luigi Carluccio, Raffaele Carrieri, Giovanni Comisso, Beniamino Dal Fabbro, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Gillo Dorfles, Sebastiano Grasso, Giò Ponti, Carlo L.Ragghianti, Franco Russoli, Pier Carlo Santini, Leonardo Sinisgalli, Enrico Somarè, Marco Valsecchi. Muore a Milano il 12 febbraio 2004.
Il percorso artistico di Egidio Bonfante ha vissuto stagioni diverse collegate tra loro da un pensiero poetico coerente pur nelle differenti declinazioni espressive. L’artista, allievo del Liceo di Brera negli anni trenta, giunge alla propria originale maturità creativa nei pieni anni quaranta, quando realizza opere che sono state accostate alla cultura visiva dei Fauves e più in generale all’Espressionismo: figure, ritratti, nature morte, interni e scorci dell’amata e già presente Venezia sono composti dalla suggestione di un colore che sostanzia la forma, accompagnato da un segno di tono espressionista, rivelatore della partecipazione emotiva dell’artista. Con gli anni cinquanta Bonfante arriva alla pittura più caratteristica del suo itinerario artistico, concentrato da qui in poi sull’immagine di Venezia. La tela viene integralmente coperta da una tessitura cromatica composta da tasselli di colore, disposti in un ritmo serrato e ripetuto; le tinte scelte coprono una gamma cromatica vasta e articolata, capace di evocare tutte le più diverse atmosfere che avvolgono i monumenti della città serenissima. E così le architetture del Canal Grande, le facciate delle chiese nei campielli e nelle calli, gli interni dei palazzi storici vengono immersi nelle foschie acquoree della laguna o nel calore vitale dell’Adriatico. La stessa evidenza pittorica costruisce forme e sfondi, annullando, nel ricorso alla griglia compositiva che struttura l’immagine, il confine tra oggetto e ambiente e quindi ogni resa spaziale finalizzata a rendere l’effetto illusorio di una prospettiva al di là del quadro: la narrazione pittorica mostra se stessa in assoluto primo piano, senza contenere subordinazioni stabilite da virtuali aggetti o arretramenti della composizione.
La gamma cromatica offre una selezione vasta e complessa di tinte, organizzate in un insieme che riesce a evocare in una versione moderna antichi procedimenti pittorici, legati in particolare all’arte del territorio veneto, lo stesso dove Bonfante era nato: succede così che si abbia l’impressione di rivivere le suggestioni del tonalismo veneziano, nel ricorrere di tinte, come l’azzurro, presentato nelle modulazioni più diverse, mentre, in altri casi, l’accensione improvvisa di un colore, per esempio di un giallo o di un rosso, pare riproporre gli slanci cromatici di alcuni antichi
brani di pittura timbrica. E la studiata e insieme partecipata selezione della tavolozza conduce necessariamente a un voluto e ben determinato effetto della luce, che si rivela come un altro ingrediente fondamentale della pittura dell’artista: Venezia diviene uno spazio abitato da luminosità diverse, che variano dalla tenuità umida delle nebbie al chiarore abbacinante dell’estate, dispiegate nell’atmosfera e sui riflessi guizzanti dell’acqua.
Il carattere complessivo di questa pittura rivela comunque un percorso compositivo che unisce nello stesso itinerario creativo l’immediatezza intuitiva e spontanea delle scelte cromatiche e lo sguardo meditativo e attento della loro resa complessiva, con un effetto finale che suscita nello spettatore emozione e riflessione.
Più indirizzate verso uno schema progettuale studiato passo per passo e sottoposto a un calcolo attento e sorvegliato appaiono invece le composizioni che Bonfante realizza a partire dagli anni settanta, nelle quali riprende il tema delle architetture veneziane, proposte però in immagini singolarmente e originariamente costruite con tappi corona di bibite, trasformati in tessere di mosaici dal tono sottilmente ironico. Vari sono stati i riferimenti che la critica ha individuato nella pittura di Bonfante, riconducibili a una vasta gamma di motivi di ispirazione, da Dufy a Mondrian, dalla tradizione bizantina al concettuale: per le immagini di Venezia si è parlato anche di astrazione, da intendere però come trasfigurazione dell’immagine, come rarefazione del ricordo del reale fino a una visione sempre più mentale e di coscienza, la stessa che, nei medesimi anni, caratterizza la ricerca di vari artisti protagonisti della stagione dell’Informale, la cui eco sembra vedersi anche nella pittura del nostro autore, in particolare in certe consistenze materiche di alcune sue opere. L’arte di Egidio Bonfante arricchisce quindi, con questa esposizione, il percorso delle mostre dello Spazio Hajech, proponendo al liceo e al pubblico la vicenda di un altro degli studenti, divenuti artisti di fama, del passato della nostra scuola.
Cenni biografici dell’artista
Egidio Bonfante è nato a Treviso il 7 luglio 1922. Ha studiato al liceo artistico e alla Facoltà di architettura del Politecnico di Milano (1940-46). E' di questi anni una sua consapevole frequentazione di Venezia. Vi conosce Giovanni Comisso, Filippo De Pisis, Juti Ravenna. Ha occasione di dipingere sulla riva degli Schiavoni con Raoul Dufy. L'incontro gli sarà determinante; la sua pittura degli inizi è appunto orientata da matrici post-impressioniste e fauves. Nel 1947 espone alla Quadriennale della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Nel 1965 è alla Quadriennale di Roma; nel 1972 alla Biennale di Venezia. Partecipa con i suoi allestimenti alle edizioni del 1951, 1957, 1960 della Triennale di Milano (Medaglia d'oro 1957). Dal 1948 lavora nel settore designer, con la società Olivetti: ne ha progettato negozi ed esposizioni nei cinque continenti, oltre a libri e manifesti. Dal 1940 ha esposto in più di sessanta mostre personali e in numerose manifestazioni di gruppo e collettive in Italia e all'estero. Hanno scritto sul suo lavoro artistico, tra gli altri: Guido Aristarco, Guido Ballo, Riccardo Barletta, Leonardo Borgese, Rossana Bossaglia, Luigi Carluccio, Raffaele Carrieri, Giovanni Comisso, Beniamino Dal Fabbro, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Gillo Dorfles, Sebastiano Grasso, Giò Ponti, Carlo L.Ragghianti, Franco Russoli, Pier Carlo Santini, Leonardo Sinisgalli, Enrico Somarè, Marco Valsecchi. Muore a Milano il 12 febbraio 2004.
27
gennaio 2011
Egidio Bonfante – Opere
Dal 27 gennaio al 19 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO HAJECH – LICEO ARTISTICO DI BRERA
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Orario di apertura
Tutti i giorni esclusi i festivi
per le scuole 9.30-14.30, ingresso Via Hajech,27 (su prenotazione)
per il pubblico 15.30-18.30, ingresso da Via Marcona,55
Vernissage
27 Gennaio 2011, ore 18.00
Autore
Curatore