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Eliana Frontini – Abito in parte ancora… forse
24 fotografie
Comunicato stampa
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Tutte le persone, credo, giungono ad un punto della loro vita dove sentono prepotente il bisogno di fare un bilancio non tanto di ciò che hanno realizzato, almeno, nel mio caso, questo non mi importa più di tanto, ma di ciò che vogliono ancora fare e del tempo che resta per farlo.
Si impongono allora, prepotenti, alcune scelte. Ma che fare? Nel mio caso la confusione è stata tanta. Incapace, per la prima volta, di stilare una classifica di obiettivi, mi sono sentita presa in mezzo da una girandola di richieste nelle quali faticosamente riuscivo a riconoscere una mia volontà.
Già che fare?
Mi sono detta, voglio ripartire dall’inizio. Voglio ricordare. Voglio capire. La scienza dice che ogni sette anni cambiamo ogni cellula del nostro corpo. Per esempio, molti di noi sono fisicamente irriconoscibili addirittura dalle foro scattate al liceo…
Avevo bisogno di un punto di partenza.
In questi anni sono passata spesso sotto le case che ho abitato, pensando ai loro attuali occupanti e desiderando di andare a dare un’occhiata dentro. Perché? Non per vedere il loro arredamento. Non per vedere se avessero modificato muri e pavimenti. Non per fotografare chi ci vive ora.
I popoli che vivono ancora oggi ad uno stato di preistoria non vogliono farsi fotografare, perché hanno paura che la riproduzione delle loro fattezze fisiche sia in realtà un vero e proprio “furto dell’anima”. Io non posso nemmeno dire che volevo fotografare l’anima delle case, no. In quelle foto, non c’è la volontà di impadronirsi di niente e di nessuno.
Quello che volevo era capire quanto di me era rimasto in quelle case.
Infatti, in tutte le foto, l’obbiettivo della macchina fotografica è stato tenuto all’altezza degli occhi che avevo quando abitavo in quella determinata casa.
Che cosa era rimasto? Avevo lasciato dell’energia particolare?
Che cosa avevo dimenticato, che mi avrebbe permesso di ripartire?
E allora ho cominciato. Ho contattato, a volte facilmente, a volte meno, gli attuali occupanti (che non conoscevo) delle case, chiedendo se potevo entrare a fare delle foto in casa loro. Devo dire che, passato in primo momento di perplessità, le risposte sono state tutte positive ed entusiaste.
Le sorprese sono state tante.
Per esempio, avevo quasi paura di tornare nella casa dove avevo vissuto la mia infanzia con i miei zii, che ora sono morti da anni. Pensavo di dover affrontare emozioni sconosciute. Invece, mi sono aggirata tra quei locali con e serenità. La tappezzeria era la stessa, uguale l’armadio a muro. Davvero, per un momento, sono stata Alice nel Paese delle Meraviglie. Le emozioni… non le posso spiegare. Posso raccontare degli episodi, e come questo ne avrei moltissimi…. l’attuale occupante di una casa dove ho abitato con il quale ho parlato dei concorsi per insegnare… e mi ha dato un sacco di idee… una coppia entusiasta che ha voluto vedere subito le foto sul loro televisore…
Quasi tutti mi hanno lasciato sola a fare le foto, a volte uscendo proprio di casa per una commissione, anche se, ovviamente, non avevo certo chiesto questo!
Energia, scambio di energia, continuo, inarrestabile. E forse, finalmente, per me, una rinascita. Non si può cominciare da zero, una mattina, stilando una lista dei propositi dell’anno nuovo. Non funziona. Occorre gettare solide basi, e capire, capire… Io ho capito ciò che voglio ora. E già mi sembra un miracolo. Non so come raggiungere questo obiettivo ancora, ma… ce la farò, ora lo so.
Ecco la chiave per leggere questa esposizione. Il resto, sono solo foto.
Si impongono allora, prepotenti, alcune scelte. Ma che fare? Nel mio caso la confusione è stata tanta. Incapace, per la prima volta, di stilare una classifica di obiettivi, mi sono sentita presa in mezzo da una girandola di richieste nelle quali faticosamente riuscivo a riconoscere una mia volontà.
Già che fare?
Mi sono detta, voglio ripartire dall’inizio. Voglio ricordare. Voglio capire. La scienza dice che ogni sette anni cambiamo ogni cellula del nostro corpo. Per esempio, molti di noi sono fisicamente irriconoscibili addirittura dalle foro scattate al liceo…
Avevo bisogno di un punto di partenza.
In questi anni sono passata spesso sotto le case che ho abitato, pensando ai loro attuali occupanti e desiderando di andare a dare un’occhiata dentro. Perché? Non per vedere il loro arredamento. Non per vedere se avessero modificato muri e pavimenti. Non per fotografare chi ci vive ora.
I popoli che vivono ancora oggi ad uno stato di preistoria non vogliono farsi fotografare, perché hanno paura che la riproduzione delle loro fattezze fisiche sia in realtà un vero e proprio “furto dell’anima”. Io non posso nemmeno dire che volevo fotografare l’anima delle case, no. In quelle foto, non c’è la volontà di impadronirsi di niente e di nessuno.
Quello che volevo era capire quanto di me era rimasto in quelle case.
Infatti, in tutte le foto, l’obbiettivo della macchina fotografica è stato tenuto all’altezza degli occhi che avevo quando abitavo in quella determinata casa.
Che cosa era rimasto? Avevo lasciato dell’energia particolare?
Che cosa avevo dimenticato, che mi avrebbe permesso di ripartire?
E allora ho cominciato. Ho contattato, a volte facilmente, a volte meno, gli attuali occupanti (che non conoscevo) delle case, chiedendo se potevo entrare a fare delle foto in casa loro. Devo dire che, passato in primo momento di perplessità, le risposte sono state tutte positive ed entusiaste.
Le sorprese sono state tante.
Per esempio, avevo quasi paura di tornare nella casa dove avevo vissuto la mia infanzia con i miei zii, che ora sono morti da anni. Pensavo di dover affrontare emozioni sconosciute. Invece, mi sono aggirata tra quei locali con e serenità. La tappezzeria era la stessa, uguale l’armadio a muro. Davvero, per un momento, sono stata Alice nel Paese delle Meraviglie. Le emozioni… non le posso spiegare. Posso raccontare degli episodi, e come questo ne avrei moltissimi…. l’attuale occupante di una casa dove ho abitato con il quale ho parlato dei concorsi per insegnare… e mi ha dato un sacco di idee… una coppia entusiasta che ha voluto vedere subito le foto sul loro televisore…
Quasi tutti mi hanno lasciato sola a fare le foto, a volte uscendo proprio di casa per una commissione, anche se, ovviamente, non avevo certo chiesto questo!
Energia, scambio di energia, continuo, inarrestabile. E forse, finalmente, per me, una rinascita. Non si può cominciare da zero, una mattina, stilando una lista dei propositi dell’anno nuovo. Non funziona. Occorre gettare solide basi, e capire, capire… Io ho capito ciò che voglio ora. E già mi sembra un miracolo. Non so come raggiungere questo obiettivo ancora, ma… ce la farò, ora lo so.
Ecco la chiave per leggere questa esposizione. Il resto, sono solo foto.
16
febbraio 2006
Eliana Frontini – Abito in parte ancora… forse
Dal 16 febbraio al 12 aprile 2006
fotografia
Location
CENTRO CULTURALE TEDESCO – BERLINER SCHULE
Novara, Via Palestro, 1, (Novara)
Novara, Via Palestro, 1, (Novara)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00, sabato su appuntamento
Vernissage
16 Febbraio 2006, ore 21
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