Partendo dalla tradizione legata alla Grande Dea, l’artista riporta l’immagine della donna nell’alveo della sacralità, riconferendo la dimensione del divino al genere femminile che ne è stato fortemente escluso per millenni.

Fiumana, nel segno della Dea, riporta vigore e candore al volto aniconico di un divino ginocentrico, dai rimandi gravettiani, reinvestendo di modernità forme e visioni che tendono a trascendere la materia stessa di cui sono composte. In una consunzione per desiderio, le linee fluiscono sfuggendo al senso del tempo per aprirsi a memorie antiche, in un flusso che scardina l’ordine della gravità corporale.