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Elisa Gallenca
mostra personale
Comunicato stampa
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Dallo spazio buio‐nero.
«Quando (…) lo sguardo è rivolto verso l’interno, quando l’occhio metaforicamente “dà il giro”, credo esista un presupposto alla visione, una superficie d’appoggio alle immagini paragonabile ad un campo visivo, ma sostanzialmente diversa».
Con queste parole Elisa Gallenca accompagnava nel 2003 un suo dipinto raffigurante una superficie buio‐nera, verticale, “portata” da due gambe e due braccia. Raramente un artista ha saputo restituire con la scrittura il senso, direi l’intimità, del proprio lavoro, l’idea di quello spazio saturo dal quale le immagini, richiamate, emergono.
Mi sono spesso interrogata sul lavoro di Elisa apparentemente facile e raggiungibile per via di quella sottile e surreale ironia che pare voler correggere il senso di disagio appena esibito e tranquillizzarci con un benevolo sorriso: nessuna richiesta di complesse interpretazioni, solo la leggerezza di uno sguardo e l’invito al gioco. In ciò sta la forza delle sue opere percorse da una determinazione che si esprime in un calibrato contrasto di delicatezza e rigore, dalle superfici acquerellate ai superbi viola, e intrise di una intelligenza che sfida a spingere oltre il nostro occhio distratto, a intrecciare immagini affioranti dal passato e suggestioni oniriche per provare ad ascoltare la eco profonda delle idee.
Una sfida che ci provoca e perlopiù ci coglie impreparati, perché il deposito dei pensieri affiora lentamente reso essenziale dal lavoro di rigoroso controllo, sia tecnico sia concettuale. Gli stessi richiami alla storia pittorica novecentesca, ben lontani dal citazionismo dilagante, si danno come mediati e fatti decantare affinché di essi rimanga un segno sostanziale, seppur leggero e non invasivo. Emergono così le tracce del surrealismo, di Matisse, della sobria nitidezza di Morandi in un dialogo calibrato e privo di vani compiacimenti.
La raggiunta maturità del lavoro di Elisa Gallenca è dunque frutto di un percorso severo la cui ironica riflessione sul mondo non è permeata da distacco, ma da una silenziosa e caparbia presenza che affida all’opera il compito di agire nella realtà. I quattro gruppi di lavori, distribuiti lungo l’arco della sua attività, sono sottilmente legati l’uno all’altro da passaggi che, fuori di ogni previsione e predeterminazione, ne sanciscono la coerenza facendosi segni tangibili di forza e interiore coerenza.
Franca Varallo
«Quando (…) lo sguardo è rivolto verso l’interno, quando l’occhio metaforicamente “dà il giro”, credo esista un presupposto alla visione, una superficie d’appoggio alle immagini paragonabile ad un campo visivo, ma sostanzialmente diversa».
Con queste parole Elisa Gallenca accompagnava nel 2003 un suo dipinto raffigurante una superficie buio‐nera, verticale, “portata” da due gambe e due braccia. Raramente un artista ha saputo restituire con la scrittura il senso, direi l’intimità, del proprio lavoro, l’idea di quello spazio saturo dal quale le immagini, richiamate, emergono.
Mi sono spesso interrogata sul lavoro di Elisa apparentemente facile e raggiungibile per via di quella sottile e surreale ironia che pare voler correggere il senso di disagio appena esibito e tranquillizzarci con un benevolo sorriso: nessuna richiesta di complesse interpretazioni, solo la leggerezza di uno sguardo e l’invito al gioco. In ciò sta la forza delle sue opere percorse da una determinazione che si esprime in un calibrato contrasto di delicatezza e rigore, dalle superfici acquerellate ai superbi viola, e intrise di una intelligenza che sfida a spingere oltre il nostro occhio distratto, a intrecciare immagini affioranti dal passato e suggestioni oniriche per provare ad ascoltare la eco profonda delle idee.
Una sfida che ci provoca e perlopiù ci coglie impreparati, perché il deposito dei pensieri affiora lentamente reso essenziale dal lavoro di rigoroso controllo, sia tecnico sia concettuale. Gli stessi richiami alla storia pittorica novecentesca, ben lontani dal citazionismo dilagante, si danno come mediati e fatti decantare affinché di essi rimanga un segno sostanziale, seppur leggero e non invasivo. Emergono così le tracce del surrealismo, di Matisse, della sobria nitidezza di Morandi in un dialogo calibrato e privo di vani compiacimenti.
La raggiunta maturità del lavoro di Elisa Gallenca è dunque frutto di un percorso severo la cui ironica riflessione sul mondo non è permeata da distacco, ma da una silenziosa e caparbia presenza che affida all’opera il compito di agire nella realtà. I quattro gruppi di lavori, distribuiti lungo l’arco della sua attività, sono sottilmente legati l’uno all’altro da passaggi che, fuori di ogni previsione e predeterminazione, ne sanciscono la coerenza facendosi segni tangibili di forza e interiore coerenza.
Franca Varallo
19
novembre 2010
Elisa Gallenca
Dal 19 al 28 novembre 2010
arte contemporanea
Location
CHIESA DI SAN ROCCO
Carmagnola, Via Ferruccio Valobra, 13, (Torino)
Carmagnola, Via Ferruccio Valobra, 13, (Torino)
Vernissage
19 Novembre 2010, ore 18
Autore