Nel celebre libro di Edgar Lee Masters “Antologia
di Spoon River”, i morti di un cimitero del Midwest
americano parlano di come erano realmente in vita,
di cosa facevano e cosa sognavano.
Come in un valzer di voci, uno dopo l’altro i morti svelano
amori segreti, inganni, passioni ardenti, odi repressi,
speranze perdute e persino delitti commessi.
Una serie di vere e proprie confessioni per svelare
almeno nella morte le verità della vita.
Affascinata da anni dall’idea di dare un volto, un corpo
ai personaggi di Spoon River, Elisabeth Lanza ci propone
attraverso una serie di fotografie di sculture di arte
funeraria una personale rappresentazione delle voci
narranti della celebre opera letteraria americana.
Ogni foto è il ritratto di una statua colta in modo
da infondergli attraverso luci e ombre un determinato
“carattere”. A ogni statua viene così assegnato il nome
di un personaggio di Spoon River, un’identità, in modo
da assumerne la voce e incarnarne nella pietra l’anima.
