Nessuno spazio poteva risultare più adeguato di questo antico refettorio delle agostiniane nel monastero di Chiavenna. Le opere di Emilia Persenico si distribuiranno proprio nella grande stanza dove le monache consumavano i pasti sotto lo sguardo di una Sacra Famiglia riunita intorno al desco: un piccolo cenacolo famigliare che si pone come modello di relazione affettiva.
Con questa immagine così composta e serena sembra confrontarsi la ricerca dell’artista sospesa tra il desiderio di un’ideale armonia e l’interrogativo che sorge ogni qualvolta si scelga di guardare nelle nostre case ai silenzi degli affetti, agli spazi vuoti, agli sguardi distratti, alle violenze.
Le opere presenti in mostra sviluppano il tema della casa, del corpo, dell’abito: nell’ambiguità del simbolo essi diventano assenza o presenza, memoria o oblio: i materiali suggeriscono la fragilità delle nostre costruzioni ma ne conservano la bellezza con questo montaggio di vecchi ricami, di merletti delicati usati come stampi per modellazioni suggestive.
Ric-amare la casa: attività di filo e cucito che si traduce in un modo molto personale e originale per ricomporre i legami spezzati, nel silenzio e nella pazienza di un lavoro dove la pratica artistica, le téchne, decanta il dolore e si trasforma in domanda di senso, richiesta di ascolto, sguardo commosso, poesia.