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Emilio D’Itri – I paesaggi dell’anima
Luce e tenebre che si mescolano in una lenta penombra. E’ il tratto con cui Emilio D’Itri ha scelto di catturare la trasparenza di figure in cerca di forma per dare un nome all’invisibile
Comunicato stampa
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Luce e tenebre che si mescolano in una lenta penombra. E' il tratto con cui Emilio D'Itri ha scelto di catturare la trasparenza di figure in cerca di forma per dare un nome all'invisibile. L'obiettivo è uno sguardo che il danzatore butô sembra rivolgere a se stesso, per cogliere il mistero della rosa che prodiga colore e non lo vede. Il testimone di una presenza che diventa consapevole solo per raccontare la sua assenza. I muscoli si tendono, l'equilibrio diventa instabile, le braccia si aprono, il volto s'abbandona alle smorfie d'estasi o di terrore perché questi corpi allenati a trasformarsi in docile materia si lasciano abitare da un altrove che vomita fantasmi. A loro Emilio D'Itri s'è avvicinato con l'ingenuità del neofita che osserva muto il manifestarsi di un evento, e l'abilità di restituirlo poi in immagine proteggendo l'intimità della sua rivelazione. Le immagini indugiano sulla soglia tra l'essere e il nulla inseguendo il ritmo incessante della metamorfosi, quando i contorni sfumano o si fissano nell'immobilità di una maschera. Un movimento che è insieme scoperta e denudamento, curiosità del mistero e sacro rispetto del suo disvelamento.
Maria Pia D'Orazi
Emilio D'Itri , nato a Roma nel 1960, vive e lavora a Roma, dove dirige le attività di Officine Fotografiche. Ha iniziato a lavorare nella fotografia dal 1990, ha al suo attivo numerose esposizioni e pubblicazioni, ha legato il suo nome al mondo del Jazz realizzando diversi servizi per artisti. Da sempre affianca il suo lavoro su committenza a una ricerca costante sulla ritrattistica e la figura in genere,con percorsi definiti. La sua ricerca lo ha portato a fotografare i danzatori butô.
Maria Pia D'Orazi si occupa di danza butô da circa vent'anni, ha organizzato festival spettacoli laboratori e ha scritto due libri sull'argomento (Butô. La nuova danza giapponese, Editori Associati, 1997; Kazuo Ôno, L'Epos, 2001).
Il butô è nato in Giappone alla fine degli anni Cinquanta intorno alla figura di Tatsumi Hijikata, Porta in scena l'intensità del desiderio, le smorfie del dolore e della paura, la fragilità della vecchiaia, il disorientamento e la naturalezza della nudità. I danzatori, lontani dall'ideale armonioso di bellezza del balletto, per nulla orgogliosi della potenza di muscoli ben allenati e altrettanto distanti dalle incursioni drammatiche della danza moderna, portano alla luce pure visioni del subcosciente.
La comparsa del butô ha modificato il concetto di danza, ampliandone le possibilità fino a comprendere la stessa immobilità: nel butô non sempre i movimenti sono espliciti ma possono essere interiori o mentali. La danza non è una sequenza di movimenti fisici, quanto l'alternarsi di cambiamenti psicofisici che possono avere sul corpo riflessi visibili o invisibili.
Maria Pia D'Orazi
Emilio D'Itri , nato a Roma nel 1960, vive e lavora a Roma, dove dirige le attività di Officine Fotografiche. Ha iniziato a lavorare nella fotografia dal 1990, ha al suo attivo numerose esposizioni e pubblicazioni, ha legato il suo nome al mondo del Jazz realizzando diversi servizi per artisti. Da sempre affianca il suo lavoro su committenza a una ricerca costante sulla ritrattistica e la figura in genere,con percorsi definiti. La sua ricerca lo ha portato a fotografare i danzatori butô.
Maria Pia D'Orazi si occupa di danza butô da circa vent'anni, ha organizzato festival spettacoli laboratori e ha scritto due libri sull'argomento (Butô. La nuova danza giapponese, Editori Associati, 1997; Kazuo Ôno, L'Epos, 2001).
Il butô è nato in Giappone alla fine degli anni Cinquanta intorno alla figura di Tatsumi Hijikata, Porta in scena l'intensità del desiderio, le smorfie del dolore e della paura, la fragilità della vecchiaia, il disorientamento e la naturalezza della nudità. I danzatori, lontani dall'ideale armonioso di bellezza del balletto, per nulla orgogliosi della potenza di muscoli ben allenati e altrettanto distanti dalle incursioni drammatiche della danza moderna, portano alla luce pure visioni del subcosciente.
La comparsa del butô ha modificato il concetto di danza, ampliandone le possibilità fino a comprendere la stessa immobilità: nel butô non sempre i movimenti sono espliciti ma possono essere interiori o mentali. La danza non è una sequenza di movimenti fisici, quanto l'alternarsi di cambiamenti psicofisici che possono avere sul corpo riflessi visibili o invisibili.
17
aprile 2005
Emilio D’Itri – I paesaggi dell’anima
Dal 17 aprile al 03 maggio 2005
fotografia
Location
TEATRO DEL LIDO
Roma, Via Delle Sirene, 22, (Roma)
Roma, Via Delle Sirene, 22, (Roma)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 17:00 alle 19:00. Nei giorni 15, 16, 17, 20, 24, 29, 30 aprile, 1 e 3 maggio: dalle 18:00 alle 22:00
Vernissage
17 Aprile 2005, ore 16
Autore
Curatore