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Emilio Gualandris / Paolo Rossetto
Quella che ci raccontano Gualandris e Rossetto è una rappresentazione dell’universo femminile in qualche modo ‘sublimata’, sottoposta ad un processo di trasfigurazione grazie ad un uso sapiente e spregiudicato del disegno e ad accostamenti spiazzanti di colori.
Comunicato stampa
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Una realtà sottilmente spiazzante
Nota critica di presentazione della mostra
Quella che ci raccontano Gualandris e Rossetto è una rappresentazione dell’universo femminile in qualche modo ‘sublimata’, sottoposta ad un processo di trasfigurazione grazie ad un uso sapiente e spregiudicato del disegno e ad accostamenti spiazzanti di colori.
Vi è in entrambi un calcolato gioco di equilibrio e disequilibrio tra sintesi delle linee e ricchezza dei dettagli, ma mentre Emilio Gualandris perviene ad una sublimazione della realtà per una via più ardita, e cioè accostando a figure di donna in pose e abiti quotidiani, dipinte con maniacalità iperrealista, lettere enigmatiche e chiazze di colore informale, Paolo Rossetto invece si muove su di una linea più sottile, sullo scarto, sullo slittamento tra un disegno a matita sfumato e delicato che delinea la corposa rotondità di volti ed elementi vegetali (rami, frutti) e una stesura su più o meno ampie porzioni di tela di un colore ‘a plat’. Le donne di Gualandris sono ragazze metropolitane dall’abbigliamento e dalle pose disinvolte, ‘glam’: insomma, la classica modella della porta accanto. Quelle di Rossetto figure di un mito declinato nei tratti di una affascinate semplicità.
In entrambi i casi i contrasti formali, le apparenti aporie stilistiche (tra icastico e informale in Gualandris, tra colore piatto e disegno sfumato in Rossetto), inavvertitamente, provocano una sorta di moto di inquietudine nell’animo del fruitore. Tutto sembra perfetto: molto elegante ed equilibrato, eppure abbiamo la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Qualcosa che non torna. All’equilibrio cromatico, formale, compositivo non corrisponde una altrettanto rassicurante coerenza di stile e/o di linguaggio.
Gualandris contamina un figurativo realistico (forzatamente realistico: di un realismo ostentato, patinato, per così dire, volutamente, ‘un po’ di plastica’) con parti del quadro aggredite con un approccio gestuale-informale ed altre che contengono enigmatici riferimenti al lettering o alla cosiddetta ’Poesia Visiva’ (anche se ridotta ad una sorta di grado zero). Rossetto costruisce le sue opere visive come autentiche sciarade: accostando elementi visivi essenziali (naturali) elevati al grado di simboli (rami, frutti, foglie, giochi di specchi o raddoppiamenti di immagini, trasformazioni di mani in rami e viceversa), con un vocabolario essenziale ed efficace ed una sintassi di ascendenza più simbolista che surrealista.
Il risultato, tuttavia, è analogo in entrambi gli approcci dei due artisti: ci troviamo di fronte ad una realtà che è, al tempo stesso, familiare e sconosciuta, consueta e tuttavia ineffabile. Freud avrebbe utilizzato, per descriverla, l’aggettivo unheimlich: spaesante, perturbante.
Virgilio Patarini
Nota critica di presentazione della mostra
Quella che ci raccontano Gualandris e Rossetto è una rappresentazione dell’universo femminile in qualche modo ‘sublimata’, sottoposta ad un processo di trasfigurazione grazie ad un uso sapiente e spregiudicato del disegno e ad accostamenti spiazzanti di colori.
Vi è in entrambi un calcolato gioco di equilibrio e disequilibrio tra sintesi delle linee e ricchezza dei dettagli, ma mentre Emilio Gualandris perviene ad una sublimazione della realtà per una via più ardita, e cioè accostando a figure di donna in pose e abiti quotidiani, dipinte con maniacalità iperrealista, lettere enigmatiche e chiazze di colore informale, Paolo Rossetto invece si muove su di una linea più sottile, sullo scarto, sullo slittamento tra un disegno a matita sfumato e delicato che delinea la corposa rotondità di volti ed elementi vegetali (rami, frutti) e una stesura su più o meno ampie porzioni di tela di un colore ‘a plat’. Le donne di Gualandris sono ragazze metropolitane dall’abbigliamento e dalle pose disinvolte, ‘glam’: insomma, la classica modella della porta accanto. Quelle di Rossetto figure di un mito declinato nei tratti di una affascinate semplicità.
In entrambi i casi i contrasti formali, le apparenti aporie stilistiche (tra icastico e informale in Gualandris, tra colore piatto e disegno sfumato in Rossetto), inavvertitamente, provocano una sorta di moto di inquietudine nell’animo del fruitore. Tutto sembra perfetto: molto elegante ed equilibrato, eppure abbiamo la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Qualcosa che non torna. All’equilibrio cromatico, formale, compositivo non corrisponde una altrettanto rassicurante coerenza di stile e/o di linguaggio.
Gualandris contamina un figurativo realistico (forzatamente realistico: di un realismo ostentato, patinato, per così dire, volutamente, ‘un po’ di plastica’) con parti del quadro aggredite con un approccio gestuale-informale ed altre che contengono enigmatici riferimenti al lettering o alla cosiddetta ’Poesia Visiva’ (anche se ridotta ad una sorta di grado zero). Rossetto costruisce le sue opere visive come autentiche sciarade: accostando elementi visivi essenziali (naturali) elevati al grado di simboli (rami, frutti, foglie, giochi di specchi o raddoppiamenti di immagini, trasformazioni di mani in rami e viceversa), con un vocabolario essenziale ed efficace ed una sintassi di ascendenza più simbolista che surrealista.
Il risultato, tuttavia, è analogo in entrambi gli approcci dei due artisti: ci troviamo di fronte ad una realtà che è, al tempo stesso, familiare e sconosciuta, consueta e tuttavia ineffabile. Freud avrebbe utilizzato, per descriverla, l’aggettivo unheimlich: spaesante, perturbante.
Virgilio Patarini
05
dicembre 2009
Emilio Gualandris / Paolo Rossetto
Dal 05 al 23 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
ATELIER CHAGALL
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì al sabato ore 15-19. Domenica ore 11-19. Lunedì e mardtedì chiuso.
Vernissage
5 Dicembre 2009, Ore 17,00
Autore
Curatore