Il titolo dell’esposizione è già di per sé una forte dichiarazione: l’artista non crea dal nulla, ma rielabora opere del passato o esperienze vissute e lo fa di volta in volta in modo più o meno esplicito. L’aspetto più sorprendente è che la rielaborazione si tramuta con efficacia e naturalezza in appropriazione e proprio per questo motivo non si dovrà mai parlare di mera imitazione, ma di arte nel vero senso della parola. La realtà viene interpretata in chiave volumetrica e il nuovo stile cubista scardina regole vecchie di secoli legate alla prospettiva rinascimentale: i punti di vista diventano molteplici, poiché l’obiettivo è quello – nelle diverse fasi – di analizzare e di sintetizzare la realtà. Se nella musica il revival si basa sulle possibili infinite combinazioni di sette semplici note, allora nell’arte tutto si gioca sulle possibili infinite combinazioni di linee e colori. La pittura è quindi per l’artista uno strumento, come asseriva Picasso, per esprimere ciò che l’occhio e la mente dell’artista percepiscono. Art revival, in sintesi, è davvero una mostra di cose mai viste, la dimostrazione di come l’arte possa e debba essere molto più di una banale ripetizione di cose …già viste.