A chi più pena e crea gli occhi dell’anima sempre si aprono per vedere lucidamente, come i sordi meccanismi dell’esistere girino a rovescio, come ogni verifica sembri spesso disperatamente perduta e corrotta. Si nutre la luce negandola in sé per troppo dolore che opprime e angoscia. Giorno dopo giorno. In una condizione di spirito in cui sembra che non si trovi più nulla a cui applicarsi. Errore. Dentro invece, inconscio, sotto lo strato più riposto, cova il fuoco lento d’un desiderio di uscire fuori dai confini del sé dolorante:segno d’una vitalità risorgente che invita alla liberazione. A una nuova vita. A una rinascita che per Enza Petti si manifesta attraverso l’espressione dell’arte: la sua pittura sanguigna che arde e splende, che mette pelle su altra pelle in una ricerca di giustezza che raccoglie tutta la luce possibile. Decisa nelle disposizioni dei colori, non disdegnando una accesa complementarietà, è sensibile a soluzioni diverse, a aggiunte inedite che la facciano scattare nel senso cercato dall’impulso e da un gusto per uno spettacolo vigoroso, reso compositivamente con grazia ed energia adeguate. Scoperto in sé il veicolo che conduce a un sistema di raccordi cromatici, immagini e ritmi, congiunti, sono affrancamento fra anima e natura. Ogni sua opera fa presagire altre prove, intuizioni successive che esaltino i motivi della sua ricerca.