Per Enzo Dal Verme "un ritratto non è una questione puramente estetica, per scattarlo occorre interrogare la realtà e lasciar nascere un'immagine che toccherà lo spettatore perché comunica una sensazione o uno stato d'animo".

Professionista affermato, Enzo Dal Verme è attivo soprattutto nella fotografia di ritratto e personaggi per conto dell'editoria. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, Vogue Sport, Marie Claire, Gioia, Grazia, Flair, Amica, D di Repubblica, Elle, Glamour, Max, Panorama e tante altre riviste ben note al grande pubblico. Vive tra Milano e Parigi, ma è sempre in giro per il mondo inseguendo storie e personaggi interessanti.
Estremamente curioso e sperimentatore, quando parliamo di fotografia di moda e di bellezza afferma di essere molto meticoloso nella ricerca della modella o del modello. Poi c’è il trucco, il parrucchiere, le luci, lo styling, la location e... Photoshop. Tutto ciò gli serve a fare nascere un’immagine che è solo nella sua fantasia e a creare una realtà che non esiste. Nel ritratto – invece – il processo diventa opposto. Di suo mette il punto di vista e nella fotografia evidenzia qualche cosa che esiste veramente e che incontra nell'obbiettivo. Così afferma: "Nei miei ritratti non è una questione di tecnica se fotografo le persone in un certo modo. E non è neppure una questione puramente estetica, io cerco di connettermi con una sfumatura della profondità di quella persona e poi scatto. L’immagine che nasce in quell’attimo toccherà lo spettatore soprattutto perché comunica una sensazione o uno stato d’animo, un’espressione della vita. Per me l’atto di fotografare è una forma di meditazione attiva, un modo di interrogare la realtà dalla quale fare nascere il dinamismo necessario per scattare". In mostra, tra l’altro, i ritratti di Laetitia Casta, Wim Wenders, Willem Dafoe, Marina Abramovic, Moira Orfei, Amanda Lepore, Bianca Jagger.