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Ermanno Olmi – Kounellis
il nuovo documentario di Ermanno Olmi, che ritrae lo scultore Jannis Kounellis al lavoro durante l’allestimento del suo “Atto unico”
Comunicato stampa
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Un “film-pedinamento”, come lo ha definito Ermanno Olmi, autore di questo documentario che ritrae lo scultore Jannis Kounellis al lavoro durante l’allestimento del suo “Atto unico” inaugurato lo scorso 24 settembre alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano.
Presentazione di Ermanno Olmi per la Fondazione Arnaldo Pomodoro:
«Avrò nostalgia dei giorni trascorsi qui, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, a pedinare Jannis Kounellis che costruisce il suo ‘Atto unico’.
L’idea di questo pedinamento è nata quasi per caso; si potrebbe dire per gioco, da quel dialogare libero e un po’ scanzonato che è privilegio dell’amicizia.
Dunque, per alcune settimane ho spiato Jannis Kounellis mentre cammina in su e in giù nel vastissimo padiglione, quasi fosse in continua lotta con quei suoi materiali ruvidi, così possenti per consistenza e peso e che da sempre lo incuriosiscono e lo attraggono in una sorta di sfida tra lui e loro, tra spazi e volumi, luce e buio: fino a quell’istante estremo sospeso nell’eterno. Che, per l’artista, tanto dura l’attimo di felicità del suo stupirsi.
Ma prima, c’è il paziente lavoro di molti giorni: con semplicità e anche con gioia. Così ho veduto Jannis Kounellis nei momenti più acuti della lotta quando al suo tavolinetto d’appoggio, serrando in pugno come arma un pennarellone dalla pastosità caliginosa, eccolo che comincia a tratteggiare linee e tondi come se scolpisse il foglio bianco che ha sotto di lui e lo aggredisce col vigore di una ‘manualità’ abituata a domare un pensiero o un’immagine che vuole sfuggirgli o mutarsi continuamente istante dopo istante. Allo stesso modo di un bambino che deve ancora scoprire il mondo perché il mondo è sempre da scoprire.
Ma per guardare Kounellis al lavoro, bisogna farlo furtivamente -come coi bambini, appunto- per sorprenderlo in certi suoi momenti riservati e fuggevoli. Allora ti accorgi che ha nello sguardo qualcosa che è molto vicino all’innocenza, un’eco dell’infanzia senza la quale non ci si può stupire. E così anch’io, con Arnaldo Pomodoro e tutti quelli che hanno lavorato e contribuito ad allestire quest’opera, ogni giorno abbiamo goduto di questi improvvisi stupori.
Il film che ne verrà fuori è il diario di tutto questo e del nostro incontro fra amici. Ché per me è stato bellissimo e quel che ho veduto sentito provato è guadagno prezioso, impareggiabile.
Ora, mentre guardo l’opera conclusa, provo la sensazione che appartenga un poco anche a me, come dentro una casa comune dove nel silenzio tutti ci si riconosce e ci si può smarrire nel labirinto di noi stessi.
E se di fronte a questo ‘Atto unico’ di Jannis Kounellis alcuno provasse al primo impatto il disagio del turbamento e dell’inquietudine, vuol dire per costui che è buon segno. Tanto che alla domanda ‘Ma cos’è l’arte?’ può rispondere con spirito rinnovato ‘Perché l’arte?’».
Scheda biografica di Jannis Kounellis a cura della Fondazione Arnaldo Pomodoro:
«Jannis Kounellis, nato al Pireo nel 1936, giunge in Italia nel 1956 e si stabilisce a Roma, dove studia all’Accademia delle Belle Arti. Nel 1960 tiene la sua prima personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma. Dagli anni Sessanta la scultura, le ambientazioni, le installazioni e le performance di Kounellis, con la loro materialità poverista (l’artista è stato associato al movimento dell’Arte Povera fin dagli esordi), avviano un processo di confronto aperto con l’opera, capace di coinvolgere totalmente lo spettatore.
Dal 1967 entrano a far parte dell’opera il fuoco, la terra, la lana, il carbone, i sacchi di iuta, le piante e gli animali, in una dialettica tra forme inerti e forme viventi. A partire da quel periodo, una lastra di ferro sostituirà la tela e compariranno le mensole che sostengono oggetti d’uso comune.
Nel 1967 Kounellis partecipa alla mostra collettiva Arte Povera presso la Galleria La Bertesca di Genova. Nel 1969 dispone dodici cavalli vivi nella sala della Galleria L’Attico, a testimonianza del rapporto tra lo spazio culturale dell’arte e quello naturale. Nel 1972, durante la mostra alla newyorkese Galleria Sonnabend, si chiude la bocca con un calco in oro; nel 1976 contamina i locali della galleria milanese Ala con il fumo di una ciminiera. Nel 1972 viene invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia. A questa seguiranno importanti mostre in tutto il mondo (fra cui Documenta, Kassel, 1972 e 1982; Museum Folkwang, Essen, 1979; Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, 1980; Museum of Contemporary Art, Chicago, 1986; Galleria d’Arte Moderna, Roma, 2002).
Fino al 4 settembre 2006 è in corso una mostra personale al MADRE - Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli».
Presentazione di Ermanno Olmi per la Fondazione Arnaldo Pomodoro:
«Avrò nostalgia dei giorni trascorsi qui, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, a pedinare Jannis Kounellis che costruisce il suo ‘Atto unico’.
L’idea di questo pedinamento è nata quasi per caso; si potrebbe dire per gioco, da quel dialogare libero e un po’ scanzonato che è privilegio dell’amicizia.
Dunque, per alcune settimane ho spiato Jannis Kounellis mentre cammina in su e in giù nel vastissimo padiglione, quasi fosse in continua lotta con quei suoi materiali ruvidi, così possenti per consistenza e peso e che da sempre lo incuriosiscono e lo attraggono in una sorta di sfida tra lui e loro, tra spazi e volumi, luce e buio: fino a quell’istante estremo sospeso nell’eterno. Che, per l’artista, tanto dura l’attimo di felicità del suo stupirsi.
Ma prima, c’è il paziente lavoro di molti giorni: con semplicità e anche con gioia. Così ho veduto Jannis Kounellis nei momenti più acuti della lotta quando al suo tavolinetto d’appoggio, serrando in pugno come arma un pennarellone dalla pastosità caliginosa, eccolo che comincia a tratteggiare linee e tondi come se scolpisse il foglio bianco che ha sotto di lui e lo aggredisce col vigore di una ‘manualità’ abituata a domare un pensiero o un’immagine che vuole sfuggirgli o mutarsi continuamente istante dopo istante. Allo stesso modo di un bambino che deve ancora scoprire il mondo perché il mondo è sempre da scoprire.
Ma per guardare Kounellis al lavoro, bisogna farlo furtivamente -come coi bambini, appunto- per sorprenderlo in certi suoi momenti riservati e fuggevoli. Allora ti accorgi che ha nello sguardo qualcosa che è molto vicino all’innocenza, un’eco dell’infanzia senza la quale non ci si può stupire. E così anch’io, con Arnaldo Pomodoro e tutti quelli che hanno lavorato e contribuito ad allestire quest’opera, ogni giorno abbiamo goduto di questi improvvisi stupori.
Il film che ne verrà fuori è il diario di tutto questo e del nostro incontro fra amici. Ché per me è stato bellissimo e quel che ho veduto sentito provato è guadagno prezioso, impareggiabile.
Ora, mentre guardo l’opera conclusa, provo la sensazione che appartenga un poco anche a me, come dentro una casa comune dove nel silenzio tutti ci si riconosce e ci si può smarrire nel labirinto di noi stessi.
E se di fronte a questo ‘Atto unico’ di Jannis Kounellis alcuno provasse al primo impatto il disagio del turbamento e dell’inquietudine, vuol dire per costui che è buon segno. Tanto che alla domanda ‘Ma cos’è l’arte?’ può rispondere con spirito rinnovato ‘Perché l’arte?’».
Scheda biografica di Jannis Kounellis a cura della Fondazione Arnaldo Pomodoro:
«Jannis Kounellis, nato al Pireo nel 1936, giunge in Italia nel 1956 e si stabilisce a Roma, dove studia all’Accademia delle Belle Arti. Nel 1960 tiene la sua prima personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma. Dagli anni Sessanta la scultura, le ambientazioni, le installazioni e le performance di Kounellis, con la loro materialità poverista (l’artista è stato associato al movimento dell’Arte Povera fin dagli esordi), avviano un processo di confronto aperto con l’opera, capace di coinvolgere totalmente lo spettatore.
Dal 1967 entrano a far parte dell’opera il fuoco, la terra, la lana, il carbone, i sacchi di iuta, le piante e gli animali, in una dialettica tra forme inerti e forme viventi. A partire da quel periodo, una lastra di ferro sostituirà la tela e compariranno le mensole che sostengono oggetti d’uso comune.
Nel 1967 Kounellis partecipa alla mostra collettiva Arte Povera presso la Galleria La Bertesca di Genova. Nel 1969 dispone dodici cavalli vivi nella sala della Galleria L’Attico, a testimonianza del rapporto tra lo spazio culturale dell’arte e quello naturale. Nel 1972, durante la mostra alla newyorkese Galleria Sonnabend, si chiude la bocca con un calco in oro; nel 1976 contamina i locali della galleria milanese Ala con il fumo di una ciminiera. Nel 1972 viene invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia. A questa seguiranno importanti mostre in tutto il mondo (fra cui Documenta, Kassel, 1972 e 1982; Museum Folkwang, Essen, 1979; Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, 1980; Museum of Contemporary Art, Chicago, 1986; Galleria d’Arte Moderna, Roma, 2002).
Fino al 4 settembre 2006 è in corso una mostra personale al MADRE - Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli».
27
gennaio 2007
Ermanno Olmi – Kounellis
27 gennaio 2007
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
CINEMA LUMIERE
Bologna, Via Azzo Gardino, 65, (Bologna)
Bologna, Via Azzo Gardino, 65, (Bologna)
Vernissage
27 Gennaio 2007, ore 20
Autore