Per l’anniversario di fondazione dell’Ambasciata di Venezia viene inaugurata una mostra di fotografia performance e poesia. Una mostra che non è da considerarsi una collettiva ma tante personali, momenti indipendenti e nello stesso coordinati da un legame stretto con la filosofia sul significato e sull’uso dello spazio alternativo. Ecco per la prima volta ospiti nel nostro spazio veneziano le fotografie di Lorenzo Pari figlio di quella capitale culturale che nel bene e nel male è la città di Napoli. Il degrado delle periferie la accomuna a tutte le altri grandi capitali europee e lo sforzo del fotografo non è solo di denuncia ma soprattutto saper vedere e far vedere agli altri. L’abitudine, spesso causa della pigrizia, è una forza negativa a cui noi ci opponiamo anche attraverso il lavoro culturale. E scusatemi se vi sembra poco. Come affermò Albert Camus” La bellezza non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza”. E questo è uno dei tanti significati della presenza di Lorenzo Pari a Venezia. Linea sottolineata anche dalla presenza di Carlo Brisotto e Stefano Zanus entrambi operatori multimediali da sempre attenti al degrado del nostro vivere che tende ad essere soprattutto degrado mentale. E’ così che la performance di Adolfina De Stefani, Antonello Mantovani, Andrea Penzo non è soltanto un momento effimero di narcisismo ma il tentativo di comunicare attraverso il corpo, il gesto un’esteriorizzazione del proprio io. Cambia il supporto ma non la motivazione. Infine la voce, il verso di Piergiorgio Beraldo che sottolinea con semplicità ma non banalità il convenzionale che asfissia il nostro quotidiano. Qualcuno potrà dire di non essere stato alla finestra a guardare.

GIANCARLO DA LIO