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Exit* L’unica via d’uscita è nella tensione generata nella sospensione ininterrotta dell’istante dell’Incipit.
Figure custodite e trattenute all’interno di varchi metallici,in quell’attimo che le blocca e che loro bloccano in totale sospensione c’è una sorta di unità tra l’essere e il nulla. Nell’ Incipit. Ma l’incipit, l’inizio è ancora il nulla.
Comunicato stampa
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EXIT*
Gli individui contenuti, custoditi e trattenuti all’interno di questi varchi metallici, vuoti e riempiti della loro solitaria presenza sono sulla soglia della nostra realtà.
Una testa affiora da uno stretto passaggio, creato da un foro che oltrepassa la parete davanti a noi, e bordato da un grigio metallico argenteo. Ma il passaggio è troppo stretto perché possa passare altro oltre la nuca.
Il corpo è dietro la parete senza nessuna possibilità di superarla. Lo spazio è minimo, non c’è possibilità di azione.
L’unica possibilità di relazione con l’esterno è lo sguardo. Ma lo sguardo è rivolto verso il basso.
E’ il tempo del Pensiero Nero, che sovrasta la testa, si dilata nello spazio, si protende in avanti e contamina il grigio argenteo, virandolo al nero.
Di fronte invece il varco è diventato più ampio ed è contornato da un grigio nero metallico. La ragazza all’interno è immobile, ma si spinge verso destra. Sotto di lei l’offerta. Un altro foro, orizzontale, custodisce in bilico una brocca bianca che conteneva la goccia nera che ha colpito il pezzo di marmo vagamente squadrato che è a terra. Quel nero che proviene dall’altrove ha segnato il marmo con una sorta di punto, di origine, di Incipit. C’è stata una contaminazione, una fecondazione. Ancora qualche goccia e il marmo sarà inevitabilmente corrotto da quel nero. E l’offerta sarà vana.
Più in là, ancora un’ altra ragazza, in bilico . Il passaggio sembra permettere l’uscita. La feritoia aperta orizzontalmente nella parete e contornata dal grigio argenteo mette agevolmente in comunicazione i due spazi, quello in cui ci troviamo noi e l’altro a noi sconosciuto. Basterebbe spingersi ancora un po’ oltre.
In entrambi i casi il corpo occupa prepotentemente il passaggio. Perché non si decidono? Non c’è nessuno che le trattenga, nessuno che cerchi di fermarle. Qual è allora l’ostacolo? Cos’è che le trattiene lì, in bilico? In entrambi i casi ognuna di loro è attanagliata dalla necessità di essere contenuta da questa sorta di contenitore che diventa per loro un grembo. E’ come se avessero ritrovato l’esiguo spazio che le aveva generate. Giunte al centro del bordo metallico hanno avuto la precisa sensazione dell’immobilità. In quell’attimo che le blocca e che loro bloccano in totale sospensione c’è una sorta di unità tra l’essere e il nulla. Nell’Incipit. Ma l’incipit, l’inizio, è ancora il nulla. Questo è segna e determina la propria presenza feconda. E’ come se il vuoto fosse attivo.
Viviamo perennemente in bilico tra due attimi che si succedono. Inesorabilmente. Viviamo sulla soglia di infinite possibilità che si aprono davanti a noi ed ogni scelta comporta una successiva domanda di azione. Ciclicamente.
*L’unica via di uscita è nella tensione generata nella sospensione ininterrotta dell’istante dell’ Incipit.
Gli individui contenuti, custoditi e trattenuti all’interno di questi varchi metallici, vuoti e riempiti della loro solitaria presenza sono sulla soglia della nostra realtà.
Una testa affiora da uno stretto passaggio, creato da un foro che oltrepassa la parete davanti a noi, e bordato da un grigio metallico argenteo. Ma il passaggio è troppo stretto perché possa passare altro oltre la nuca.
Il corpo è dietro la parete senza nessuna possibilità di superarla. Lo spazio è minimo, non c’è possibilità di azione.
L’unica possibilità di relazione con l’esterno è lo sguardo. Ma lo sguardo è rivolto verso il basso.
E’ il tempo del Pensiero Nero, che sovrasta la testa, si dilata nello spazio, si protende in avanti e contamina il grigio argenteo, virandolo al nero.
Di fronte invece il varco è diventato più ampio ed è contornato da un grigio nero metallico. La ragazza all’interno è immobile, ma si spinge verso destra. Sotto di lei l’offerta. Un altro foro, orizzontale, custodisce in bilico una brocca bianca che conteneva la goccia nera che ha colpito il pezzo di marmo vagamente squadrato che è a terra. Quel nero che proviene dall’altrove ha segnato il marmo con una sorta di punto, di origine, di Incipit. C’è stata una contaminazione, una fecondazione. Ancora qualche goccia e il marmo sarà inevitabilmente corrotto da quel nero. E l’offerta sarà vana.
Più in là, ancora un’ altra ragazza, in bilico . Il passaggio sembra permettere l’uscita. La feritoia aperta orizzontalmente nella parete e contornata dal grigio argenteo mette agevolmente in comunicazione i due spazi, quello in cui ci troviamo noi e l’altro a noi sconosciuto. Basterebbe spingersi ancora un po’ oltre.
In entrambi i casi il corpo occupa prepotentemente il passaggio. Perché non si decidono? Non c’è nessuno che le trattenga, nessuno che cerchi di fermarle. Qual è allora l’ostacolo? Cos’è che le trattiene lì, in bilico? In entrambi i casi ognuna di loro è attanagliata dalla necessità di essere contenuta da questa sorta di contenitore che diventa per loro un grembo. E’ come se avessero ritrovato l’esiguo spazio che le aveva generate. Giunte al centro del bordo metallico hanno avuto la precisa sensazione dell’immobilità. In quell’attimo che le blocca e che loro bloccano in totale sospensione c’è una sorta di unità tra l’essere e il nulla. Nell’Incipit. Ma l’incipit, l’inizio, è ancora il nulla. Questo è segna e determina la propria presenza feconda. E’ come se il vuoto fosse attivo.
Viviamo perennemente in bilico tra due attimi che si succedono. Inesorabilmente. Viviamo sulla soglia di infinite possibilità che si aprono davanti a noi ed ogni scelta comporta una successiva domanda di azione. Ciclicamente.
*L’unica via di uscita è nella tensione generata nella sospensione ininterrotta dell’istante dell’ Incipit.
08
maggio 2009
Exit* L’unica via d’uscita è nella tensione generata nella sospensione ininterrotta dell’istante dell’Incipit.
Dall'otto al 30 maggio 2009
arte contemporanea
Location
911 GALLERIA D’ARTE
La Spezia, Via Del Torretto, 48, (La Spezia)
La Spezia, Via Del Torretto, 48, (La Spezia)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19.30
Vernissage
8 Maggio 2009, ore 17:30
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