La fotografia ha costituito la fonte più innovativa di espressività artistica fin dall’Ottocento. Le arti figurative si sono avvalse di questa preziosa risorsa per documentare i diversi eventi che hanno caratterizzato la vita del genere umano. Anzio è stata oggetto, sotto molti aspetti, di numerose ricerche che hanno portato gli studiosi a conoscere meglio il territorio sul quale furono ritrovati magnifici capolavori, come il famoso gruppo scultoreo del Gladiatore Borghese. La gloria dell’antica Antium di epoca romana è testimoniata, ancora oggi, dai resti di quegli edifici che resero grande la città natale di Nerone. La mostra fotografica, dal titolo: “La Villa Imperiale”, ha il preciso intento di riprodurre fedelmente le reali condizioni artistiche ed ambientali del vasto patrimonio archeologico anziate sopravvissuto allo scorrere del tempo. L’iniziativa, che si terrà a Roma presso la sede dell’Associazione FUORI FUOCO in via Milazzo 11 dal 3 al 17 giugno 2006, presenta una pregiata serie di stampe in bianco e nero del fotografo Fabio Rizzo. L’esperienza e la professionalità del Rizzo hanno saputo immortalare con semplicità la realtà che circonda l’uomo. Negli scatti dell’artista si rende palese il sottile confine che divide le parti della rappresentazione visiva. Soggetto ed oggetto sembrano essere accomunati indissolubilmente dalla mano del fotografo che con infinita cura ha atteso alla realizzazione delle proprie opere, significative testimonianze della perfetta fusione tra passato e presente, tra tradizione ed innovazione. La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 17 alle 20 con ingresso libero per i visitatori. Il giorno dell’inaugurazione sarà, inoltre, presentata, dal professore Alberto Franco, la pubblicazione dell’Associazione Culturale Antiquia, dal titolo: “Il museo racconta…percorso ragionato dei luoghi e delle cose”, un volume che raccoglie tutto l’ingente repertorio iconografico anziate pervenuto grazie agli instancabili lavori di ricerca archeologica susseguitisi per tutto il Novecento.


Marco De Simone