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Fabio Torre
In questa sua seconda personale presso la galleria, l’artista bolognese fa il punto sulla sua ricerca degli ultimi due anni, proponendo lavori diversi per formato e tecnica (soprattutto olio su tela, ma anche disegno, fotografia, serigrafia) che hanno il filo conduttore nel linguaggio.
Comunicato stampa
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Inaugura il 9 Ottobre la mostra di Fabio Torre presso lo Studio G7 di Bologna. In questa sua seconda personale presso la galleria, l'artista bolognese fa il punto sulla sua ricerca degli ultimi due anni, proponendo lavori diversi per formato e tecnica (soprattutto olio su tela, ma anche disegno, fotografia, serigrafia) che hanno il filo conduttore nel linguaggio. Torre si appropria di immagini della vita metropolitana, dagli interni alle scene di strada, dalle architetture ai ritratti, svolgendo su di esse un lavoro di decontestualizzazione e di sintesi – anche in virtù dell'azzeramento della gamma cromatica e la scelta di usare solo il bianco e nero – col risultato di una pittura che viaggia verso l'astrazione, pur mantenendo un solido canone figurativo. Molte immagini sono riprese in controluce: questo consente di eliminare rapidamente il superfluo dal campo visivo e di mettere a fuoco pochi ma incisivi protagonisti della scena, che acquista una forte connotazione teatrale.
Le atmosfere risultano silenziose e sospese, l'intento narrativo ne risulta fortemente sminuito, anche per effetto della replica di soggetti simili in tecniche diverse. In alcune sequenze di immagini la sospensione spazio-temporale viene apparentemente alterata con l'artificio: una sorta di accelerazione cinematografica viene infatti impressa col processo di scomposizione-ricomposizione operato nel costruire alcuni complessi polittici. I riferimenti vanno dalla metafisica degli anni venti alla pittura di Hopper, passando per un certo cinema degli anni sessanta e settanta ed arrivando alla nuda oggettività della fotografia della scuola di Dusseldorf, soprattutto a Ruff.
Pur non avendo parentele con la pittura cosiddetta mediatica, Torre propone una rilettura della realtà tramite filtri a noi ben noti, quali la fotografia ed il cinema, evitando però la piatta riproposizione delle immagini dello schermo o dei giornali ma eleggendo a proprio alfabeto i fondamenti concettuali del "cinematografico" e del "fotografico" per ricavarne immagini di un mondo che è nella nostra quotidianità ma che ci appare qui nuovo e misterioso.
Le atmosfere risultano silenziose e sospese, l'intento narrativo ne risulta fortemente sminuito, anche per effetto della replica di soggetti simili in tecniche diverse. In alcune sequenze di immagini la sospensione spazio-temporale viene apparentemente alterata con l'artificio: una sorta di accelerazione cinematografica viene infatti impressa col processo di scomposizione-ricomposizione operato nel costruire alcuni complessi polittici. I riferimenti vanno dalla metafisica degli anni venti alla pittura di Hopper, passando per un certo cinema degli anni sessanta e settanta ed arrivando alla nuda oggettività della fotografia della scuola di Dusseldorf, soprattutto a Ruff.
Pur non avendo parentele con la pittura cosiddetta mediatica, Torre propone una rilettura della realtà tramite filtri a noi ben noti, quali la fotografia ed il cinema, evitando però la piatta riproposizione delle immagini dello schermo o dei giornali ma eleggendo a proprio alfabeto i fondamenti concettuali del "cinematografico" e del "fotografico" per ricavarne immagini di un mondo che è nella nostra quotidianità ma che ci appare qui nuovo e misterioso.
09
ottobre 2004
Fabio Torre
Dal 09 ottobre al 20 novembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO G7
Bologna, Via Val D'aposa, 4a, (Bologna)
Bologna, Via Val D'aposa, 4a, (Bologna)
Orario di apertura
lunedì-sabato: 16.30-19.30, mattina e festivi su appuntamento
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