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Federica Gonnelli – La Natura Delle Cose
“La Natura delle Cose” fonde l’originalità della ricerca creativa dell’artista ai precetti filosofici diffusi da Lucrezio nel De Rerum Natura.
Filippo Gori – scrive che si assiste alla “continua intrusione di personali elementi anatomici e privati nell’oggettiva verità della natura ma filtrati attraverso veli d’organza che, se attenuano l’impatto visivo, ne amplificano quello emozionale, restituendo alla facoltà fantastica del fruitore quella capacità di cercare e completare l’immagine. È dietro le quinte del quadro che si deve cercare quello che inizialmente sfugge, quello che necessita di tempo e fatica”
Comunicato stampa
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La selezione di opere, presentate in questa mostra fa riferimento a “La natura delle cose” o “De Rerum Natura”. Un poema didascalico latino di natura epico-filosofica, scritto da Tito Lucrezio Caro nel I° secolo AC. Del quale e nel quale, Federica ha riscoperto la grande attualità e i forti legami con la concezione della natura delle cose presente da sempre nella sua ricerca artistica. In questo poema, il filosofo e poeta latino si fa portavoce delle teorie epicuree riguardo alla realtà della natura e al ruolo dell'uomo in un universo atomistico, materialistico e meccanicistico: si tratta di un richiamo alla responsabilità personale e di un incitamento al genere umano affinché prenda coscienza della realtà, nella quale gli uomini sin dalla nascita sono vittime di passioni che non riescono a comprendere. Tutti i più grandi scienziati e filosofi della storia si sono confrontati con questo poema di Lucrezio, un autentico punto di riferimento nella storia del pensiero moderno e al tempo stesso opera di grandissima poesia. Questa lunga e articolata esposizione dei principi della cosmologia materialistica epicurea, pur fortemente radicata nel proprio tempo, ci giunge oggi come un messaggio di straordinaria contemporaneità. L’autore la concepì per opporsi al dilagare delle passioni e delle superstizioni nella Roma del I° secolo AC. Ma nonostante la dichiarata, incondizionata adesione alle teorie di Epicuro, traspaiono continuamente nel testo la tensione emotiva e intellettuale, la partecipazione umana e una visione luminosa e realistica della vita, sorprendente e consolante scoperta per il nostro nuovo millennio.
Nell’opera d’arte come nella narrazione spesso si mescolano in modo così stretto, riferimenti al mondo reale e finzione che, dopo aver giaciuto insieme ed essersi confusi, chi guarda non sa più esattamente dove si trova e cosa sta osservando. Nelle opere di Federica Gonnelli si assiste a questa continua intrusione di personali elementi anatomici e privati nell’oggettiva verità della natura ma filtrati attraverso veli d’organza, che se attenuano l’impatto visivo ne amplificano quello emozionale, restituendo alla facoltà fantastica del fruitore quella capacità di cercare e completare l’immagine. È dietro le quinte del quadro che si deve cercare quello che inizialmente sfugge, quello che necessita di tempo e fatica; in “Voyage au bout de la nuit”, Céline ricordando le parole di Claude Lorrain afferma: “I primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l'arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell'inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini”. Ciò che resta al di là del velo resiste agli eventi deleteri della contingenza, che, in alcuni casi si manifesta in forme filtrate, riflesse e moltiplicate da cristalli come poliedriche metafore di infinite possibilità. Si direbbe che la verità affiora con sforzo svincolandosi da quello che potrebbe essere. Un’esperienza del possibile che ha “qualcosa di divino in sé, un fuoco, uno slancio, una volontà di costruire, un consapevole utopismo che non si sgomenta della realtà bensì la tratta come un compito e un’invenzione”1. L’opera di Federica Gonnelli riesce a creare una delicata syngheneia con la natura. Non c’è, qui, un pensiero estetico epicureo scevro d’ogni orpello stilistico e ornamento retorico, ma la volontà di catturare la bellezza e imprigionarla in moderni reliquiari che hanno il sapore di scrigni e magici carillon. Nel percorso espositivo le opere di Federica emergono dal buio in un continuo gioco di presenze e assenze. Come nelle opere di luce in cui è compito della stessa luce artificiale animare l’opera e mostrare ciò che si nasconde dietro la superficie, o in “A-SIMMETRIE NATURALI” dove s’accendono improvvisamente origami di carta dai quali prendono forma gigli bianchissimi, la cui purezza sacrale pare nascondere, nella dualità del rispecchiamento speculare, ancora un altro opposto e una nuova possibilità d’indagare se stessi e il mondo.
Filippo Gori
Federica Gonnelli è nata a Firenze nel 1981, dove a partire dal 1995 frequenta il Liceo Artistico e successivamente l’Accademia di Belle Arti. Dal 2001 sviluppa una ricerca sul rapporto contenuto-contenitore, con gli oggetti più disparati, che ripone in scatole di legno e con immagini alle quali
sovrappone, grazie alla trasparenza dell’organza altre immagini. Dal 2003 propone le sue opere in mostre collettive, personali e vincendo vari concorsi sia in Italia sia all’estero, affiancando alla realizzazione delle opere tridimensionali anche installazioni e video-installazioni. Vive e lavora tra
Firenze e Prato, dove da giugno 2011 ha il suo studio “InCUBOAzione”.
www.gradiscarte.com gallerialafortezza@gmail.com
www.federicagonnelli.it info@federicagonnelli.it federicagonnelli@libero.it
Nell’opera d’arte come nella narrazione spesso si mescolano in modo così stretto, riferimenti al mondo reale e finzione che, dopo aver giaciuto insieme ed essersi confusi, chi guarda non sa più esattamente dove si trova e cosa sta osservando. Nelle opere di Federica Gonnelli si assiste a questa continua intrusione di personali elementi anatomici e privati nell’oggettiva verità della natura ma filtrati attraverso veli d’organza, che se attenuano l’impatto visivo ne amplificano quello emozionale, restituendo alla facoltà fantastica del fruitore quella capacità di cercare e completare l’immagine. È dietro le quinte del quadro che si deve cercare quello che inizialmente sfugge, quello che necessita di tempo e fatica; in “Voyage au bout de la nuit”, Céline ricordando le parole di Claude Lorrain afferma: “I primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l'arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell'inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini”. Ciò che resta al di là del velo resiste agli eventi deleteri della contingenza, che, in alcuni casi si manifesta in forme filtrate, riflesse e moltiplicate da cristalli come poliedriche metafore di infinite possibilità. Si direbbe che la verità affiora con sforzo svincolandosi da quello che potrebbe essere. Un’esperienza del possibile che ha “qualcosa di divino in sé, un fuoco, uno slancio, una volontà di costruire, un consapevole utopismo che non si sgomenta della realtà bensì la tratta come un compito e un’invenzione”1. L’opera di Federica Gonnelli riesce a creare una delicata syngheneia con la natura. Non c’è, qui, un pensiero estetico epicureo scevro d’ogni orpello stilistico e ornamento retorico, ma la volontà di catturare la bellezza e imprigionarla in moderni reliquiari che hanno il sapore di scrigni e magici carillon. Nel percorso espositivo le opere di Federica emergono dal buio in un continuo gioco di presenze e assenze. Come nelle opere di luce in cui è compito della stessa luce artificiale animare l’opera e mostrare ciò che si nasconde dietro la superficie, o in “A-SIMMETRIE NATURALI” dove s’accendono improvvisamente origami di carta dai quali prendono forma gigli bianchissimi, la cui purezza sacrale pare nascondere, nella dualità del rispecchiamento speculare, ancora un altro opposto e una nuova possibilità d’indagare se stessi e il mondo.
Filippo Gori
Federica Gonnelli è nata a Firenze nel 1981, dove a partire dal 1995 frequenta il Liceo Artistico e successivamente l’Accademia di Belle Arti. Dal 2001 sviluppa una ricerca sul rapporto contenuto-contenitore, con gli oggetti più disparati, che ripone in scatole di legno e con immagini alle quali
sovrappone, grazie alla trasparenza dell’organza altre immagini. Dal 2003 propone le sue opere in mostre collettive, personali e vincendo vari concorsi sia in Italia sia all’estero, affiancando alla realizzazione delle opere tridimensionali anche installazioni e video-installazioni. Vive e lavora tra
Firenze e Prato, dove da giugno 2011 ha il suo studio “InCUBOAzione”.
www.gradiscarte.com gallerialafortezza@gmail.com
www.federicagonnelli.it info@federicagonnelli.it federicagonnelli@libero.it
20
aprile 2013
Federica Gonnelli – La Natura Delle Cose
Dal 20 aprile al 07 maggio 2013
arte contemporanea
Location
LA FORTEZZA
Gradisca D'isonzo, Via Marzio Ciotti, 25, (Gorizia)
Gradisca D'isonzo, Via Marzio Ciotti, 25, (Gorizia)
Orario di apertura
giovedì, venerdì e sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17.30 alle 19.30 domenica dalle 10.30 alle 12.30
Vernissage
20 Aprile 2013, h 18.30
Sito web
www.federicagonnelli.it
Autore
Curatore