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FESTIVALFILOSOFIA 2012: LA PAROLA ALLE COSE
Da venerdì 14 a domenica 16 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo quasi 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche. Tra i protagonisti Bauman, Augé, Searle, Sennett, Latouche, la cinese Anne Cheng, Cacciari, Galimberti, Severino e Bodei
Comunicato stampa
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FESTIVALFILOSOFIA 2012: LA PAROLA ALLE COSE
Da venerdì 14 a domenica 16 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo quasi 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche. Tra i protagonisti Bauman, Augé, Searle, Sennett, Latouche, la cinese Anne Cheng, Cacciari, Galimberti, Severino e Bodei
Un concetto chiave della tradizione filosofica e una questione cruciale dell’esperienza contemporanea. È "cose" il tema dell'edizione 2012 che si svolge a Modena, Carpi e Sassuolo dal 14 al 16 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città. Lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti sono quasi 200 e tutti gratuiti.
Il festival, che lo scorso anno ha registrato oltre 176 mila presenze, è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, i cui fondatori – ovvero i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena – sono i soci storici che hanno partecipato alla realizzazione del festival fin dalla prima edizione. Piazze, chiese e cortili ospitano le oltre 50 lezioni magistrali del festival, che vede quest’anno tra i protagonisti, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Umberto Curi, Roberta de Monticelli, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Carlo Galli, Sergio Givone, Salvatore Natoli, Giovanni Reale, Stefano Rodotà, Salvatore Settis, Emanuele Severino, Carlo Sini e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio. Molti anche i filosofi stranieri, circa un quarto del totale, a segnare un’edizione fortemente internazionale: tra loro i francesi Bruno Latour, Serge Latouche e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; il tedesco Peter Sloterdijk; lo spagnolo Francisco Jarauta; il britannico Scott Lash; l’americano John Searle; il polacco Zygmunt Bauman, da quarant’anni esule in Inghilterra, e il suo connazionale Krzysztof Pomian, esule viceversa in Francia; Anne Cheng, formazione francese e origine cinese. Si distinguerà Alessandro Bergonzoni in una vera e propria lezione magistrale, con la sua vertiginosa inventiva linguistica.
Il programma delle lezioni magistrali si svolge all’insegna della domanda filosofica sulle cose (suscitata dalla meraviglia che qualcosa ci sia e alla ricerca di “cosa” sia), riconoscendo che in questo tema si scorge il luogo materiale e teorico di alcune delle più caratteristiche trasformazioni della contemporaneità. I maestri del pensiero che il festivalfilosofia porterà nelle piazze e nei cortili delle tre città si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee delle cose, tracciando linee tematiche che affrontano, tra le altre, la questione della “cosa stessa”, lo statuto della produzione e i suoi processi, le implicazioni del consumo, il carattere di feticcio assunto dalle cose, nonché le passioni che esse suscitano.
Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema delle cose, da Platone ad Aristotele, da Adam Smith a Hegel e Marx, fino alle elaborazioni novecentesche di Husserl, Heidegger, Benjamin e Arendt , con in più un fuori pista comparativo sul pensiero confuciano.
Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo coinvolge le narrazioni e le performance (con conversazioni che avranno per protagonisti Fabio Volo, Giobbe Covatta, Francesco Guccini, ma anche le performance teatrali di Stefano Benni e Massimiliano Finazzer Flory, nonché le gag dei Soliti idioti), la musica (con il concerto-laboratorio dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna), i libri, le iniziative per bambini e ragazzi.
Oltre 30 le mostre proposte in occasione del festival: tra cui una grande retrospettiva italiana dedicata al fotografo americano Edward Weston, una personale di Giovanni Chiaramonte, sugli effetti del recente sisma, una di Andrea Chiesi, un’esposizione di figurine sul “fascino discreto degli oggetti”, una dedicata alla storia e al mito delle collezioni Panini. Si segnala l’installazione “Il dono della massa” curata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Una produzione del Gruppo Giovani di Confindustria Modena, poi, segnerà il paesaggio urbano con installazioni di macchinari che interpretano la vocazione manifatturiera del territorio e anche gli esiti distruttivi del sisma.
Due sono inoltre i nuovi luoghi di Modena, entrambi ricchi di fascino e prestigio, nei quali il festival presenta un programma articolato di lezioni, concerti e altre iniziative: l’antica Manifattura Tabacchi (dove si segnala la video performance “Cose #6” dei Masbedo) e il MEF-Museo Casa Enzo Ferrari, che in occasione del festival prevederà tariffe speciali e aperture straordinarie.
E, accanto a pranzi e cene filosofici ideati dall’Accademico dei Lincei Tullio Gregory per i più di settanta ristoranti ed enoteche delle tre città, nella notte di sabato 15 settembre è previsto il “Tiratardi”, con iniziative e aperture di gallerie e musei fino alle ore piccole.
IL PENSIERO DELLA COSA
Nelle piazze e nei cortili del festivalfilosofia si rifletterà su produzione e consumo, idoli e feticci, arte, artefatti e passioni per le cose
Lungi dall’essere unicamente oggetti di dominio o di consumo, le cose costituiscono non solo il terreno per eccellenza della domanda filosofica (meravigliata che qualcosa ci sia e alla ricerca di “cosa” sia), ma anche il luogo materiale e teorico dove si offrono alla comprensione le trasformazioni più caratteristiche della contemporaneità. Il programma di lezioni magistrali del festivalfilosofia – che a Modena, Carpi e Sassuolo dal 14 al 16 settembre 2012 celebrerà la sua dodicesima edizione – porterà nelle piazze e nei cortili delle tre città celebri maestri del pensiero, che si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee del tema delle cose, misurandosi, tra le altre, con la questione della “cosa stessa”, lo statuto della produzione e i suoi processi, le implicazioni del consumo, il carattere di feticcio assunto dalle cose, nonché le passioni che esse suscitano.
La cosa del pensiero
Un primo nucleo convoca quelle prospettive che prendono le cose dal loro dorso, cercando di coglierle nel loro rapporto con la cultura e la coscienza: così farà Remo Bodei (Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia) mostrando come si possa restituire agli oggetti la loro qualità di “cose”, ossia l’insieme degli investimenti affettivi, concettuali e simbolici che individui e società vi ripongono, mentre Francesca Rigotti sottolineerà il ruolo delle “piccole cose” nello strutturarsi dell’esperienza ordinaria. Un controcanto a queste letture proviene da quelle strategie concettuali che si riconoscono nelle posizioni del realismo con la sua fiducia in un approccio diretto alle cose, nella loro indipendenza dal soggetto che le pensa e le esperisce. John Searle – tra i massimi protagonisti della filosofia contemporanea, per la prima volta al festival – proporrà la sua teoria degli “oggetti sociali”, che istituiscono la realtà comune attraverso il linguaggio, mentre Maurizio Ferraris discuterà il carattere “esemplare” degli oggetti, dotati ciascuno di una loro necessità e legalità interne e ordinabili in classificazioni lussureggianti.
Ad uno dei più classici “oggetti” del pensiero filosofico, ossia l’idea di verità, è dedicata la lezione di Umberto Curi, che ne delineerà una genealogia. Oggetti particolarmente “intrattabili” sono poi quelli di cui si occuperà Armando Massarenti, che mostrerà la densità paradossale di entità dalle vaste conseguenze sociali come le tangenti o i derivati.
Emanuele Severino e Massimo Cacciari interrogheranno la questione della cosa alle sue estremità, occupandosi rispettivamente delle “cose prime” (in cui si manifesta il carattere immutabile dell’Essere) e delle “cose ultime” (dove emerge l’eccedenza di significato delle cose rispetto alle loro definizioni). Del rapporto tra nomi e cose si occuperà Carlo Sini, ripercorrendo il passaggio dal sapere mitico, in cui nomi e cose si co-appartengono, alla scrittura alfabetica fondata sul carattere artificiale del linguaggio. Al carattere “esistenziale” delle cose, nel senso che esse stesse producono esistenza umana, sarà dedicata la lezione di Peter Sloterdijk, mentre Roberto Esposito si soffermerà viceversa sui meccanismi di produzione e modifica del corpo e della personalità umana resi possibili dalle bioingegnerie.
La materializzazione dell’universo primordiale, spiegabile con l’azione del “meccanismo di Higgs”, sarà argomento di un dibattito tra Andrei Linde, fisico della Stanford University di grande levatura internazionale, per la prima volta al festival, e Antonio Masiero (vice-Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), impegnati a metterne in rilievo i rapporti con il principio antropico.
Saldamente insediata nella storia della filosofia, la questione ontologica della cosa verrà ripercorsa anche in alcune “Lezioni dei classici”, in serrato confronto con alcune delle opere in cui essa si è costituita: così Giovanni Reale commenterà la Settima lettera di Platone, mentre Remo Bodei presenterà la Fenomenologia dello spirito di Hegel. Venendo al Novecento, Roberta de Monticelli discuterà le Ricerche logiche di Husserl e Adriano Fabris analizzerà La questione della cosa di Heidegger. In un fuori pista comparativo, Anne Cheng (del Collège de France) si occuperà delle riflessioni sulle cose nella tradizione confuciana.
Alessandro Bergonzoni, in una vera e propria lezione magistrale, inseguirà le cose di cui ci serviamo e siamo servi, in una vertiginosa dimostrazione di pirotecnia linguistica e concettuale.
Produzione delle cose
Assunte dall’economia nel mero significato di “merci”, “prodotti” del lavoro umano pronti all’uso e allo scambio e, di qui, anche strumenti di dominio sociale, le cose del mondo produttivo si rivelano il terreno cruciale delle trasformazioni in atto a partire dalla globalizzazione dei mercati, con ricadute sulla tenuta stessa dei regimi democratici - e in ogni caso una nuova configurazione dei rapporti tra Stato, mercato e capitale - di cui si occuperà Carlo Galli. Le trasformazioni del lavoro in senso sociale discusse da Ota de Leonardis; i segmenti globali del “made in Italy” di alta gamma, studiati da Armando Branchini e i mutamenti del processo produttivo in direzione delle reti immateriali di conoscenza, di cui si occuperà Enzo Rullani, indicano, ciascuno in modo distintivo, le nuove frontiere del produrre. Mettendo a fuoco la categoria dello schiavo, Remo Bodei indicherà alcune perversioni di lungo periodo legate alla produzione di cose tramite persone trasformate in cose, assieme alle forme di interiorizzazione cui danno luogo.
In un mondo che ristruttura le proprie filiere e scale di produzione, anche i confini tra produzione seriale, artigianato e arte sono in corso di ridefinizione, segnalando il carattere artificiale e il potenziale estetico di ogni manufatto. In questa vena Andrea Branzi dedicherà la propria lezione al design, soprattutto nella tradizione italiana dove esso ha costituito una fruttuosa alternativa progettuale alla modernizzazione industriale. Giorgetto Giugiaro, infine, darà una testimonianza di eccezione di una carriera imprenditoriale nella quale la creatività si è congiunta all’industria automobilistica e l’innovazione tecnologica si è fatta anche espressione estetica.
Ai modelli di ricostruzione post-sismica e al loro impatto sul paesaggio è dedicato un dibattito condotto da Maria Concetta Mattei e suscitato dal recente terremoto che ha colpito l’Emilia: interverranno Alberto Clementi (sul caso L’Aquila), Arturo Lanzani (sul modello umbro-marchigiano), Gian Carlo Muzzarelli (Assessore regionale alle Attività produttive che farà il punto sulle scelte compiute in Emilia) e Carla Di Francesco (Soprintendente regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, che discuterà il modello degli interventi sul patrimonio storico-artistico).
Tra le opere classiche nelle quali si è articolata la questione dei rapporti tra produzione ed economia, Eugenio Lecaldano commenterà la Ricchezza delle nazioni di Adam Smith, mentre Simona Forti presenterà le riflessioni su lavoro e produzione, libertà e azione, in Vita activa di Hannah Arendt. A ritroso, Mario Vegetti si soffermerà su una peculiare analogia tra anatomia e scrittura nel pensiero greco.
Il consumo
Spostando l’accento dalla centralità della produzione a quella del consumo, si è immessi nel grande cantiere sociologico che legge nelle pratiche quotidiane connesse ai beni di consumo non solo meccanismi di omologazione e di reificazione, ma anche strategie di riconoscimento e processi di intensificazione del sé. Alla trasformazione culturale che segna l’ingresso in una società dove non solo le merci, ma anche le identità, sono consumabili dedicherà la sua lezione Zygmunt Bauman, mentre Elena Esposito farà vedere i paradossi generati dalla moda, anche in ordine alla creazione di dimensioni temporali dove domina l’idea della contingenza. Obiettivo dell’economia, il consumo contemporaneo si fa industria – di identità, di marchi e in ultima istanza di cultura – come mostrerà Scott Lash, sociologo inglese per la prima volta al festival. Il paesaggio dell’epoca presente è d’altronde dominato da un regime simbolico in cui la merce, oltre che per il suo valore d’uso e di scambio, vale anche per la rappresentazione che se ne fa in una società sempre più spettacolarizzata: ne discuterà Vanni Codeluppi, mentre il culto delle merci verrà analizzato anche, da una diversa prospettiva, da Fulvio Carmagnola e Marco Senaldi in una lezione a due voci. A queste letture variamente critiche si aggiunge un tema di lunga durata come quella della reificazione di genere, della “donna oggetto”, presentato da Michela Marzano. Emanuele Coccia, da parte sua, prenderà in esame il discorso della pubblicità urbana per reperirvi i presupposti di ordine morale che presiedono alla produzione del Bene come immanente alle merci. Nessuna di queste analisi potrebbe prescindere dal confronto con L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin, di cui Fabrizio Desideri fornirà un’interpretazione innovativa sul piano filologico e tematico.
Alla traiettoria del consumo e della società “usa e getta” si contrappongono viceversa i princìpi di custodia e tutela di beni per loro natura esauribili, ma talmente indispensabili alla collettività da mettere in moto una diversa concezione dell’appartenenza: beni comuni, di cui Stefano Rodotà traccerà il quadro filosofico e giuridico. Al rapporto tra le cose di proprietà dei singoli e quelle di proprietà di tutti sarà dedicato anche un dibattito che vedrà protagonisti lo stesso Stefano Rodotà e Carlo Galli, sollecitati da Felice Cimatti intorno alla questione della proprietà e della comunità. Tra i beni comunu spicca l’idea stessa di patrimonio culturale, di cui Salvatore Settis sottolineerà l’utilità e la destinazione al futuro. Da una prospettiva urbanistica, Pippo Ciorra mostrerà come le città stesse – fatte di quegli oggetti speciali che sono i “manufatti edilizi” – possano venire riusate e riciclate, mentre la prospettiva della sostenibilità e della tutela verrà declinata da Bruno Latour in un’originale drammaturgia dedicata a Gaia, la Madre Terra.
Idoli e feticci
Tra le categorie di “degradazione” degli oggetti, le più durevoli ed efficaci sembrerebbero quelle di idolo e feticcio, già espressione di dominio coloniale e religioso e presenti anche nella categoria di “feticismo delle merci” coniata da Karl Marx ne Il Capitale, (che sarà presentato al festival da Diego Fusaro, un giovane ricercatore non ancora trentenne). Il programma ne mostrerà alcune riformulazioni in termini di critica all’antropocentrismo e al consumismo. Marc Augé, tra i massimi africanisti e membro del Comitato scientifico del Consorzio, ripercorrerà alcune religioni africane, per ritrovare nel “dio oggetto”, ossia nel feticcio propriamente detto, forme e sfide che appartengono al mondo contemporaneo. Sempre nel campo degli studi antropologici e comparativi, Marino Niola focalizzerà viceversa la sua attenzione sul tema della potenza degli oggetti – di culto, d’arte o hi-tech – rivelando il loro carattere di maschera. Salvatore Natoli si addentrerà nel complesso cantiere dello statuto dell’idolo, facendo i conti con il portato del divieto biblico in un’epoca in cui il regime dell’apparenza e dell’immagine lo mette alla prova estrema. Umberto Galimberti si occuperà del feticismo del denaro, per evidenziare il complesso di pulsioni e rappresentazioni che sottendono ai miti contemporanei del mercato e del denaro, mentre Silvia Vegetti Finzi esaminerà un peculiare tipo di oggetti in cui potenza e animazione, mimesi e finzione, istituiscono uno scambio continuo con i loro utilizzatori: i giocattoli dei bambini. Francisco Jarauta interrogherà invece il genere pittorico della natura morta per segnalarne le metamorfosi dall’epoca classica alle avanguardie novecentesche.
Le passioni delle cose
Le cose suscitano passioni, posizionando così il tema anche nel campo delle teorie morali. Una fortunata tradizione mostra la struttura relazionale dell’economia, secondo un modello di reciprocità nel quale perfino la differenza tra utile e dono sembra sfumare nel momento in cui se ne colgano le prestazioni rispetto alla solidarietà collettiva. In questa scia si colloca l’attuale influente teoria della “decrescita”, presentata al festival dal suo massimo esponente internazionale, Serge Latouche, che affronterà la figura della sobrietà. Altre letture mostrano invece come il dono delle cose si inscriva in un’ottica di intrinseca gratuità che lo deve sottrarre al regime economico del dare e del restituire: con accenti diversi se ne occuperanno Enzo Bianchi (sul debito d’amore che costituisce la vita umana) e Sergio Givone (sulla peculiare forma di dono che è il perdono). Silvano Petrosino indagherà invece il modo in cui gli oggetti falliscano sempre alla prova del desiderio, essendo incapaci di colmarne la mancanza costitutiva, mentre lo storico dell’arte Krzysztof Pomian, per la prima volta al festival, ricostruirà la logica del collezionismo e il modo in cui gli oggetti da collezione rendono visibile l’invisibile delle relazioni sociali.
MOSTRE, SPETTACOLI, MUSICA E GIOCHI PER RACCONTARE LE COSE
Un nutrito programma di eventi affianca le lezioni magistrali del festivalfilosofia dal 14 al 16 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo. Gli appuntamenti, tutti gratuiti, parlano delle cose per immagini, musica e narrazioni con molte proposte pensate per i più piccoli
Un vasto programma artistico arricchisce il cuore di lezioni magistrali del festivalfilosofia. Dal 14 al 16 settembre Modena, Carpi e Sassuolo declinano il concetto di cose attraverso le varie forme dell’espressione artistica e culturale, individuale e collettiva. Un viaggio ricco e sorprendente che mette in mostra, in musica e in scena i diversi volti delle cose.
1. La cosa dell’arte
Le strategie artistiche per accedere alle cose. Dalla registrazione oggettiva all’invenzione di forme primordiali, dall’azzeramento dell’oggetto a quello del soggetto, passando per la meraviglia di oggetti che ridiventano “cose”.
La grande mostra retrospettiva di Edward Weston (1886-1958), curata da Filippo Maggia e prodotta da Fondazione Fotografia e Fondazione CRMO, celebra con 110 stampe originali uno dei grandi maestri della fotografia statunitense. La sua forma di realismo puro e radicale prende le distanze dalla società e dai contesti, dai sentimenti e dagli aloni che proiettano sulle cose del mondo per accedere all’essenza senza tempo dell’oggetto, alla sua verità, alla forma che l’obiettivo registra in modo nitido e perfetto (Modena, Ex Ospedale Sant’Agostino).
Quasi in controcanto, la mostra di Lucio Riva, artista elegante e schivo, presenta taccuini, assemblaggi, piccoli oggetti la cui intima voce si confonde con quella dell’artista. Lontani dal valore d’uso o di scambio, gli oggetti vengono risignificati, si ricoprono cioè di cristalli di pensiero e di affetto per riattivare la meraviglia sul mondo. (“Oggetti esclamanti”, Modena, Biblioteca Poletti, a cura di Carla Barbieri e Francesca Morandi).
Allargando lo sguardo al rapporto tra parole e cose, la mostra di Antonio Porta presenta opere, anche inedite e spesso dimenticate, di uno dei protagonisti della stagione sperimentale delle neo-avanguardie. Montaggi e collage sfruttano il corpo grafico della parola, conferendo al verso poetico densità di cosa, come in un ready-made editoriale (“Poesia in forma di cosa”, Modena, Galleria Spazio Fisico, a cura di Rosemary Liedl).
Né poteva mancare l’interrogazione sull’origine della materia. L’installazione interattiva “Il dono della massa”, ideata da Vincenzo Napolano e Antonella Varaschin e prodotta dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, visualizza il meccanismo di Higgs, cioè quel fenomeno che, ai primordi dell’Universo, ha permesso alle particelle di “materializzarsi”. Lungo il percorso il visitatore si vede proiettato in una sorta di specchio, in cui compare dapprima come un blob informe immerso nel caos dell’universo primordiale. Procedendo, comincerà ad acquisire la massa e quindi a prendere progressivamente forma, fino a riconoscere la propria immagine definita (Modena, Chiesa di San Nicolò).
Una riflessione sulle trasformazioni della materia è offerta anche dalla collettiva “Avventurieri della materia” in cui due artisti maturi - Rambaldi e Manelli - dialogano con due giovani artisti - Nalin e Achryliko – sulla densità materica degli impasti e dei colori, come in un cosmo primordiale carico di segni e di visioni (Modena, Galleria Punto arte, a cura di Enrico Fruggeri).
Estratte dalle profondità della materia, le opere plastiche di Fabio Fucci e Roberta Luppi, suggeriscono il carattere transitorio e sospeso delle forme, la cui stabilità viene continuamente negoziata con lo spazio circostante (“Stabilità dinamiche”, Modena, Galleria Punto arte off).
Sulla stessa lunghezza d’onda la serata di cinema musicato che vede il grande pianista Danilo Rea cimentarsi con la sonorizzazione dal vivo per piano solo di due storiche pellicole degli anni Venti: Ballet mechanique, del pittore cubista Fernand Léger, un caleidoscopio di volumi e personaggi costruiti in forma oggettuale, e un estratto da Hoffmanns Erzählungen – I racconti di Hoffman (1923) di Max Neufeld, sul tema celeberrimo del manichino (Carpi, domenica 16 settembre ore 21,00). Danilo Rea interviene a titolo gratuito e dedica la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
Entro il vasto quadro delle implicazioni tra soggetti e oggetti, il collettivo di artisti della galleria Under House lavorerà su opere di “terzo tipo” in cui pare annullarsi la loro distanza: “super-cose”, protesi meccaniche ed elettroniche, dotate di display e pulsanti, che sembrano configurare una sinergia del tutto inedita e attuale tra umanità e tecnica (“La Super-Cosa”, Modena).
L’azzeramento della narrazione e della sensibilità può aprire anche al soggetto la dimensione di forma oggettivata: la mostra Sono cosa di Fabrizio Loschi presenta corpi disabitati che evocano matrici arcaiche e alludono a un luogo oggettivo nel quale accogliere ed essere accolti (Modena, Galleria Mies, a cura di Marco Nardini).
Un percorso di oggettivazione, reificazione e classificazione è anche quello che hanno subìto certi peculiari reperti giudiziari – come il cervello e il cranio del terrorista anarchico Giovanni Passannante, che attentò alla vita di Umberto I – finiti in mostra nel Museo criminologico di Roma: ricostruiscono la vicenda gli scatti fotografici di Matteo Serri nella mostra “Le crâne. La reificazione del crimine” (Modena, Studio Vetusta, a cura di Corrado Nuccini).
Dal lato opposto, “Fusione endogena delle cose” dell’artista Enrica Berselli presenta opere frutto di un elaborato percorso iperpersonale che prende avvio da un atto performativo e rituale poi fissato sulla tela, come reliquie di un processo di fusione endogena con una cosa, operato in uno stato limite di definizione sensoriale. Così la plastica di un comune sacchetto di immondizia acquista il ruolo simbolico di protezione dell’io dalle dolorose incursioni dell’esterno; il ferro di scarto si fonde con il corpo fragile che ne vuole carpire la robustezza segreta e la compenetrazione con la materia organica allude al rifiuto degli ambienti asettici e artificiali (Sassuolo, Galleria Magazzini Lab).
Oggetti che si animano prendendo una vita del tutto speciale, che è quella finzione, sono infine quelli dei cortometraggi italiani in “Animazioni”, proposti in collaborazione con la Galleria D406: alcuni dei principali autori italiani propongono i loro lavori in due serate dedicate a quest’arte di frontiera, nella quale sperimentazione visiva, immagine in movimento e musica si intrecciano (Modena, sabato 15 e domenica 16, Piazza Pomposa, ore 21, curatori: Paola Bristot e Andrea Martignoni).
2. La produzione delle cose
Tra lavoro, arte e artigianato, le cose portano l’impronta dell’attività umana. Anche la prospettiva delle arti si riscopre come modalità del saper-fare.
Vocazione e fiore all’occhiello di un territorio che fa della produzione manifatturiera la sua caratteristica distintiva, le macchine e i macchinari (cose atte a produrre cose) si installano nello spazio comune esemplificando, con questo spostamento dai siti produttivi alle piazze cittadine e agli edifici pubblici, l’analogo passaggio da strumenti di produzione a opere dell’arte e della creatività. In collaborazione con il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Modena quattro installazioni segneranno il paesaggio urbano, in un caso anche come memoria dell’esperienza del recente sisma: “Moire. Macchina circolare tubolare”, in uso nel comparto tessile (Carpi, Atrio del Palazzo Municipale); “Efesto. Tornio parallelo”, simbolo della produzione meccanica (Modena, Piazza Matteotti); “Nettuno. Scosse”, insieme di macchine e macerie causate dal terremoto (Modena, Piazza S.Agostino); “Prometeo. Cilindro siliconico”, per la decorazione delle piastrelle (Sassuolo, Piazza Garibaldi).
Indispensabili come fonte per le scienze sociali, i documenti audiovisivi permettono di cogliere le trasformazioni del lavoro contemporaneo rappresentando i processi di produzione, i modi e le condizioni in cui si lavora. Vedere il “fare” nel suo “farsi” significa disporre di una testimonianza preziosa e all’altezza dei tempi su come nascono cose, prodotti, merci. La Fondazione Marco Biagi, specializzata nello studio delle relazioni di lavoro, ha promosso un concorso internazionale di corti dedicati al lavoro, “Short on Work”: il pubblico del festival potrà assistere alla proiezione delle opere premiate (Modena, Auditorium Marco Biagi, sabato 15, ore 21).
Sguardo artistico e occhio tecnologico saranno fissi anche sulla performance “Cose #6” dei Masbedo, che, in un’azione totalmente unica, mostreranno al pubblico “come si fa” un’opera di video-arte, accompagnati dagli interventi musicali di Gianni Maroccolo (già bassista dei Litfiba e dei CSI) e Lagash (bassista dei Marlene Kuntz). Il duo di video-artisti lavorerà con mucchi di oggetti e di fotografie posate su un tavolo e li riassemblerà mentre su due grandi schermi si proietta il video che ne scaturisce nel momento stesso del suo farsi, nell’istante in cui le cose divengono immagini, esse stesse piene di una loro propria consistenza (Modena, Manifattura Tabacchi, sabato 15, ore 23).
Analogamente, nel concerto-laboratorio “Facciamola a pezzi. L’orchestra in scatola di (s)montaggio”, l’Orchestra regionale dell’Emilia-Romagna, con la direzione di Alessandro Nidi e la voce recitante di Roberto Recchia, proporrà agli ascoltatori un programma che cerca di far comprendere di cosa è fatta e quali regole segue la musica: armonia, melodia, sinfonia, partitura, illustrate con esecuzioni tra classica e contemporanea (Sassuolo, Teatro Carani, domenica 16, ore 21). L’Orchestra Regionale interviene a titolo gratuito e dedica la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
La comune radice e la convergente vocazione di artigianato, arte e tecnologia saranno al centro anche della mostra “Sound Objects”, curata da Claudio Chianura e proposta dalla Galleria Civica di Modena. Oggetti sonori di diversa provenienza – sia di alta tecnologia, che di eccellenza artigianale – saranno in mostra (e in taluni casi in prova) a Palazzo Santa Margherita, per far vedere le possibilità creative di strumenti insoliti o addirittura “impropri”. Nella Sala Grande i due video di “Sound Objects: elettronici, manipolati, auto costruiti” documentano altrettante performance con strumenti non convenzionali (Modena, Galleria civica, venerdì 14, sabato 15 e domenica 16, ore 23).
Sempre nell’ambito del progetto “Sound Objects”, il Chiostro del Palazzo Santa Margherita ospita tre conversazioni sul tema: con Steve Piccolo sul suono delle cose e l’ascolto dell’ambiente (venerdì 14, ore 21,30); con Marino Sinibaldi sul carattere alternativo di quella scatola sonora che è la radio rispetto a un mondo saturo di oggetti e di rappresentazioni visuali (sabato 15, ore 21,30); e con il duo Mario Conte – Luca Reale, sollecitati da Claudio Chianura, sulle nuove tipologie analogiche e digitali di ascolto e di creazione (domenica, ore 21,30).
Al confine fluido tra oggetti artistici e oggetti d’uso, anche mettendo in prospettiva storica il movimento Fluxus, è dedicata la mostra “Arte-fatti e Ready Made” con opere di Adolfo Lugli e Cesare Leonardi, che propone nuove modalità di combinazione tra esperienza e design, materiali del quotidiano e funzione artistica (Carpi, Galleria Alberto Pio, curatori Adolfo Lugli e Nadia Raimondi).
Alla cultura del progetto, e alla viva necessità di riscoprirne la vocazione “drammaturgica”, in un’epoca nella quale l’arte è prigioniera dell’involuzione politica e della crisi economica, è dedicata la mostra “Uomini, sassi e carboni. Per una nuova drammaturgia del progetto”, di Andrea Branzi e Lapo Lani (Modena, Galleria 42 contemporaneo, a cura di Marco Mango).
In questa stessa linea si colloca “Materie sonore”, concerto del duo Biogroove proposto dalla Gioventù musicale d’Italia, sede di Modena. Recenti vincitori del “Tournoi International de Musique” di Parigi, i due percussionisti italiani proporranno un programma che prevede l’utilizzo sia di strumenti a percussione, sia di materiali di diversa origine e destinazione, generando una musica che sale dal ventre delle cose (Modena, Auditorium Marco Biagi, venerdì 14, ore 21).
Tecnologie digitali recentissime e strumenti acustici dalla storia centenaria sono gli attrezzi con cui il collettivo di musicisti emiliani Julie’s Haircut si avventura in un viaggio “Verso uno stato differente dell’essere”, in un concerto nel quale le variazioni musicali sembrano rispecchiare una concezione alchemica della rigenerazione naturale (Modena, MEF-Museo Casa di Enzo Ferrari, venerdì 14, ore 21,30).
Non solo l’espressione artistica si avvale di strumenti dell’artigianato, ma il lavoro artigianale in quanto tale può ammontare a creazione artistica. Si prendano ad esempio le opere dell’artista belga Aurélie W. Levaux, in mostra con il titolo “L’heure vient, vilaine petite chose” presso la Galleria D406 di Modena. Sopra a campiture di tessuto di cotone bianco, l’artista miscela al contempo colori a china e ricami, dando vita a complesse composizioni narrative, fra il fumetto e l’arte contemporanea, dove la forza espressiva e la delicatezza del tratto convivono in un equilibrio perfetto.
“Saper fare” significa non solo saper produrre, ma anche sapere come si fanno le cose, eseguirle compiendo i gesti richiesti e le giuste azioni. “Soli contro tutti”, il laboratorio musicale condotto da Dario Giovannini, vuole essere un’occasione per sperimentare una nuova chiave di scrittura della partitura e un modello orchestrale per chitarre capace di alternare “solo” e “tutti”, ridefinendo anche le possibilità espressive del gruppo rock (Carpi, Piazza Garibaldi, sabato 15, ore 22,30).
3. Dagli oggetti alle cose
Sottratti alla logica straniante dell’uso e dello scambio, gli oggetti ridivengono cose, caricandosi di investimenti affettivi e simbolici che ne arricchiscono il senso e li situano nella coscienza e nella cultura.
A modo loro, gli oggetti crescono e deperiscono, vengono curati o trascurati, dimenticati o distrutti. Nel mondo contemporaneo essi subiscono una forma particolare di morte, che li fa diventare rapidamente obsoleti, superati, talora irriconoscibili. La mostra “Cose da niente. Il fascino discreto degli oggetti”, prodotta da Museo della figurina e Fondazione CRMO, ci presenta questi oggetti desueti nelle immagini delle figurine. Attraverso di esse siamo immessi in interni domestici, negozi, vie cittadine, quando su queste cose da niente veniva tessuta l’atmosfera di un’epoca. In mostra, sedie e chaises longues, invitano ad accomodarsi in un ambiente fin de siècle (Modena, Museo della figurina, a cura di Thelma Gramolelli).
Traumatico è invece stato il destino delle cose distrutte dal recente sisma che ha colpito l’Emilia-Romagna e che ha cancellato – o comunque gravemente devastato – l’identità culturale del paesaggio: campagne, paesi, case rurali, chiese e cappelle private, monumenti, centri storici e siti produttivi. “L’immanenza del terremoto”, mostra fotografica di Giovanni Chiaramonte prodotta dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Bolgona e con l’ Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, è un viaggio tra queste cose perdute per farne risaltare la bellezza e in cerca di una speranza di rinascita (Modena, Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, a cura di Matteo Agnoletto).
Nella medesima vena si muovono Alberta Pellacani e Antonella Monzoni, che nella mostra di video e foto “Cosesalve” hanno raccolto testimonianze del sisma per mostrare «il cambiamento di valore delle cose, da salvare o perdere per sempre» (Carpi, Palazzo Foresti).
A cose “Scomparse”, come recita il suo pregnante titolo, è dedicata anche la mostra personale di Andrea Chiesi. Ispirandosi alle recenti residenze a New York e Berlino, l’artista espone una serie di dipinti che indagano sulle cose andate. Strutture abbandonate, residui di un uso che le ha rese oggetti di consumo per lasciarle ora ad un’apatica inutilità; luoghi che hanno prodotto le cose, divenuti sterili simulacri della loro genesi; o, ancora, un mondo mentale in cui le cose sono scomparse o non sono semplicemente mai esistite. (a cura di Mario Bertoni, Sassuolo, Galleria Paggeriarte).
Un “Dizionario delle cose perdute”, per non dimenticare un mondo fatto di oggetti cui intere generazioni sono rimaste affezionate, è quello di cui parlerà Francesco Guccini conversando con Brunetto Salvarani: telefoni duplex, macchine da scrivere, fumo libero al cinema, tutte caratteristiche di un’epoca da tenere viva nel ricordo, tra nostalgia, divertimento e osservazione sociale (Carpi, sabato 14, Piazza Martiri, ore 21,30). Francesco Guccini interviene a titolo gratuito e dedica la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
“Dal tempo perduto”, incontro di poesia con Umberto Piersanti, stabilisce una relazione con le cose all’insegna della percezione e del tempo della memoria. L’infanzia nelle colline attorno a Urbino rivive attraverso la vecchia casa, gli oggetti e i racconti di un’età ormai perduta che la memoria tenta di recuperare. Sollecitato da Carlo Alberto Sitta, Umberto Piersanti alternerà l’accesso al filo segreto delle sue fonti con la lettura dalle sue opere. (Modena, Laboratorio di poesia, sabato 15 settembre, ore 15,00)
Fabio Volo – lo scrittore, attore, conduttore radiofonico e televisivo, eclettico istrione dello spettacolo – si cimenterà in racconti, riflessioni e fantasticazioni libere su essere e avere, ricchezza e povertà, corpo e cuore (insomma, sul senso delle cose), in una conversazione condotta da Beppe Cottafavi (Modena, venerdì 14, Piazza Grande, ore 22,30). Fabio Volo interviene a titolo gratuito e dedica la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
In modo impercettibile o improvviso, le cose sono destinate ad accogliere sempre nuovi valori e nuovi “aloni di senso” (Bodei). L’artista Claudia Losi invita il pubblico a consegnare alle sue cure una cosa che rimandi a particolari significati personali e affettivi: al momento della consegna la memoria della cosa verrà registrata e quindi l’azione dell’artista la avvolgerà nel lungo filo del tempo dove scomparirà alla vista andando a comporre un’opera insieme individuale e comune, nuova e vissuta (“Altro da cosa”, Modena, Museo Civico d’Arte).
Non diversamente, la mostra fotografica di Lisa Kereszi ripercorre la storia dell’attività di famiglia, un deposito di rottami, che porta il nome del nonno Joe. Le pile di copertoni, le cinghie accumulate, le pareti tappezzate di fotografie e ritagli di giornali, le torri di automobili in attesa di essere recuperate o smontate sono gli attori in scena. Il Junkyard di Joe non è mai stato la fine per gli oggetti che lì arrivavano, bensì una sorta di fabbrica di nuove identità, in un incrocio energetico di contraddizioni che hanno del miracoloso nel loro vivere e sopravvivere alle circostanze (“Joe’s Junkyard. La poetica del rottamaio”, Modena, Galleria Fuorimappa by Metronom, curatrice Marcella Manni).
In ciascuna cosa, anche già esperita ed esaminata, permane un residuo di significato ancora da attribuire, un “fascio di legami insaturi e di allusioni ineffabili” (Bodei), capaci di essere attivati da uno sguardo nuovo. “Nell’atelier di Cesare Leonardi”, Sara Cestari coglie con l’obiettivo fotografico particolari di oggetti o opere d’arte che, messi in disparte e nascosti oppure illuminati dalle grandi vetrate, acquistano un fascino particolare. Libri, sculture, plastici, alcuni dei quali fanno parte di grandi musei internazionali, in questo spazio intimo, accatastati vicino ad altri oggetti, acquistano un significato più familiare e sembrano quasi dialogare tra loro (Modena, Ex Cinema Principe, a cura di Associazione Via Piave e dintorni).
Maurizio Mantovi, invece, nella mostra “Ex voto”, trasforma un souvenir di Venezia in un contenitore di idee, un oggetto luminoso entro cui si ricostituiscono ipotetici interni delle abitazioni di grandi maestri del passato, da Picasso a Magritte, in una intimità particolarissima e sospesa nel tempo (Sassuolo, Galleria Criminali Open Space).
Anche i “My ToYs” di Ingrid Russo sono cose nelle quali si oggettiva il pensiero: buffi pupazzi di pile dall’aspetto innocente e gli occhi grandi, in cui si incontrano la tradizione pittorica giapponese e le culture metropolitane, creando un mondo di colore e dolcezza che vuole strappare un sorriso e momenti di felicità (Sassuolo, Galleria Magazzini Lab).
Più surreali sono invece gli autoscatti di Marco Lugli nella mostra “Ognuno sa di casa sua”: una serie di quadretti in cui l’uomo stabilisce un legame del tutto nuovo e straniante con gli oggetti della sua quotidianità, in una danza di gesti ora paradossali, ora divertenti e talvolta persino pieni di tenerezza (Carpi, Palazzo dei Pio, Sala Cabassi).
Anche gli oggetti vintage segnalano il gusto contemporaneo per gli accessori d’altri tempi e il modo creativo con cui i soggetti trasformano il ruolo sociale degli oggetti, inventando per loro nuove funzioni e significati. “Articoli d’annata. Mercatino vintage” proporrà oggetti per l’arredo della casa come caffettiere, sifoni da seltz, macchine da scrivere, dischi in vinile, grammofoni (Modena, Piazza Pomposa e Via Taglio, sabato 15 settembre, a cura di Assessorato allo Sviluppo economico, Centro storico e Società partecipate e Associazione Mercantico).
Sottratti alla logica del mercato, gli oggetti paiono dotati di personalità propria e di un peculiare percorso biografico che si manifesta nelle tracce incise nel loro sostrato materiale, ma soprattutto nel loro portato immateriale. Il percorso teatrale “Biografie di oggetti. Storie di cose”, curato da Sara Gozzi, mette in racconto e in scena le esperienze di cui gli oggetti sono stati protagonisti, anche attingendo al grande archivio della letteratura.
(Carpi, Palazzo dei Pio, Sala Cervi, sabato 15 e domenica 16 settembre ore 18,00, 19,00 e 21,00)
Già classificati e oggettivati come testimonianze di cultura materiale, gli oggetti della mostra “Cose di donne” vengono ri-soggettivati, facendo loro raccontare il percorso biografico che li ha condotti dalla vita nel mondo a quella del museo. La scelta si è concentrata su oggetti che appartengono all’universo produttivo femminile carpigiano del XX secolo e fanno riferimento a tre figure specifiche: la mondina, la trecciaiola, la magliaia (Carpi, Palazzo dei Pio- Sala Cervi, a cura di Musei di Palazzo dei Pio e Centro Ricerca Etnografico del Comune di Carpi).
Viceversa, le “Sedie” dell’omonimo laboratorio sono costruite con materiali di recupero, ma divengono platea di un’ideale classe composta dai partecipanti, tutti con indosso il cappello da somaro che si sono costruiti sotto la guida degli utenti dei centri socio-sanitari, per riconoscere la comune umanità e combattere il pregiudizio (a cura di Idee in circolo, Insieme a noi, Tric e Trac, Social Point, Liceo Artistico Venturi di Modena, Modena, sabato 15, ore 10-22 e domenica 16, ore 10-13).
Infine, certi oggetti come gli strumenti musicali divengono a loro volta cose, perché in essi si condensano simbolicamente intere culture. È il caso del bandoneón argentino che nell’esecuzione di Carlo Maver sarà protagonista di “Hace 20 Años. Tributo ad Astor Piazzolla” (tangueiros Loredana De Brasi e Tobias Bert, Carpi, sabato 15, Palazzo dei Pio, Cortile d’Onore, ore 23), o della chitarra basso di Antonio “Rigo” Righetti, che in “Bass Machine. La storia di uno strumento inventato” ne ripercorrerà il ruolo in luoghi ed epoche anche distanti tra loro (Carpi, sabato 15, Palazzo dei Pio, Cortile d’Onore, ore 00,30). Analogamente gli ottoni, fiati e percussioni dei Nema problema esprimono con la loro esuberanza l’identità profonda della cultura balcanica in “Al rombo degli ottoni”: musica fragorosa e irrefrenabile, rombo che tuonerà per strada, ai Giardini Ducali, per raggiungere in festoso corteo la sede del concerto: non a caso, alla casa che fu del Drake (Modena, domenica 16, MEF-Museo Casa di Enzo Ferrari, domenica 16, ore 21). All’insegna di un viaggio attorno al mondo che vuole, da un lato, superare il divario tra musica anglosassone e un resto del mondo di solito classificato come “etnico”, e, dall’altro, mostrare come taluni strumenti si facciano emblema di generi e culture musicali, sono i due appuntamenti di Around the World: il primo a cura di Andrea Pomini aka Repeater (Carpi, sabato 15, Piazzale Re Astolfo, Cortile di Levante, ore 23) e il secondo a cura di Mattatoio Culture Club /Cookies Kitchen & Bar (Carpi, sabato 15, Palazzo dei Pio, Cortile d’Onore, ore 1,30).
4. Consumi e riusi
L’epoca dei consumi è caratterizzata non solo dall’omologazione e dalla reificazione, ma anche dall’occasione storica di restituire valore alle cose in una prospettiva di sostenibilità.
Nell’epoca del consumo il corpo stesso può farsi cosa e divenire supporto di pratiche che esplorano il confine liquido tra gli oggetti, come nella performance di danza urbana “Self-consuming”, curata da Antonio Carallo, esito di un laboratorio con danz’autori emiliani e pugliesi (Carpi, sabato 15: Corso Alberto Pio, ore 19,30, e Piazza Garibaldi, ore 21 a cura di TIR Danza-Modena).
Presso la Manifattura Tabacchi – una delle emergenze architettoniche più importanti della città non solo per la complessa stratificazione edilizia, ma anche per la storia del lavoro e dell’economia modenesi – è in programma “La Manifattura com’era”, tour guidati dall’architetto e restauratore Vincenzo Vandelli che ricostruiranno il profilo architettonico e il rilievo urbanistico del complesso (Modena, Manifattura Tabacchi, sabato 15 ore 16 e 17, domenica 16 ore 10.30 e 11.30).
Nel laboratorio “L’arte della manutenzione della bici” si imparerà a riutilizzare e rimettere in spolvero anche il ferrovecchio del nonno, per una mobilità autoalimentata, sostenibile e consapevole, fuori dall’ingorgo del sistema (a cura di Ciclofficina popolare Rimessa in movimento, Modena, sabato 15, Piazza Matteotti, ore 15-20).
Il turismo sembra compendiare l’epoca dei consumi. Nelle fotografie di Francesco Pergolesi esposte nella mostra Ligne de démarcation emerge il consumo visivo tipico dei vacanzieri, impegnati a godersi la vista in un mondo senza avvenire dal quale traspare come, per usare le parole di Marc Augé nel saggio introduttivo alla mostra, «la separazione tra vita ordinaria e vita di loisir è altrettanto artificiale delle altre». (Carpi, Galleria Spazio Meme, curatrici Francesca Pergreffi e Roberta Fiorito).
Apparentemente comune, ma in realtà solitaria, l’esperienza del consumo giunge a derive patologiche nelle quali le merci si insediano sul vuoto degli affetti. È questo il senso dell’installazione “Passaggi di stato” del collettivo aurora Meccanica, in cui i passanti vengono sfidati a non rimanere indifferenti di fronte a un diluvio di prodotti d’uso quotidiano che sembra sommergere una ragazza, anch’essa degradata e vetrinizzata in oggetto di puro consumo (Modena, Galleria ArtEkyp, curatrice Luiza S. Turrini).
Alla liberazione dalle cose in cui si rischia di annegare, sopraffatti dall’idea del possesso, è dedicata anche l’installazione “Liberarmi di tutte le cose” nella quale Mikosoave si interroga su come oltrepassare il puro visivo per andare verso l’immaginazione (Modena, Galleria Ideamqventisei, a cura di Elena Ascari).
5. Le passioni delle cose
Formidabili magneti di passioni umane, le cose possono scatenare furiosi desideri di possesso o di collezione così come predisporre alla rapina o al dono.
Il cinema ha narrato grandi e piccole storie di cupidigia, ossessione, perdizione, avidità per il denaro, l’oro e le cose preziose, al limite dell’animalesco e dell’autodistruzione esistenziale. L’ampia rassegna “Lo sterco del diavolo. Cinema, oro, denaro”, curata da Alberto Morsiani, presenterà grandi capolavori classici e opere più recenti. In apertura di programma l’antropologo Marino Niola, sollecitato dal curatore, discuterà i temi della rassegna nella lezione “Oro e argent” (Modena, venerdì 14, Sala Truffaut, ore 20,30). L’articolazione della rassegna prevede numerose pellicole, da L’argent di Louis Bresson alla Histoire Immortelle di Orson Welles, passando per Charlot usuraio fino al Non per soldi… ma per denaro di Billy Wilder. Il grande West fa da sfondo a Il tesoro della Sierra Madre di John Houston, mentre all’ossessione per il tesoro di El Dorado è dedicato l’omonimo film di Carlos Saura, sulle tracce di Herzog. Febbre dell’oro e rapacità sono infine i temi di un’opera moderna come Bianche tracce della vita di Michael Winterbottom e del classico Greed di Erich von Stroheim (Modena, Sala Truffaut- Associazione Circuito Cinema, venerdì, sabato e domenica).
Roso dalla voglia di balocchi e monete d’oro, prototipo della disubbidienza e ingenua vittima di astuti furfanti, è anche Pinocchio, il burattino di Collodi di cui Massimiliano Finazzer Flory – in uno spettacolo che fa interagire tutte le arti performative (teatro, danza, musica) – ripercorrerà le avventure (Sassuolo, venerdì 14, Teatro Carani, ore 21). Massimiliano Finazzer Flory interviene a titolo gratuito e dedica la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
Nel paesaggio della società odierna si affermano altri tipi sociali contraddistinti da furbizie, meschini opportunismi, eterna immaturità, come Ruggero de Ceglie, il personaggio del “padre” nelle ciniche, grottesche e demenziali gag dei Soliti idioti, che partecipano al festival con lo spettacolo “Roba da matti” (Modena, domenica 16, Piazza Grande, ore 21). I soliti idioti intervengono a titolo gratuito e dedicano la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
Alle diverse passioni di cui sono rivestite le cose – amore, superstizione, ironia, sarcasmo e altro – è dedicato lo spettacolo “Ci manca Totò”, un live surreale di parole (del mattatore Stefano Benni) e musica (del chitarrista Fausto Mesolella) (Sassuolo, sabato 15, Teatro Carani, ore 21).
C’è una febbre più sana di quella per l’oro ma non meno bruciante, ossia quella per la collezione di figurine. Nella città della Panini la mostra “Cose che si attaccano al cuore”, prodotta da Franco Cosimo Panini Editore, Panini Spa, Immobiliare Montecarlo Srl, Azienda Agricola Hombre Srl e Comune di Modena, ne celebra storia e mito: legato non solo agli album dei calciatori, ma anche a centinaia di altri titoli, il marchio modenese ha piantato solide radici nei riti di intere generazioni di bambini e nella memoria dei tanti che sono ormai divenuti adulti. (Modena, Foro Boario, curatore: Paolo Battaglia).
Passione per le cose che si fanno scenario di passione: in “Io ho quel che ho donato”, recital da “Il piacere” di Gabriele d’Annunzio, l’Associazione culturale Anfitrione in collaborazione con il Liceo Classico “L.A. Muratori” di Modena presentano testi tratti dal romanzo per mostrare lo straordinario potere evocativo che in esso vi hanno le cose, siano esse luoghi d’incontro, suppellettili, abiti, essenze, colori o immagini dell’arte, versi e musiche (Modena, Centro Alberione, venerdì 14 e sabato 15, ore 21).
Una colonna sonora della vita in cui si esprime la passione per la musica è quella proposta dal programma di concerti a cura di Juta Café, che a Modena animerà le serate dell’Ex Ospedale Sant’Agostino presentando nel Cortile del Camino band emergenti della scena rock, elettronica e indipendente.
ARTISTI SOLIDALI CON LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO
In risposta al recente terremoto che ha devastato l’Emilia-Romagna e in segno di solidarietà, molti artisti presenti al festivalfilosofia hanno deciso di intervenire a titolo gratuito dedicando la serata alle popolazioni colpite dal terremoto.
Così Fabio Volo, che nella serata di venerdì si interrogherà sul senso delle cose sollecitato dalle domande di Beppe Cottafavi (Modena, Piazza Grande, ore 22,30), e Giobbe Covatta, il quale metterà in scena un live semiserio sui temi del consumo e del riuso in una conversazione condotta da Gian Stefano Spoto (Carpi, Piazza Garibaldi, ore 21). Sempre venerdì, a Sassuolo, anche Massimiliano Finazzer Flory porterà in scena il suo Pinocchio in solidarietà con le popolazioni colpite dal terremoto (Sassuolo, Teatro Carani, ore 21).
Altrettanto farà Francesco Guccini, conversando con Brunetto Salvarani sul Dizionario delle cose perdute (Carpi, sabato 15, Piazza Martiri, ore 21,30), così come i Soliti idioti con le loro gag ciniche e demenziali (Modena, domenica 16, Piazza Grande, ore 21). Sempre in segno di solidarietà, l’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna dedicherà un concerto-laboratorio (Sassuolo, domenica 16, Teatro Carani, ore 21), e Danilo Rea si esibirà in una sonorizzazione dal vivo per solo piano di pellicole storiche del cinematografo (Carpi, domenica 16, Piazza Martiri, ore 21).
Infoline: Consorzio per il festivalfilosofia, tel.059/2033382 e www.festivalfilosofia.it
I comunicati stampa, le biografie degli ospiti e le fotografie ad alta risoluzione relative al festivalfilosofia si possono scaricare dal sito www.festivalfilosofia.it
14
settembre 2012
FESTIVALFILOSOFIA 2012: LA PAROLA ALLE COSE
Dal 14 al 16 settembre 2012
Location
SEDI VARIE – Modena
Modena, (Modena)
Modena, (Modena)
Sito web
www.festivalfilosofia.it
Ufficio stampa
MEDIAMENTE COMUNICAZIONE